Alambicco

Alcuni alambicchi, illustrati nel Libro delle invenzioni del danese André Lütken (1878)

L'alambicco è un apparecchio di distillazione consistente in una caldaia collegata, mediante un tubo, ad una serpentina di raffreddamento, al fondo del quale si raccoglie il distillato.[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Dall'arabo أنْبِيق (al-’ambiq, distillare), e dal greco αμβιξ (ambix, tazza), attraverso il latino medievale alembicus ed il francese antico alambic.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Schema di funzionamento di un alambicco sul fuoco.

Perfezionato dai Siciliani che lo importarono dagli Arabi, l'alambicco fu lo strumento usato per secoli da alchimisti e monaci che si dedicarono alla produzione più disparata di unguenti, elisir, oli essenziali ed infine liquidi alcolici. È stato usato per produrre profumi, medicine, acqua da iniezione per uso farmaceutico, in generale per separare e purificare diversi prodotti chimici e per la produzione di bevande alcoliche distillate.

Tipi di alambicco[modifica | modifica wikitesto]

Illustrazione di alambicchi.[2]

Esistono due tipi di alambicchi: quelli a ciclo continuo e quelli a ciclo frazionato. Come è comprensibile dal nome hanno come caratteristica principale la continuità o la discontinuità del processo di distillazione.

Negli alambicchi a ciclo continuo viene immesso il vapore acqueo fatto bollire in una caldaia a parte, cosa che consente di abbreviare i tempi della distillazione riscaldando l'acqua una sola volta e facendo più "cotte", cioè distillando più partite di vinaccia.

A loro volta gli alambicchi a ciclo frazionato vengono classificati anche a seconda di quanto la massa da distillare si trovi a contatto con la fonte di calore: la tecnica viene denominata a «bagnomaria», che consiste nell'immergere il materiale da distillare nell'acqua e far bollire tutto insieme.

Solitamente l'alambicco viene usato per la distillazione dell'alcol ma può anche essere usato per la produzione di profumi e di oli essenziali.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Rolla, pp. 288-289.
  2. ^ Pubblicata nel numero del 1740 degli Acta Eruditorum relativa ad una parte dell'articolo Commentarii Academiae scientiarum imperialis Petropolitanae.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Rolla, Chimica e mineralogia. Per le Scuole superiori, 29ª ed., Dante Alighieri, 1987.
  • Ester Piedipalumbo, Uno strano alambicco, 9ª ed., PDP, 2012.

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