Alberto Mannerini

Alberto Mannerini
NascitaNapoli, 22 febbraio 1891
MorteRoma, 7 febbraio 1962
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Esercito Italiano
ArmaFanteria
Arma dei Carabinieri
CorpoRegio corpo truppe coloniali della Libia
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
Campagna di Tunisia
Comandante diRaggruppamento sahariano "Mannerini"
Arma dei Carabinieri
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Generals[1]
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Alberto Mannerini (Napoli, 22 febbraio 1891Roma, 7 febbraio 1962) è stato un generale italiano, veterano della prima e della seconda guerra mondiale. Tra il 25 maggio 1950 e il 4 maggio 1954 ricoprì l'incarico di Comandante generale dell'arma dei Carabinieri. Decorato di tre Medaglie d'argento, due di bronzo ed una Croce di guerra al valor militare,[2] della Croce di Cavaliere e di quella di Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia[3] e della Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Napoli il 22 febbraio 1891, figlio di Giovanni e Santa Pigliacelli. Il 7 novembre 1909 entrò come Allievo ufficiale presso la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, da cui uscì il 23 febbraio 1913, assegnato con il grado di sottotenente all'arma di fanteria, corpo degli alpini, assegnato in servizio al 6º Reggimento alpini.[2] Prese parte ad operazioni belliche in Libia nel biennio 1913-1914.[4]

Durante il corso della prima guerra mondiale, tenne ininterrottamente il comando di reparti del 7º Reggimento alpini, venendo promosso dapprima tenente e poi capitano.[5] Tra il 1917 e il 1918 comandò il Battaglione alpini "Monte Pelmo", ed al termine del conflitto risultava decorato con due Medaglie d'argento, una di bronzo ed una Croce di guerra al valor militare.[6]

Conseguito l’avanzamento a maggiore, resse il comando del Battaglione alpini Pieve di Cadore, ricoprendo anche numerosi incarichi di Stato maggiore.[5] Promosso tenente colonnello (con anzianità 1º dicembre 1926), comandò il II Battaglione del 3º Reggimento "Granatieri di Sardegna" e ricoprì altri incarichi, tra i quali quello di Addetto Militare in Turchia,[5] sino al 18 ottobre 1936, quando rientrò a Roma per assumere l'incarico di comandante del 2º Reggimento granatieri.[4]

Il 31 dicembre dello stesso anno venne promosso colonnello, e ricoprì l'incarico di comandante del 2º Reggimento "Granatieri di Sardegna" sino al 14 febbraio 1939, quando passò a prestare servizio presso il comando dell'VIII Corpo d'armata di Roma, allora al comando del generale Remo Gambelli, per svolgere incarichi speciali.[5]

L'8 aprile 1939 con un reggimento di formazione di Granatieri di Sardegna, denominato "Mannerini"[N 1] fu aviotrasportato a Tirana e durante le complesse operazioni di occupazione dell'Albania[4] fu decorato con una seconda Medaglia di bronzo al valor militare.[6] Il 3º Reggimento granatieri (poi denominato di Sardegna e d'Albania) rimase in loco sino al 1943.

Rientrato a Roma, dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, fu Capo di stato maggiore dell'VIII° Corpo d’Armata[N 2] durante la campagna di Grecia dal dicembre dello stesso anno, meritando la promozione per meriti di guerra a generale di brigata l'11 giugno 1941.[1]

Subito dopo divenne vicecomandante della 21ª Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna"[1] (generale Taddeo Orlando) inviata in Slovenia, a presidio della provincia di Lubiana, tra Lubiana e Kočevje, ma vi rimase poco tempo perché dall'11 agosto 1941, su richiesta del generale Gastone Gambara, fu assegnato al comando superiore F.F. A.A. Africa settentrionale, per incarichi speciali.[4]

Una volta destinato in Africa Settentrionale Italiana, vi svolse numerosi incarichi, tra i quali, la costituzione ed il comando del Raggruppamento sahariano "Mannerini"[7] all'inizio del 1943 in Tunisia composto con le unità di complementi tratte da altre grandi unità o da reparti reduci di unità sbandate o distrutte.[6] Il suo reparto si distinse sino alla fine della campagna ma poi dovette soccombere, ed egli venne fatto prigioniero in prossimità di Gabes il 29 marzo successivo.[6]

Rientrato in Italia nel corso del 1945, il 14 giugno fu insignito della Croce di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia.[4] Ricoprì diverse mansioni a livello ministeriale, conseguendo il grado di generale di divisione il 29 marzo 1948 e nel giugno successivo la nomina a Sottocapo di Stato maggiore dell’Esercito.[6]

Promosso generale di corpo d'armata[2] il 9 maggio 1950, dal 25 maggio successivo[8] e sino al 4 maggio 1954 assunse il prestigioso incarico di Comandante Generale dell'arma dei Carabinieri.[8]

Il 2 giugno 1956 fu insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.[6] Si spense a Roma il 7 febbraio 1962.[6]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Capo di S.M di un Corpo d’Armata operante in Albania, dava in ogni circostanza la sua intelligente e devota collaborazione, sia nella realizzazione dei concetti operativi del suo comandante, sia nell’organizzazione dei servizi. Più volte inviato nelle posizioni più avanzate, e spesso offertosi spontaneamente, per accertare situazioni non chiare, forniva, sempre dati esatti e concreti per le decisioni del comandante. In tali missioni dimostrava sprezzo del pericolo ed ardimento, percorrendo tratti di fronte fortemente battuti dal tiro nemico. Fronte Greco-Albanese, 15 novembre-31 dicembre 1940
— Regio Decreto 21 maggio 1941[9]
Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante tre anni di guerra in Africa Settentrionale, trascorsi al comando delle truppe e in delicate e pericolose mansioni, diede ripetute prove di capacità organizzatrice e animatrice, di adamantino carattere, di dedizione assoluta al dovere, di esemplare valore personale. Assunto il comando del Sahara Libico, per virtù di esempio, di ascendente e di costante opera appassionata, fece di quelle truppe, in condizioni di ambiente assai difficili, un organismo bellico animato da alto spirito combattivo. Durante gli strenui combattimenti che si susseguirono nel Sahara e in Tunisia, le truppe ai suoi ordini abilmente e decisamente comandate tennero alto il prestigio della Armi italiane. Marmarica – Sahara Libico – Tunisia, 1941-1943
— Regio Decreto 14 giugno 1945[9]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ispirando risolutezza e ferma volontà in tutti i suoi dipendenti per la conquista di una forte posizione nemica, con grande energia, slancio e coraggio, sotto il fuoco avversario di fucileria, mitragliatrici e artiglieria, portava ripetutamente all'assalto la propria compagnia. Conquistata la posizione, vi faceva dei prigionieri e vi catturava delle armi, tra cui una mitragliatrice. Cima Caldiera, 26 giugno 1916
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale generale addetto a un comando di corpo d'armata, prestava tutta la sua opera appassionata ed infaticabile per la ricostruzione delle unità dipendenti e del comando. Con animo fervente di entusiasmo, con indiscussa capacità ed esperienza, si adoperava a perfezionare l'addestramento delle truppe e dei quadri per renderli vieppiù idonei ad operare nello speciale ambiente della lotta. In 22 giorni di dura estenuante battaglia, incurante di fatica, disagi e pericoli d'ogni sorta, si dimostrava prezioso collaboratore del comandante nella condotta delle operazioni, contribuendo così largamente, con dedizione di tutto se stesso, a dare al complesso quella solida nervatura di esperienza, di volontà, e di fede che ha condotto le truppe ad indiscussi e unanimi successi e riconoscimenti. Tobruk-Bir El Gobi-Ain El Gazala (A.S.), 18 novembre 1941-10 dicembre 1941
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Addetto al comando di un gruppo alpino, fu valido cooperatore del comando stesso colla sua intelligente e instancabile attività. Sempre pronto, con animo lieto e pieno di ardimento, si recò più volte spontaneamente, con calma imperturbabile, fin sulla prima linea, sotto il fuoco violento dell'artiglieria nemica, per recare ordini e assumere notizie sulla situazione, rendendo in tal modo pregevole aiuto al comando. Monte Ortigara, 10-20 giugno 1917
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un reggimento granatieri di formazione destinato ad essere aviotrasportato per l'occupazione dell'Albania, organizzava in brevissimo tempo con eccezionale perizia e grande energia tale forma di trasporto, allora per la prima volta effettuato in tale misura per operazioni di guerra. Con sprezzo del pericolo ed energia avveduta azione di comando attuava poi il trasporto e lo sbarco del reggimento a Tirana, efficacemente concorrendo all'occupazione completa di essa e allo stroncamento di ogni velleità offensiva avversaria. Tirana, 8 aprile 1939
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Aiutante di campo di un raggruppamento alpini, durante violenti e aspri combattimenti, coadiuvò con serenità ed intelligenza il proprio comandante di raggruppamento. Sotto intenso fuoco di artiglieria e di mitragliatrici avversarie, sprezzante del pericolo, attraversò più volte la zona battuta per portare ed assumere sulla situazione notizie necessarie pel coordinamento dell'azione dando così bella prova di possedere alte qualità di mente e di carattere. Monte Solarolo-Massiccio del Grappa (Treviso), 24-28 novembre 1918
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 27 ottobre 1937[10]
Grande Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 19 gennaio 1940[11]
avanzamento per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
avanzamento per merito di guerra
«Capo di stato maggiore di un corpo d'armata, in condizioni estremamente difficili, esplicava preziose doti di collaboratore e di capo, guidando personalmente in combattimento reparti rimasti privi di comandante e contribuendo con la propria serenità e la propria energia, a mantenere integra la compagine materiale e spirituale della propria grande unità, insistentemente premuta dal nemico soverchiante di forze e di mezzi. Passati i nostri alla controffensiva, durante la complessa preparazione e il travolgente corso dell'azione, esplicava opera altamente redditizia al fine della vittoria finale. Guerra italo-greca, novembre 1940-marzo 1941
— Regio Decreto 28 giugno 1941[14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tale reparto era composto dalle seguenti unità: I e II Battaglione del 3º Reggimento "Granatieri di Sardegna", e I Battaglione del 47º Reggimento addestramento volontari "Ferrara".
  2. ^ Al cui comando si succedettero i generali Emilio Bancale, Gastone Gambara e Giuseppe Pafundi.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Generals.
  2. ^ a b c Lisetti 2013, p. 37.
  3. ^ Bianchi 2012, p. 135.
  4. ^ a b c d e Bianchi 2012, p. 136.
  5. ^ a b c d Carabinieri.
  6. ^ a b c d e f g Noi Alpini.
  7. ^ Ford 2012, p. 21.
  8. ^ a b Lisetti 2013, p. 38.
  9. ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. (generale di brigata Alberto Mannerini)
  10. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.126 del 2 giugno 1937, pag.2014.
  11. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.219 del 18 settembre 1940, pag.2.
  12. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. (generale di corpo d'armata Alberto Mannerini)
  13. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato. (generale di corpo d'armata Alberto Mannerini)
  14. ^ Registrato alla Corte dei Conti addì 28 luglio 1941, registro n.25, foglio 181.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi, Gli Ordini Militari di Savoia e d'Italia. Vol.3, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-3-9.
  • (EN) Ken Ford, The Mareth Line 1943: The end in Africa, Botley, Osprey Publishing Company, 2000, ISBN 1-78096-094-8.
  • (EN) Philip S. Jowett e Stephen Andrew, The Italian Army Vol.1, Botley, Osprey Publishing Company, 2000, ISBN 1-78159-181-4.
  • Aldo Lisetti, La gavetta del Generale nell'Italia Repubblicana, Formia, Passerino, 2013, ISBN 8-89345-089-5.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Successore
Fedele De Giorgis 25 maggio 1950 – 4 maggio 1954 Luigi Morosini