Alfio Ferlito

La cosiddetta "strage della circonvallazione"

Alfio Ferlito (Catania, 1946Palermo, 16 giugno 1982) è stato un mafioso italiano, boss di Cosa nostra, morto nella strage della circonvallazione.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Cugino di primo grado di Giuseppe Ferlito, consigliere comunale della DC e poi assessore ai lavori pubblici del comune di Catania[1][2][3], controllava il racket del quartiere San Cristoforo[4][3]. All'età di 17 anni si macchiò del suo primo omicidio: nel corso di una banale lite, massacrò uno studente universitario a colpi di trincetto.[5] Nel 1976 fu nuovamente arrestato perché ritenuto uno degli assassini di Salvatore Lezzi, ucciso in un agguato perché appartenente al clan dei Cursoti.[5]

Originariamente vicino al boss Giuseppe Calderone[6], dopo l'uccisione di quest'ultimo da parte dei Corleonesi, Ferlito ne raccolse l'eredità diventando uno dei più potenti boss della mafia catanese e dichiarò "guerra" al suo principale avversario, Nitto Santapaola. Mentre Santapaola era un forte alleato dei Corleonesi, Ferlito era vicino ai boss della "mafia perdente" quali Stefano Bontate, Salvatore Inzerillo e Gaetano Badalamenti. Ferlito venne infine catturato nel novembre 1981 a Milano, con un carico di una tonnellata di hashish nascosto in un camion, e recluso nel carcere di Enna[7][3].

Nel corso della sanguinosa faida tra i suoi fedelissimi e quelli di Nitto Santapaola, in cui si può inquadrare l'omicidio del maresciallo dei carabinieri Alfredo Agosta (assassinato il 18 marzo 1982 dagli uomini di Ferlito perché si trovava in compagnia del suo confidente Rosario Romeo, uomo di Santapaola)[8] e che culminò nella strage di via dell'Iris, nel quartiere San Giorgio a Catania (sei morti e cinque feriti)[9], Ferlito venne ucciso mentre veniva trasferito dal carcere di Enna a quello di Trapani, in occasione della cosiddetta "strage della circonvallazione". Al Maxiprocesso di Palermo, Santapaola venne condannato come mandante della strage mentre una sentenza della Corte d'assise di Palermo del settembre 1995 ha condannato alcuni membri della cupola mafiosa di Palermo, che avrebbero organizzato l'eccidio su richiesta dello stesso Santapaola[10][11].

L’uccisione del boss creò una frattura insanabile: il “delfino” di Ferlito, Salvatore Pillera (detto "Turi cachiti"), raccolse i fedelissimi del suo “padrino” e fuoriuscì da Cosa nostra catanese fondando un gruppo malavitoso autonomo, in cui spiccavano il futuro giovane capomafia Salvatore Cappello e Giuseppe Sciuto detto “Tigna”[12][13][14].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ ARRESTATO EX ASSESSORE DC PER LO STADIO DI CATANIA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 30 marzo 1985. URL consultato il 7 marzo 2021.
  2. ^ Dalla Chiesa, l'ultima intervista a Giorgio Bocca, su la Repubblica, 3 settembre 2012. URL consultato il 7 marzo 2021.
  3. ^ a b c Vincenzo Vasile, Il boss di Catania Alfio Ferlito era ormai un «bersaglio vivente» (PDF), in L'Unità, 17 giugno 1982.
  4. ^ Lotta alla mafia: il sacrificio del militare Salvatore Raiti Archiviato il 29 agosto 2017 in Internet Archive.
  5. ^ a b SPARATORIA A CATANIA: UN MORTO E DUE FERITI (PDF), in L'Unità, 26 aprile 1976.
  6. ^ Morto Calderone, boss di mafia pentito, su La Stampa, 10 gennaio 2013. URL consultato il 17 luglio 2022.
  7. ^ Sebastiano Ardita, Catania bene, Mondadori, 8 settembre 2015, ISBN 978-88-520-6713-6. URL consultato il 6 marzo 2021.
  8. ^ Biografia – Associazione Nazionale Antimafia Alfredo Agosta, su associazionealfredoagosta.it. URL consultato il 6 marzo 2021.
  9. ^ PER 150 DELITTI DELLE COSCHE MAFIOSE 32 INCRIMINATI - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 28 maggio 1985. URL consultato il 6 marzo 2021.
  10. ^ Delitto dalla Chiesa: ottavo ergastolo a Riina, su archiviostorico.corriere.it, 18 marzo 1995. URL consultato il 6 maggio 2020 (archiviato il 3 ottobre 2015).
  11. ^ Delitto Dalla Chiesa: chiesti undici ergastoli, su Archivio - la Repubblica.it, 23 dicembre 1994. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  12. ^ la Repubblica/fatti: Torna in carcere Pillera boss della mafia catanese, su repubblica.it, 1º giugno 1998. URL consultato il 7 marzo 2021.
  13. ^ CERCANO IL BOSS MAFIOSO E TROVANO UN ARSENALE - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 4 settembre 1985. URL consultato il 6 marzo 2021.
  14. ^ IN MANETTE BOSS DELLA MAFIA CATANESE - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 9 febbraio 1992. URL consultato il 6 marzo 2021.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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