Anastasio il Sinaita

Sant'Anastasio il Sinaita
Rembrandt, Un vecchio studioso legge in una stanza a volta (Sant'Anastasio) (1631)
 

Sacerdote e abate

 
Nascita?
MorteVIII secolo
Venerato daChiesa cattolica, Chiesa cristiana ortodossa
Ricorrenza21 aprile
Anastasio il Sinaita
vescovo della Chiesa Chiesa greco-ortodossa di Antiochia
 
Incarichi ricopertiPatriarca di Antiochia
 
Nato?
Nominato patriarca599[1]
DecedutoVIII secolo[1]
 

Anastasio, detto il Sinaita o Sinaita[2] (in greco bizantino: Ἀναστάσιος Σιναΐτης, Anastásios Sinaḯtēs[3]; ... – VIII secolo[2]), fu un sacerdote e monaco cristiano ed egumeno, polemista ed esegeta bizantino, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e ortodossa.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Le notizie sulla vita di Anastasio sono scarse: è documentato ad Alessandria prima del 640 e poi ancora tra il 678 e il 689, durante il patriarcato del monofisita Giovanni III. Era ancora vivo trent'anni dopo il III concilio di Costantinopoli, quindi deve essere morto in età più o meno ultracentenaria.[4]

Nel 599 venne eletto patriarca di Antiochia.[1]

Si ritirò prima a Gerusalemme, poi nel monastero di Santa Caterina sul monte Sinai,[2] dove visse fino alla morte guidando una comunità di anacoreti.[5]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Polemista ed esegeta, fu autore di numerose opere contro il nestorianesimo, il monofisismo e il monotelismo.[4]

Il suo scritto più noto è La Guida[6] (‛Οδηγός, Hodēgós, Viae dux adversus acephalos), in 24 capitoli, redatto nel deserto attorno al 685 contro il monofisismo: il testo è ricco di citazioni patristiche; Anastasio vi cita suoi lavori precedenti, di cui si conoscono solo i titoli (Syntagma contro Nestorio, Tomo apologetico rivolto al popolo, Tomo dommatico, Syntagma contro i giudei).

In Domande e risposte[7] (Ερωτήσεις καὶ ἀποκρίσεις, Erōtḗseis kaì ápokríseis) fornisce risposte a 154 quesiti basandosi sui testi biblici e patristici: anche se il nucleo centrale dell'opera è da attribuirsi ad Anastasio, la forma in cui è pervenuta non gli appartiene.

La sua più importante opera esegetica è il Commento all'Esamerone (Esegesi allegorica dell'Hexahemeron[2]), in 12 libri, che fornisce un'interpretazione allegorica della Genesi.[2]

A lui è attribuita la Storia delle eresie e dei sinodi[8].

Altri testi sono De Sanctissima Trinitate (Della Santissima Trinità), De incircumscripta Dei essentia (Dell'incircostritta essenza di Dio), De divina oeconomia (Del divino ordine), De passione et impassibilitate Christi (Della passione e della impassibilità di Cristo) e De resurrectione Christi (Della resurrezione di Cristo).[1]

È incerta l'attribuzione del Doctrina patrum de incarnatione Verbi (Dottrina dei padri sull'incarnazione del Verbo), che condanna il monofisismo e le altre derive,[8] e che potrebbe appartenere ad Anastasio Apocrisario, allievo di Massimo Confessore.[8]

Pochi dei suoi sermoni sono stati pubblicati: Sul salmo VI (di cui esistono versioni in siriaco e arabo), Intorno alla Messa e alla Comunione, Sui defunti, Per il venerdì santo.

Nel 1868 Jean-Baptiste-François Pitra ha pubblicato due opuscoli ritenuti autentici: Capitulum in quo brevis sermo est de haeresibus quae ab initio fuerunt, et de Synodis adversus eos habitis e Concisa et perspicua fidei nostrae notitia.[9]

Angelo Mai gli attribuì, erroneamente, anche la Disputatio adversus Judaeos.[10]

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Il nome di sant'Anastasio è menzionato al 20 aprile nel Menologio dell'imperatore Basilio e l'elogio passò al Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanum al 21 aprile.[5]

Nel martirologio romano, il suo elogio si legge al 21 aprile.[11]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Anastasio Sinaita, Domande e risposte bizzarre, collana I Talenti, Bologna, EDS - Edizioni Studio Domenicano, 2018, ISBN 978-8870949643

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Sant'Anastasio il Sinaita, su santodelgiorno.it.
  2. ^ a b c d e f Salvatore Impellizzeri, La Letteratura bizantina, G. C. Sansoni, 1975, p. 196.
  3. ^ ANASTASIO Sinaita, su treccani.it.
  4. ^ a b Mario Salsano, BSS, vol. I (1961), col. 1060.
  5. ^ a b Mario Salsano, BSS, vol. I (1961), col. 1059.
  6. ^ Jacques-Paul Migne, Patrologia Graeca, vol. LXXXIX, coll. 35-310.
  7. ^ Jacques-Paul Migne, Patrologia Graeca, vol. LXXXIX, coll. 311-834.
  8. ^ a b c Salvatore Impellizzeri, La Letteratura bizantina, G. C. Sansoni, 1975, p. 197.
  9. ^ Jean-Baptiste-François Pitra (cur.), Iuris ecclesiastici Graecorum historia et monumenta, Roma 1868, pp. 257-274.
  10. ^ Jacques-Paul Migne, Patrologia Graeca, vol. LXXXIX, coll. 1203-1272.
  11. ^ Martirologio romano (2004), p. 343.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
  • Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004.

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