Andrea Moroni

Andrea Moroni (Albino, 1500 circa – 28 aprile 1560) è stato un architetto italiano in terraferma veneta.

Originario di Albino, nei pressi di Bergamo, Moroni discendeva probabilmente da una famiglia di tagliapietra. È cugino del ben più noto pittore Giovan Battista Moroni, suo contemporaneo.

Esordi in Lombardia[modifica | modifica wikitesto]

Le prime opere architettoniche attribuitegli si trovano a Brescia: nel periodo 1527-1532 è attestata la sua presenza nella città. Costruì un coro per il Monastero di Santa Giulia e probabilmente anche l'edificio dal quale le monache potevano assistere alla messa nella chiesa sottostante di San Salvatore. Successivamente lavorò anche alla chiesa di San Faustino.[1]

Padova[modifica | modifica wikitesto]

Queste sue prime opere lo resero evidentemente noto nella cerchia dell'Ordine Benedettino. Di lì a poco, infatti, ottenne due altri incarichi, entrambi per chiese benedettine a Padova: Santa Maria di Praglia e la più famosa Santa Giustina. Il merito di questo salto di carriera va attribuito a Teofilo da Milano, abate di Santa Giustina che precedentemente, nel 1530, fu già abate di San Faustino.

Il maggior numero di documenti conservati attestano dettagliatamente le attività di Andrea Moroni a Santa Giustina: fu eletto proto della fabbrica la prima volta nel 1532 e il suo contratto fu rinnovato ogni dieci anni fino alla sua morte.

Il suo lavoro alle chiese padovane gli permise molto presto di farsi un nome a Padova, città nella quale si insediò definitivamente. Già nel 1539 veniva nominato "proto delle fabbriche di <questa> città",[2] vale a dire dei cantieri pubblici della città di Padova. Per conto del governo veneziano costruì il Palazzo del Podestà (oggi Palazzo Moroni[3]), e gli edifici universitari. Sicura è l'attribuzione dell'orto botanico. Per quanto riguarda il Palazzo del Bo, invece, le opinioni sono discordi: è comprovata la sua presenza del cantiere e la sua funzione di supervisore, tuttavia alcuni indugiano ad attribuirgli l'ideazione del famoso cortile interno (già attribuito a nomi molto più altisonanti, come Palladio e Sansovino) perché troppo raffinato. Per motivi stilistici gli vengono invece attribuiti la cosiddetta "Loggia" di Piazza Capitaniato e il Palazzetto cinquecentesco (di cui si sa poco o nulla).

Ebbe altri incarichi privati, tra cui palazzo Zacco e la certosa di Vigodarzere.

Ricezione[modifica | modifica wikitesto]

Il suo stile attesta di una conoscenza dell'architettura "all'antica". Dopo il periodo bresciano (molto più sobrio, sicuramente anche da considerare un adattamento alle esigenze benedettine), a Padova vediamo un Moroni più ricco e manierista nella forme. Generalmente non viene considerato un artista particolarmente innovativo, di sicuro non all'altezza del suo contemporaneo Andrea Palladio. Tuttavia questi giudizi negativi andrebbero verificati in base ad un'analisi più attenta delle sue opere.[4]

Il suo insuccesso ha sicuramente anche a che fare con l'atteggiamento del patriziato padovano nei suoi confronti: l'esempio più conosciuto è quello di Alvise Cornaro, il quale con il suo disprezzo per Moroni certo non gli rese facile lo sviluppo successivo della sua carriera.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vedi Beltramini 1991 e 1993.
  2. ^ Documento citato in: Rigoni 1939.
  3. ^ Palazzo Moroni - La sede del Comune di Padova, su padovanet.it.
  4. ^ Le pubblicazioni finora si sono tutte basate sui giudizi di Erice Rigoni (del 1939).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Guido Beltramini, MORONI, Andrea, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 77, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012.
  • Guido Beltramini, Andrea Moroni e la chiesa di Santa Maria di Praglia, in: Annali di Architettura, 3 (1991), p. 70-89.
  • Guido Beltramini, Architetture di Andrea Moroni per la Congregazione Cassinese: due conventi bresciani e la basilica di Santa Giustina a Padova, in: Annali di Architettura, 7 (1995), p. 633-94.
  • Davide Cugini, L'architetto Andrea d'Albino e i suoi predecessori, Edizioni Orobiche, Bergamo 1941.
  • (DE) Barbara Kilian, Santa Giustina in Padua: benediktinische Sakralarchitektur zwischen Tradition und Anspruch, Frankfurt a.M. 1997.
  • Roberta Lamon, Palazzo Moroni e gli edifici comunali circostanti, Padova 2008.
  • Paola Luchesa, Andrea Moroni e la Certosa di Vigodarzere: committenza certosina nella Padova del Cinquecento, in: Bollettino del Museo Civico di Padova, 87.1998(2000), p. 25-54.
  • Claudia Marra, Ingenieursberuf und Künstlerbiographie. Zum Berufsbild frühneuzeitlicher Proti am Beispiel Andrea Moronis, Berlino: De Gruyter, 2019.
  • Gianni Mezzanotte, Bernardo da Martinengo, Andrea Moroni e l'architettura del primo Cinquecento a Brescia, in: Corrado Bozzoni, Giovanni Carbonara, Gabriella Villetti (a cura di), Saggi in onore di Renato Bonelli (Quaderni dell'istituto di Storia dell'architettura, 15-20, 1990-1992), p. 533-538.
  • Gianni Mezzanotte, Percorsi del restauro in San Faustino a Brescia, Brescia 1997.
  • Gianmario Petrò, I chiostri rinascimentali di Pontida e gli esordi dell'architetto Andrea Moroni, in: La rivista di Bergamo, N.S. 19.1999, p. 18-25.
  • Erice Rigoni, L'architetto Andrea Moroni, Padova 1939.
  • Virgilio Taramelli, L'architetto Andrea Moroni da Albino, in: Atti dell'Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo, 41.1978/1980(1981), p. 67-74.
  • Giampiero Tiraboschi, I Moroni di Albino: Andrea e Giovan Battista; il contesto famigliare da cui emergono, in: Atti dell'Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo, 64.2000/01(2002), p. 21-46.
  • Stefano Zaggia, L'università di Padova nel Rinascimento. La costruzione del palazzo del Bo e dell'Orto botanico, Venezia 2003.
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