Art pop

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Art pop
Origini stilistichemusica pop, pop art
Origini culturalianni sessanta, Regno Unito, Stati Uniti
Strumenti tipicichitarra, basso, batteria, voce, tastiera
Popolaritàbassa
Generi correlati
glam rock, synth pop
Categorie correlate
Gruppi musicali art pop · Musicisti art pop · Album art pop · EP art pop · Singoli art pop · Album video art pop

Per art pop (anche riportato con la grafia art-pop e artpop) si intende un'indefinita espressione di musica pop[1] ispirata alla pop art, che integra alta e bassa cultura e che enfatizza la manipolazione di segni, stile e gesti ancora più che l'espressione personale.[2][3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni sessanta, alcuni musicisti pop britannici e statunitensi iniziarono a ispirarsi a varie espressioni artistiche, come la pop art, e a integrare tessiture pseudo-sinfoniche nelle loro composizioni.[1][4] In America, lo stile venne a identificarsi con la beat generation e il cantautorato folk.[1] Successivamente, negli anni settanta, svariati artisti glam si ispirarono alla cultura usa e getta del periodo e la rielaborarono in chiave teatrale.[5] Negli anni ottanta, l'art pop ispirò il post punk, la musica industriale, il synth pop e la scena new romantic e, successivamente, anche artisti che rifiutavano la strumentazione rock a favore dell'elettronica.[6][7] Negli anni duemila, l'art pop subì gli influssi della vaporwave.[8]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

L'art pop attinge direttamente da espressioni artistiche e culturali di sorta come il postmodernismo, l'estetica,[2] le belle arti, la moda, il cinema e la letteratura sperimentale.[4][9] I musicisti art pop si discostano dalle convenzioni della musica rock e dal pubblico pop[6] ed esplorano idee quali lo status del pop come arte commerciale, nozioni dell'artificio, il sé come una costruzione e si pongono domande sull'autenticità storica.[2]

Fra gli artisti art pop si contano Kate Bush,[10] Peter Gabriel,[1] David Bowie,[11] Grace Jones,[6] i 10cc,[12] gli Stereolab,[13] i Talking Heads,[1] i Japan,[4] i B-52's,[14] Beck,[1] i Roxy Music[4] e Arthur Russell.[15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f (EN) MUSIC; They're Recording, but Are They Artists?, su nytimes.com. URL consultato il 20 novembre 2018.
  2. ^ a b c Frith 1989; pag. 116, 208
  3. ^ Bannister 2007; pag. 184
  4. ^ a b c d Fisher 2014; pag. 5
  5. ^ (EN) Franz and Sparks: this town is big enough for both of us, su theguardian.com. URL consultato il 20 novembre 2017.
  6. ^ a b c (EN) GLAM'S EXILED PRINCESS: ROISIN MURPHY, su factmagazine.co.uk. URL consultato il 20 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2007).
  7. ^ (EN) Mark Fisher, You Remind Me of Gold: Dialogue with Simon Reynolds, in Kaleidoscope, 2010.
  8. ^ (EN) Comment: Vaporwave and the pop-art of the virtual plaza, su dummymag.com. URL consultato il 20 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2015).
  9. ^ Buckley 2012; pag. 21
  10. ^ (EN) Kate Bush, the queen of art-pop who defied her critics, su theguardian.com. URL consultato il 20 novembre 2017.
  11. ^ Fisher 2014; pag. 4
  12. ^ (EN) Are You Normal? 10cc's Graham Gouldman Interviewed, su thequietus.com. URL consultato il 20 novembre 2017.
  13. ^ (EN) Stereolab Reveal Vinyl Reissues of 'Emperor Tomato Ketchup' and 'Dots and Loops', su exclaim.ca. URL consultato il 20 novembre 2017.
  14. ^ (EN) Dance This Mess Around: The B-52's - "Lava", su popmatters.com. URL consultato il 20 novembre 2017.
  15. ^ (EN) How We Walk on the Moon: Arthur Russell's Quiet Genius, su noisey.vice.com. URL consultato il 20 novembre 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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