Arturo Ciano

Arturo Ciano
NascitaLivorno, 26 gennaio 1874
Morte31 agosto 1943
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
GradoAmmiraglio di divisione
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
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Arturo Ciano (Livorno, 26 gennaio 187431 agosto 1943) è stato un ammiraglio e imprenditore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Raimondo, di origine napoletana, e di Argia Puppo, di origine genovese,[1] fu ammesso all'Accademia Navale nel 1890 conseguendo, tre anni dopo, la nomina a guardiamarina[2]. Ufficiale subalterno sulla nave scuola cannonieri Italia, sull'incrociatore torpediniere Tripoli, sull'ariete torpediniere Dogali e sulla pirofregata corazzata Palestro. Allo scoppio della guerra italo-turca nel 1911 fu assegnato, con il grado di primo tenente di vascello, al comando ufficiale della torpediniera d'alto mare Clio. L'anno seguente fu destinato alla Direzione artiglieria di Spezia. Nelle primissime ore del mattino del 24 maggio 1915, al comando della cacciatorpediniere Zeffiro Arturo Ciano guidò la conquista dell'avamposto frontaliero austroungarico di Porto Buso, posto all'imbocco della laguna di Grado. Raggiunse il grado di ammiraglio di divisione della riserva navale, fu poi amministratore delegato dei cantieri navali Odero-Terni-Orlando. Era fratello di Alessandro e Costanzo Ciano e zio di Galeazzo.

Partecipò con Gabriele D'Annunzio, Luigi Rizzo e i fratelli Alessandro e Costanzo alle incursioni navali coi MAS in Alto Adriatico durante la prima guerra mondiale; fu dirigente di uno dei più importanti stabilimenti industriali italiani, personaggio legato al fascismo; è citato in almeno 50 pubblicazioni.[3]

Morì in circostanze misteriose: secondo il pronipote Fabrizio Ciano, figlio di Galeazzo Ciano, morì stroncato da infarto mentre si trovava in viaggio su un treno, contestando l'ipotesi del suicidio.[4]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con la nave al suo comando attaccò di sorpresa la compagna distaccata a Porto Buso. vi bombardò le opere militari e fece prigioniero l'intero distaccamento (48 persone). Eseguì difficilissime operazioni sulla costa nemica dando prova di molto ardimento e perizia militare marinaresca.»
— Porto Buso, 23-24 maggio 1915; Alto Adriatico, 28-31 marzo 1916[6]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di squadriglia di cacciatorpediniere, con ardimento e perizia guidava le unità dipendenti in un prolungato combattimento notturno dando sotto l'intenso fuoco nemico, bell'esempio di alte virtù militari.»
— Alto Adriatico, 29 settembre 1917[7]
Cavaliere del lavoro - nastrino per uniforme ordinaria
— 29 aprile 1940[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ AA.VV., Repertorio biografico dei senatori dell'Italia fascista: C-D Archiviato il 21 giugno 2008 in Internet Archive.. Napoli, Bibliopolis, 2004, p.635. ISBN 88-7088-452-X.
  2. ^ [file:///C:/Users/utente/Downloads/page149.html Uomini della Marina 1861-1946 Arturo Ciano]
  3. ^ books.google.it.
  4. ^ Nel suo libro di memorie Quando il nonno fece fucilare papà a p.123.
  5. ^ Archivio delle onorificenze del Quirinale della Repubblica.
  6. ^ Cfr. in Ottorino Ottone Miozzi, Le medaglie d'argento al valor militare. vol. III, tomo I, dal 1793 al 1939. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 2001, p.278.
  7. ^ Cfr. in Ottorino Ottone Miozzi, Le medaglie di bronzo al valor militare. vol. IV, tomo I, dal 1887 al 1939. Roma,Ufficio Storico della Marina Militare, 2001, p.304.
  8. ^ Sito Federazione nazionale Cavalieri del lavoro: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV.; Liburni civitas : rassegna di attività municipale. vol. 12, Livorno, 1939.
  • Fabrizio Ciano; Quando il nonno fece fucilare papà. Milano, Mondadori, 1991. ISBN 88-04-34994-8.
  • Angelo Fortunato Formiggini; Chi è?: Dizionario degli Italiani d'oggi. 1940. p. 238.
  • Andrea Filippo Saba; Politica estera italiana e industria degli armamenti (1919-1941). Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 2001. p. 235. ISBN 88-495-0116-1

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]