Asia interna

Estensione approssimativa dell'Asia interna

Il termine Asia interna si riferisce alle regioni all'interno dell'Asia orientale e dell'Asia settentrionale che fanno oggi parte della Cina occidentale, della Mongolia e della Russia orientale. Si sovrappone ad alcune definizioni dell'Asia centrale, per lo più quelle storiche, ma alcune regioni dell'Asia interna (come la Cina nordorientale) non sono considerate parte dell'Asia centrale da nessuna delle sue definizioni. L'Asia interna può essere considerata la "frontiera" della Cina, e come delimitata dall'Asia orientale, che comprende Cina, Giappone e Corea.[1]

L'estensione dell'Asia interna è stata vista in modo diverso in periodi diversi. "Asia interna" a volte è in contrasto con "Cina storica" o "Cina propria", cioè quella formata dalle 18 province originali, quelle con la maggior parte delle popolazioni cinesi Han. Nel 1800 comprendeva quattro aree principali: la Manciuria (moderne Cina nordorientale e Manciuria esterna), la Mongolia (interna ed esterna), lo Xinjiang e il Tibet. Queste aree erano state recentemente conquistate dalla dinastia Qing, ma erano governate attraverso diverse strutture amministrative[2] non come province regolari durante la maggior parte del periodo Qing. L'agenzia governativa Qing conosciuta come Lifan Yuan fu istituita per supervisionare le regioni dell'impero dell'Asia interna.

Definizione e utilizzo[modifica | modifica wikitesto]

Asia interna ha una gamma di definizioni e usi.[3] Uno di questi è il modo in cui Denis Sinor usava l'Asia interna in contrasto con le civiltà agricole, notando i suoi confini mutevoli, come quando una provincia romana fu presa dagli Unni, le aree della Cina settentrionale furono occupate dai Mongoli o quando l'Anatolia cadde sotto l'influenza turca, sradicando la cultura ellenistica.[4]

Un altro è il modo in cui gli studiosi o gli storici della dinastia Qing come quelli della Nuova storia dei Qing usano spesso il termine "Asia interna" quando studiano gli interessi o i regni dei Qing fuori dalla Cina storica.[5]

Altre lingue[modifica | modifica wikitesto]

In francese, Asie centrale può significare sia "Asia centrale" che "Asia interna"; la Mongolia e il Tibet da soli sono definiti Haute-Asie (Alta Asia o Asia Superiore).[6]

I termini che significano "Asia interna" nelle lingue dei popoli della regione sono tutti traduzioni di prestiti moderni di termini europei, per lo più russi.

Termini correlati[modifica | modifica wikitesto]

Asia centrale[modifica | modifica wikitesto]

"Asia centrale" indica normalmente la parte occidentale, quella islamica dell'Asia interna; cioè Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Tagikistan, con l'Afghanistan a volte incluso anche come parte dell'Asia centrale. Tuttavia, il sistema di classificazione degli argomenti della Biblioteca del Congresso considera "Asia centrale" e "Asia interna" come sinonimi.[6]

Eurasia centrale[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Morris Rossabi, il termine "Asia interna" è il termine ben affermato per l'area in letteratura. Tuttavia, a causa delle sue carenze, compresa l'implicazione di una "Asia esterna" che non esiste, Denis Sinor ha proposto il neologismo "Eurasia centrale", che enfatizza il ruolo dell'area nello scambio intercontinentale.[7] Secondo Sinor:[8]

«La definizione che può essere data dell'Eurasia centrale nello spazio è negativa. È quella parte del continente dell'Eurasia che si trova oltre i confini delle grandi civiltà sedentarie... Sebbene l'area dell'Eurasia centrale sia soggetta a fluttuazioni, la tendenza generale è quella della diminuzione. Con la crescita territoriale delle civiltà sedentarie, la loro linea di confine si estende e offre una superficie più ampia su cui verranno depositati nuovi strati di barbari.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Uradyn E. Bulag, Where is East Asia? Central Asian and Inner Asian Perspectives on Regionalism, su japanfocus.org, Japan Focus, ottobre 2005.
  2. ^ John K. Fairbank (a cura di), The Cambridge History of China: Volume 10, Late Ch'ing 1800-1911, Part 1, Cambridge University Press, 1978, p. 37, ISBN 978-0-521-21447-6.
  3. ^ Carol D. Clair, Inner Asia: Making a Long-Term U.S. Commitment, Army War Coll Carlisle Barracks Pa, Storming Media. URL consultato il 22 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2011).
  4. ^ Denis Sinor (a cura di), The Cambridge History of Early Inner Asia, Volume 1, Cambridge University Press, 1990, ISBN 978-0-52124-304-9. URL consultato il 22 agosto 2009.
  5. ^ Ruth W. Dunnell, Mark C. Elliott, Philippe Foret e James A. Millward (a cura di), New Qing Imperial History: The Making of Inner Asian Empire at Qing Chengde, Routledge, 2004, ISBN 978-0-41532-006-1.
  6. ^ a b Research Institute for Inner Asian Studies (RIFIAS), su indiana.edu, Indiana University, Bloomington (Indiana). URL consultato il 22 agosto 2009.
  7. ^ Morris Rossabi, China and Inner Asia: from 1368 to the present day, Pica Press, 1975, p. 10, ISBN 978-0-87663-716-6.
  8. ^ Denis Sinor, Inner Asia: History, civilization, languages: a syllabus, 1997, p. 4, ISBN 978-0-70070-896-3.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Di Cosmo, Nicola. 1999. "State Formation and Periodization in Inner Asian History". Journal of World History 10 (1). University of Hawai'i Press: 1–40. https://www.jstor.org/stable/20078749.
  • Rogers, J. Daniel. 2012. "Inner Asian States and Empires: Theories and Synthesis". Journal of Archaeological Research 20 (3). Springer: 205–56. https://www.jstor.org/stable/41680525.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]