Assassinio di Martin Luther King

Voce principale: Martin Luther King.
Assassinio di Martin Luther King Jr.
omicidio
Martin Luther King nel 1964
Data4 aprile 1968
LuogoLorraine Motel, Memphis
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Coordinate35°08′04.34″N 90°03′27.25″W / 35.13454°N 90.05757°W35.13454; -90.05757
ArmaRemington 760
ResponsabiliJames Earl Ray e Loyd Jowers
Conseguenze
Morti1
Feriti0

L'assassinio di Martin Luther King, attivista e Premio Nobel per la pace, avvenne il 4 aprile 1968 alle ore 18:01.

Al momento dell'uccisione si trovava da solo sul balcone al secondo piano del Lorraine Motel a Memphis. Venne ucciso da un colpo di fucile da caccia alla testa, un proiettile calibro 30-06[1].

Il contesto[modifica | modifica wikitesto]

Le minacce di morte[modifica | modifica wikitesto]

Martin ricevette frequenti minacce di morte a causa della sua importanza all'interno del movimento per i diritti civili. Fu costretto a confrontarsi con il rischio di morire, ma consapevole ne ribaltò le conseguenze e ne fece parte integrante della sua filosofia di pensiero: sostenne che un assassinio non potesse fermare la lotta per la parità dei diritti.

Dopo l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963, disse alla moglie Coretta:

"Lo stesso accadrà a me. Continuo a dirtelo: questa è una società malata".

La visita a Memphis[modifica | modifica wikitesto]

King andò a Memphis, in Tennessee, in supporto dei lavoratori sanitari afroamericani che organizzarono uno sciopero l'11 febbraio 1968 per protestare contro gli ineguali salari e le condizioni di lavoro imposte dall'allora sindaco Henry Loeb. Ci furono molte morti sul lavoro a causa delle insane condizioni lavorative. Inoltre, a differenza dei salariati bianchi, gli afroamericani furono costretti a lavorare durante temporali e tormente.

King tornò a Memphis il 3 aprile per un incontro al Mason Temple. Il suo volo fu ostacolato a causa di una minaccia di bomba ma egli pronunciò comunque il suo discorso, che sarebbe poi stato il suo ultimo in pubblico, oggi noto come "I've Been to the Mountaintop". Alla fine del discorso, fece riferimento al pericolo dell'esplosivo:

" E poi sono arrivato a Memphis. E alcuni hanno iniziato a dire le minacce... o a parlare delle minacce che erano fuori. Cosa mi succederebbe da alcuni dei nostri fratelli bianchi malati? Beh, non so cosa succederà ora. Abbiamo dei giorni difficili davanti a noi. Ma non importa per me ora. Perché sono stato in cima alla montagna [applause] e non mi dispiace. Come tutti gli altri, vorrei vivere una lunga vita. La longevità ha il suo posto. Ma non mi preoccupo di questo ora. Voglio solo fare la volontà di Dio. E mi ha permesso di salire in montagna. E ho guardato oltre. E ho visto la terra promessa. Potrei non arrivarci con voi. Ma voglio che voi sappiate stasera che noi, come popolo, raggiungeremo la terra promessa! [applausi]. E quindi sono felice, stasera. Non mi preoccupo di nulla. Non temo nessun uomo. I miei occhi hanno visto la gloria della venuta del Signore!".

L'assassinio[modifica | modifica wikitesto]

Immagine del Lorraine Motel dove Martin Luther King alloggiava e morì il 4 aprile 1968. Divenuto poi parte del complesso del National Civil Rights Museum

Giovedì 4 aprile 1968 King alloggiava nella camera 306 al Lorraine Motel a Memphis. Il reverendo Ralph Abernathy, amico e collega, informò in seguito il Comitato di Assemblea per l'Assassinio che lui e King avevano soggiornato nella camera 306 al Lorraine Motel così spesso che era conosciuta come "Suite King Abernathy".

Secondo il biografo Taylor Branch, le sue ultime parole furono per il musicista Ben Branch, del quale era previsto un evento per quella sera. King disse:

"Ben, make sure you play Take My Hand, Precious Lord in the meeting tonight. Play it real pretty."

Tradotto:

"Ben, non dimenticare stasera di cantare Il signore sia lodato, e soprattutto di cantarlo bene!"[2]

King era fuori nel balcone di fronte alla sua camera quando alle 18:01 fu colpito da un singolo proiettile calibro 30-06 sparato da un Remington 760. Il proiettile entrò attraverso la guancia destra di King, spaccando la mascella e diverse vertebre mentre scendeva lungo il suo midollo spinale, tagliando la vena giugulare e le arterie maggiori prima di fermarsi sulla spalla. La forza del colpo strappò la sua cravatta. King cadde violentemente all'indietro sul balcone, incosciente.

Poco dopo lo sparo, i testimoni hanno visto un uomo, più tardi riconosciuto in James Earl Ray, fuggire da una casa affittacamere dall'altra parte della strada dal Lorraine Motel. Ray aveva affittato una stanza lì. La polizia, durante la perquisizione, trovò un pacchetto scaricato vicino al sito, che comprendeva un fucile e un binocolo, entrambi con le impronte digitali di Ray, che aveva acquistato il fucile con un altro nome sei giorni prima. Venne lanciata una caccia all'uomo a livello mondiale che culminò nell'arresto di Ray all'aeroporto Heathrow di Londra due mesi dopo.

Abernathy udì il colpo dentro la stanza del motel e corse sul balcone dove trovò King sanguinante dalla ferita nella guancia. Andrew Young, un collega della Southern Christian Leadership Conference, credette prima che King fosse morto, poi sentì una pulsazione.

King venne portato immediatamente al St. Joseph Hospital, dove i medici eseguirono la rianimazione cardiopolmonare, ma non riacquistò coscienza e venne dichiarato morto alle 19:05. Secondo Taylor Branch, l'autopsia di King ha rivelato che il suo cuore era nella condizione di un uomo di 60 anni, che Branch attribuisce allo stress dei 13 anni di King nel Movimento per i diritti civili.

Indagini[modifica | modifica wikitesto]

Le teorie sulla morte di Martin Luther King nella copertina della rivista italiana Epoca, 17 novembre 1968

Il giorno seguente l'omicidio, Ramsey Clark, procuratore generale, affermò che si era vicino all'arresto del colpevole,[3] più di 3500 agenti dell'FBI[4] seguirono il caso.

Venne accertato che lo sparo proveniva dalla stanza 5b[5] della pensione Bessie Brower, che si trovava di fronte a quella dove si riposava il pastore.

Interrogata la signora della pensione descrisse con attenzione la persona: alto, magro di mezzà età, registratosi con il nome di John Willard (che si rivelerà essere, insieme a Eric Galt uno pseudonimo utilizzato da James Earl Ray[6]), insistette per avere una stanza da cui si vedeva il motel Lorraine[7]

Si ritrovò l'arma del delitto, un Remington con mirino telescopico, abbandonato nel marciapiede di fronte ad un negozio,[8] arma rubata due giorni prima in un negozio a Ealnut Grove Road[9]

Testimonianze[modifica | modifica wikitesto]

  • Ralph Abernathy (1926-1990), leader del movimento per i diritti civili si trovava nella stanza del pastore al momento dello sparo, sentì un rumore simile ad un petardo[6]
  • Samuel B. Kyles reverendo, giunse alle 17:30 al motel, come da accordi King doveva cenare a casa sua, lo avvisò che era quasi ora di andare.[10]
  • Joseph Louw, unico giornalista rimasto nella città, si trovava nello stesso motel del pastore. Udendo un rumore, come l'aria fosse stata «lacerata»,[11] riuscì a fotografare gli attimi seguenti lo sparo, dopo aver compreso quanto accaduto.
  • Solomon Jones, l'autista di King, si trovava nel parcheggio in attesa della partenza al momento dello sparo. Intravide un'ombra nel cortile vicino alla pensione allontanarsi velocemente.[12]

I sospettati[modifica | modifica wikitesto]

James Earl Ray
  • James Earl Ray (1928 – 1998), fuggitivo dal carcere del Missouri[13] fuggito nell'aprile del 1967. Nel luglio del 1967 usò il nome di Eric Starvo Galt[14] che utilizzò per diversi mesi, comprò alcune armi utilizzando il nome Harvey Lohmeyer, ma si trattavano di nomi realmente esistiti conosciuti da Ray tempo prima.[14] Altro nome che utilizzò fu Paul E. Bridgeman. Venne arrestato all'aeroporto Heathrow di Londra, mentre cercava di lasciare il Regno Unito con un falso passaporto canadese con il nome di Ramon George Sneyd, voleva recarsi a Bruxelles.[5]
  • Loyd Jowers, proprietario del Jim Grill,[15] ristorante situato nei pressi del motel dove è stato ucciso il pastore. Rilasciò alla televisione ABC nel 1983 un'intervista dove affermò l'esistenza di una cospirazione nata con l'intento di eliminare King.[16] Nel dicembre del 1999 una giuria decretò che King fu vittima di una cospirazione che includeva lo stesso Jowers,[17] che fu condannato al pagamento della somma di 100 dollari alla famiglia King.

Il funerale[modifica | modifica wikitesto]

Il funerale si svolse il 9 aprile, fra i presenti il vicepresidente degli Stati Uniti d'America Hubert Humphrey.[18]

Come richiesto dalla vedova Coretta King al funerale del marito, fu letto l'ultimo sermone che il defunto aveva pronunciato il 4 febbraio di quell'anno. La bara venne trascinata da un carro con due asinelli della Georgia.[19] Nel suo epitaffio si leggeva: «Free at last» (finalmente libero)[20].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alan Pierce, The Assassination of Martin Luther King, Jr pag. 40, ABDO, 2004, ISBN 978-1-59197-727-8.
  2. ^ Ultime parole - Wikiquote, su it.wikiquote.org. URL consultato il 5 giugno 2017.
  3. ^ Philip H. Melanson, The Martin Luther King Assassination, pag 5, SP Books, 1994, ISBN 978-1-56171-131-4.
  4. ^ Peter John Ling, Martin Luther King, Jr (ristampa ), pag 295, Routledge, 2002, ISBN 978-0-415-21665-4.
  5. ^ a b Don Herion, The Chicago Way, pag 72, Xlibris Corporation, 2010, ISBN 978-1-4500-1638-4.
  6. ^ a b Susan Weill, In a madhouse's din: civil rights coverage by Mississippi's daily press, 1948-1968, pag 213, Greenwood Publishing Group, 2002, ISBN 978-0-275-96960-8.
  7. ^ Roig Josè Luis, Carlota Coronado, San Paolo, 2004, Martin Luther King Un cuore libero, pag 180-181, ISBN 978-88-215-5132-1.
  8. ^ Jacqueline Ching, The assassination of Martin Luther King, Jr, pag 34, The Rosen Publishing Group, 2002, ISBN 978-0-8239-3543-7.
  9. ^ Grazie anche alle ricerche di Oriana Fallaci Roig Josè Luis, Carlota Coronado, San Paolo, 2004, Martin Luther King Un cuore libero, pag 184, ISBN 978-88-215-5132-1.
  10. ^ Philip H. Melanson, The Martin Luther King Assassination, pag 3, SP Books,, 1994, ISBN 978-1-56171-131-4.
  11. ^ Roig Josè Luis, Carlota Coronado, San Paolo, 2004, Martin Luther King Un cuore libero, pag 175, ISBN 978-88-215-5132-1.
  12. ^ Philip H. Melanson, The Martin Luther King Assassination, pag 85, SP Books,, 1994, ISBN 978-1-56171-131-4.
  13. ^ Ida Walker, in collaborazione con Tenisha Armstrong, The Assassination of Dr. Martin Luther King Jr. pag 81, ABDO, 2008, ISBN 978-1-60453-044-5.
  14. ^ a b Philip H. Melanson, The Martin Luther King Assassination, pag 7, SP Books, 1994, ISBN 978-1-56171-131-4.
  15. ^ Gerald Posner, Killing the dream: James Earl Ray and the assassination of Martin Luther King, Jr , pag 73, Harcourt Brace & Co, 1999, ISBN 978-0-15-600651-4.
  16. ^ Jessica McElrath, The Everything Martin Luther King, Jr. Book: The Struggle, the Tragedy, the Dream, pag 244, Everything Books, 2007, ISBN 978-1-59869-528-1.
  17. ^ Dale Evva Gelfand, Coretta Scott King: civil rights activist (seconda edizione), pag 114, Infobase Publishing, 2006, ISBN 978-0-7910-9522-5.
  18. ^ Carl Solberg, Hubert Humphrey: A Biography, pag 341, Minnesota Historical Society Press (ristampa), 2004, ISBN 978-0-87351-473-6.
  19. ^ Roger Bruns, Martin Luther King, Jr: a biography, pag 145, Greenwood Publishing Group, 2006, ISBN 978-0-313-33686-7.
  20. ^ Richard Lentz, Symbols, the News Magazines, and Martin Luther King pag 301, LSU Press, 1990, ISBN 978-0-8071-2524-3.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]