Ateneo di Naucrati

Deipnosophistae, 1535. Da BEIC, biblioteca digitale.

Ateneo di Naucrati (in greco antico: Ἀθήναιος Nαυκρατίτης? o Nαυκράτιος, trasl. Athḕnaios Naukratítēs o Naukrátios; Naucrati, ... – dopo il 192) è stato uno scrittore egizio di lingua greca, attivo nell'età imperiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Scena di simposio, vaso attico a figure rosse.

Di Ateneo si sa solo ciò che si può estrapolare da brani della sua opera.

Dovrebbe aver scritto dopo la morte di Commodo (192 d.C.) perché ne parla con esecrazione,[1] tra l'altro introducendo come anfitrione del banchetto da cui prende nome l'opera Publio Livio Larense, procurator dell'imperatore tra 189 e 192.[2] Sappiamo dalle titolazioni dei manoscritti che fu di Naucrati e, dunque, greco egiziano, probabilmente grammatico e consultatore della Biblioteca di Alessandria, visto che cita circa 700 autori e 2500 opere che, pur non consultate tutte direttamente, erano conservate ad Alessandria.[3]

I Deipnosofisti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Deipnosophistai.

Ateneo scrisse - come egli stesso afferma - almeno due opere che non ci sono giunte: un commento sul pesce thratta, citato dai comici attici, e una Storia dei re di Siria. L'unica sua opera giunta a noi è la miscellanea Δειπνοσοφισταί (I Deipnosofisti o I dotti a banchetto), redatta in quindici libri.[4] Dei primi tre libri dell'opera (oltre a parti dei libri XI e XV), perduti, è sopravvissuta solo una epitome, che consente di avere idea dell'inizio dell'opera:[5]

«Ateneo è il padre di questo libro, destinatario della sua opera è Timocrate, e Dotti a banchetto ne è il titolo. Il soggetto dell’opera è il seguente: il romano Larense, uomo di condizione economica e sociale splendida, elegge a commensali i massimi esperti in ogni disciplina tra quelli del suo tempo, e fra di loro non ce n’è uno del quale l’autore non abbia riportato i bellissimi interventi nella conversazione. Ecco perché ha introdotto nell’opera pesci, con i relativi modi d’impiego e le spiegazioni dei nomi; molteplici varietà d’ortaggi e di animali d’ogni specie; autori di storia, poeti e dotti in ogni campo, strumenti musicali e innumerevoli tipi di scherzi, e ha incluso nell’esposizione differenze tra le coppe, ricchezze di re, dimensioni di navi e altri argomenti, tanto numerosi che non mi sarebbe facile neppure richiamarli alla memoria: se ne andrebbe l’intera giornata ad esporre un genere dopo l’altro. E ancora, il disegno generale dell’opera vuole imitare la sontuosa abbondanza del banchetto, e l’articolazione del libro rispecchia il menu servito nel corso della trattazione. Tale, dunque, si presenta il sopraffino banchetto di discorsi messo in scena da Ateneo, che del disegno generale dell’opera è il mirabile ideatore, e che, superando se stesso, come gli oratori di Atene, con l’ardore della sua eloquenza s’innalza di grado in grado attraverso le parti che si succedono nel libro.»

Nell'opera Ateneo racconta all'amico Timocrate (secondo il modello classico del Simposio di Platone) un simposio, appunto, in cui uomini dotti si intrattengono in un dialogo[6] in cui dibattono riguardo a un ampio spettro di argomenti. Lusso, dieta, salute, sesso, musica, umorismo e lessicografia greca sono tutti argomenti che vengono trattati, ma il centro del dialogo sono il cibo, il vino e il divertimento. Pur nell'estrema confusione dell'opera, è possibile individuare alcuni nuclei tematici che seguono lo svolgersi del banchetto: si passa dai vini e i bagni[7] a battute, musica di intrattenimento e spettacoli grandiosi dell'antichità;[8] da parassiti, schiavi e adulatori celebri[9] a pesci, vegetali e uccelli,[10] per continuare con vari vizi, come gola, lusso, amore, prostituzione e omosessualità[11] e finendo con intrattenimenti e profumi.[12]

Senza il lavoro di Ateneo sarebbero andate perdute molte importanti informazioni sul mondo antico e molti autori (inclusi i poeti parodici Archestrato di Gela, Matrone di Pitane e il medico Androne) sarebbero rimasti totalmente sconosciuti; Ateneo riporta di loro numerose ed ampie citazioni, specie da commediografi. Inoltre, all'interno del XV libro, è presente una raccolta di 25 scolii attici risalente a fine VI-V secolo a.C. Si tratta di una collezione di brevi poesie legate all'uso di recitare, o improvvisare, versi simposiaci; alcune di esse furono quindi composte per improvvisazione durante un banchetto (e successivamente trascritte nella raccolta), altre sarebbero state composte, invece, al fine di essere in seguito recitate a convito. In ogni caso si sentono forti i tratti della recitazione orale e dell'improvvisazione, come si può osservare (all'interno di tutta la lirica greca) soltanto nella raccolta di elegie di Teognide.[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^
    (GRC)

    «τί οὖν θαυμαστὸν εἰ καὶ καθ ̓ ἡμᾶς Κόμμοδος ὁ αὐτοκράτωρ ἐπὶ τῶν ὀχημάτων παρακείμενον εἶχε τὸ Ἡράκλειον ῥόπαλον ὑπεστρωμένης αὐτῷ λεοντῆς καὶ Ἡρακλῆς καλεῖσθαι ἤθελεν Ἀλεξάνδρου τοῦ Ἀριστοτελικοῦ τοσούτοις αὑτὸν ἀφομοιοῦντος θεοῖς, ἀτὰρ καὶ τῇ Ἀρτέμιδι;»

    (IT)

    «Che c'è dunque di strano se l'imperatore Commodo, mentre viaggiava in carrozza, teneva ‹in mano› la clava di Ercole e, dopo essersi fatto stendere sotto una pelle di leone, voleva essere chiamato Ercole, quando Alessandro, allievo di Aristotele, si camuffava con le sembianze di queste divinità, e in particolare di Artemide?»

    Il passo è stato variamente interpretato, ma la tendenza corrente è di considerarlo una critica agli usi di Commodo: vd. Ateneo di Naucrati, I deipnosofisti - I dotti a banchetto, a cura di Luciano Canfora, vol. 3, Roma, Salerno Editrice, 2001, pp. 1341s., n. 5, ISBN 88-8402-355-6.

  2. ^ Cfr. CIL, VI, 2126.
  3. ^ G. Kaibel, Athenaei Naucratitae Dipnosophistarum Libri XV, Leipzig 1890, vol. III, pp. 561–676.
  4. ^ Una buona introduzione online all'opera è: in Ulrich, “Entstehung und Entwickelung der Litteraturgattung des Symposium” (Würzburg 1908), su penelope.uchicago.edu, University of Chicago. URL consultato il 13 aprile 2022.
  5. ^ G. Pasquali, in Enciclopedia Italiana, vol. 2, Roma 1936, afferma, a proposito della tradizione manoscritta dell'opera: «Quest'opera così preziosa è stata sul punto di perdersi nel Medioevo bizantino. Infatti essa è giunta a noi, in una redazione divisa in 15 libri, solo in un ms. del sec. X, conservato ora a Venezia nella Marciana, il quale è per giunta mutilo in principio e in fine, sicché ora mancano i due primi libri, la prima parte del III, la fine del XV, e anche l'XI, presenta due lacune. Supplisce in qualche modo a questi difetti un'epitome bizantina conservata in parecchi mss., non ancora sufficientemente esplorati. Ma il confronto dell'epitome col testo del Marciano mostra che questo è già abbreviato, mentre essa risale a una redazione più completa. Confermano questo risultato, che a torto, per esser venuto meno qualche indizio secondario, è stato messo in dubbio in questi ultimi tempi, da una parte certe indicazioni marginali del Marciano, che attestano, a quel che pare, non soltanto una divisione, ma una redazione in 30 libri, dall'altra turbamenti nella forma dialogica, della quale in alcune parti, specialmente in tutto il XII libro, manca ormai qualsiasi traccia».
  6. ^ Sul cui carattere cfr. K. Mengis, Die schriftstellerische Technik im Sophistenmahl des Athenaios, Paderborn 1920.
  7. ^ Libri I-II.
  8. ^ Libri III-V.
  9. ^ Libro VI.
  10. ^ Libri VII-IX
  11. ^ Libri X-XIII. Soprattutto il libro XIII, che presenta un titolo proprio, Sull'amore, ha goduto di grande rilevanza negli studi. Cfr. Il banchetto dei sapienti. Libro XIII: Sulle donne, a cura di E. Cavallini, Roma 2001.
  12. ^ Libri XIV-XV.
  13. ^ Sugli scoli tramandati da Ateneo, cfr. E. Fabbro, Carmina convivialia attica, Roma 1995, pp. XIX ss.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Ateneo, I Deipnosofisti, o Sofisti a banchetto, Libri 1. e 2., testo riveduto con note critiche e traduzione italiana a fronte con commento di Giuseppe Turturro. Adriatica, Bari 1961.
  • Ateneo, I Deipnosofisti - i dotti a banchetto (4 volumi), diretto da L. Canfora, Roma, Salerno Editore 2001.
  • (EN) Athenaeus of Naucratis, The Deipnosophists, with an English translation by C. Burton Gulick (7 voll.), London 1927-1941 (testo greco e trad. inglese).
  • (EN) Athenaeus, The Learned Banqueteurs, edited and translated by S. Douglas Olson, Cambridge-London 2006.
  • (FR) Les Deipnosophistes, trad. A. M. Desrousseaux et Ch. Astruc, Tome I (Livres I et II), Paris 1956 (testo greco e trad. francese con note).
  • (DE) Athenaei Naucratitae Dipnosophistarum libri 15., Georg Kaibel (Hrsg.), 3 Bde., Leipzig 1887–1890 (rist. Stuttgart 1985–1992, edizione critica).
  • (DE) Das Gelehrtenmahl, Ursula und Kurt Treu (Auswahl und Übers.), 2ª ed., Leipzig 1987. ISBN 3-7350-0029-0
  • (LA) Ateneo di Naucrati, Deipnosophistae, Basileae, apud Ioannem Valderum, mense Septemb. 1535.

Studi[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Zecchini, La cultura storica di Ateneo, Milano 1989.
  • Athenaeus and his world: reading Greek culture in the Roman Empire, a cura di David Braund e John Wilkins, University of Exeter Press, 2000. (collezione di 41 saggi su vari aspetti dell'opera di Ateneo).
  • Athénée et les fragments d'historiens, a cura di D. Lenfant, Paris 2007.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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