Biancaneve (personaggio)

Biancaneve
Biancaneve scappa nel bosco, di Franz Jüttner (le 4 illustrazioni nella pagina sono tratte da Schneewittchen, edizioni Scholz Künstler-Bilderbücher, Magonza 1910).
Nome orig.Schneewittchen
Lingua orig.Tedesco
AutoreFratelli Grimm
Caratteristiche immaginarie
SessoFemmina
ProfessioneDonna di servizio
Regina
AffiliazioneSette nani
La regina visita Biancaneve, di Franz Jüttner (1865–1925)

Biancaneve (anche conosciuta come Nevolina in alcune traduzioni italiane[1]) è la protagonista dell'omonima fiaba dei fratelli Grimm e dei suoi vari adattamenti, alcuni dei quali assumono il titolo più esteso di Biancaneve e i sette nani. La fiaba racconta la storia di una bambina fuggita dal castello in cui viveva a causa della gelosia della matrigna, di come si sia rifugiata presso sette nani che lavoravano in una miniera, e di come la matrigna tenti di avvelenarla. Biancaneve, dopo aver mangiato una mela avvelenata, sembra come morta ma è salvata dall'arrivo di un Principe che si innamora di lei.

La fiaba dei fratelli Grimm[modifica | modifica wikitesto]

La storia di Biancaneve a cui si fa generalmente riferimento, è quella raccontata nella settima edizione delle fiabe dei fratelli Grimm del 1857. La storia racconta che in un pomeriggio d'inverno una giovane regina era intenta a ricamare accanto a una finestra dalla nera cornice di ebano. Si punge un dito, e una goccia di sangue cade sulla tela di lino. Desidera avere una figlia con la pelle bianca come la neve, e rossa come il sangue e i capelli neri come l'ebano; dopo nove mesi la regina ebbe una bambina, alla quale dà il nome Biancaneve. Nel darla alla luce la regina muore. Il re, per assicurare una figura materna alla figlia, decide di risposarsi. La seconda moglie del re, una donna bella, vanitosa e cattiva che possedeva uno specchio magico, invidiosa della bellezza della giovane figliastra, incarica un cacciatore di portare la ragazza nel bosco, ucciderla e portarle il suo cuore come prova della conclusione del suo compito. Il cacciatore, però, impietosito dell'implorare della fanciulla e dalla sua bellezza, decide di lasciarla nel bosco e di uccidere un cinghiale, portando alla regina l'organo di questo animale.

La matrigna davanti allo specchio magico. Illustrazione tedesca di Franz Jüttner, 1905

Biancaneve, dopo aver vagato per un po' nel bosco, si imbatte in una casa costruita proprio nel cuore della foresta nella quale abitano sette nani, che lavorano in una miniera dall'altra parte della foresta. La casa è vuota e Biancaneve, affamata e stanca, si nutre con parte del cibo e del vino già preparato dai nani, prendendone un poco di ogni porzione, per poi addormentarsi nell'unico dei sette letti della propria misura. I nani tornano a casa, e dopo un primo attimo di sgomento per l'intrusione, sono felici di ospitare la dolce Biancaneve, che in cambio li accudisce nelle faccende domestiche.

La vita scorre tranquilla fino a quando la regina cattiva, grazie allo specchio fatato, scopre che la ragazza è viva e in salute.

Travestitasi da venditrice ambulante, cerca perciò per due volte di uccidere Biancaneve, prima stringendole una cintura in vita fino a toglierle il respiro, poi con un pettine avvelenato. In entrambi i casi la giovane viene però salvata dall'intervento dei nani, che riescono a farle riprendere i sensi, ammonendola ogni volta di non far entrare nessuno in casa.

A questo punto la regina, travestita da venditrice di frutta, si avvia nuovamente verso la casa dei nani con l'obiettivo di far assaggiare a Biancaneve una mela avvelenata. Per convincere Biancaneve ad accettare almeno una mela in dono la taglia in due, assaggiandone la metà che non era avvelenata. Biancaneve al primo morso della parte avvelenata, cade in uno stato di morte apparente da cui nessuno degli sforzi compiuti dai nani riesce a svegliarla. Gli stessi nani, convinti che sia morta, la pongono in una bara di cristallo e la sistemano sulla cima di una collina in mezzo al bosco.

Per molto tempo Biancaneve resta vegliata dai nani finché un giorno non viene notata da un principe che passava di lì. Il principe, vorrebbe portarla nel suo castello, per poterla ammirare e onorare per tutti i giorni della sua vita. Dopo molte insistenze i nani, impietositi dai sentimenti del giovane, acconsentono alla sua richiesta. Avviene però che uno dei servitori del principe, arrivati per trasportare la bara al castello, inciampi su di una radice sporgente, facendo cadere la bara giù per il fianco della collina. Durante la caduta esce dalla bocca di Biancaneve il boccone di mela avvelenato e così la ragazza si risveglia. Biancaneve s'innamora subito del principe e vengono organizzate le nozze a cui viene invitata anche la matrigna di Biancaneve. Questa, che non conosceva il nome della sposa, ma era stata avvertita dallo specchio che era più bella di lei, rimane impietrita riconoscendo Biancaneve. Nel frattempo erano state fatte arroventare sulle braci due scarpe di ferro che la strega viene costretta ad indossare. A causa del dolore procuratole dalle calzature incandescenti la strega è costretta a ballare finché cade a terra, morta.

Ipotesi di origine del personaggio[modifica | modifica wikitesto]

Karlheinz Bartels, farmacista tedesco, ha recentemente reso pubblica la sua ipotesi che la figura di Biancaneve sia il risultato della trasposizione orale della storia di Maria Sophia Margaretha Catharina von Erthal, nata nel 1725 a Lohr, vicino a Francoforte e figlia del principe locale, Philipp Christoph von Erthal[2]. Il padre, due anni dopo essere rimasto vedovo, si risposò con Claudia Elisabeth von Reichenstein, che lo avrebbe dominato al punto da essere la sola ad avvantaggiarsi della posizione sociale di lui. Maria fu cacciata dal palazzo e si rifugiò lontano dalla città, dove si trovavano diverse miniere. I "nani" della storia sarebbero identificabili nei locali minatori, individui di bassa statura quale risultato di malnutrizione e povertà in cui versava la classe operaia dell'epoca. L'avversione dei concittadini per la matrigna fece esaltare Maria come una santa. Il castello dei von Erthal è ancora oggi un'attrazione turistica.

Un'altra teoria, pubblicata dallo storico Eckhard Sander nel 1994, vedrebbe invece la Biancaneve originale in Margaretha von Waldeck, nata a Bruxelles nel 1533: la ragazza sarebbe stata l'amore giovanile di Filippo II di Spagna, ma fu tolta di mezzo a ventuno anni dalla polizia segreta del re, che vedeva nella loro unione un possibile impedimento ai matrimoni combinati delle case regnanti. Margaretha fu uccisa con del veleno. Anche in questo caso sembrano esserci numerose corrispondenze tra fiaba e realtà: a parte la vicenda della donna (anche lei orfana di madre in giovane età e affidata a una matrigna), suo padre, il conte Samuel von Waldeck, gestiva nella zona di Bruxelles diverse miniere, dando vita alla figura dei Nani come nella teoria di Barthels. A questi elementi si aggiungerebbe anche la figura dello Stregone dei Meli, una sorta di "Uomo Nero" del folklore locale, la cui presenza viene utilizzata per suggestionare i bambini e spingerli a non rubare dai frutteti altrui: lo Stregone sarebbe infatti in grado di avvelenare le mele per causare nei bambini-ladruncoli lancinanti dolori di gola e di stomaco. La sovrapposizione delle credenze locali con la storia di Margaretha avrebbe dato vita alla storia di Biancaneve.

Adattamenti[modifica | modifica wikitesto]

Biancaneve nella interpretazione del Museo delle cere a Bangalore, India.

Numerosi sono stati gli adattamenti della fiaba con protagonista Biancaneve:

Film
Serie e miniserie televisive

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cinquanta novelle per i bambini e per la casa, traduzione di Fanny Vanzi Mussini, Hoepli, 1897.
  2. ^ È in Germania il paese di Biancaneve La Repubblica 2002-02-15.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]