Bombardamento di Rotterdam

Bombardamento di Rotterdam
parte dell'invasione tedesca dei Paesi Bassi
La città di Rotterdam dopo il bombardamento del 14 maggio 1940
Data14 maggio 1940
LuogoRotterdam, Paesi Bassi
Tipobombardamento aereo
Forze in campo
Eseguito daBandiera della Germania Luftwaffe
Ai danni diRotterdam
Bilancio
Perdite civili~900 morti
80.000 senza tetto
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Il bombardamento di Rotterdam, effettuato durante la seconda guerra mondiale dalla Luftwaffe tedesca il 14 maggio 1940 sulla città olandese, fu il bombardamento aereo ordinato da Adolf Hitler per costringere alla resa la piazzaforte di Rotterdam e contestualmente porre termine alla campagna contro il paese.

L'invasione dei Paesi Bassi[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Invasione tedesca dei Paesi Bassi.

Il 10 maggio 1940 ebbe inizio l'invasione tedesca dei Paesi Bassi, la quale costituì una parte del piano tedesco Fall Gelb, il cosiddetto caso giallo, ossia l'attacco ad occidente voluto da Adolf Hitler una volta conclusa vittoriosamente la campagna di Polonia, e che avrebbe portato la Wehrmacht e le Waffen-SS alla conquista della Francia, attraverso la violazione della neutralità dei Paesi Bassi e del Belgio.

Il bombardamento[modifica | modifica wikitesto]

Gli incendi causati dal bombardamento della Luftwaffe sulla città il 14 maggio 1940

L'esercito dei Paesi Bassi, travolto dall'avanzata della Wehrmacht ripiegò verso la cosiddetta Fortezza Olanda, ossia nel territorio compreso tra Amsterdam, Rotterdam ed Utrecht, allo scopo di tentare un'ultima difesa[1]; il 13 maggio, dopo che la Regina Guglielmina ebbe abbandonato il paese, Hitler ordinò l'attacco verso Rotterdam, disponendo che l'avanzata dei carri armati avrebbe dovuto essere preceduta da un bombardamento aereo da effettuarsi alle ore 03.00 del 14 maggio[2] ma questo fu ritardato in quanto, durante il mattino, erano state avviate dai militari trattative sia per la resa della piazzaforte che dell'esercito dei Paesi Bassi ed il comandante della difesa di Rotterdam.

Il colonnello Pieter Scharroo, venne informato della possibilità che un'ulteriore resistenza avrebbe potuto provocare la distruzione della città ma egli, deciso a resistere, rigettò l'offerta tedesca di resa, sostenendo che questa era priva di nome, data e firma, ma, immediatamente dopo, accettò di riprendere le trattative, ed a mezzogiorno del 14 maggio inviò un ufficiale, il capitano Bakker, presso il comando del generale Rudolf Schmidt, da dove questi ripartì, circa un'ora dopo, per fare ritorno a Rotterdam con le condizioni dettate dai tedeschi[3].

Commemorazione del bombardamento, 15 maggio 2007

L'attesa della risposta olandese indusse il generale Schmidt a richiedere il rinvio dell'attacco aereo ma il suo ordine giunse quando la squadriglia di bombardieri Heinkel He 111, appartenente alla Luftflotte 2, comandata dal generale Albert Kesselring, si trovava già in volo; le truppe tedesche, avvisate sia delle trattative in corso che dell'imminenza del bombardamento, lanciarono i razzi rossi che costituivano il segnale di annullamento dell'attacco aereo ma questi non furono immediatamente avvistati ed alle ore 14.00, e nei successivi otto minuti, vennero lanciate 97 tonnellate di bombe che causarono la morte di circa 900 persone e circa 80 000 furono i senza tetto[4]; solo dopo quei pochi minuti il tenente colonnello Otto Höhne, comandante del secondo stormo, avvistò i razzi di segnalazione ed ordinò ai bombardieri di rientrare alla base[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Salmaggi, Pallavisini 1989, p. 51.
  2. ^ Il Führer, prima della fuga della Regina Guglielmina, aveva dato severe disposizioni affinché non le fosse fatto alcun male "in quanto figura molto popolare" e, nel momento in cui ordinò l'attacco su Rotterdam, diede disposizioni al generale von Küchler "di infrangerne la resistenza con ogni mezzo". Vedi Biagi 1995 vol. I, p. 246.
  3. ^ AA.VV. Guerra Lampo 1993, p. 31.
  4. ^ Il bombardamento di Rotterdam modificò l'atteggiamento dell'opinione pubblica e dei vertici militari britannici, i quali, fino a quel momento, avevano rigettato l'idea del bombardamento indiscriminato anche su obiettivi civili. Vedi Liddell Hart 2009, p. 832.
  5. ^ Gli incendi causati dalle bombe furono alimentati sia dalle costruzioni della città quasi interamente in legno, e dall'olio che sgorgava dal deposito di una fabbrica di margarina, colpita in pieno da una bomba. Vedi Biagi 1992, p. 53.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Il terzo Reich, vol. Guerra Lampo, H&W, 1993, ISBN non esistente.
  • Enzo Biagi, La seconda guerra mondiale, parlano i protagonisti, Rizzoli, 1992, ISBN 88-17-11175-9.
  • Enzo Biagi, La seconda guerra mondiale, vol. I, Fabbri Editori, 1995, ISBN non esistente.
  • Basil H. Liddell Hart, Storia militare della seconda guerra mondiale, 2009ª ed., Milano, Oscar Storia, Mondadori, 1970, ISBN 978-88-04-42151-1.
  • Cesare Salmaggi - Alfredo Pallavisini, La seconda guerra mondiale, Mondadori, 1989, ISBN 88-04-39248-7.

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