Carlo Petitti di Roreto

Carlo Petitti di Roreto

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato1919 –
1933
Legislaturadalla XXV
Sito istituzionale
Carlo Petitti di Roreto
Carlo Petitti di Roreto
NascitaTorino, 18 dicembre 1862
MorteTorino, 27 gennaio 1933
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaEsercito
Carabinieri
CorpoGranatieri
Fanteria
Anni di servizio1876 - 1933
GradoGenerale di corpo d'armata
Ferite1 durante la ritirata dall'Isonzo al Piave (prima guerra mondiale)
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Comandante di50º Reggimento fanteria "Parma"
Studi militariCollegio militare di Milano
Collegio militare di Firenze
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Carlo Petitti di Roreto (Torino, 18 dicembre 1862Torino, 27 gennaio 1933) è stato un generale italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di una nobile famiglia piemontese, il nonno fu Carlo Ilarione Petitti di Roreto, celebre economista e scrittore ed egli era nipote del senatore Agostino Petitti Bagliani di Roreto.

Dopo aver intrapreso la carriera militare sul finire dell'Ottocento, partecipò agli scontri della prima guerra mondiale, ove dal 4 giugno 1915 al 29 ottobre 1915 ottenne il comando della 1ª Divisione di fanteria come generale. Nel 1916 ottenne il comando della 35ª Divisione, prendendone possesso alle 15.30 del 15 maggio di quell'anno nei pressi di Malga Zolle, sul versante sud del Monte Toraro, proprio in occasione dell'avvio dell'offensiva austriaca sugli altopiani. Fu al comando del Corpo di spedizione italiano in Macedonia dall'agosto 1916 al giugno 1917.

Dal 1918, promosso generale di corpo d'armata, ottenne il comando del XXIII Corpo d'armata (divv. 28^ e 61^), che durante la Battaglia del Solstizio operò sulla riva destra del Piave da Croce di Piave al mare. Il 3 novembre 1918 venne nominato governatore di Trieste e della Venezia Giulia, mantenendo l'incarico fino al luglio 1919.

Al termine del primo conflitto mondiale, ottenne la nomina a comandante generale dell'Arma dei carabinieri il 25 agosto 1919, rimanendo in carica sino al 29 ottobre 1921.

Nel dicembre 1919 fu nominato senatore del Regno[1].

In politica un attivo esponente delle tradizionali correnti liberali, fu personalità dal tratto burbero, persino altezzoso nell'opinione di osservatori stranieri (spesso pregiudizievolmente ostili, o prevenuti, per interessi propri) non avvezzi al carattere "piemontese", ma considerato un bravo amministratore ed un abile mediatore, come si dimostrò in Macedonia e nella Venezia Giulia[2].

Edoardo Schott[3], corrispondente di guerra a Salonicco lo definì "un altezzoso italiano di alta nobiltà piemontese".

Morì nella natìa Torino nel 1933.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Nel combattimento di Misurata, l'8 luglio 1912, quale comandante dell'ala destra delle truppe della Bragata mista (50 fanteria e batteria da montagna), seppe impartire sagge direttive ai comandanti dei reparti dipendenti, in guisa da poter raggiungere l'obbiettivo assegnato al reggimento nel tempo prescritto, malgrado l'accanita resistenza oppostagli dal nemico, le difficoltà del tempo e del collegamento, e le perdite subite. Anche nel combattimento del Gheran il 20 luglio 1912 seppe dare savie disposizioni e si comportò da valoroso
— Regio Decreto 16 marzo 1913[4]
Commendatore dell'Ordine Militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Dopo aver diretto un calmo ed ardito ripiegamento, tenne ferme, col suo valoroso impulso, sulle posizioni affidategli per resistere ad oltranza, le sue truppe benché decimate da violentissimi bombardamenti e ricacciò i numerosi e forti attacchi del nemico infliggendogli ingenti perdite. Campomolon, 18-19 maggio - Novegno, 1 - 10 giugno 1916
— Regio Decreto 28 dicembre 1916.[4]
Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un Corpo d'Armata operante in un settore delicatissimo per la particolare natura del terreno e per la speciale funzione difensiva spettantegli, seppe, con alta competenza, con instancabile alacrità, con fervido sentimento di amor patrio, prepararlo a prove supreme, nella battaglia del Piave, dopo nove giorni di eroica resistenza, condurlo alla vittoria, muovendo subito dopo alla riconquista di un ampio territorio e ritornando così alla Patria un promo lembo del suolo calpestato dal nemico ed ampliando largamente de difese di Venezia. Basso Piave, 8 novembre 1917 - 6 luglio 1918
— Regio Decreto 19 settembre 1918[4]
Medaglia d'Argento al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un gruppo di corpi d'armata dall'Isonzo al Piave spiego la massima attività per superare la gravissima crisi. Si gettò personalmente ed arditamente nella mischia alla testa delle nostre retroguardie per trattenere il nemico; esempio mirabile di valore a tutte le truppe dipendenti..Isonzo-Piave, ottobre-novembre 1917
Medaglia d'Argento al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di divisione in Macedonia, dimostrava ottime qualità militari nel curare personalmente la situazione difensiva del settore affidatogli, sprezzante di ogni pericolo, in numerose ricognizioni ed ispezioni sulle prime linee, anche durante bombardamenti nemici. Rimasto ferito non lievemente, non cedeva il comando che gli era stato affidato, non curante di sé, ma soltanto del compimento del proprio dovere. Monastir (Macedonia) novembre-dicembre 1916
Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 30 dicembre 1919[5]

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ [1]
  2. ^ Raoul Pupo: La vittoria senza pace, Editori Laterza, 2014
  3. ^ Imprenditore, giornalista ma soprattutto attivista politico. Di famiglia di origini ebraiche proveniente dalla Romania, fu in quegli anni il principale leader della giuliana "Dsi" (Democrazia sociale irredenta) di area mazziniana, in particolare della corrente di "sinistra" del partito. Raoul Pupo: La vittoria senza pace, Editori Laterza, 2014.
  4. ^ a b c Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  5. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1920, p. 50. URL consultato l'8 dicembre 2020.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Successore
Luigi Cauvin 25 agosto 1919 - 29 ottobre 1921 Giacomo Ponzio
Controllo di autoritàVIAF (EN90357766 · SBN SBNV014934 · GND (DE1228588848