Carlotta a Weimar

Carlotta a Weimar
Titolo originaleLotte in Weimar
Copertina della prima edizione (1939)
AutoreThomas Mann
1ª ed. originale1939
1ª ed. italiana1948
Genereromanzo
Sottogenerestorico
Lingua originaletedesco
AmbientazioneWeimar, settembre-ottobre 1816
Protagonisti
Altri personaggi

Carlotta a Weimar (Lotte in Weimar) è un romanzo storico dello scrittore tedesco Thomas Mann, composto in esilio fra l'11 novembre 1936 e il 25 ottobre 1939, stampato parzialmente sulla rivista antinazista "Mass und Wert" di Zurigo e pubblicato integralmente in volume nel 1939 a Stoccolma presso la casa editrice Bermann Fischer Verlag[1]. Lo spunto storico è dato dalla visita fatta nel 1816 da Charlotte Buff vedova Kestner (la Lotte protagonista del romanzo I dolori del giovane Werther di Goethe) alla sorella Amalia residente a Weimar, in compagnia della figlia Klara (chiamata "Lottina" nel romanzo). In quella occasione Carlotta fu corteggiata e festeggiata dalla società weimariana e rivide Johann Wolfgang von Goethe, ormai sessantenne, che era stato un tempo il suo spasimante [2]. L'evidente intenzione di Thomas Mann era quella di contrapporre all'imbarbarimento morale dell’epoca hitleriana l'elevata cultura spirituale tedesca dei tempi di Goethe che si manifestava fin nei ceti inferiori della società[1].

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Charlotte Buff-Kestner, pastello di Johann Heinrich Schröder (1753)
Johann Wolfgang von Goethe nel 1823
Johanna e Adele Schopenhauer, dipinto di Caroline Bardua (1806)
Friedrich Wilhelm Riemer
Ottilie von Pogwisch
Albergo "Elefante" a Weimer

La consigliera di corte vedova Carlotta Kestner nata Buff giunge a Weimar da Hannover insieme con la figlia Lottina e con la domestica Chiarina e si ferma all'albergo "Elefante" sulla piazza principale di Weimar. Le accoglie il cameriere Mager, lusingato ed entusiasta di conoscere la famosa Lotte immortalata 42 anni prima da Goethe nei Dolori del giovane Werther. La notizia dell'arrivo si diffonde e accorrono all'albergo illustri visitatori, a ciascuno dei quali è dedicato un capitolo. Dapprima le si presenta la disegnatrice inglese Rosa Cuzzle; successivamente Carlotta riceve una visita dal segretario di Goethe Friedrich Wilhelm Riemer; quindi la visitano la giovane letterata Adele Schopenhauer, sorella del filosofo, accompagnata dalla madre Johanna Schopenhauer, le quali vorrebbero persuadere Carlotta ad adoperarsi perché August von Goethe, l'infelice figlio del grand'uomo, non sposi Ottilie von Pogwisch; infine compare August von Goethe che, come ambasciatore di suo padre, porta a Carlotta l’invito a una colazione intima nella Casa di Goethe nel Frauenplan.

L'incontro con Goethe è descritto nel capitolo settimo. Carlotta si reca al Frauenplan indossando un vestito bianco con fiocchi rosa, ma privo di un fiocco, quello che decenni prima Carlotta aveva donato al giovane Goethe a Wahlheim al momento del commiato. A colazione Goethe però appare freddo, quasi scostante. Più tardi Goethe invita Carlotta nel suo palco a teatro, scusandosi di non poterla accompagnare perché indisposto. Nel nono e ultimo capitolo è descritto l'incontro finale fra i due vecchi conoscenti. In una lettera al figlio Carlotta ha manifestato delusione per il comportamento del poeta. Assiste quindi da sola allo spettacolo teatrale, sebbene invidiata da tutti gli spettatori. All'uscita del teatro Carlotta trova ad attenderla inaspettatamente una vettura con dentro Goethe; i due conversano con franchezza e serenità e il poeta cerca giustificare il proprio comportamento. Per Goethe il poeta è come una farfalla che brucia dopo essere stata attirata dalla fiamma dell'arte sacrificandosi per un cambiamento spirituale:

«Agli dei si offrivano vittime in sacrificio e alla fine la vittima era quella stessa divinità. Ti sei servita di un simbolo che mi è caro e congeniale più di ogni altro e dal quale l'anima mia fu sempre pervasa: quello del moscerino e della fiamma allettatrice e letale. Se tu vuoi che io sia la luce verso cui si lancia smaniosa la farfalla, io sono però anche, nello scambievole tramutarsi delle cose, la candela accesa che sacrifica il proprio corpo perché la luce risplenda, sono anche la farfalla inebriata che si perde nella fiamma — simbolo del perenne sacrificio della vita e della materia per una suprema metamorfosi spirituale. Anima fida, diletta, puerile: son io stesso per primo e per ultimo una vittima e sono insieme colui che la sacrifica. Un giorno mi consumai per te nella fiamma e per te sempre mi trasmuto in ispirito e in luce»

Carlotta augura a Goete la pace («Pace alla tua vecchiaia!»). La vettura si ferma infine davanti all'albergo "Elefante", nel luogo cioè dove era iniziato il romanzo, e come nell'incipit, al termine del romanzo Carlotta viene salutata dal cameriere Mager.

Genesi dell'opera[modifica | modifica wikitesto]

Alcune informazioni sulla composizione del romanzo furono fornite da Thomas Mann stesso nel saggio autobiografico sulla genesi del Doctor Faustus[3]. Mann iniziò la composizione di Carlotta a Weimar in condizioni di malessere fisico[4]. Intenzione iniziale di Mann, poi disattesa, era scrivere un romanzo breve[5]. Lo spunto storico del romanzo è dato dalla visita fatta nel settembre 1816 da Charlotte Buff, vedova di Johann Christian Kestner, alla sorella Amalia Ridel residente a Weimar, in compagnia della figlia Klara. Goethe si sentì in dovere di invitarla a pranzo nella sua celebre casa al Frauenplan. Resta inoltre una lettera di Goethe che mette a disposizione dell'ospite il suo posto riservato al teatro di Weimar, per il 9 ottobre: «Se lei, onorata amica, vuole servirsi per stasera del mio palco, la mia carrozza la verrà a prendere. Il mio servo le indicherà il percorso in platea. Mi scusi se io non ci sarò, e anche se finora non mi sono fatto vivo, benché spesso le sia stato vicino con il pensiero. Con i migliori auguri, Goethe»[2].

La familiarità di Thomas Mann con Goethe si intensifica soltanto dopo che si esaurì l'infatuazione nazionalistica documentata in Considerazioni di un impolitico. Mann intravedeva in Goethe un anticipatore di quel pragmatismo democratico, spoglio di illusioni utopiche, che corrispondeva alle sue concezioni politiche e sociali, come espresso poi nel saggio Goethe e la democrazia del 1949[6]. Nel romanzo, Thomas Mann utilizza il ricchissimo patrimonio di fonti di Goethe (soprattutto I dolori del giovane Werther, il Faust, il Divano occidentale-orientale) e su Goethe (per esempio, i Colloqui con Goethe di Biedermann o di Eckermann, la biografia di Goethe di Albert Bielschowsky), inserendo in modo indistinguibile le citazioni autentiche o documentabili nel contesto dell'invenzione narrativa[2]. Un lungo monologo di Goethe nel capitolo VII, pubblicato durante la II guerra mondiale da militanti antinazisti in un documento intitolato “Dai colloqui di Goethe con Riemer”, fu attribuito a Goethe addirittura nel processo di Norimberga dal magistrato britannico Hartley Shawcross, «ingannato dall'attualità di quelle frasi le aveva citate largamente e in buona fede nella sua arringa»[7].

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Adattamenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Dizionario Bompiani.
  2. ^ a b c Fertonani.
  3. ^ T. Mann, La genesi del Doctor Faustus.
  4. ^ «Ho scritto i migliori capitoli di Carlotta a Weimar fra i tormenti, che non si possono descrivere a chi non li ha provati, di una ischialgia infettiva durata più di sei mesi, con dolori folli, per sfuggire ai quali si cerca invano giorno e notte la giusta posizione che poi non esiste. Dopo notti dal cui ripetersi mi guardi Iddio, la colazione soleva recare un po' di calma al nervo infiammato e, adattandomi in qualche modo a sedere di sbieco alla scrivania, attuavo l'unione mistica con Lui, “l'Astro della più bella altezza”». (Thomas Mann, La genesi del Doctor Faustus: Romanzo d'un romanzo, trad. di Lavinia Mazzucchetti, Mondadori, 1999, p. 702.) Per quanto riguarda l'espressione “l'Astro della più bella altezza”, cfr. Marianne Heimbach-Steins, «Brautsymbolik. II. Brautmystik», in: Lexikon für Theologie und Kirche, Vol. 2, 1994, pp. 665 segg.
  5. ^ T. Mann, La genesi del Doctor Faustus,  p. 724.
  6. ^ Thomas Mann, «Goethe e la democrazia», in Thomas Mann, Premio Nobel 1929, traduzione di Bruno Arzeni, Torino, UTET, 1978, pp. 755-779, ISBN 88-02-01308-X.
  7. ^ T. Mann, La genesi del Doctor Faustus,  p. 834.
  8. ^ (EN) Lotte in Weimar, su IMDb, IMDb.com. URL consultato il 29 febbraio 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cristina Baseggio e Emilia Rosenfeld, «Lotte a Weimar | Lotte in Weimar», in Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature, V, Milano, RCS Libri, 2005, pp. 5079-80, ISSN 1825-7887 (WC · ACNP).
  • Roberto Fertonani, «Introduzione: La fiamma e la farfalla», in Carlotta a Weimar, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1980.
  • (DE) Stefan Zweig, Thomas Mann, Lotte in Weimar, in Rezensionen 1902–1939. Begegnungen mit Büchern, Frankfurt am Main, S. Fischer Verlag, 1983, p. 132. URL consultato il 29 febbraio 2020.
  • Thomas Mann, «La genesi del Doctor Faustus: Romanzo d'un romanzo», in Roberto Fertonani (a cura di), Doctor Faustus: La vita del compositore tedesco Adrian Leverkühn narrata da un amico, traduzione di Ervino Pocar, V, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1999, pp. 699-861, ISBN 88-04-17537-0.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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