Caso Rosenberg

Ethel e Julius Rosenberg

Il caso Rosenberg è una vicenda che, negli anni della guerra fredda, e in pieno clima di maccartismo, coinvolse i coniugi Julius ed Ethel Rosenberg e colpì profondamente l'opinione pubblica mondiale, quando i due furono processati, giudicati colpevoli e condannati a morte come spie dell'Unione Sovietica.

Nello specifico, i coniugi Rosenberg furono accusati di cospirazione attraverso lo spionaggio e incriminati con l'accusa di aver passato ad agenti sovietici dei segreti sulle armi nucleari. La fondatezza delle imputazioni è rimasta sempre controversa, sebbene decenni dopo la declassificazione delle decifrazioni delle comunicazioni sovietiche da parte del progetto Venona abbia indicato che Julius Rosenberg fosse effettivamente coinvolto nello spionaggio.

In loro nome è stato creato nel 1990 il Rosenberg Fund for Children, un fondo con oltre diecimila donatori che si occupa dell'assistenza e del recupero dei figli dei perseguitati a causa di attivismo politico.

La vicenda[modifica | modifica wikitesto]

Julius Rosenberg era nato in una famiglia di immigrati ebrei a New York il 12 maggio 1918. Nei censimenti viene riportato che la sua famiglia viveva al numero 205 East 113º quando lui aveva 2 anni. La famiglia si trasferì nella Lower East Side di Manhattan quando Julius aveva 11 anni. I suoi genitori lavoravano nei negozi del Lower East Side, dove Julius frequentò la Seward Park High School. Julius divenne un leader della Lega dei giovani comunisti statunitensi mentre frequentava il City College di New York. Nel 1936 incontrò in un gruppo Ethel Greenglass. I due si sposarono nel 1939, lo stesso anno in cui Julius si laureò in ingegneria elettrica.

Rilievo fotografico di Julius Rosenberg dopo il suo arresto
Foto di profilo e di fronte di Ethel Rosenberg, impassibile
Foto segnaletica di Ethel Rosenberg.
Schizzo, opera di David Greenglass, di un'arma nucleare ad implosione, che illustra ciò che avrebbero dato i Rosenberg all'Unione Sovietica

Suo cognato, David Greenglass, militare che lavorava a Los Alamos, il centro di ricerca che aveva sviluppato la prima bomba atomica, decise di collaborare con gli investigatori in cambio di uno sconto di pena. Disse che aveva consegnato a Julius Rosenberg, marito di sua sorella Ethel, dei documenti segreti e che questi documenti erano stati copiati proprio da Ethel.[1]

L'indagine che li portò alla condanna alla sedia elettrica nel penitenziario di Sing Sing dello Stato di New York il 19 giugno 1953 aveva preso l'avvio, poco più di due anni prima, dalla scoperta di testi sospetti battuti a macchina da Ethel Greenglass, coniugata Rosenberg, nell'ufficio della società di spedizioni navali in cui la donna lavorava come segretaria. Seguirono dapprima l'arresto, rispettivamente il 17 luglio (Julius) e l'11 agosto (Ethel) 1950. Il 6 marzo 1951 iniziò il processo che il 5 aprile si concluse con la condanna a morte.[2] La sentenza di morte fu eseguita nonostante i molti appelli internazionali in favore della grazia, indirizzati da intellettuali di sinistra (tra cui Bertolt Brecht, Dashiell Hammett, Pablo Picasso, Frida Kahlo, Diego Rivera, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir) e dal papa Pio XII.[1]

Dubbi e conferme[modifica | modifica wikitesto]

I figli dei coniugi Rosenberg hanno tentato per decenni di ottenere che fossero resi noti i documenti originali in base ai quali era stata condotta l'indagine. Essi denunciano che di quei documenti siano note solo rielaborazioni prodotte negli anni settanta, in prossimità della loro desecretazione[3]. L'opinione espressa dal minore dei figli, Robert Meeropol, è che, a causa della non disponibilità della documentazione originale, non è in grado di escludere (ma ovviamente neanche di provare)[4] che il padre abbia potuto effettivamente fornire ai russi informazioni (ma, secondo lui, non segreti inerenti alle armi nucleari), mentre certamente la madre fu perseguitata e condannata soltanto per essersi rifiutata di coinvolgere altri nella spirale delle denunce di correità (la cosiddetta caccia alle streghe). Ambedue, afferma, furono vittime essenzialmente della loro ostinazione a non denunciare come spie altri militanti comunisti,[5] come invece avevano fatto il fratello di Ethel e altri implicati "a catena" nel corso delle indagini.

Il caso Rosenberg ha diviso gli Stati Uniti per decenni fino a quando nel settembre 2008 Morton Sobell,[6] un ingegnere americano figlio di emigrati russi, coimputato per spionaggio insieme ai Rosenberg, condannato a 30 anni di carcere, rilasciato nel 1969 dopo 17 anni e 9 mesi e dichiaratosi sempre innocente, ha ammesso in un'intervista al New York Times che lui e il suo amico Julius erano entrambi agenti sovietici[7][8] e di aver dato ai sovietici solo materiali sui radar difensivi e dispositivi di artiglieria.[7][6][9]

Nell'arte e nella cultura[modifica | modifica wikitesto]

Cinema e televisione[modifica | modifica wikitesto]

Musica[modifica | modifica wikitesto]

  • Il cantante Bob Dylan nel 1983 compose per loro una canzone, Julius and Ethel, che però non fu mai pubblicata ufficialmente.
  • Il caso è il tema della canzone dei Metallica The Shortest Straw, dall'album ...And Justice for All (1988).

Pittura[modifica | modifica wikitesto]

  • Il medesimo anno in cui i due coniugi furono giustiziati, il pittore italiano Renato Guttuso immortalò i loro volti in un disegno a matita su carta che intitolò Julius ed Ethel Rosenberg.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b I Rosenberg e la bomba atomica, su ilpost.it, 19 giugno 2013. URL consultato il 16 gennaio 2016.
  2. ^ (EN) Atom Spy Couple Sentenced to Die; Aide Gets 30 Years, su nytimes.com, 6 aprile 1951. URL consultato il 7 dicembre 2014.
    «L'edizione del 6 aprile 1951 del New York Times che riporta nell'articolo di spalla, la condanna a morte dei coniugi Rosenberg»
  3. ^ R. Meeropol, Quando il governo decise di assassinare mio padre e mia madre, Zambon 2003, p 298
  4. ^ "... affermo che non so se mio padre abbia mai fornito informazioni all'Unione Sovietica. I più veloci (intervistatori) incalzano: "E allora, cosa ne pensa?" rispondo "Penso che non lo so", il loro disappunto è palpabile". (R. Meeropol, Quando il governo decise di assassinare mio padre e mia madre, Zambon 2003, p. 300)
  5. ^ "... ero giunto alla conclusione che i miei genitori furono uccisi non per un qualunque crimine che potessero aver commesso, ma perché erano dei comunisti, che non avrebbero collaborato con l'FBI" (R. Meeropol, Quando il governo decise di assassinare mio padre e mia madre, Zambon 2003, pp. 304-5)
  6. ^ a b (EN) Michael T. Kaufman, Sam Roberts, Morton Sobell, Last Defendant in Rosenberg Spy Case, is Dead at 101, su nytimes.com, 30 gennaio 2019. URL consultato l'11 ottobre 2020.
  7. ^ a b (EN) Sam Roberts, Figure in Rosenberg Case Admits to Soviet Spying, in The New York Times, 11 settembre 2008.
  8. ^ (EN) Ronald Radosh, Case Closed on the Rosenbergs, in Los Angeles Times, 17 settembre 2008. URL consultato l'11 ottobre 2020.
  9. ^ (EN) David Evanier, A spy all along, in The Critic, settembre 2020. URL consultato l'11 ottobre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Stefania Maurizi. I segreti di Ted Hall, la spia che aiutò l'URSS. Intervista a Joan Hall, La Stampa (inserto "Tuttoscienze"), 27 agosto 2003 (testo)
  • Giorgio Ferrari, Ombre rosse. Il caso Rosenberg e la Guerra fredda, BookTime, 2010.
  • Robert Meeropol, Quando il governo decise di assassinare mio padre e mia madre, Zambon 2003.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]