Classe Albatros (corvetta)

Classe Albatros
Descrizione generale
Tipocorvetta
Numero unità8
Proprietà Kongelige danske marine
Marina Militare
Koninklijke Marine
Caratteristiche generali
Dislocamento895 t
Stazza lorda950 tsl
Lunghezza76,3 m
Larghezza9,6 m
Pescaggio2,79 m
Propulsione2 motori diesel Ansaldo-FIAT
2 eliche
Potenza: 4000HP
Velocità20 nodi (37,04 km/h)
Autonomia8410 miglia a 10 nodi
2520 miglia 20 nodi
Equipaggio117 unità (Italia)[1]
108 unità (Danimarca)[2]
Armamento
Armamentoartiglieria:
  • 2 impianti singoli da 76/62mm tipo SMP 3 (sostituiti nel 1962 con 2 impianti singoli da 40/70)
  • 1 impianto binato da 40/70mm
  • 2 porcospini tipo Mark 11
  • 4 lanciabombe Menon corti
  • 1 scaricabombe
fonti citate nel corpo del testo
voci di navi presenti su Wikipedia

Le corvette classe Albatros o Alcione sono state le prime unità di scorta costruite in Italia dopo la seconda guerra mondiale.

Appartenevano ad una serie di otto unità che furono costruite nei cantieri navali su commesse NATO nell'ambito del MDAP (Mutual Defense Assistance Program) per l'Italia, la Danimarca e i Paesi Bassi.

L'unità olandese costruita a Marghera con il nome Lynx fu poi restituita nel 1961 agli Stati Uniti e quindi ceduta alla Marina Militare italiana, ribattezzata Aquila.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Le navi di questa classe erano delle moderne unità concepite per la lotta antisommergibili, dotate di un adeguato armamento antiaereo. Lo scafo era molto simile a quello della classe Centauro con ponte continuo e prora a cutter ed un cassero centrale su cui si trovavano disposti, in maniera molto compatta, plancia e sovrastruttura.

L'apparato motore era diesel e consentiva una velocità di circa 20 nodi. Le navi erano prive di fumaiolo, sostituito da due piccoli sfoghi circolari, posti nella struttura dell'albero, che scaricavano i gas di combustione verso poppa.

L'armamento iniziale era costituito da due cannoni Oto Melara 76/62 MMI, uno a prora e il secondo a poppavia della sovrastruttura, e da una mitragliera binata Bofors 40 mm collocata nella tuga poppiera.

Italia[modifica | modifica wikitesto]

Le unità italiane erano inizialmente tre, entrate tutte in servizio nel 1955 cui se ne aggiunse nel 1961 una quarta inizialmente costruita per l'Olanda.

Le unità hanno avuto l'armamento modificato con la sostituzione dei cannoni da 76/62mm con due mitragliere da 40/70 mm singole che andavano ad aggiungersi all'impianto binato dello stesso calibro. Furono anche imbarcati sei tubi lanciasiluri ASW in due impianti tripli.

Le corvette della classe Albatros furono utilizzate per l'attività addestrativa di squadra, per compiti di pattugliamento, di vigilanza pesca e per l'addestramento al comando dei TT. VV alla scuola di Augusta. Nella loro attività hanno affiancato le unità della classe Gabbiano risalenti alla seconda guerra mondiale e furono poi affiancate dalle Corvette della classe Pietro De Cristofaro.

La prima unità è andata in disarmo nel 1986, le altre tre nel 1992. Le corvette delle classi Albatros e De Cristofaro sono state sostituite dalle corvette della classe Minerva.

Il 16 maggio 2013, in una conferenza stampa presso il forte Vittoria di Augusta, la Marina Militare ha presentato il progetto di bonifica di sette unità in disarmo, che porterà alla demolizione, tra le altre, delle corvette Alcione e Airone, ormeggiate ormai in stato di forte degrado presso Punta Cugno.[3]

Albatros (F 543)[modifica | modifica wikitesto]

Albatros F 543

Costruita nel Cantiere navale di Castellammare di Stabia con la sigla PCE-1619[4], fu impostata sugli scali il 27 giugno 1953, varata il 18 luglio 1954 e consegnata il 1º giugno 1955[5]. Il 4 marzo 1956, a Genova, ricevette la bandiera di combattimento dal Gruppo ANMI di Ivrea[6][7]. La nave è andata in disarmo il 30 aprile 1986, dopo aver percorso 384.210 miglia[8]. Il suo motto era "Nihil me domat".

Il servizio operativo la vide assegnata alla 10ª Squadriglia A/S della 1ª Divisione Navale, dall'immissione fino all'ottobre 1962, quando fu trasferita alla Scuola Comando. In questo periodo, oltre all'ordinaria attività addestrativa svolse con profitto missioni di Viglianza Pesca nel Canale di Sicilia. Vi restò fino al giugno 1983, quando fu trasferita definitivamente a La Spezia con compiti dipartimentali.[8]

Tra i cinquantanove[8] Comandanti succedutisi alla guida dell'unità si possono ricordare l'Ammiraglio di squadra Luigi Binelli Mantelli[9] (Capo di stato maggiore della difesa dal 2013 al 2015, già Capo di stato maggiore della Marina Militare nel biennio 2012-13, al comando negli anni 1981-82 col grado di Tenente di vascello) e l'Ammiraglio Guido Venturoni[10] (Capo di stato maggiore della Marina Militare negli anni 1992-93 e successivamente Capo di stato maggiore della difesa).

Call sign ITU: IHPM

Alcione (F 544)[modifica | modifica wikitesto]

nave Alcione

La sua costruzione è iniziata, con la sigla PCE-1620[4], nel 1953 negli stabilimenti della Navalmeccanica di Castellammare di Stabia dove è stata varata il 19 settembre 1954. La nave, consegnata alla Marina Militare il 23 ottobre 1955, ricevette la bandiera di combattimento dal Gruppo ANMI di Amalfi il 25 giugno 1956[11].

Ha prestato servizio fino al 1992.

Il suo motto era "Nihil me deflectit".

In precedenza nella Regia Marina a portare il nome Alcione era stata una torpediniera della classe Spica, affondata l'11 dicembre 1941 al largo di Creta da un sommergibile britannico.

Call sign ITU: IHPN

Airone (F 545)[modifica | modifica wikitesto]

nave Airone

La sua costruzione è iniziata nel 1953, quando il suo scafo è stato impostato con la sigla PCE-1621[4], a Castellammare di Stabia, dove è stata varata il 21 novembre 1954. Madrina la signora Clare Boothe Luce, ambasciatrice degli Stati Uniti d'America in Italia.[12][13] Consegnata alla Marina Militare il 21 novembre 1955, ha ricevuto la bandiera di combattimento dal Gruppo ANMI di Pinerolo il 29 aprile 1956[11]. Ha prestato servizio fino al 1992. Il suo motto era "Nihil me retardat" lo stesso della precedente unità che nella Regia Marina aveva portato il nome Airone, una torpediniera della classe Spica affondata nella notte dell'11-12 ottobre 1940 durante la Battaglia di Capo Passero.

Call sign ITU: IHPL

Aquila (F 542)[modifica | modifica wikitesto]

nave Aquila

Costruita per l'Olanda al Cantiere Breda di Marghera come PCE-1626[4], dopo avere servito con il nome Lynx sotto la bandiera olandese, entrò a far parte della Marina Militare nel 1961 prestando servizio fino al 1992 ed il suo motto era "Alarum verbera nosce". La bandiera di combattimento le fu data dal Gruppo ANMI di Bari il 29 settembre 1963[11].

Tra gli ufficiali che si sono avvicendati al comando dell'unità, il futuro Comandante in capo della Squadra Navale e futuro Capo di stato maggiore della Marina Militare Marcello De Donno.

In precedenza nella Regia Marina il nome Aquila fu assegnato ad un esploratore, la cui costruzione era stata avviata nel 1914 per la Romania con il nome Vigor, ma fu requisito dalla Regia Marina nel 1915, in conseguenza dello scoppio della prima guerra mondiale, varato il 26 luglio 1916 ed entrato in servizio all'inizio del 1917 fu impiegato in Adriatico. Nel 1937 fu ceduto alla Spagna e ribattezzato Melilla, ha prestato servizio nella Armada Española fino al 1950.

Successivamente il nome Aquila era stato assegnato ad una portaerei ottenuta riutilizzando e modificando lo scafo del transatlantico Roma che completata al 90% alla data dell'armistizio dell'8 settembre 1943 non entrò mai in servizio attivo e fu demolita nel 1952 a La Spezia.

Call sign ITU: IABQ

Danimarca[modifica | modifica wikitesto]

Le unità danesi erano quattro, due delle quali costruite nel Cantiere navale di Riva Trigoso, una negli stabilimenti della Navalmeccanica di Castellammare di Stabia e una nel Cantiere navale Tosi di Taranto. Le navi, entrate in servizio tra il 1955 e il 1957 sono andate in disarmo tra il 1975 e il 1981.

Data la costruzione italiana, nel linguaggio comune erano denominate Spagettibådene, tradotto letteralmente come barche spaghetti.[14]

Nel 1965 Triton fu utilizzata come ambientazione per il film comico Flådens friske fyre.[15]

Kongelige danske marine - Triton-klassen
matricola sigla USA Nome Cantiere Impostazione Varo Consegna Disarmo ITU
F344 PCE-1622[4] Bellona Castellammare 1954 9 gennaio 1955 2 febbraio 1957 9 gennaio 1981
F345 PCE-1623[4] Diana Riva Trigoso 1953 19 dicembre 1954 30 luglio 1955 30 agosto 1975
F346 PCE-1624[4] Flora Riva Trigoso 1953 25 giugno 1955 28 agosto 1956 1977
F347 PCE-1625[4] Triton Tosi 1953 12 settembre 1954 10 agosto 1955 9 gennaio 1981

Olanda[modifica | modifica wikitesto]

Lynx (F 823)[modifica | modifica wikitesto]

HNLMS Lynx

L'unità assegnata ai Paesi Bassi fu costruita utilizzando i fondi MDAP nel Cantiere Breda di Marghera, con la sigla PCE-1626. L'unità, varata il 31 luglio 1954 e completata il 2 ottobre 1956, servì nella Marina Olandese con il nome Lynx. Pur essendo di concezione diversa, fu inserita nella classe Predatori. Portava il motto "ad omnia paratus".[16]

Il breve periodo di servizio olandese fu caratterizzato da un grave incidente all'armamento, con l'esplosione di un impianto da 76/62mm tipo SMP 3.[17] La nave fu restituita dagli olandesi agli Stati Uniti nel 1961 e il 18 ottobre dello stesso anno fu riassegnata all'Italia, ribattezzata Aquila.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marina Militare - Almanacco storico navale, su marina.difesa.it.
  2. ^ (DA) TRITON-klassen (1955-1981), su Flådens Historie.
  3. ^ Gianni D'Anna, Augusta: Presentato progetto bonifica unità militari, su harbours.net. URL consultato il 18 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2013).
  4. ^ a b c d e f g h (EN) Coastal Patrol Ships (PCE, PHM, PC, LCS) Built Since WWII, su shipbuildinghistory.com (archiviato dall'url originale il 1º novembre 2014).
  5. ^ Filmato audio Mondo Libero, l'Albatros all'Italia, Archivio Storico Istituto Luce, 10 giugno 1955, a 0:00:41. URL consultato il 14 febbraio 2013.
  6. ^ Consegnata la bandiera alla corvetta «Albatros», in La Stampa, Torino, 5 marzo 1956, p. 11. URL consultato il 13 maggio 2013.
  7. ^ Almanacco eventi e ricorrenze (PDF), in Bollettino dell’ANMI, Roma, Associazione Nazionale Marinai d’Italia, marzo 2012, p. 5.
  8. ^ a b c Tullio Marcon, L'ultimo ammaina bandiera sull'Albatros, 1986.
  9. ^ Storia dei Capi di Stato Maggiore Marina: Luigi BINELLI MANTELLI, su marina.difesa.it.
  10. ^ Michele Manno, Venturoni ai vertici della Difesa - Un marinaio con la passione del volo, in Corriere della Sera, 20 novembre 1993, p. 13. URL consultato il 5 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
  11. ^ a b c Consegne Bandiere di Combattimento, su Marinai d'Italia.
  12. ^ Filmato audio Istituto Luce, Varata la corvetta "Airone", su YouTube, 17 giugno 2012.
  13. ^ Una medaglia ricordo all'ambasciatrice Luce, in La Stampa, 17 febbraio 1956, p. 7.
  14. ^ (DA) Johnny E. Balsved, Korvetterne af TRITON-klassen, su Flådens Historie.
  15. ^ (DA) Flådens friske fyre, su Den danske film database.
  16. ^ (EN) F 823 - HNLMS Lynx, su seaforces.org.
  17. ^ Giuseppe Peluso, SMP.3 - L’ultimo cannone di Pozzuoli, in Pozzuoli Magazine, 3 febbraio 2012, p. 16. URL consultato il 13 maggio 2013.
    «Sulla corvetta olandese “Linx”, poi restituita all'Italia come “Aquila”, si verifica un grave incidente; durante la fase di aggancio di una cartuccia nella noria, dove il movimento è assicurato da rulli, si verifica un intoppo, bloccando la cartuccia in una determinata posizione. Si parlò a suo tempo di eccessiva od errata lubrificazione, ed il movimento dei rulli sulla cartuccia bloccata, con l'attrito, portarono al surriscaldamento ed alla successiva esplosione della carica. Purtroppo ci furono vittime e questo ebbe gravi ripercussioni sullo sviluppo del cannone.»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DA) Tom Wismann, Korvetterne af TRITON-klassen, Helsinge, Steel & Stone Publishing, 2007, OCLC 486998777.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]