Clitomaco

Clitomaco (in greco antico: Κλειτόμαχος?, Kleitómachos, in latino Clitomăchus; Cartagine, 187/186 a.C.Atene, 110/109 a.C.[1]) è stato un filosofo scettico cartaginese, scolarca dell'Accademia di Atene.

Semita[2], nato a Cartagine, si trasferì ad Atene intorno al 146 a.C., in seguito alla distruzione della sua città alla conclusione della terza guerra punica, dove fu discepolo di Carneade e seguì l'indirizzo scettico. Dopo la morte del maestro divenne scolarca dell'Accademia di Atene intorno al 127/6 a.C. Nessuna delle sue opere, composte per diffondere l'opinione del maestro Carneade, ci è pervenuta. Tuttavia Cicerone le utilizzò per alcune sue opere. Sembra sia morto suicida nel 110 a.C.[senza fonte]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Clitomaco nacque a Cartagine nel 187/6 a.C. ed era originariamente chiamato Asdrubale. Aveva dapprima studiato a Cartagine, dove si presuppone l'esistenza quindi di una scuola filosofica di lingua punica, poi giunse ad Atene nel 163/2 a.C., all'età di ventiquattro anni.[3] Aveva conosciuto il fondatore della Nuova Accademia, Carneade, sotto la guida del quale divenne uno degli studenti più illustri della scuola. Studiò allo stesso tempo la filosofia degli stoici e dei peripatetici. Nel 127/6, due anni dopo la morte di Carneade, Clitomaco divenne scolarca dell'Accademia. Continuò ad insegnare ad Atene fino al 111 a.C., visto che Crasso lo sentì quell'anno[4]. Morì nel 110/9 a.C. e fu sostituito a capo dell'Accademia da Filone di Larissa.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Diogene Laerzio gli attribuiva più di 400 trattati[5] dei quali sono noti solo pochi titoli. Il suo impegno principale consisteva nel diffondere la dottrina del maestro Carneade, dalla cui visione non si è mai distaccato. Giunto ad Atene, Clitomaco vi rimase fino alla fine della sua vita. Quando Cartagine, sua città natale fu sconfitta, nel 146 a.C., scrisse un'opera per consolare i suoi sfortunati connazionali. Quest'opera, che Cicerone afferma di aver letto, fu tratta da un discorso di Carneade e aveva lo scopo di mostrare, anche durante una grande calamità, la consolazione derivata dalla filosofia[6]. L'opera fu molto apprezzata da Cicerone[7]

Probabilmente Clitomaco trattò la storia della filosofia nel suo lavoro Sulle scuole di pensiero (in greco antico: περί αἱρέσεων?) in cui si occupava delle sette filosofiche.[8]

Due delle opere di Clitomaco sono note per essere state dedicate a due romani di spicco, il poeta Gaio Lucilio e il console Lucio Marcio Censorino [9], cosa che suggerisce che le sue opere fossero note e apprezzate a Roma.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tiziano Dorandi, Chapter 2: Chronology, in Algra et al., The Cambridge History of Hellenistic Philosophy, 1999, pag. 49, Cambridge.
  2. ^ Clitòmaco di Cartagine, su treccani.it. URL consultato il 25 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2021).
  3. ^ Diogene Laerzio, Vita philosophorum, IV, 67.
  4. ^ Cicerone, De oratore, I, 11.
  5. ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IV, 67.
  6. ^ Cicerone, Tusculanae disputationes, III, 22.
  7. ^ Cicerone, Academica, II, 6, 31.
  8. ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, II, 92.
  9. ^ Cicerone, Academica, II, 32.

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