Colpo di Zurigo

Colpo di Zurigo
parte di: Fronte italiano della prima guerra mondiale
DataNotte degli ultimi giorni del febbraio 1917
LuogoZurigo, Svizzera
Esitovittoria italiana
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
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Il colpo di Zurigo fu un'azione di spionaggio compiuta dai servizi segreti italiani - in particolare dal Servizio informazioni della Regia Marina - in una notte negli ultimi giorni di febbraio del 1917.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'operazione permise di individuare e neutralizzare la centrale dello spionaggio austriaco per l'Italia, collocata nel Consolato austro-ungarico all'ultimo piano di un edificio sito tra la Seidengasse ed il civico 69 della Bahnhofstrasse di Zurigo.

Organizzatori dell'azione furono il c.v. Marino Laureati, e il t.v. Pompeo Aloisi[1]

Parteciparono a vario titolo all'azione il ten. Ugo Cappelletti[2], il ten. Salvatore Bonnes[3], il 2º c. sil. Stenos Tanzini[4], Remigio Bronzin[5], Natale Papini[6], e l'avvocato Livio Bini[7]

La parte austriaca che subì l'azione faceva parte dello spionaggio austriaco, con a capo il c.a. Peter Risbeck[8], e a Zurigo il c.v. Rudolf Mayer[9] e il c.v. Franz Schneider[10]

Le fonti discordano sulla data precisa in cui si svolse l'azione. Infatti nei racconti di alcuni protagonisti si fa riferimento alla notte tra il 20 e il 21 febbraio, notte tra Martedì grasso e Mercoledì delle ceneri. Altre fonti riferiscono invece date diverse: notte tra il 24 e il 25 febbraio[11]; notte tra il 25 e il 26 febbraio[12]; notte fra il 26 e il 27 febbraio, con telegramma spedito da Aloisi il 28[13]. Tuttavia, la spedizione del telegramma da parte di Aloisi il 28 febbraio, rende maggiormente plausibile che lo svolgimento dell'azione possa essere avvenuto invece nella notte tra il 27 e il 28 febbraio. Infatti è da ritenere altamente probabile che Aloisi abbia inviato il telegramma dell'avvenuta azione il giorno stesso (il 28 febbraio) perché l'azione ebbe termine poco dopo l'una di notte e alle 8 della mattina alcuni dei partecipanti presero il treno per Berna (dove si trovava Aloisi), città che raggiunsero in mattinata. D'altra parte il riferimento alla notte tra il 20 e il 21 potrebbe nascere dal fatto che in realtà l'azione definitiva fu il secondo tentativo; infatti alcuni giorni prima un tentativo aveva dovuto essere interrotto davanti all'ultima porta dove era custodita la cassaforte di Mayer (porta che non si riteneva fosse chiusa). È così possibile che alcuni ricordi si riferiscano proprio alla data di questa prima azione.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pompeo Aloisi dopo essersi guadagnato il titolo di barone il 15 agosto 1919 per servizi resi alla patria, torna ad una carriera diplomatica di alto livello che culmina nel 1932, quando viene chiamato da Mussolini al Ministero degli esteri, assunto ad interim dal Duce (come suo capo di gabinetto). Nel frattempo, rappresenta l'Italia nelle varie conferenze della S.d.N. Viene sostituito il 9 giugno 1936 da Galeazzo Ciano nella pienezza dei poteri del Ministero. Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia 22 marzo 1928 - Gran cordone dell'Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro 9 luglio 1936. Epurato nel'44 riabilitato 2 anni dopo. Capitano di vascello nella riserva navale (19 agosto 1927), contrammiraglio nella riserva navale (18 giugno 1936)
  2. ^ Ugo Cappelletti, irredento triestino, ingegnere, volontario di guerra e tenente nel 3º artiglieria da fortezza, già dell'Ufficio I, nomina di vice-console a Zurigo col nome di Damiani.
  3. ^ Salvatore Bonnes, irredento triestino, volontario di guerra ed ingegnere del genio navale, conoscitore della lingua tedesca, ottenne la nomina di addetto commerciale alla legazione italiana di Berna.
  4. ^ Stenos Tanzini, di Lodi, sottufficiale di marina, specialista torpediniere transitato nel servizio informazioni, fornì a Bronzin importanti indicazioni circa le abitudini e gli orari di sorveglianza del guardiano della palazzina obiettivo, non vi è certezza del grado
  5. ^ Remigio Bronzin, irredento triestino, alias "Remigio Franzioni (o Brausin)", era un operaio della ditta Stigler di Milano (che fabbricava ascensori), esperto di serrature, disposto a combattere l'Austria con ogni mezzo. Accettò senza chiedere nulla in cambio.
  6. ^ Natale Papini, ex carcerato, fabbro noto in ambito giudiziario per la sua destrezza e l'abilità nel suo mestiere assoldato per fare da scassinatore.
  7. ^ avv. Livio Bini, di Firenze, doppiogiochista a suo tempo assoldato dal Mayer tra i fuoriusciti italiani, fuggito in Svizzera per evitare una condanna per bancarotta. Bini, che però nel frattempo, facendo la spola con Firenze, era stato arrestato, si era offerto di collaborare. Tramite lui individuarono, con assoluta certezza, l'ubicazione defilata dell'edificio in cui Mayer aveva la sua centrale.
  8. ^ Konteradmiral Peter Risbeck von Gleichenheim, capo dell'Evidenzbureau della Marina austriaca, Cfr. in A. Pethö, op.cit. p.106. e alcuni dati biografici minimi [1]
  9. ^ Rudolf Mayer, alias Rudolf Breier, alias Schostell, alias Hoffmann, alis Dario Boffi. Capo del controspionaggio austriaco con copertura di vice-console a Zurigo, spesso citato come capitano di fregata Fregattenkapitän secondo la biografia ufficiale austriaca fu promosso "Linienschiffskapitän" ovvero capitano di vascello già nel 1914: Vedi Rudolf Mayer sull'„Österreichische Biographische Lexikon 1815-1950“
  10. ^ Capitano di vascello Franz Schneider, parte dei gioielli presenti nella cassaforte erano suoi beni di famiglia, vedi Franco Scalzo, Due navi, il re, il papa e i fratelli Rosselli. Roma, Edizioni Settimo Sigillo, 2004.
  11. ^ Albert Pethö, I servizi segreti dell'Austria-Ungheria. Gorizia, LEG, 2001, p.106.
  12. ^ Hans Sokol, La guerra marittima dell'Austria-Ungheria 1914-1918. Gorizia, LEG, 2007, 3°vol. p.170.
  13. ^ Franco Scalzo, Due navi, il re, il papa e i fratelli Rosselli. Roma, Edizioni Settimo Sigillo, 2004, p.15 e p.31
  14. ^ sito Copia archiviata, su teche.rai.it. URL consultato il 4 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2012)..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Odoardo Marchetti, Il servizio informazioni dell'Esercito italiano nella Grande Guerra, Roma, Tipografia regionale, 1937, pp. 171–172.
  • Corrado Pasquali, 1914-1918 L'armata silente, Bolzano, Società Storica della Grande Guerra, 2004, pp. 31–36.
  • Albert Pethö, I servizi segreti dell'Austria-Ungheria, Gorizia, LEG, 2001, ISBN 9788886928465.
  • Maximilian Ronge, Spionaggio, Napoli, Tirrenia, 1930, p. 292.
  • Nino Sales, Il colpo di Zurigo: storia di un bell'episodio di guerra segreta ed altre storie non tutte belle e non tutte segrete, Roma, Eugenio Borsatti Editore, 1951.
  • Hans Sokol, La guerra marittima dell'Austria-Ungheria 1914-1918, vol. 3, Gorizia, LEG, 2007, pp. 170–173, ISBN 9788861020177.
  • Franco Scalzo, Due navi, il re, il papa e i fratelli Rosselli, Roma, Edizioni Settimo Sigillo, 2004.
  • Clemens von Walzel, Ufficio informazioni dell'Impero austro-ungarico, traduzione di Giovachino Grancini, Milano, Marangoni, 1934, pp. 134–144.
  • Francesco Pantani, Operazione Zurigo - Una storia vera, Pisa, Edizioni ETS, 2021, ISBN 9788846757593.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]