Contea di Santa Fiora

Contea di Santa Fiora
Contea di Santa Fiora - Stemma
Contea di Santa Fiora - Localizzazione
Contea di Santa Fiora - Localizzazione
Dati amministrativi
Lingue ufficialilatino
Lingue parlatevolgare e toscano medievale
CapitaleSanta Fiora
Dipendente dasotto l'Alta sovranità della Repubblica di Siena (dal 1471), poi sotto la Sovranità del Granducato di Toscana (dal 1633)
Politica
Forma di governomonarchia assoluta
(contea)
Nascita1274 con Bonifacio Aldobrandeschi
CausaDivisione dei feudi Aldobrandeschi
Fine1806 con Francesco II
Sforza-Cesarini
Causaspartizione tra Granducato di Toscana e Stato della Chiesa,
per decreto di Napoleone I
Territorio e popolazione
Bacino geograficoToscana meridionale
Territorio originaleMonte Amiata e Isola del Giglio
Massima estensione40 km² nel XVII secolo
Popolazione2500 abitanti circa nel XVII secolo
Economia
ValutaProvisino, nel periodo aldobrandesco,
poi valuta toscana e pontificia
RisorseAgricoltura, allevamento
Commerci conStati vicini
Religione e società
Religione di StatoCattolicesimo
Religioni minoritarieEbraismo
Classi socialiNobiltà, clero,
artigiani, contadini
Evoluzione storica
Preceduto da Contea Aldobrandeschi
Succeduto da Granducato di Toscana
Bandiera dello Stato Pontificio Stato Pontificio

La contea di Santa Fiora, insieme a quella di Sovana, era uno dei due piccoli Stati in cui furono suddivisi nel 1274 i possedimenti della famiglia Aldobrandeschi che occupavano gran parte del territorio della Toscana meridionale.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Santa Fiora, la rocca aldobrandesca e palazzo Sforza Cesarini
Santa Fiora, Palazzo Sforza Cesarini: prospetto posteriore

Al momento della ripartizione, la contea fu assegnata a Bonifacio e includeva, oltre alla "capitale" Santa Fiora, le località di Castell'Azzara, Selvena (insediamento della Rocca Silvana), Arcidosso, Semproniano, Scansano, Magliano in Toscana, Istia d'Ombrone, Roccastrada, l'Isola del Giglio e Castiglione d'Orcia.

Nel corso del Trecento i senesi riuscirono a conquistare l'Isola del Giglio, Roccastrada, Istia d'Ombrone, Magliano in Toscana, Selvena, Arcidosso e Castiglione d'Orcia; nel 1410, inoltre, espugnarono anche il centro di Semproniano che, da allora, entrò a far parte anch'esso nella repubblica di Siena.[2]

Da allora, la contea di Santa Fiora limitò le proprie ambizioni territoriali nell'ambito toscano, cioè al capoluogo, a Castell'Azzara e Scansano, mentre nell'attuale territorio laziale possedeva i borghi di Onano e Proceno. Nonostante il territorio fosse gradualmente sempre più ristretto per la politica aggressiva di Siena, questo feudo fu molto più longevo rispetto alla più vasta contea di Sovana.

Soltanto nel 1439 l'intera contea fu ereditata dagli Sforza, in seguito del matrimonio tra Bosio I Sforza e Cecilia Aldobrandeschi, una delle tre figlie di Guido che, non avendo avuto prole maschile, fu di fatto l'ultimo conte. Da quell'anno in poi, il piccolo "Stato" diverrà per quasi due secoli la contea sforzesca.

Nel 1471 Santa Fiora riconobbe con un trattato l'alta sovranità della repubblica di Siena[3], pur rimanendo indipendente.

Nel 1624 quasi tutta la contea fu annessa al granducato di Toscana, mentre i paesi di Onano e Proceno passarono sotto lo Stato della Chiesa.[4] Nel 1633 il conte Mario II vendette la sovranità del feudo a Ferdinando II de' Medici, ricevendo però immediatamente, di nuovo, il controllo dello stesso come feudatario del granduca, mentre nel 1789 la contea passò direttamente sotto il dominio degli Asburgo-Lorena.[5]

Il convento della Selva (Santa Fiora)

Alle falde del monte Calvo, nel 1488, il conte di Santa Fiora Guido II, sostenuto dalla consorte Francesca Farnese, fece costruire il convento e la chiesa della Santissima Trinità, in località Selva, dove poi vorrà essere sepolto, lasciando ai religiosi un sostanzioso legato.
Il francescano Giovanni Battista Da Cutigliano, nel 1646, scrisse una relazione in cui asseriva che il suddetto feudatario, in loco per una battuta di caccia, uccise un mostruoso rettile che si presume infestasse la zona, lasciando alla comunità metà della testa che venne esposta sulla porta della cappella della Trinità.
Negli anni trenta dell'Ottocento il parroco della Selva don Pietro Coppi descrisse il singolare animale in un resoconto, rammentando come fosse privo dei denti, lungo quindici soldi e largo sette. Il conte Sforza era assai devoto al santuario e lo visitava spesso con i familiari.
Il convento, fino alla soppressione napoleonica del 1810, custodiva testimonianze dei signori Luciani (che avevano assistito all'uccisione del "drago", come veniva definito) e di alcuni ministri del conte: recentemente la testa della bestia viene mostrata in una teca.[6]

Significativa era la presenza ebraica nella contea di Santa Fiora: le prime testimonianze risalgono alla seconda metà del XV secolo, mentre il ghetto fu istituito nel 1714, quando ormai il feudo era assoggettato, già da circa ottanta anni, al granducato di Toscana[7].

I conti risiedevano nel palazzo di Santa Fiora, nella residenza estiva di villa Sforzesca (Castell'Azzara) e nella dimora di Genzano di Roma. Il luogo principale di sepoltura era nella pieve delle Sante Flora e Lucilla.

Il matrimonio di Federico II Sforza con Livia Cesarini, infine, fece sì che il loro figlio Gaetano unisse i cognomi e i suoi discendenti amministreranno quello che era rimasto dell'antica contea fino al decreto napoleonico del 1806.[8]

Conti di Santa Fiora (1216-1806)[9][modifica | modifica wikitesto]

L'arme degli Sforza-Cesarini
Titolo Nome Dal Al Consorte e Note
1 Conte Bonifacio Aldobrandeschi 1216 1229
2 Conte Ildebrandino (X) 1229 1283
3 Conte Ildebrandino (XII) 1283 1331
4 Conte Stefano 1331 1346
5 Conte Senese 1346 1386
6 Conte Guido I 1386 1438 Elisabetta Salimbeni
7 Contessa Cecilia Aldobrandeschi 1438 1451 Bosio I Sforza, fratellastro di Francesco I Sforza
8 Conte Bosio I Sforza 1439 1476 Vedovo della contessa Cecilia Aldobrandeschi
9 Conte Guido II 1476 1508 Francesca Farnese
10 Conte Federico I 1508 1517 Bartolomea Orsini di Pitigliano
11 Conte Bosio II 1517 1535 Costanza Farnese
12 Conte Sforza I 1535 1575 Luisa Pallavicino, Caterina Nobili
13 Conte Mario I 1575 1591 Fulvia Conti
14 Conte Alessandro I 1591 1631 Eleonora Orsini di Bracciano
15 Conte Mario II 1631 1658 Renata di Lorena
16 Conte Ludovico I 1658 1685 Artemisia Colonna, Adelaide di Thianges
17 Conte Francesco I 1685 1707 Dorotea Tocco
18 Conte Federico II 1707 1712 Livia Cesarini
19 Conte Gaetano I Sforza-Cesarini 1712 1727 Vittoria Conti
20 Conte Sforza Giuseppe I 1727 1744 Maria Francesca Giustiniani
21 Conte Filippo I 1744 1764 Anna Maria Colonna Barberini
22 Conte Gaetano II 1764 1776 Teresa Caracciolo, Marianna Caetani
23 Conte Francesco II 1776 1806 Geltrude Conti; ultimo conte sovrano.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gli Sforza di Santa Fiora, p. 10
  2. ^ Santoro, p. 55
  3. ^ Repetti, Voce Santa Fiora, p. 151; Caciagli, p. 140
  4. ^ Calzona, p. 95
  5. ^ Moroni, voce Sforza
  6. ^ Cordier, pp. 122-127
  7. ^ Santa Fiora, Italia Judaica
  8. ^ Santoro, p. 180
  9. ^ Calzona, p. 50

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA. VV., Gli Sforza di Santa Fiora, ed. Effigi, Arcidosso 2009.
  • Francesco Brigidi, Descrizione della contea di Santa Fiora, Grosseto 1880.
  • Giuseppe Caciagli, I feudi medicei, Pacini, Pisa 1980.
  • Lucia Calzona, La Gloria de' Prencipi. Gli Sforza di Santafiora da Proceno a Segni, De Luca, Roma 1996.
  • Umberto Cordier, Guida ai draghi e mostri in Italia, Sugar, Milano 1986.
  • Giuseppe Guerrini (a cura di). Torri e Castelli della Provincia di Grosseto (Amministrazione Provinciale di Grosseto), Nuova Immagine Editrice, Siena 1999.
  • Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Attendolo di Cotignola in Romagna, Torino, 1835, ISBN non esistente.
  • Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri, vol. LXV, Tipografia Emiliana, Venezia 1854.
  • Emanuele Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, vol. V, Firenze 1843.
  • Caterina Santoro, Gli Sforza, Tea, Milano 1994.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]