Decennio perduto (Giappone)

L'espressione decennio perduto[1][2] (失われた十年?, Ushinawareta Jūnen) designa una fase di recessione e stagnazione economica in Giappone manifestatasi a partire dal periodo 1991-1992[3][4] in seguito allo scoppio della bolla speculativa giapponese avvenuto tra la fine del 1989 e gli inizi del 1990. L'espressione, originariamente utilizzata in relazione al periodo compreso tra il 1991 e il 2000[5], venne in seguito estesa in senso lato includendo anche il decennio 2001-2010; l'intero arco temporale in esame viene menzionato negli studi economici con il nome di ventennio perduto (失われた二十年?, Ushinawareta Nijūnen).[2][6][7] La crisi ebbe conseguenze profonde sull'economia giapponese, causando una contrazione del prodotto interno lordo reale che è continuata per un arco di tempo più che ventennale.[8] Nello stesso periodo il Giappone ebbe una significativa deflazione.[9] Tra il 1991 e il 2012 i salari reali hanno assistito ad una riduzione media annuale dello 0.28%.[10] Nel mercato del lavoro gli aggiustamenti dei salari reali a fronte della deflazione sono stati caratterizzati da una scarsa flessibilità; dopo aver raggiunto un picco nel 1997 essi hanno registrato continue significative riduzioni solo a partire dal 1998.[11] Alla crisi economica e dei mercati finanziari si affiancò anche una fase di instabilità politica, caratterizzata dalle scissioni e dalla significativa erosione del consenso del Partito Liberal Democratico, che nel 1993 perse la maggioranza di governo per la prima volta nella sua storia.[12]

Nonostante vi siano negli ambienti economici voci discordanti circa le cause e la portata degli effetti di tale crisi sul sistema economico giapponese,[13][14] le conseguenze del decennio perduto sono nel complesso condivise dagli studiosi e influenzano tuttora le scelte di politica economica del Giappone. Tra le possibili cause della crisi ipotizzate troviamo un'inadeguata politica fiscale, la trappola della liquidità, la mancanza di investimenti, problemi di intermediazione finanziaria e diminuzione della produttività totale dei fattori. Le riforme più significative che hanno cercato di affrontare il lascito del decennio perduto e i problemi strutturali del sistema economico nazionale sono state introdotte durante i governi Koizumi[15] (2001-2006) e Abe (2012-2020). Ultimi in ordine di tempo troviamo i provvedimenti di politica fiscale, monetaria e di stimolo della crescita inaugurati tra il 2012 e il 2013 dal governo di Shinzō Abe e continuati durante la sua amministrazione. Tali misure, note con il nome collettivo di Abenomics, sono state, tra quelle tentate a partire dalla crisi, le più estese e complesse.[16]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dal punto di vista cronologico, il primo utilizzo attestato di tale espressione nella lingua inglese risale al 1998; essa compariva nell'articolo di Bill Powell, The Lost Decade, Newsweek (27 luglio 1998), p. 28. In giapponese la si riscontra per la prima volta nell'articolo di Takita Yōichi, Kokufu: Ushinawareta 10nen no kyōkun, Nihon Keizai Shinbun, 21 luglio 1998, edizione serale, 3. Va comunque considerato che, vista la pratica dei settimanali di postdatare le loro pubblicazioni di una settimana rispetto all'uscita effettiva, l'utilizzo da parte del Newsweek precede quello del Nihon Keizai Shinbun.
  2. ^ a b Caroli e Gatti, p. 198.
  3. ^ Kuttner e Posen, p. 99.
  4. ^ Hoshi e Kashyap, p. 4.
  5. ^ Hayashi e Prescott, p. 3.
  6. ^ Leika Kihara, Japan eyes end to decades long deflation, Reuters. URL consultato il 15 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  7. ^ Fukao et al., p. 1.
  8. ^ Yoshino e Taghizadeh-Hesary, 2015,  p. 3.
  9. ^ Baig, pp. 3-4.
  10. ^ Masaharu Takenaka, Gap between economic data and sense of recovery, The Japan Times, 24 giugno 2019
  11. ^ Baig, p. 15 e ss.
  12. ^ Cargill e Sakamoto, p. 151 e ss.
  13. ^ Eamonn Fingleton, The Myth of Japan’s Failure, in The New York Times, 6 gennaio 2012.
  14. ^ Eamonn Fingleton, Video interview on BBC News with Eamonn Fingleton, in BBC News, 5 min. 26 sec, 12 gennaio 2012.
  15. ^ Aramaki, p. 139.
  16. ^ Aramaki, p. 285 e ss.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]