Declinazione (astronomia)

La declinazione (δ) in astronomia è l'arco di meridiano celeste compreso tra la stella e l'equatore celeste.

In astronomia, la declinazione (abbreviata in Dec e avente per simbolo δ) rappresenta una delle coordinate equatoriali che serve, insieme all'ascensione retta, per determinare l'altezza di un astro sulla sfera celeste. Più specificamente è l'angolo celeste al centro della terra sotteso da un arco di meridiano celeste compreso fra l'equatore celeste e il parallelo passante per l'oggetto: è la latitudine proiettata sulla sfera celeste anziché sulla superficie terrestre.[1] Per convenzione i punti a nord dell'equatore celeste hanno declinazione positiva, mentre quelli al di sotto hanno declinazione negativa.

Significato[modifica | modifica wikitesto]

In astronomia la declinazione è comparabile alla latitudine geografica,[2][3].[4] proiettata sulla sfera celeste, mentre l'ascensione retta è comparabile alla longitudine.[5]

Per convenzione i punti a nord dell'equatore celeste hanno declinazione positiva, mentre quelli al di sotto hanno declinazione negativa. Per misurare la declinazione si possono utilizzare tutti i sistemi di misura degli angoli, anche se il sistema più comune è quello che utilizza gradi (°), minuti (′) e secondi (″) del sistema sessagesimale, dove i 90° corrispondono a un quarto di circonferenza. Pertanto non esistono declinazioni con valori superiori a 90° perché i poli rappresentano i punti più settentrionali o meridionali della sfera celeste.

Esempi[modifica | modifica wikitesto]

Formulazione matematica[modifica | modifica wikitesto]

In radianti e gradi vale rispettivamente, fissando t=0 il 1º gennaio:

µHz ,

dove d indica il periodo di un giorno siderale: la declinazione del Sole è nulla l'81-esimo e il 284-esimo giorno dell'anno, detti equinozi. A causa di alcuni moti millenari della Terra (primo fra tutti la precessione degli equinozi), il sistema di coordinate della declinazione si muove nei secoli, rendendo necessario specificare l'epoca astronomica a cui ci si riferisce.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nautical Almanac Office U.S. Naval Observatory, Explanatory Supplement to the Astronomical Almanac, a cura di P. Kenneth Seidelmann, University Science Books, Mill Valley, CA, 1992, p. 724, ISBN 0-935702-68-7.
  2. ^ Peter Duffett-Smith, Practical Astronomy with Your Calculator, third edition, Cambridge University Press, 1988, pp. 28–29, ISBN 0-521-35699-7.
  3. ^ Meir H. Degani, Astronomy Made Simple, Doubleday & Company, Inc, 1976, p. 216, ISBN 0-385-08854-X.
  4. ^ Nautical Almanac Office U.S. Naval Observatory Nautical Almanac Office, U.K. Hydrographic Office, H.M. Nautical Almanac Office, The Astronomical Almanac for the Year 2010, U.S. Govt. Printing Office, 2008, p. M4, ISBN 978-0-7077-4082-9.
  5. ^ Forest Ray Moulton, An Introduction to Astronomy, New York, Macmillan Co., 1918, p. 125, art. 66.
  6. ^ Description of Epoch, su omniweb.gsfc.nasa.gov. URL consultato il 26 aprile 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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