Dialetti dei Castelli Romani

I dialetti dei Castelli romani fanno parte della categoria di dialetti appartenenti alla famiglia marchigiana-umbro-laziale, detta italo-mediana. Sono di difficile classificazione perché, pur aventi originariamente caratteristiche laziali in continuità con la Valle del Sacco e i monti Lepini, soprattutto nella zona settentrionale già da metà ottocento risultano fortemente influenzati dal romanesco (sdoppiamento di '-RR-' latino, tèra per 'terra') e dall'italiano, e inoltre presentano spesso un caratteristico fenomeno di metafonia (metafonia sannita o napoletana come a Velletri) che li distingue dai dialetti laziali e li accosta da questo punto di vista ai dialetti meridionali. Inoltre, pur nell'ambito laziale, presentano alcuni tratti fonologici più vicini al dialetto sabino che a quelli delle province di Frosinone e Latina (vocalismo arcaico a Marino).[1] Il poeta Gioacchino Belli distingue in un suo sonetto romanesco del 16 dicembre 1832, intitolato "Le lingue der Monno", i dialetti dei forestieri tra quelli parlati dalla gente dei Castelli Romani e dei Burrini. Infatti il poeta declama:

Sempre ho ssentito a ddì cche li paesi

hanno oggnuno una lingua indifferente,

che dda sciuchi l'impareno a l'ammente,

e la parleno poi per èsse intesi.

Sta lingua che ddich'io l'hanno uguarmente

Turchi, Spaggnoli, Moscoviti, Ingresi,

Burrini, Ricciaroli, Marinesi,

e Ffrascatani, e ttutte l'antre ggente.

Situazione linguistica del Lazio meridionale: in rosa i dialetti mediani (romanesco, laziale centro-settentrionale, sabino), in magenta i dialetti meridionali (laziale meridionale, campano, abruzzese occidentale).[2]

Il poeta si riferisce a Burrini come ai villani di Romagna, agli Ariccini come abitanti di Ariccia, ai Marinesi come abitanti di Marino, ai frascatani come abitanti di Frascati.

Fanno parte del gruppo dei dialetti dei Castelli Romani:

Altri di questi dialetti presentano grandi somiglianze fra loro.

Il dialetto di Grottaferrata farebbe anch'esso parte di questo gruppo, ma la sua genesi è troppo recente e composita, mentre per quanto riguarda il veliterno, esso si potrebbe considerare quasi un "ponte" tra i dialetti dei Castelli e quelli delle provincie di Frosinone e Latina. Infine i dialetti di Cisterna di Latina, Anzio e Nettuno presentavano in origine, malgrado una certa distanza, caratteristiche molto affini a quelle dei dialetti dei Castelli Romani, vicine a quelle del Velletrano e di transizione con l'area lepino, ma molte di esse sono sparite per via di un processo di "romanizzazione" ancor più accentuato. Tali località sono situate infatti in una posizione intermedia tra Roma e le aree pontine della provincia di Latina, per cui gli influssi del romanesco si sono rivelati più intensi e massicci; i dialetti dei Castelli invece riescono ancora leggermente a contenere l'avanzata del romanesco, per via soprattutto della loro posizione collinare più appartata, che favorisce un maggiore isolamento, anche se le generazioni più giovani stanno utilizzando un ibrido tra i dialetti dei Castelli e il romanesco data la continua frequentazione nella Capitale.

Esempi del dialetto marinese[modifica | modifica wikitesto]

  • tiratóre = cassetto
  • spicciatóre = pettine
  • curidóre = corridoio
  • sprìngiu = impermeabile
  • déta = dita
  • ógna = unghia
  • varìo = andrei
  • ce vòjo i = ci voglio andare
  • me piacerìa = mi piacerebbe
  • gnòmmelu = gomitolo
  • quinàtimu = mio cognato
  • litturìna = treno
  • sgommarèllu = mestolo
  • 'a pistola a votate = il proiettile che gira
  • 'U Stracinatu = San Barnaba
  • rampazzu = grappolo
  • inno = andarono
  • parimu = mio padre
  • saccoccia=tasca

Esempi dal dialetto rocchiciano[modifica | modifica wikitesto]

  • Mottatore = imbuto
  • Ciuciumiellu = salvadanaio
  • Vorio i = vorrei andare
  • Ndo sti? = dove sei?
  • Iamo = andiamo
  • Loco = in quel posto
  • Cugnatimu = mio cognato
  • Viecco = vieni qui
  • Gnaffu = pozzanghera, fango
  • Bettula = osteria
  • Bucia = buca
  • Sgommariellu = mestolo
  • Gnau = Non glielo hanno
  • A Mani = La Mano
  • E Mani = Le Mani
  • sa cota= se ne è andato
  • Revacantatu = Travasato
  • A ranzulischia = Nevischio
  • Tippitina = Nocciolo della ciliegia
  • Io tengo, tu tié, issu tè, noa tenemo, oa tenete, issi teu = Presente del verbo avere
  • Sorecchiu = Falcetto
  • ieste = andai
  • Pela = Scotta
  • rebbotecatu = caduto
  • cúggio = cugino
  • cianga = gamba
  • atonne mei = madonna mia (imprecazione)
  • dècco = di qua
  • dèllo = di là
  • Léna = legna
  • ghiusu = chiuso

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ AA. VV. Guida d'Italia - Lazio, Touring Club Italiano, 1935.
  2. ^ Pellegrini G., Carta dei dialetti d'Italia, CNR - Pacini ed., Pisa 1977

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Crocioni, Il dialetto di Velletri e dei paesi finitimi, in «Studj romanzi» V (1907), pp. 27–88.
  • Paolo D'Achille, Lazio, in I dialetti italiani. Storia struttura uso, a cura di Manlio Cortelazzo, Carla Marcato, Nicola de Blasi, Gianrenzo P. Clivio, Torino, UTET, 2002, pp. 514–67.
  • Gianni Diana, Vocabolario del dialetto di Monte Compatri, Monte Compatri, Edizioni Photo Club Controluce, stampa 1995.
  • Marcello Gatta, Parlemo... tra noa. Vocabolario italiano-roccheggiano, roccheggiano-italiano, [S.l.], Ed. La Spiga, 1997 (vocabolario del dialetto di Rocca di Papa).
  • Mario Leoni, Il dialetto di Ariccia, Ariccia, Comune di Ariccia assessorato alla cultura, 1999.
  • Luca Lorenzetti, Note sulla collocazione del dialetto di Albano nel panorama dialettale centromeridionale, in «Documenta Albana», serie II, 9 (1987), pp. 103–11.
  • Luca Lorenzetti, I dialetti dei Castelli Romani: ipotesi sull'origine delle differenze, in «Documenta Albana», serie II, 10 (1988), pp. 84–96.
  • Luca Lorenzetti, Note sull'uso degli ausiliari nei dialetti dei Castelli Romani, in «Contributi di Filologia dell'Italia Mediana», 6 (1992), pp. 273–89.
  • Luca Lorenzetti, Evoluzione dialettale e variabilità linguistica nei Castelli Romani, in «Contributi di Filologia dell'Italia Mediana», 7 (1993), pp. 171–91.
  • Luca Lorenzetti, Dialetto e cultura tradizionale nei Castelli romani: iniziative scientifiche e amatoriali, in: «Documenta Albana», II s., 21 (1999, recte 2000), pp. 101–112 (il testo dell'articolo risale al 1995).
  • Vincenzo Luciani e Riccardo Faiella, Castelli Romani e Litorale sud. Dialetto e poesia nella provincia di Roma, Roma, Edizioni Cofine, 2010.
  • Romano Mergé, Nui parlemo 'ssosì, Frascati, Giammarioli, 1976 (pubblicazione ricavata dalla tesi di laurea della svedese Marianna Rosander sul dialetto di Frascati).
  • Girolamo Torquati, Origine della lingua italiana dall'attuale dialetto del volgo laziale al dialetto del popolo romano del secolo XIII, Roma, Armanni, 1885 (fondamentale sul dialetto di Marino).
  • Ugo Vignuzzi, Italienisch: Areallinguistik VII; Marche, Umbrien, Lazio, in G. Holtus, M. Metzeltin, Ch. Schmitt (Hrsgg.), Lexikon der Romanistischen Linguistik (LRL), vol. IV, Tübingen, Niemeyer, 1988, pp. 606–642 (il saggio è in italiano).
  • Teobaldo Vinci, Elementi di grammatica del dialetto di Rocca Priora e dizionario, con foto di Fabio Pietroletti, Monte Compatri, Sped.Im, 1996.
  • Roberto Zaccagnini, Il dialetto velletrano - Grammatica ragionata; vocabolario etimologico, presentazione di Ugo Vignuzzi, Velletri, Scorpius, 2004 (2ª ed. ampliata).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]