Dinastia Qajar

Impero di Persia
Impero di Persia - Localizzazione
Impero di Persia - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completoStato Sublime di Persia
Nome ufficialeسلسله قاجاریه ایران
Lingue ufficialiPersiano
CapitaleTeheran
Politica
Forma di StatoMonarchia
ShahMohammad Khan Qajar (1794-1797), Fath ʿAli Shah Qajar (1797-1834), Mohammad Shah Qajar (1834-1848), Nasser al-Din Shah Qajar (1848-1896), Mozzafar al-Din Shah Qajar (1896-1907), Mohammad Ali Qajar (1907-1909), Ahmad Qajar (1909-1925)
Nascita1794 con Agha Muhammad Khan
Fine1925 con Ahmad Qajar
Territorio e popolazione
Bacino geograficoMedio Oriente
Religione e società
Religioni preminentiIslam sciita
Evoluzione storica
Preceduto da Dinastia Zand
Succeduto da Stato Imperiale dell'Iran
Bandiera della Russia Impero russo

La dinastia Qajar[1] (o Cagiari[2][3] o dinastia Qagiar[4]; durante il loro regno lo stato era chiamato "Stato Sublime di Persia") regnò in Persia dal 1794 al 1925. Fu fondata da Muḥammad Khān Qājār, che sconfisse e uccise l'ultimo sovrano Zand nel 1794.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

I Qajar erano una tribù turco-azera residente nell'Azerbaigian persiano, e furono una delle tribù Kizilbash (teste rosse) che seguirono i Safavidi alla conquista della Persia. Alla morte di Karim Khan Zand nel 1779 seguì un periodo di lotte per il potere alle quali partecipò anche Agha Muhammad Khan, capo dei Qajar. Egli sconfisse tutti i rivali, compreso l'ultimo Zand, Lotf Ali Khan, e portò tutta la Persia sotto il suo controllo. Fu formalmente incoronato scià nel 1796, stabilì la capitale a Teheran, un villaggio nei pressi delle rovine di Rey, l'odierna Shahr-i Rey, quindi lanciò una campagna militare per riaffermare la sua sovranità sui territori persiani del Caucaso. Morì assassinato nel 1797 e gli succedette il nipote Fath Ali Shah.

Fath ʿAli Shah[modifica | modifica wikitesto]

La politica russa di espansione nel Caucaso portò fatalmente l'Impero degli zar a scontrarsi con la Persia. Fath Ali Shah subì diverse pesanti sconfitte militari che lo costrinsero, con il trattato del Golestan del 1813, a riconoscere la sovranità russa sulla Georgia e a cedere i territori sul versante settentrionale del Caucaso. La guerra riprese negli anni 1820 e si risolse in una completa umiliazione per l'Iran, che con il trattato di Turkmanchay del 1828 perse tutti i territori a nord del fiume Aras, compresi Armenia e Azerbaigian.

Durante il regno di Fath ʿAli divennero più frequenti i contatti con le potenze europee che iniziarono le loro contese diplomatiche sull'Iran. Muhammad Shah, che succedette al nonno nel 1834, istigato dai russi cercò inutilmente di prendere Herat per due volte. Alla sua morte (1848), il Trono del Pavone passò al figlio Nasser al-Din, che si dimostrò senza dubbio il più capace dei sovrani Qajar.

Nasser ad-Din[modifica | modifica wikitesto]

Gli Scià Qajar
Lo stesso argomento in dettaglio: Nasser al-Din Shah Qajar.

Nasser al-Din iniziò il suo regno all'insegna delle riforme di modernizzazione ma si fece col tempo sempre più conservatore e tradizionalista.

Quando il giovane Nasser al-Din salì al trono, l'Iran era virtualmente in bancarotta, il governo centrale era debole e le province erano praticamente autonome.

Con l'aiuto e i consigli del primo ministro Mirza Taghi Khan, lo scià avviò importanti riforme in tutti i settori della società. Le spese statali furono drasticamente ridotte, e vennero separate le spese della corte da quelle pubbliche.

Gli strumenti dell'amministrazione centrale furono migliorati e il primo ministro divenne responsabile per tutti i settori della burocrazia.

La rivoluzione costituzionale[modifica | modifica wikitesto]

Alla morte di Nasser al-Din la corona passò al figlio Mozaffar ad-Din Shah, che si rivelò debole e inefficiente. Le esorbitanti spese della sua corte gravavano sulle finanze pubbliche, mentre venivano attribuite altre concessioni alle potenze europee in cambio di pagamenti personali allo scià e ai suoi funzionari. Cresceva al contempo la rabbia degli iraniani, che chiesero allora una Costituzione che definisse i poteri del sovrano e l'istituzione di un'assemblea elettiva (Majlis), e riuscirono a ottenerle dopo varie manifestazioni di protesta. Lo scià firmò la Costituzione, che garantiva, con molte limitazioni, la libertà di parola, di stampa e di associazione, il 30 dicembre 1906, cinque giorni prima della sua morte. Con la Rivoluzione Costituzionale l'Iran usciva dal suo Medioevo, sebbene le speranze ad essa legate venissero presto deluse.

Il nuovo sovrano, Mohammad Ali Shah, cercò subito di abolire la costituzione, e con l'aiuto della Russia fece bombardare nel giugno 1908 il palazzo della Majlis e proclamò la legge marziale. La popolazione insorse immediatamente a Tabriz, Esfahan, Rasht e altrove; nel 1909, nonostante l'intervento di truppe russe, le forze costituzionali marciarono su Tehran e costrinsero lo scià ad abdicare in favore del giovane figlio e ad andare in esilio in Russia.

Le speranze di riguadagnare al Paese un'effettiva indipendenza si rivelarono però vane, perché i governi russo e britannico giunsero a un accordo nel 1907 che delimitava le proprie sfere d'influenza in Iran: il nord alla Russia, il Golfo Persico e l'est alla Gran Bretagna, libertà di competizione nella sfera neutrale centrale. Quando, nel 1911, l'esperto americano William Morgan Shuster, incaricato dal parlamento iraniano di riorganizzare le finanze del Paese, inviò ispettori tributari nella zona russa, lo zar rispose con due ultimatum che intimavano la rimozione di Shuster. Al rifiuto della Majlis, truppe russe invasero la Persia settentrionale e occuparono la capitale; in dicembre la Majlis fu sciolta e fu formato un direttorio completamente subalterno alla volontà della Russia.

La caduta della dinastia[modifica | modifica wikitesto]

L'ultimo Qajar, Ahmad Shah, salito al trono a 11 anni dopo l'abdicazione forzata del padre, non ebbe le qualità necessarie a preservare la propria dinastia. Dopo il colpo di Stato di Reza Khan nel 1921, Ahmad Shah fu formalmente deposto dalla Majlis nel 1925 mentre si trovava in Europa. Morì il 21 febbraio 1930 in Francia.

La famiglia imperiale Qajar in esilio è attualmente guidata dal discendente maggiore di Mohammad Ali Shah, Sultan Mohammad Ali Mirza Qajar, mentre l'erede presunto al trono Qajar è Mohammad Hassan Mirza II, nipote di Mohammad Hassan Mirza, fratello del sultano Ahmad Shah ed erede. Mohammad Hassan Mirza morì in Inghilterra nel 1943, dopo essersi autoproclamato scià in esilio nel 1930 dopo la morte del fratello in Francia.

Oggi i discendenti dei Qajar spesso si identificano come tali e tengono riunioni per rimanere socialmente informati attraverso la Kadjar (Qajar) Family Association, spesso in coincidenza con le conferenze e gli incontri annuali dell'International Qajar Studies Association (IQSA). La Kadjar (Qajar) Family Association è stata fondata per la terza volta nel 2000. Due precedenti associazioni familiari sono state interrotte a causa di pressioni politiche. Gli uffici e gli archivi di IQSA sono ospitati presso il Museo Internazionale di Storia Familiare di Eijsden.

Lista dei sovrani Qajar[modifica | modifica wikitesto]

Dinastia Qajar dal 1925[modifica | modifica wikitesto]

Capi della famiglia imperiale Qajar

La guida della Famiglia Imperiale è ereditata dal discendente primogenito maschio di Mohammad Ali Shah.

Eredi presunti della dinastia Qajar

L'erede presunto è l'erede Qajar al trono persiano.

Genealogia compatta[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia riporta esclusivamente la linea diretta dei sovrani. I Qajar usavano sposare molte mogli, tuttavia viene riportata solo la consorte principale madre del principe successore. Il tasso di endogamia era elevato e le stesse leggi di successione stabilivano che il trono si trasmettesse ai soli figli nati da principesse della tribù dei Qajar[5].

Parentele illustri[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dizionario di storia.
  2. ^ Treccani.it.
  3. ^ Sapere.it.
  4. ^ Iran, in Dizionario di storia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
  5. ^ Una dettagliata genealogia è rinvenibile nel sito The Royal Ark. La genealogia dei Qajar è riportata anche nel sito che si occupa della famiglia Qajar pages. Qui sono disponibili anche informazioni sulle leggi di successione.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • M. Emiliani, M. Ranuzzi de' Bianchi, E.Atzori, Nel nome di Omar. Rivoluzione, clero e potere in Iran, Bologna, Odoya, 2008, ISBN 978-88-6288-000-8.

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