Divinatio in Caecilium

Voce principale: Verrine.
Contro Verre
Titolo originaleIn Verrem
AutoreMarco Tullio Cicerone
1ª ed. originale70 a.C.
Genereorazione
Sottogenereaccusatoria
Lingua originalelatino

Divinatio in Caecilium o Divinatio in Quintum Caecilium (italiano: Dibattito contro Cecilio) è una delle sette orazioni giudiziarie del 70 a. C. fatte da Cicerone per il processo dei Siciliani contro Gaio Licinio Verre, il cui corpus ci è stato tramandato come Verrine.

Divinatio in Caecilium è il "dibattito preliminare" sostenuto in tribunale per stabilire chi sarebbe stato l'accusatore per conto dei Siciliani al processo contro Verre. Questo Cecilio era una sorta di "uomo di paglia" - finanziato da Verre - che lo stesso Verre voleva imporre al processo in qualità di accusatore, in modo da "giocare in casa". Nell'orazione Cicerone denuncia e smonta il piano di Verre, delegittima Cecilio e propone la propria candidatura a pubblico ministero. Verre si fece difendere al processo da Quinto Ortensio Ortalo (Quintus Hortensius Hortalus), molto noto all'epoca come ottimo oratore e al quale lo stesso Cicerone dedicherà un'altra opera, andata perduta. Tuttavia il successo arrise a Cicerone, che grazie alla Divinatio in Caecilium poté assumere l'accusa per conto dei Siciliani e ottenere così un tempus inquirendi di 110 giorni.

La Divinatio in Caecilium è l'unico testo ciceroniano che ci sia giunto tra le sue opere retoriche del genere divinatio.[1]

Fa parte delle Verrine, insieme all'Actio prima in Verrem e all'Actio secunda.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ An observation made by Christopher P. Craig, "Dilemma in Cicero's Divinatio in Caecilium" The American Journal of Philology 106.4 (Winter 1985:442-446) p. 442.

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