Dongione

Dongione di Introdacqua

Il dongione è una torre fortificata che, oltre a fungere da struttura difensiva, era anche adibita a residenza per la nobiltà e per le guarnigioni durante il Medioevo, talvolta dotata sia di cinta muraria che di fossato proprio, cui si accede da apposito ingresso non comunicante direttamente con l'esterno.[1][2][3][4] Può anche indicare la torre principale del castello, che può essere indipendente rispetto al resto e che deve garantire autosufficienza in quanto fornisce l'ultima difesa in caso di conquista del castello da parte dei nemici.[4]
I primi torrioni erano in legno e costituivano una parte fondamentale dei castelli definiti “motta castrale” emersi in Normandia e Angiò durante il X secolo; il dongione si diffuse in Inghilterra, Italia e Sicilia con la conquista normanna.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Castello di Serralunga d'Alba, esempio di dongione a pianta rettangolare, rinforzato ai lati da due torri[5]

Gli studiosi hanno discusso sul significato della parola “dongione”, ed è solitamente considerata come una grande torre in castelli che erano residenze fortificate, utilizzate come rifugio di ultima istanza nel caso in cui il resto del castello dovesse cadere in mano a un avversario; quando si trattava di una motta castrale, esso occupava la parte più alta della fortificazione.

Il termine è un adattamento dal francese donjon (AFI: [dɔ̃ˈʒɔ̃]); tale termine, in Inghilterra, fu tradotto anche con dungeon, almeno nella sua versione iniziale di fortilizio piuttosto che quella, sopraggiunta, di luogo di prigionia[6]. In lingua italiana questo stesso tipo di possente fortificazione di ultima difesa è detta "Maschio" o anche "mastio".

Sul fatto che il termine francese fosse a sua volta proveniente dal latino tardo dominionus, ci sono state varie dispute tra linguisti: qualcuno propendeva per un'origine germanica, altri latina. I linguisti sono oggi piuttosto concordi nell'individuare l'origine nel termine medio-latino dominionis, derivato da dominus.[7] In Francia, comunque, doveva esistere già prima che in Italia, poiché il suo uso (nella forma di dojon o donjon) è attestato già dai primi decenni dell'XI secolo, mentre in Italia inizia a essere attestato dal XII secolo.[8] Nel 1179 a Castelvecchio di Garfagnana si parla in modo inequivocabile "de summitate Castriveteris quae dongionem appellatur" (la sommità di Castelvecchio che è chiamata dongione). La torre principale, invece, era designata come turris, o turris magna, o turris maior.

Nel Centro Italia (soprattutto in area pisana) strutture simili sono chiamate cassero.[9]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il dongione del Castello del monte a Montella

Verso la fine del X secolo, i Normanni sbarcarono in Italia meridionale e Sicilia conquistando progressivamente il territorio. I Normanni crearono nuovi insediamenti (soprattutto nella Sicilia sottratta agli Arabi) o li potenziarono ulteriormente (in Italia meridionale si sostituirono all’area territoriale di cultura occidentale latina dei Longobardi) per proteggerne la popolazione e per controllare il territorio con la creazione di signorie. Così vennero creati nuovi sistemi difensivi e residenziali costituiti da spazi chiusi e fortificati sulle cime di colli o in luoghi naturalmente protetti al fine di controllare, sfruttare e difendere i nuovi possedimenti. Questo portò a modifiche culturali con l’acculturazione al mondo normanno e nella struttura sociale segnando il passaggio da un insediamento aperto e diffuso a centri abitati concentrati e fortificati. La funzione di un castello era quella di creare un nuovo insediamento con a capo una signoria che sorvegliava e al contempo rappresentava un baluardo di difesa e un centro di controllo del territorio. In epoca normanna quindi vennero realizzate varie tipologie di opere difensive come le motte castrali, recinti fortificati, borghi castrali o cinte murarie cittadine; alle prime recinzioni e strutture in legno, seguirono altre tipologie di fortificazioni più sicure e stabili realizzate in pietra come i masti e i dongioni che garantivano maggiore resistenza e sicurezza.[10]

Il fatto che il dongione fosse senza dubbio la residenza del dominus è attestato da alcune date topiche presenti nei documenti; ad esempio Obizzo d'Este, come giudice imperiale, emette sentenze "in dolone"; il vescovo di Novara data un documento "in domignono Sancti Iulii" (nel dongione di San Giulio).[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Glossario ragionato delle opere di fortificazione, a c. di Ester Lorusso: Dongione, su mondimedievali.net. URL consultato il 23 novembre 2021.
  2. ^ Settia A. A., Proteggere e dominare. Fortificazioni e popolamento nell'Italia medievale, 1999.
  3. ^ Settia A A., “Dongione” e “motta” nei castelli dei secoli XII-III, in Fortificazioni altomedievali in terra e legno, Atti del convegno, Bologna 2002, pp. 15-20; Viollet-le-Duc E-E., Dictionnaire raisonné de l’architecture francaise du XI eau XVIe siècle, Tome 5, ad vocem.
  4. ^ a b dongione, su teknoring.com.
  5. ^ Il Castello | Castello di Serralunga d'Alba, su castellodiserralunga.it. URL consultato il 23 novembre 2021.
  6. ^ King, D. J. Cathcart. (1991) The Castle in England and Wales: An Interpretative History. London: Routledge. ISBN 0-415-00350-4.
  7. ^ Voce dominionus in: J.F. Niermeyer, Mediae Latinitatis Lexicon Minus, Leyden, Brill, 1976, che fa risalire la voce al lat. Dominus, ovvero la parte del castello riservata al signore
  8. ^ dongione - Dizionario italiano-francese | WordReference.com, su wordreference.com. URL consultato il 20 marzo 2019.
  9. ^ Aldo A. Settia, Capitolo XI: Il "dongione", in Castelli medievali, Bologna, Il Mulino, 2017, p. 176, ISBN 978-88-15-27053-5.
  10. ^ Il patrimonio architettonico, su cesn.it. URL consultato il 20 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2012).
  11. ^ Aldo A. Settia, Cap. 11, "Il dongione", in Castelli medievali.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Settia A A., “Dongione” e “motta” nei castelli dei secoli XII-III, in Fortificazioni altomedievali in terra e legno, Atti del convegno, Bologna 2002, pp. 15–20; Viollet-le-Duc E-E., Dictionnaire raisonné de l’architecture francaise du XI eau XVIe siècle, Tome 5, ad vocem.

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