Ducati longobardi

I Ducati longobardi furono le principali organizzazioni politiche create dai Longobardi in Italia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I domini longobardi al termine del Periodo dei Duchi (584)
I domini longobardi dopo le conquiste di Rotari (652)
I domini longobardi raggiunsero la loro massima estensione dopo le conquiste di Astolfo (751)

Dopo l'invasione guidata da Alboino nel 568-569, il territorio conquistato fu ripartito secondo criteri principalmente militari e assegnato a quanti, tra i nobili longobardi, si erano distinti in combattimento: i duchi, appunto. La carica non era nuova ed era legata all'istituzione della fara, unità base della struttura sociale e militare dei Longobardi, ma dopo l'insediamento in Italia assunse nuove caratteristiche.

Il primo ducato a essere costituito fu, già all'indomani della conquista (569), quello del Friuli, affidato da Alboino a Gisulfo. Particolare rilievo storico ebbero i due ducati eretti nell'Italia centro-meridionale (la Langobardia Minor), Spoleto e Benevento, che godettero spesso di ampia autonomia all'interno del regno longobardo.

Nei primi anni del dominio longobardo in Italia, i ducati si ressero autonomamente per un decennio, senza che ci fosse un re centrale (Periodo dei Duchi, 574-584). In seguito, di fronte all'inefficienza e alla pericolosa debolezza militare di una simile frammentazione, i duchi tornarono a eleggere un re (Autari), ma i rapporti tra il potere centrale e i ducati rimasero deboli. Soltanto con il tempo l'accentramento del potere regio, almeno nella Langobardia Maior (Italia centro-settentrionale), ebbe la meglio sui particolarismi dei ducati.

Il ducato rappresentò per diversi nobili longobardi una sorta di "trampolino di lancio" verso il trono di Pavia (tra i tanti esempi, spiccano molti tra i più grandi tra i sovrani longobardi: Autari, Agilulfo, Rotari, Grimoaldo, Rachis, Astolfo, Desiderio). Non sempre però il colpo andava a buon fine, e il tentativo di usurpazione culminava con la morte del duca ribelle (Alachis, Rotarit).

I ducati longobardi, tanto nella Langobardia Maior quanto nella Langobardia Minor, non furono soppressi alla caduta nel regno (774), ma furono inglobati nell'Impero carolingio. Unica eccezione, il Ducato di Benevento: presto elevato al rango di Principato (ma poi anche indebolito da secessioni), conservò la sua autonomia e anzi rivestì un importante ruolo politico fino all'arrivo dei Normanni (XI secolo).

Elenco dei ducati longobardi[modifica | modifica wikitesto]

Nella Historia Langobardorum, Paolo Diacono cita espressamente i nomi di 5 duchi e sostiene l'esistenza di 30 ulteriori ducati, per un totale di 35.

I ducati attestati nella storiografia sono i seguenti:

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti secondarie

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]