Edith M. Flanigen

Edith M. Flanigen con Barack Obama nel 2014

Edith Marie Flanigen (Buffalo, 28 gennaio 1929) è una chimica statunitense.

Primi anni[modifica | modifica wikitesto]

Edith Marie Flanigen è nata il 28 gennaio 1929 a Buffalo, città situata nello stato di New York. Insieme alle sue due sorelle, Joan e Jane, studiò chimica presso il Università D'Youville sotto il consiglio del suo insegnante di scienze naturali delle superiori, il quale notò, soprattutto nella Flanigen, una particolare predisposizione alla chimica.[1] Successivamente, sia Joan che Edith conseguirono nel 1952 un master in chimica fisica inorganica presso l'Università di Syracuse.[2]  

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1952, subito dopo aver completato il master, Edith Flanigen fu assunta dalla Union Carbide, ove, inizialmente, il suo lavoro consisteva nell'identificazione, nella purificazione e nell'estrazione dei polisilossani. Quattro anni dopo, nel 1956, iniziò ad occuparsi dello studio dei setacci molecolari, mentre sempre nello stesso anno divenne la prima donna della Union Carbide ad essere nominata ricercatrice aziendale.[3] Nel 1988, andò a lavorare presso Honeywell UOP, un'altra multinazionale chimica statunitense. Nel 1992, la Flanigen fu la prima donna ricevere la Medaglia Perkin. Nel 1994, Flanigen è andata in pensione, tuttavia continuò a collaborare insieme alla UOP fino al 2004.[4]

Durante i suoi 42 anni di carriera, Edith Flanigen inventò più di 200 diverse sostanze sintetiche e divenne l'autrice di 36 pubblicazioni, mentre nel 2014, l'Università Humboldt di Berlino le dedicò un premio che chiamò "Premio Edith Flanigen", oggi conferito annualmente ad ogni scienziata particolarmente brillante all'inizio della propria carriera.[5]

Attività di ricerca[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1956, Flanigen inventò la zeolite Y, un particolare setaccio molecolare in grado di raffinare il petrolio. Infatti, quando si raffina il petrolio greggio, è necessario separarlo in diverse parti, dette petrolchimici.[6] La benzina è, ad esempio, ottenuta raffinando diverse sostanze petrolchimiche e lo zeolite della Flanigen viene utilizzato in questo processo come catalizzatore, ovvero come una sostanza che migliora l'esecuzione dei processi chimici. Lo zeolite Y è difatti un catalizzatore che aumenta la quantità di benzina durante la reazione chimica, rendendo la raffinazione del petrolio più sicura e produttiva.[7]

Edith Flanigen co-inventò anche un particolare smeraldo sintetico, il quale la Union Carbide produsse e vendette per diversi anni. Tale smeraldo era principalmente utilizzato dai maser, dispositivi che producono onde elettromagnetiche e che anticiparono gli odierni laser.[8]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ American Inventors, Entrepreneurs, and Business Visionaries, su books.google.it. URL consultato il 4 febbraio 2015.
  2. ^ Edith Flanigen, su invent.org. URL consultato il 29 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014).
  3. ^ Alumna Receives Honorary Doctorate, su yumpu.com. URL consultato il 1º gennaio 2022.
  4. ^ Dr. Edith Marie Flanigen, su chicagoacs.net. URL consultato il 5 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2014).
  5. ^ Edith Flanigen: 2004 Lemelson-MIT Lifetime Achievement Award Winner, su web.mit.edu. URL consultato il 5 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 3 agosto 2004).
  6. ^ Syracuse University to present honorary degrees to nine individuals of exceptional achievement at Commencement May 11, su syr.edu. URL consultato il 5 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2014).
  7. ^ Inventor Profile: Edith Flanigen, su invent.org. URL consultato il 14 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014).
  8. ^ President Obama Presents the National Medals of Science & National Medals of Technology and Innovation, su obamawhitehouse.archives.gov. URL consultato il 4 febbraio 2015.
  9. ^ Laureates, National Medal of Technology and Innovation,, su nationalmedals.org. URL consultato il 21 ottobre 2016.
Controllo di autoritàVIAF (EN14832525 · ISNI (EN0000 0001 0872 0924 · LCCN (ENn90713875 · GND (DE1252091044 · BNF (FRcb122795014 (data) · J9U (ENHE987007435516005171 · CONOR.SI (SL168020579 · WorldCat Identities (ENlccn-n90713875