Emily Dickinson

Emily Dickinson nel dagherrotipo ripreso fra il 1846 e il 1847, restaurato nel XXI secolo. La fotografia fu scattata al College di Mount Holyoke nel cui archivio è stata ritrovata, ed è una delle due immagini fotografiche autenticate e di certa identificazione

Emily Elizabeth Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830Amherst, 15 maggio 1886) è stata una poetessa statunitense, considerata tra i maggiori lirici moderni[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto rielaborato
Ritratto di famiglia dei fratelli Dickinson (Emily alla sinistra)

Nacque nel 1830 ad Amherst da Edward Dickinson ed Emily Norcross, in una famiglia borghese di tradizioni puritane. I Dickinson erano conosciuti per il sostegno fornito alle istituzioni scolastiche locali. Suo nonno, Samuel Fowler Dickinson, fu uno dei fondatori dell'Amherst College, mentre il padre ricoprì la funzione di legale e tesoriere dell'Istituto; inoltre ebbe importanti incarichi presso il Tribunale Generale del Massachusetts, il Senato dello Stato e la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti.

Gli studi di Dickinson non furono regolari e le sue amicizie furono scarse. Durante gli anni delle scuole superiori decise, di sua spontanea volontà, di non professarsi pubblicamente cristiana, come invece prevedeva la consuetudine dei crescenti revival religiosi dell'epoca, che, nei decenni 1840-50, si diffuse rapidamente nella regione occidentale del Massachusetts. Il padre decise di farle abbandonare il College femminile di Mount Holyoke per evitarle problemi di salute. Oltre al fatto che non le permise di continuare gli studi nella sua scuola, Dickinson ci dice esplicitamente una delle cose che suo padre fece: "Mio padre è troppo impegnato con le difese giudiziarie per accorgersi di cosa facciamo. Mi compra molti libri ma mi prega di non leggerli perché ha paura che scuotano la mente".

Emily Dickinson scoprì il proprio interesse poetico proprio durante il periodo di revival religioso. Uno dei suoi biografi ha affermato che concepì l'idea di diventare poetessa avendo come riferimento - in termini biblici - la lotta di Giacobbe con l'angelo (raffigurante Dio)[2]:

«L'Angelo implorò il permesso / Di fare Colazione - per poi tornare - / Certo che no, disse l'astuto Giacobbe! / "Non ti lascerò andare / Salvo che tu non mi benedica" (...) E lo sconcertato Atleta / Scoprì d'aver sconfitto Dio!»

La sua religiosità è particolare e personale, a volte conflittuale e pessimista, come si nota nella lirica Apparently with No Surprise, in cui Dio e il problema del male, presente nel mondo e nella Natura, non riescono ad essere conciliati.[3]

«Con nessuna apparente sorpresa / Un Fiore felice
Il Gelo decapita nel suo gioco - / In accidentale potere -
Il biondo Assassino va avanti - / Il Sole procede impassibile
A far fuori un altro Giorno / Per conto di un Dio Compiacente -»

Emily Dickinson trascorse la maggior parte della propria vita nella casa dove era nata con rari intermezzi costituiti da visite ai parenti di Boston, di Cambridge e nel Connecticut. La giovane donna amava la natura, ma era ossessionata dalla morte. A partire dal 1865 iniziò a vestirsi solo di bianco, in segno di purezza, rifiutando il matrimonio.

Relazione con Susan Gilbert[modifica | modifica wikitesto]

Susan Gilbert Dickinson

Durante gli anni 1850, la relazione più forte e più affettuosa di Emily Dickinson era con sua cognata, Susan Gilbert: in tutta la sua vita le ha inviato oltre trecento lettere, più che a qualsiasi altro corrispondente, nel corso della loro relazione. Susan era favorevole alle poesie di Dickinson, interpretando il ruolo di "amico, influenza, musa e consigliere più amato" i cui suggerimenti editoriali spesso venivano seguiti[non chiaro]. In una lettera del 1882 a Susan, Emily Dickinson disse: "Con l'eccezione di Shakespeare, tu mi hai donato più conoscenza di qualsiasi altro vivente".

Emily Dickinson ha spesso descritto il suo amore platonico per Sue Gilbert.[4] Nelle sue lettere, Emily ha paragonato il suo amore per Susan all'amore di Dante per Beatrice, a quello di Jonathan Swift per Stella e a quello di Mirabeau per Sophie de Ruffey. Inoltre, Emily ha dimostrato interesse per le opinioni di Susan sulla scrittura e la letteratura.

Fotografia del 1850 circa, all'età di venti anni, seconda delle due immagini autenticate e di certa attribuzione

L'importanza della relazione di Dickinson con Susan è stata ridimensionata da Mabel Loomis Todd che ebbe una relazione con Austin Dickinson (fratello di Emily). Nella prima raccolta di poesie dell'autrice, pubblicata nel 1890 da Thomas Wentworth Higginson e Mabel Loomis Todd, esse risultano modificate pesantemente nel contenuto. Un articolo del 1998 del New York Times ha rivelato che nel corso delle molte modifiche apportate al lavoro di Dickinson, il nome "Susan" è stato spesso deliberatamente rimosso. Almeno undici delle poesie romantiche di Dickinson sarebbero state dedicate a Susan Gilbert, anche se tutte le dediche sono state cancellate, presumibilmente da Todd. Altri parlano di circa 276 poesie in totale dedicate alla Gilbert.[5]

Molti studiosi interpretano la relazione tra Emily e Susan come una relazione romantica. In The Emily Dickinson Journal, Lena Koski ha scritto: "Le lettere di Dickinson a Gilbert esprimono forti sentimenti omoerotici" citando molte delle loro lettere, inclusa una del 1852 in cui Dickinson proclama: "Susie, verrai davvero a casa sabato prossimo e sarai di nuovo mia e mi bacerai come facevi?...Spero tanto per te, e mi sento così impaziente per te, sento che non posso aspettare, sento che ora devo averti - che l'attesa di vedere ancora una volta il tuo viso mi fa sentire accaldata e febbricitante, e il mio cuore batte così velocemente...".

Una raccolta completa, e per lo più inalterata, delle sue poesie divenne disponibile per la prima volta quando lo studioso Thomas H. Johnson pubblicò The Poems of Emily Dickinson nel 1955.[6]

Viaggio a Washington e "ritiro"[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1855 compì un viaggio a Washington e a Philadelphia, dove conobbe il reverendo Charles Wadsworth, del quale si innamorò. Il suo rimase un sentimento platonico (il pastore era già sposato e aveva dei figli) e la Dickinson gli dedicò dei suoi componimenti.

Dagherrotipo (1859 ca.) raffigurante presumibilmente, secondo alcuni studiosi dell'Amherst College, Emily Dickinson (a sinistra) e Kate Scott Turner.[7]

Poco dopo il suo breve viaggio a Washington, la poetessa volle difatti estraniarsi dal mondo e si rinchiuse nella propria camera al piano superiore della casa paterna, a parte poche visite in giardino e alla casa adiacente del fratello, vivendo in isolamento, anche a causa del sopravvenire di disturbi nervosi come agorafobia e ansia sociale[8] (non uscì di lì neanche il giorno della morte dei suoi genitori); era afflitta anche da una fastidiosa malattia agli occhi (per cui subì un ricovero in un ospedale di Boston nel 1866), o forse da una forma di epilessia di tipo famigliare: secondo alcuni biografi, come Gordon nel saggio Come un fucile carico, infatti, i vestiti bianchi che metteva venivano usati dagli epilettici per motivi igienici[9], e fu questa la vera causa della sua "reclusione volontaria". Credeva inoltre che con la fantasia si riuscisse a ottenere tutto e interpretava la solitudine e il rapporto con sé stessa come veicoli per la felicità. Spesso passava il tempo in compagnia dell'amato cane Terranova di nome Carlo (1849-1866).

Otis Lord e gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Il secondo amore romantico della Dickinson per un uomo sarà per l'anziano giudice Otis Phillips Lord (1812-1884), un amico del padre defunto nonché assiduo frequentatore di casa Dickinson.[5] Quando lui rimase vedovo nel 1878, a quanto si evince dalle lettere non distrutte, la Dickinson, che aveva allora 48 anni, avrebbe voluto sposarlo (nelle poesie è identificato dal senhal Salem e forse trattasi anche del "Maestro" di tre misteriose missive firmate col nome "Margherita"), ma alla fine dovette rifiutare la proposta di Lord a causa delle tensioni famigliari.[10]

Il colpo finale al suo morale fu la morte del suo nipote preferito, Thomas Gilbert Dickinson (1883), colpito dal tifo a soli 8 anni, seguita da quella di Otis Lord per attacco cardiaco l'anno seguente.

Sepoltura di Emily Dickinson

Emily Dickinson morì di nefrite nello stesso luogo in cui era nata, ad Amherst, nel Massachusetts, il 15 maggio 1886 all'età di 55 anni. Il medico curante attribuì il decesso a "malattia di Bright", che la affliggeva da due anni e mezzo, nome con cui oggi si indica la malattia renale quando sfocia in insufficienza renale cronica.[11] Fu sepolta nel locale cimitero, nel settore di famiglia.

«...quel suo uscire dal mondo in una tersa giornata di maggio, col volto composto in una meravigliosa pace che pareva una nuova giovinezza, con in seno un mazzolino di violette, un Cypripedium rosso pallido e due eliotropi, mentre davanti alla casa era fitto di ranuncoli, di mammole e di gerani selvatici, e un'atmosfera strana e solenne, come in un racconto del Poe, era calata all'ingiro. Questo clima di leggenda aurea, rivissuta da una fantasia simbolista, soverchia, per la sua intensità patita, ogni maniera fin di secolo, e accompagna al Firmamento in cui per sempre s'inciela il Piccolo Fiore del Trascendentalismo americano.»

Scoperta e pubblicazione dell'opera[modifica | modifica wikitesto]

Al momento della sua morte la sorella scoprì nella camera di Emily diverse centinaia di poesie scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo, tutti contenuti in un raccoglitore. Prima della sua morte erano stati pubblicati solo sette testi, con varie modifiche apportate dagli editori. Nel 1890 la sorella di Emily, Vinnie, e Mabel Loomis Todd (che era riuscita a farsi regalare alcuni scritti dopo molte insistenze), amica e amante del fratello Austin, riescono a ottenere la pubblicazione di un volume di poesie, primo di una lunga serie. Dal 1924 al 1935 vengono pubblicate altre trecento poesie di Emily Dickinson, trovate dalla nipote Martha dopo la morte della madre Susan Gilbert, cognata di Emily, a cui le aveva affidate in custodia quando era ancora in vita[5]. Diverse poesie furono poi ricavate dalle lettere della Dickinson, nonché dai biglietti che scrisse per accompagnare i doni fatti a parenti e amici. Susan e Mabel Todd e le loro figlie si contesero a lungo l'eredità poetica di Emily.

Primo piano del dagherrotipo restaurato, raffigurante l'autrice all'età di 16-17 anni

Nel 1955 Thomas H. Johnson cura la prima edizione critica in tre volumi di tutte le poesie di Emily Dickinson, in ordine cronologico e nella loro forma originale (1.775 poesie). Dal 1998 è disponibile una nuova edizione critica, a cura di Ralph W. Franklin, sempre in tre volumi, con una revisione della cronologia e una nuova numerazione delle poesie (1789 poesie più otto in appendice).

La poetessa statunitense non ebbe praticamente alcun riconoscimento durante la sua vita (peraltro rimase spesso in solitudine), perché i suoi contemporanei prediligevano un linguaggio maggiormente ricercato e le sue opere, largamente anticipatrici della poesia novecentesca, non risultavano conformi al gusto dell'epoca. La fortuna e quindi il riconoscimento della sua importanza nella letteratura angloamericana, l'arricchirsi delle sue traduzioni, anche in italiano, e di opere di studio su di lei come di quelle a lei dedicate o ispirate sono quindi piuttosto recenti.

Oggi Emily Dickinson viene considerata non solo una delle poetesse più sensibili di tutti i tempi, ma anche una delle più rappresentative.

Poetica[modifica | modifica wikitesto]

«Per ogni estatico istante / dobbiamo pagare un'angoscia / in pungente e tremante rapporto / con l'estasi – // per ogni ora d'amore / aguzze elemosine d'Anni – / amari spiccioli contesi – / e Scrigni colmi di lacrime!»

Il linguaggio di Emily Dickinson è semplice e brillante, sia in poesia, sia in prosa.

Manoscritto del 1880

Alcune caratteristiche delle sue opere, all'epoca ritenute inusuali, sono ora molto apprezzate dalla critica e considerate aspetti particolari e inconfondibili del suo stile. Le digressioni enfatiche, l'uso poco convenzionale delle maiuscole, le lineette telegrafiche, i ritmi salmodianti, le rime asimmetriche, le voci multiple e le elaborate metafore, occasionalmente anche criptiche, sono diventati marchi di riconoscimento per i lettori che anno dopo anno l'hanno apprezzata e tradotta.

L'opera poetica di Dickinson è incentrata sui temi della natura, dell'amore e della morte, e sulla riflessione sul senso della vita. Nell'insieme, le sue liriche racchiudono una profonda angoscia esistenziale espressa con magistrale limpidezza di linguaggio[12].

Gran parte della sua produzione poetica riflette e coglie non solo i piccoli momenti di vita quotidiana, ma anche i temi e le battaglie più importanti che coinvolgevano il resto della società. Per esempio, più della metà delle sue poesie fu scritta durante gli anni della guerra di secessione americana.

Il suo amore per la natura (per la neve, gli alberi, l'acqua, gli uccelli) traspare in tutte le sue poesie.

«Se io potrò impedire / a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano / Se allevierò il dolore di una vita / o guarirò una pena / o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido / non avrò vissuto invano»

Altro tema molto ricorrente è la morte, per esempio in Tie the Strings to my Life, My Lord (Annoda i lacci alla mia vita, Signore):

«Annoda i Lacci alla mia Vita, Signore,
Poi, sarò pronta ad andare!
Solo un'occhiata ai Cavalli -
In fretta! Potrà bastare!
Addio alla Vita che ho vissuto -
E al Mondo che ho conosciuto -
E Bacia le Colline, per me, basta una volta -
Ora - sono pronta ad andare»

O nella lirica n. 449, in cui si nota anche una dichiarazione di poetica che ricorda la concezione di John Keats:

«Morii per la Bellezza, ma ero appena
composta nella tomba
che un altro, morto per la verità,
fu disteso nello spazio accanto.

Mi chiese sottovoce perché ero morta
gli risposi "Per la Bellezza".
"E io per la Verità, le due cose sono
una sola. Siamo fratelli" disse.»

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

L'attrice China Zorrilla interpreta la Dickinson nel film argentino The Belle of Amherst del 1980

Dalla vita di Emily Dickinson sono stati tratti diverse trasposizioni per il cinema e la televisione:

Cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Edizioni italiane[modifica | modifica wikitesto]

  • Poesie, a cura di Margherita Guidacci, Firenze, Cya, 1947; Rizzoli, Milano, 1979; Bompiani, Milano, 1995
  • Poesie, a cura di Marta Bini, Denti, Milano, 1949
  • Poesie, a cura di Guido Errante, Mondadori, Milano, 1956; Guanda, Parma, 1975; Bompiani, Milano, 1978
  • Emily Dickinson, trad. di Dyna Mc. Arthur Rebucci, Nuova Accademia, Milano, 1961
  • Poesie e Lettere, a cura di Margherita Guidacci, Firenze, Sansoni, 1961 (rist. 1993).
  • Selected poems and letters, a cura di Elémire Zolla, Mursia, Milano, 1961
  • Poesie, a cura di Mario Gorini, L'Asterisco, Trieste, 1976
  • Poesie, a cura di Barbara Lanati, Savelli, Roma, 1977.
  • Poesie, a cura di Ginevra Bompiani, Newton Compton, Milano, 1978; Melita, La Spezia, 1981
  • Lettere, a cura di Barbara Lanati, Torino, Einaudi, 1982.
  • Le stanze d'alabastro. 140 poesie, a cura di Nadia Campana, Feltrinelli, Milano, 1983; SE, Milano, 2003
  • Silenzi, a cura di Barbara Lanati, Feltrinelli, Milano, 1986
  • Poesie, a cura di Silvio Raffo, Fògola, Torino, 1986
  • Poesie, a cura di Gabriella Sobrino, Newton Compton, Milano, 1978
  • Geometrie dell'estasi. Bollettini dall'immortalità, a cura di Silvio Raffo, Crocetti, Milano, 1988.
  • Le più belle poesie, a cura di Silvio Raffo, Milano, Crocetti, 1993.
  • Dietro la porta, a cura di Luciano Parinetto, Stampa alternativa, Roma, 1993; Rusconi, Milano, 1999
  • Mie forti madonne, a cura di Adriana Seri, Mobydick, Faenza, 1994
  • Per fare un prato, a cura di Silvio Raffo, Milano, Mursia, 1994
  • Poesie, a cura di Massimo Bacigalupo, Milano, Mondadori, 1995 (nuova ediz. 2004).
  • Rime imperfette, a cura di Francesco Binni, Empirìa, Roma, 1995
  • La bambina cattiva, a cura di Bianca Tarozzi, Marsilio, Venezia, 1997
  • Una pantera nel guanto, a cura di Adriana Seri, Passigli, Firenze, 1997
  • Tutte le poesie, a cura di Marisa Bulgheroni, Meridiani Mondadori, Milano, 1997 (traduzioni di: Silvio Raffo, 1174 poesie; Margherita Guidacci, 392 poesie; Massimo Bacigalupo, 185 poesie; Nadia Campana, 27 poesie; con traduzioni d'autore di Cristina Campo, Eugenio Montale, Giovanni Giudici, Mario Luzi, Amelia Rosselli, Annalisa Cima).
  • Buongiorno, notte, a cura di Nicola Gardini, Crocetti, Milano, 2001
  • Poesie, trad. di Rina Sara Virgillito, Garzanti, Milano, 2002
  • Il tramonto in una tazza, a cura di Bruna dell'Agnese, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2005
  • Poesie religiose, a cura di Diego Cappelli Millosevich e Alessandro Paronuzzi, Ancora Milano, 2006
  • Nel giardino della mente - 24 liriche interpretate su CD - voce di Paola Della Pasqua, Delta Editrice, Parma, 2006.
  • La Sposa del Terrore, di Silvio Raffo, Book Editore, 2009
  • Sillabe del mattino, trad. di Roberto Malini, audiolibro con 32 poesie lette da Aurora Cancian, Librivivi - Collana Palco, 2009
  • Un fiore o un libro, trad. di Roberto Malini, audiolibro con 32 poesie lette da Aurora Cancian, Librivivi - Collana Palco, 2009
  • Rosso, purpureo, scarlatto, versioni a cura di Anna Cascella Luciani, Brescia, Edizioni l'Obliquo, 2011 (di questo volumetto sono stati ultimati presso la tipografia Grafiche Artigianelli trecento esemplari, cento dei quali contengono, fuori testo, un'opera di Ettore Spalletti).
  • Poesie d'amore, introduz. di Massimo Bacigalupo e traduz. di Margherita Guidacci, Bompiani, Milano 2012 (prima ediz. 2004)
  • Poesie, traduzione di Silvia Mondardini, Rusconi, 2012.
  • Un vulcano silenzioso, la vita, traduzione e cura di Marco Federici Solari, L'orma, Roma, 2013
  • Un Fiore o un Libro, 63 poesie di Emily Dickinson, audiolibro in cofanetto a cura di Roberto Malini, traduzione di Roberto Malini, letto da Aurora Cancian Adriano Salani Editore / LibriVivi, 2013.
  • Uno zero più ampio, a cura di Silvia Bre, Torino, Einaudi, 2013
  • Lettere d'amore, cura e trad. di Giuseppe Ierolli, il Saggiatore, 2014

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La Nuova Enciclopedia Garzanti della Letteratura, Garzanti, Milano, 1985
  2. ^ Testo completo della seguente lirica a tema biblico:

    «Poco a Est del Giordano,
    Registrano gli Evangelisti,
    Un Atleta e un Angelo
    Lottarono a lungo e duramente -

    Finché il mattino toccò la montagna -
    E a Giacobbe, più in forze,
    L'Angelo implorò il permesso
    Di fare Colazione - per poi tornare -

    Certo che no, disse l'astuto Giacobbe!
    "Non ti lascerò andare
    Salvo che tu non mi benedica" - Straniero!
    Non appena accettato ciò -

    Lievi ondeggiarono i velli d'argento
    Oltre i Colli di "Peniel",
    E lo sconcertato Atleta
    Scoprì d'aver sconfitto Dio!»

  3. ^ Love, terror, and transcendence in Emily Dickinson's poetry
  4. ^ (EN) Maria Popova, Emily Dickinson’s Electric Love Letters to Susan Gilbert, su The Marginalian, 10 dicembre 2018. URL consultato il 1º febbraio 2022.
  5. ^ a b c Una visione inedita di Emily Dickinson, recensione a Come un fucile carico
  6. ^ (EN) The Poems of Emily Dickinson, su archive.org. URL consultato l'11 ottobre 2022.
  7. ^ A New Dickinson Daguerreotype?, su Amherst College, 21 marzo 2022. URL consultato il 21 marzo 2022.
  8. ^ Fuss, Diana. 1998. "Interior Chambers: The Emily Dickinson Homestead". A Journal of Feminist Cultural Studies. 10(3). pp. 1–46
  9. ^ Roberto Cocchis, Emily Dickinson: Amore ed Epilessia oltre il cliché della Poetessa Reclusa
  10. ^ Emily Dickinson e l'enigma del Maestro e Margherita
  11. ^ Habegger, Alfred. 2001. My Wars Are Laid Away in Books: The Life of Emily Dickinson. New York: Random House, 622
  12. ^ La Nuova Enciclopedia Universale Garzanti, Garzanti, Milano, 1998.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Emilio e Giuditta Cecchi, Emily Dickinson, Morcelliana, Brescia, 1939.
  • Biancamaria Tedeschini Lalli, Emily Dickinson: prospettive critiche, Le Monnier, Firenze, 1963.
  • Alessandra Cenni, Cercando Emily Dickinson, Archinto, 1998.
  • Barbara Lanati, L'alfabeto dell'estasi (Vita di Emily Dickinson), Milano, Feltrinelli, 1999.
  • Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto (Vita di Emily Dickinson) , Milano, Mondadori, 2001.
  • Maria Giulia Baiocchi, Nel bianco respiro di Emily - Una lettura per entrare "nel cuore dell'enigma", Delta Editrice, Parma, 2005.
  • Lyndall Gordon, Come un fucile carico, La vita di Emily Dickinson, Fazi Editore, 2012.
  • Beatrice Masini, La cena del cuore. Tredici parole per Emily Dickinson, illustrazioni di Pia Valentinis, rueBallu Edizioni, 2015.
  • Sara Staffolani, Le colline, il tramonto e un cane. Vita e poesia di Emily Dickinson, flower-ed, 2019. ISBN 978-88-85628-63-2.
  • Silvio Raffo, a cura di, Natura, la più dolce delle madri, Roma, Elliot Edizioni, 2021.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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