Enver Hoxha

Enver Hoxha
Enver Hoxha nel 1971

Primo segretario del Partito del Lavoro d'Albania
Durata mandato8 novembre 1941 –
11 aprile 1985
Predecessorecarica istituita
SuccessoreRamiz Alia

Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Popolare d'Albania
Durata mandato22 ottobre 1944 –
19 luglio 1954
PresidenteÖmer Nishani
Haxhi Lleshi
Vice capo del governoMyslim Peza
Koçi Xoxe
Mehmet Shehu
PredecessoreIbrahim Biçakçiu
(Primo ministro dell'Albania)
SuccessoreMehmet Shehu

Ministro della difesa popolare
Durata mandato23 ottobre 1944 –
31 luglio 1953
Capo del governoSé stesso
PredecessorePrenk Pervizi
SuccessoreBeqir Balluku

Ministro degli affari esteri
Durata mandato22 marzo 1946 –
23 luglio 1953
Capo del governoSé stesso
PredecessoreOmer Nishani
SuccessoreBehar Shtylla

Comandante supremo del Fronte Antifascista di Liberazione Nazionale
Durata mandato1942 –
1944
Predecessorecarica istituita
Successorecarica abolita

Presidente del Consiglio generale del Fronte Democratico
Durata mandatodicembre 1945 –
aprile 1985
Predecessorecarica istituita
SuccessoreNexhmije Hoxha

Dati generali
Partito politicoPartito del Lavoro d'Albania
Università
ProfessioneInsegnante di lingua francese, venditore di tabacco
FirmaFirma di Enver Hoxha
Enver Hoxha
Enver Hoxha nel 1944
NascitaArgirocastro, 16 ottobre 1908
MorteTirana, 11 aprile 1985
Cause della mortefibrillazione ventricolare
Luogo di sepolturaCimitero dei Martiri della Nazione, Tirana
EtniaAlbanese
ReligioneAteismo
Dati militari
Paese servito Movimento di Liberazione Nazionale
Governo Democratico dell'Albania
Repubblica Popolare Socialista d'Albania
Forza armata Esercito di liberazione nazionale
Armata popolare albanese
Anni di servizio1941–1985
GradoGenerale d'armata
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneResistenza albanese
BattaglieBattaglia di Gjorm
Battaglia di Përmetit
Battaglia di Reç
Comandante diEsercito di liberazione nazionale
Armata popolare albanese
DecorazioniGran Maestro dell'Ordine di Scanderbeg
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Enver Hoxha (IPA [ɛnˈvɛɾ ˈhɔdʒa]; Argirocastro, 16 ottobre 1908Tirana, 11 aprile 1985) è stato un rivoluzionario, politico e militare albanese, leader supremo dell’Albania dalla fine della seconda guerra mondiale, nel 1944, fino alla sua morte. Governò il paese come primo segretario del Partito del Lavoro d'Albania. Fu anche Primo ministro dell'Albania dal 1944 al 1954 e ministro degli Affari Esteri e della Difesa Popolare dal 1946 al 1953. Fu, durante il suo governo, ininterrottamente membro del Politburo del Partito del Lavoro d'Albania.

Il governo di Enver Hoxha ha attuato riforme per modernizzare l'economia e ha ottenuto risultati significativi nei settori dell'industrializzazione, dello sviluppo agricolo, dell'istruzione, dell'arte e della cultura, che hanno contribuito a un generale aumento del tenore di vita.[1][2] Tuttavia, l'Albania è stato l'unico Paese comunista dell'Europa orientale a rifiutare la destalinizzazione, diventando la dittatura più rigida d'Europa. Le attività religiose sono state vietate alla fine degli anni sessanta.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Prima della salita al potere[modifica | modifica wikitesto]

Enver Hoxha a 18 anni nel 1926
Residenza di Enver Hoxha a Tirana

Hoxha[3] nacque ad Argirocastro, nel sud dell'Albania, da famiglia di fede musulmana bektashi. Era figlio di un mercante albanese. Per gli studi liceali si trasferì a Coriza, in un liceo francese. Nel 1930 andò a studiare, grazie a una borsa di studio statale, all'Università di Montpellier in Francia, ma presto ne fu espulso. La storiografia del partito cita come causa dell'espulsione il suo attaccamento alle idee socialiste. Dal 1934 al 1936 fu segretario al consolato albanese di Bruxelles. Studiò anche legge alla locale università (studi che non concluse).

Durante la sua permanenza all'estero Hoxha fece conoscenza di molti attivisti del Partito Comunista Francese, tra cui personalità come Maurice Thorez, Henri Barbusse o Louis Aragon. Fu allora che egli divenne seguace del marxismo e sostenitore di Stalin, tant'è che tradusse in albanese i suoi discorsi più importanti nonché alcuni interventi di altri capi del Comintern. Tornato in Albania nel 1936, egli divenne insegnante di francese a Coriza. La sua attività nel locale circolo comunista gli costò varie vessazioni da parte delle autorità procurandogli però al tempo stesso una certa fama come militante per la causa del popolo.

Viaggio a Mosca e il primo incontro con Stalin[modifica | modifica wikitesto]

Nel marzo del 1938, su propria richiesta e raccomandato da alcuni albanesi militanti nelle file del Partito Comunista Francese, Hoxha fu mandato in Unione Sovietica dove rimase per più di un anno. A Mosca egli avviò gli studi presso l'Istituto Marx-Engels-Lenin, seguiva lezioni all'Istituto di Lingue Straniere e si cimentava in traduzioni in lingua albanese di libri di Stalin, Molotov e altri capi del partito bolscevico.

Nel luglio del 1947 Hoxha incontrò per la prima volta Stalin e Molotov. Quell'incontro sarebbe rimasto per lui l'avvenimento più importante della vita rafforzando le sue convinzioni ideali. Fu in quell'occasione che Hoxha promise ai suoi interlocutori di unificare tutti i circoli marxisti albanesi in un unico partito comunista, cosa che effettivamente fece.

Lotta contro l'occupazione nazifascista[modifica | modifica wikitesto]

Lavorò in un negozio di tabacco a Tirana, dove ben presto cominciò a ritrovarsi un piccolo gruppo di comunisti.[senza fonte] Sotto la guida e con l'aiuto dei comunisti jugoslavi[senza fonte] prese la guida del Partito Comunista Albanese (chiamato successivamente Partito del Lavoro) dall'8 novembre 1941, così come del movimento di resistenza (Esercito di Liberazione Nazionale).[senza fonte]

Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Al potere[modifica | modifica wikitesto]

Sotto la sua guida, il Partito Comunista Albanese prese il potere il 29 novembre del 1944, nonostante i continui attacchi subiti dalle componenti nazionaliste (Balli Kombëtar), già vicine alle forze d'occupazione.

Hoxha si dichiarava un marxista-leninista ortodosso, grande ammiratore del dittatore sovietico Stalin. Prese come modello l'Unione Sovietica e irrigidì le relazioni con la Jugoslavia a seguito della rottura fra Tito e Stalin nel 1948. Il suo ministro dell’interno, Koçi Xoxe, fu condannato a morte e giustiziato un anno dopo per attività filo-jugoslave.

Temendo una invasione, prevalentemente da parte della Jugoslavia e della Grecia dei colonnelli, ma anche dall'Europa Occidentale e più tardi anche dai paesi del Patto di Varsavia, dal 1950 Hoxha fece costruire in tutto il paese migliaia di bunker monoposto in cemento, per essere usati come posti di guardia, ricoveri di armi e punto di resistenza. Nelle sue intenzioni dovevano essere costruiti circa 220.000 bunker, ma solo 170.000 vennero effettivamente realizzati. La loro costruzione venne accelerata quando, nel 1968, il paese uscì ufficialmente dal Patto di Varsavia, aumentando il timore di un attacco straniero.

Rottura con l'Unione Sovietica[modifica | modifica wikitesto]

Hoxha rimase un convinto stalinista nonostante la relazione di Chruščёv al XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, e questo significò l'isolamento dell'Albania dal resto dell'Europa orientale comunista. Egli, peraltro, si rifiutò di recarsi a Mosca per il congresso con la scusa di problemi di salute, mentre in realtà non si fidava della nuova dirigenza sovietica al punto da temere per la propria incolumità. Hoxha era deciso a seguire la politica stalinista e successivamente accusò i "revisionisti" russi di aver cambiato il loro sistema economico. Secondo lui infatti i "kruscioviani":

«non appena ebbero usurpato il potere in Unione Sovietica, si fissarono come obiettivo principale quello di distruggere la dittatura del proletariato, di restaurare il capitalismo e di trasformare l'Unione Sovietica in una superpotenza imperialista. Essi si misero sistematicamente all'opera per liquidare tutta la struttura socialista dell'Unione Sovietica, lottarono per la liberalizzazione del sistema sovietico, per trasformare lo Stato di dittatura del proletariato in uno Stato borghese, per realizzare la trasformazione capitalistica dell'economia e della cultura socialiste»

Tali accuse vennero mosse pubblicamente per la prima volta alla Conferenza di Partiti Comunisti e Operai a Mosca il 16 novembre 1960, dove Hoxha criticò aspramente anche "il principio di coesistenza pacifica" proclamato da Chruščëv al XX Congresso affermando che

«sino ad ora nessun popolo, nessun proletariato, nessun partito comunista od operaio si è impadronito del potere senza spargimento di sangue e senza violenza[4]»

e sostenendo a questo proposito la posizione del Partito Comunista Cinese. In quello stesso anno Hoxha avvicinò l'Albania alla Cina in seguito alla crisi sino-sovietica, compromettendo le relazioni con Mosca negli anni seguenti. Nel 1968 l'Albania si ritirò dal Patto di Varsavia come reazione all'invasione sovietica della Cecoslovacchia. Dopo questo Hoxha invitò gli albanesi a "vivere e lavorare come nell'accerchiamento" avvalendosi dei metodi propagandistici e degli slogan usati nell'Unione Sovietica degli anni trenta.

La politica interna[modifica | modifica wikitesto]

Bunker in Albania

In Albania vigeva un sistema economico-sociale che era l'esatta copia di quello sovietico dell'epoca staliniana. Anche a causa della rottura con i Paesi socialisti dell'Est l'Albania raggiunse la piena autosufficienza per quanto riguardava la produzione di prodotti alimentari, di medicinali, di impianti industriali ed energetici. Così il Paese cominciò, per la prima volta nella sua storia, a esportare molti prodotti industriali, riducendo notevolmente le esportazioni di materie prime.

Nel 1967, dopo due decenni di ateizzazione marxista-leninista sempre più forte, Hoxha dichiarò trionfalmente che la nazione era il primo paese dove l'ateismo di Stato era scritto nella Costituzione. In quella del 1976 l'articolo 37 recitava: "Lo Stato non riconosce alcuna religione e sostiene la propaganda atea per inculcare alle persone la visione scientifico-materialista del mondo", mentre il 55 proibiva la creazione "di ogni tipo di organizzazione di carattere fascista, anti-democratico, religioso o anti-socialista" e vietava "l'attività o propaganda fascista, anti-democratica, religiosa, guerrafondaia o anti-socialista, come pure l'incitazione all'odio nazionale o etnico".

Si crede che tra le ragioni principali alla base della ateizzazione forzata ci sia stata la volontà di scoraggiare e prevenire eventuali divisioni all'interno della società albanese, frammentata e potenzialmente esposta, secondo il parere dei comunisti, ai conflitti religiosi, in particolare tra cristiani e musulmani (lo stesso Hoxha, divenuto ateo in gioventù, era stato cresciuto nella fede islamica).

L'articolo 55 del codice penale del 1977 stabiliva la reclusione da 3 a 10 anni per propaganda religiosa e produzione, distribuzione o immagazzinamento di scritti religiosi. Parzialmente ispirato dalla Grande rivoluzione culturale in Cina, egli procedette alla confisca di moschee, chiese, monasteri e sinagoghe. Molti di questi furono trasformati in musei o uffici pubblici, altri in officine meccaniche, magazzini, stalle o cinema. Ai genitori fu proibito dare nomi religiosi ai figli. I villaggi con nomi di santi furono rinominati con nomi non religiosi.

Secondo un rapporto di Amnesty International pubblicato nel 1984, lo stato dei diritti umani in Albania era cupo sotto Hoxha. A causa dell'isolamento e del deperimento dei rapporti con il blocco sovietico, alcuni diritti civili come la libertà di parola, di religione, di stampa e di associazione, sebbene la costituzione del 1976 li enunciasse, vennero sensibilmente compressi con una legge del 1977, per garantire stabilità ed ordine.

Diritti umani[modifica | modifica wikitesto]

Nella costituzione del 1976 certe clausole circoscrissero l'esercizio delle libertà politiche che il governo interpretava come contrarie all'ordine stabilito.[5] In aggiunta, il governo negò alla popolazione accesso ad altre informazioni differenti da quelle diffuse dai media controllate dal governo. Internamente, la Sigurimi seguiva i metodi repressivi dell'NKVD, MGB, KGB, della Stasi della Germania Est e della Securitate in Romania.

Rottura dei rapporti con la Cina e gli ultimi anni di vita[modifica | modifica wikitesto]

Enver Hoxha nel 1941

La morte di Mao nel 1976, e la sconfitta della Banda dei Quattro nella successiva lotta intestina al Partito Comunista Cinese nel 1977 e 1978 crearono le premesse per l'avvio in Cina di riforme economiche di tipo capitalistico il che portò alla rottura tra Cina e Albania. Quest'ultima si ritirò in un sostanziale isolamento politico dal resto del mondo (capitalista o comunista che fosse)[6], mentre Hoxha si ergeva a baluardo anti-revisionista criticando sia Mosca che Pechino come potenze "socialimperialiste".

Nel 1981 Hoxha ordinò l'arresto e l'esecuzione capitale di diversi dirigenti di partito e di governo accusati di corruzione e di attività controrivoluzionaria e per la loro presunta collaborazione con l'UDBA nell'organizzazione di un colpo di stato. Probabilmente per questo motivo il Primo ministro Mehmet Shehu, la seconda figura politica del regime, si suicidò in circostanze mai chiarite, nel dicembre 1981.

In seguito Hoxha si ritirò in gran parte dalla vita pubblica e affidò molti incarichi di governo ad un dirigente più giovane, Ramiz Alia. La morte di Hoxha l'11 aprile 1985 comportò una certa distensione sia interna che in politica estera, sotto la guida del suo successore Ramiz Alia, mentre il potere del partito comunista si indeboliva come in altri paesi nell'Europa dell'Est, giungendo all'abbandono in Albania del regime a partito unico nel 1990, ed alla sconfitta del riformato Partito Socialista nelle elezioni del 1992.

Dopo la fine del regime sono stati organizzati processi contro i familiari del dittatore. Non sono risultati però processi di indebito arricchimento, simili a quelli di altri regimi totalitari. La figura di Hoxha quindi, tenuto conto dei suoi aspetti drammatici e persino grotteschi di auto-isolamento antidemocratico, non è quella di un tiranno corrotto o di un satrapo. Rappresenta probabilmente una vicenda esemplare delle luci e delle molte ombre di un governo prettamente ideologico.

Tuttavia appare chiaro che l'élite albanese durante la dittatura di Enver Hoxha, in particolare i suoi familiari e dirigenti del partito dei lavoratori, abbiano mantenuto uno stile di vita ricco e al passo con i tempi, come dimostrano le lussuose residenze in stile italiano del quartiere Blloku, nel centro di Tirana, dove, circondate da elementi naturali e irte mura, sono visibili ancora oggi.

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Francobollo albanese raffigurante Enver Hoxha nel 1968

Nel 1973 Hoxha subì un attacco cardiaco dopo il quale non recuperò più la piena salute. In precarie condizioni di salute a partire dalla fine degli anni '70, delegò la maggior parte delle sue funzioni a Ramiz Alia. Nei suoi ultimi giorni fu costretto su una sedia a rotelle in conseguenza del diabete del quale soffriva sin dal 1948 e di un'ischemia cerebrale, da cui era stato colpito nel 1973. Il 9 aprile 1985 subì una pesante fibrillazione ventricolare. Tutti gli sforzi per ripristinare la situazione fallirono ed egli morì nel primo mattino dell'11 aprile 1985[7], lasciando la moglie Nexhmije e i tre figli.

Oggi gli albanesi sono divisi sull'eredità del dittatore: secondo un sondaggio dell'OSCE del 2016, il 42% valuta positivamente il governo di Enver Hoxha e il 45% lo valuta negativamente.[8]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Enver Hoxha, su www.britannica.com.
    «Albania’s economy was revolutionized under Hoxha’s long rule. Farmland was confiscated from wealthy landowners and gathered into collective farms that eventually enabled Albania to become almost completely self-sufficient in food crops. Industry, which had previously been almost nonexistent, received huge amounts of investment, so that by the 1980s it had grown to contribute more than half of the gross national product. Electricity was brought to every rural district, epidemics of disease were stamped out, and illiteracy became a thing of the past.»
  2. ^ (EN) Albania, su www.britannica.com.
    «As a result, for the first time in modern history, the Albanian populace began to emerge from age-old backwardness and, for a while, enjoyed a higher standard of living.»
  3. ^ Grafia albanese per la parola persiana (ma acquisita anche dal lessico turco) Khwāǧe, che significa "signore". La pronuncia albanese è assai simile all'originale persiano e al turco: khōja. La cosa non è strana, vista la lunga dominazione ottomana delle regioni albanesi (in lingua turca arnavut).
  4. ^ http://www.linearossage.it/discorshoxa.htm[collegamento interrotto]
  5. ^ O'Donnell, p. 129.
  6. ^ Guido Formigoni, Storia della politica internazionale nell'età contemporanea (1815-1992), Bologna, Il Mulino, 2000, p. 519, ISBN 88-15-07617-4.
  7. ^ Jacques, p. 520. "... there was a detailed medical report by a distinguished medical team. Enver Hoxha had suffered since 1948 with diabetes which gradually caused widespread damage to the blood vessels, heart, kidneys and certain other organs. In 1973 as a consequence of this damage a myocardial infarction occurred with rhythmic irregularity. During the following years a serious heart disorder developed. On the morning of 9 April 1985, an unexpected ventricular fibrillation occurred. Despite intensive medication, repeated fibrillation and its irreversible consequences in the brain and kidneys caused death at 2:15 am on 11 April 1985."
  8. ^ https://balkaninsight.com/2016/12/12/albania-struggles-to-fight-the-root-of-communism-nostalgia-12-09-2016/

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gabriel Jandot, L'Albanie d'Enver Hoxha (1944-1985), Parigi, L'Harmattan, 1994.
  • Amik Kasoruho, Un incubo di mezzo secolo: l'Albania di Enver Hoxha, Lecce, Argo, 1994. Nuova edizione Nardò (LE), BESA, 1998.
  • E. Frabetti, Le particolarità del comunismo di Hoxha, "Futuribili", n. 2-3, 1997, p. 188.
  • Edmond Tupja, Souvenirs d'un traducteur: j'étais l'interprète du tyran albanais Enver Hoxha, Parigi, l'Harmattan, 2001.
  • Enver Hoxha, Imperialismo e rivoluzione, Tirana 1979.
  • Arshi Pipa, The Political Culture of Hoxha's Albania, in: Tariq Ali (a cura di), The Stalinist Legacy. Its Impact on Twentieth Century World Politics, Londra, Penguin Books - Harmondsworth, 1984, pp. 435 - 464.
  • Muolo, Don Ernest Simoni, Paoline, 2016 pp. 121,122.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Leader de facto dell'Albania Successore
Vittorio Emanuele III
(Re d'Albania)
1944 – 1985 Ramiz Alia
Predecessore Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Popolare Socialista d'Albania Successore
Fiqeri Dino 22 ottobre 1944 – 19 luglio 1954 Mehmet Shehu
Predecessore Ministro della difesa popolare Successore
Prenk Pervizi 23 ottobre 1944 – 31 luglio 1953 Beqir Balluku
Predecessore Ministro degli affari esteri Successore
Omer Nishani 22 marzo 1946 – 23 luglio 1953 Behar Shtylla
Predecessore Primo segretario del Partito del Lavoro d'Albania Successore
carica istituita 8 novembre 1941 – 11 aprile 1985 Ramiz Alia
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