Esercito Italiano

Esercito Italiano
Stemma dell'Esercito Italiano
Descrizione generale
Attiva18 giugno 1946 - oggi[1]
NazioneBandiera dell'Italia Italia
ServizioForza armata
TipoEsercito
Dimensione92.986 unità (oltre a  6.508 civili)[2]
Stato Maggiore dell'EsercitoPalazzo Esercito,
Roma
SoprannomeStato maggiore dell'esercito italiano
Patronosan Giovanni XXIII[3]
MottoSalus rei publicae suprema lex esto
Sia la salvezza dello Stato la legge suprema
ColoriIl distintivo su pendente in cuoio si compone di uno scudo sannitico, su sfondo azzurro, bordato di giallo-oro.
Marcia4 maggio
Battaglie/guerre
Missioni di peacekeepingUNITAF
Operazione Antica Babilonia
EUMM
Intervento militare in Libia del 2011
Anniversari4 maggio
DecorazioniVedi qui
Sito internethttp://www.esercito.difesa.it/
Parte di
Reparti dipendenti
Comandanti
Capo di Stato MaggioreGenerale di corpo d'armata i.s. Carmine Masiello (27 febbraio 2024 - presente)[4]
Simboli
Logo dell'Esercito ItalianoLa parte superiore dello scudo riporta l'aquila dorata, emblema dello Stato Maggiore dell'Esercito, a significare gli intimi legami con il vertice della Forza Armata sotto la cui guida l'Istituto forma i futuri Quadri Dirigenti.
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L'Esercito Italiano (EI) è la componente terrestre delle forze armate italiane, delle quali fanno parte anche la Marina Militare, l'Aeronautica Militare e l'Arma dei Carabinieri[5], tutte dipendenti dal capo di stato maggiore della difesa e inserite nel Ministero della difesa.

Nato come Regio Esercito nel 1861 in occasione dell'Unità d'Italia dal nucleo della Armata Sarda, assunse la denominazione attuale dopo la nascita della Repubblica Italiana avvenuta nel 1946. Terminata la fase di transizione del secondo dopoguerra, periodo durante il quale alcune unità erano ancora sotto il controllo Alleato, l'ingresso dell'Italia nella NATO comportò per l'Esercito una riorganizzazione e un ammodernamento in funzione di contrasto a un'eventuale azione militare da parte delle forze del Patto di Varsavia. I mutevoli scenari a livello internazionale hanno fatto sì che l'Esercito Italiano partecipasse inoltre a varie missioni di pace sotto egida ONU o NATO, quale ad esempio la missione Ibis in Somalia cominciata nel 1992 nell'ambito della missione UNITAF o l'UNMIBH in Bosnia ed Erzegovina, durata dal 1995 al 2002.

Con l'avvento del XXI secolo l'Arma dei Carabinieri che prima faceva parte dell'esercito, nel 2000 ha assunto il rango di forza armata; l'emanazione poi della legge 23 agosto 2004, n. 226 ha determinato la sospensione alle chiamate del servizio militare obbligatorio a partire dal 2005 accanto a un processo di riforma generale accompagnato da una progressiva riduzione di effettivi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il Regio Esercito[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Regio Esercito.
Il maggiore Giacomo Pagliari, comandante del 34º Bersaglieri, colpito a morte durante la presa di Porta Pia.

Subito dopo l'unità d'Italia nel 1861, venne costituito il Regio Esercito italiano, che nacque dalla fusione dell'"Armata Sarda" con gli altri eserciti operativi nei vari stati preunitari italiani; la denominazione venne stabilita il 4 maggio 1861, con decreto (nota n. 76 del 4 maggio 1861) del Ministro della guerra Manfredo Fanti[6].

Da allora il Regio Esercito ha partecipato alla Terza guerra di indipendenza, alle campagne coloniali, alla prima guerra mondiale, alla guerra d'Etiopia, quindi alla seconda guerra mondiale, dal 1940 dalla parte dell'Asse e dopo l'8 settembre 1943 dalla parte degli Alleati.

L'esercito cobelligerante e la nascita della Repubblica[modifica | modifica wikitesto]

Bandiere dell'Esercito Italiano conservate al Sacrario delle Bandiere a Roma

L'esercito repubblicano nacque dall'Esercito cobelligerante italiano, dopo la proclamazione della Repubblica il 2 giugno 1946. La sua base consisteva nel Corpo italiano di liberazione, che aveva partecipato alla campagna d'Italia al fianco della forze Alleate contribuendo alla liberazione del territorio nazionale. Dopo la cessazione delle ostilità, la Missione Militare Alleata il 14 novembre 1945 stabilì le norme alle quali il nuovo esercito, detto "di transizione", doveva attenersi[7]. La struttura doveva rimanere quella stabilita fino alla firma del trattato di pace. I cinque Gruppi di Combattimento che erano stati costituiti via via che le forze Alleate avanzavano divennero altrettante divisioni binarie, cioè formate da due reggimenti (solo di fanteria)[7]: Divisione fanteria "Friuli", "Cremona", "Legnano", "Folgore" e "Mantova".

A queste si aggiungevano tre divisioni di sicurezza interna, la "Aosta", la "Reggio (originariamente "Sabauda") e la "Calabria" cui si aggiungevano altri dieci reggimenti di cui tre alpini, portando la forza complessiva di quelle che venivano denominate "forze mobili e locali" a 90 000 uomini[7].

Altre componenti dell'esercito di transizione erano l'Organizzazione centrale e undici comandi militari territoriali che dovevano sostituire le funzioni dei preesistenti comandi di corpo d'armata in tempo di pace, per complessivi 9.000 uomini; l'amministrazione, comprendente le unità dei servizi con altri 31.000 uomini; la componente detta "Addestramento e complementi" che raggruppava il Centro Addestramento Complementi di Cesano e le scuole militari, per complessivi 10.000 uomini, che portavano il totale a 140.000 uomini[7]. Alcuni reparti, consistenti in una divisione, sei raggruppamenti e due gruppi di battaglioni (equivalenti a reggimenti) rimanevano ancora sotto il comando Alleato[7].

L'organizzazione addestrativa di base era affidata ai comandi militari territoriali, attraverso i Centri addestramento reclute (CAR), con un organico a livello di reggimento, mentre l'addestramento avanzato veniva svolto dalle scuole militari. Inoltre ai comandi territoriali veniva assegnato un reggimento operativo in modo da garantire una presenza diffusa sul territorio, tranne in Sicilia nella quale i compiti di vigilanza vennero assegnati a due divisioni di sicurezza[7], visti i problemi legati alle tendenze separatiste dell'isola.

Nel 1946 le tre divisioni per la sicurezza interna vennero trasformate in unità operative, con l'aggiunta di un gruppo di artiglieria e un gruppo squadroni di cavalleria blindata (con cingolette CV35) della ricostituita Arma di cavalleria, e questa fu la struttura definitiva dell'Esercito di Transizione alla firma del trattato di Parigi nel 1947[7].

Gli anni cinquanta[modifica | modifica wikitesto]

Un carro M47 Patton esposto al museo dei carristi situato in Roma-Cecchignola.

Dopo la fase di transizione, con l'accettazione dell'Italia nella NATO, le forze armate vengono rinforzate e riarmate, con un consistente concorso degli Stati Uniti d'America in termini di mezzi; la dottrina di impiego e l'addestramento vengono uniformati agli standard dell'alleanza, e vengono tenute regolarmente esercitazioni congiunte.

Bandiera della NATO.

La consistenza dei reparti operativi cresce fino a raggiungere dieci divisioni di fanteria e tre corazzate ("Ariete", "Centauro" e "Pozzuolo del Friuli") cui si aggiungevano cinque brigate alpine.[8] Nel 1954 la struttura di comando fu organizzata su due armate e cinque corpi d'armata, cui si aggiungeva il "Corpo per la sicurezza della Somalia", paese affidato all'Italia per mandato fiduciario dalle Nazioni Unite fino al 1960; di conseguenza, il corpo venne sciolto nello stesso anno[8].

Con il concretizzarsi della minaccia di invasione da parte del Patto di Varsavia viene definita dalla NATO la dottrina di difesa avanzata, che in Italia portò alla denominazione della "soglia di Gorizia" come linea di difesa alla quale doveva essere idealmente fermata l'eventuale invasione e al miglioramento ed estensione del Vallo Alpino, sistema di fortificazioni inizialmente concepito sotto il fascismo per contrastare una minaccia proveniente dalla Germania e successivamente ripristinato dall'inizio degli anni cinquanta fino al 1992, sotto il presidio di reparti appositamente dedicati allo scopo: Alpini d'arresto e Fanti d'arresto[9]. Nacque la III Brigata missili che, dotata di missili "Honest John" prima (trentadue lanciatori[10]) e "Lance" poi, acquisì la capacità di lancio di testate tattiche nucleari.

Gli anni settanta - la riforma[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1975 l'Esercito Italiano è stato interessato da una delle più radicali riforme della sua storia. La riforma venne promossa dal generale Andrea Cucino, che diventato capo di stato maggiore dell'esercito il 1º febbraio 1975, ordinò una revisione immediata della struttura della forza armata. Dopo due mesi dal suo insediamento, Cucino e il suo staff presentarono un piano per ristrutturare l'intera forza armata e dopo aver assicurato ulteriori 1.100 miliardi di lire in dieci anni per modernizzare l'equipaggiamento dell'esercito, ordinò che la riforma avesse inizio il 1º settembre 1975; il 31 dicembre 1975 la riforma era conclusa e gli organi, le unità, la dottrina, l'addestramento e l'organizzazione dell'esercito erano stati radicalmente modificati. Tra gli aspetti più rilevanti della riforma l'abolizione del livello reggimentale, con i battaglioni autonomi all'interno delle brigate. Dopo la riforma le unità operative erano pronte al 93%, con la Divisione corazzata "Ariete" pronta al 100% così come il Comando di artiglieria antiaerea.

Gli anni ottanta-novanta e le missioni internazionali[modifica | modifica wikitesto]

Agusta A.129 impiegato dall'Aviazione dell'Esercito a partire dagli anni '90, Volandia.

Con l'inizio degli anni ottanta l'esercito ha affrontato, dal 1980 al 1982, la sua prima missione armata (cioè non limitata alla sola presenza di osservatori) all'estero, la Missione Italcon, durante la guerra in Libano come forza di pace. Durante la missione, effettuata congiuntamente con forze di altri paesi NATO tra i quali Stati Uniti e Francia, il contingente ha guadagnato la fiducia delle parti contrapposte, riuscendo a non essere vittima di disastrosi attacchi che invece colpirono le altre forze multinazionali e perdendo alla fine un solo uomo a causa dell'esplosione di una mina[11].

Nel 1992, dopo le stragi mafiose in Sicilia, fu utilizzato per l'operazione di polizia Vespri siciliani, che durò diversi anni.

La caduta del muro di Berlino e il dissolvimento del Patto di Varsavia diedero una nuova dimensione alle forze armate italiane, non più in funzione esclusivamente difensiva ma anche e soprattutto in supporto alle iniziative di peacekeeping (come viene denominata internazionalmente un'operazione di mantenimento della pace). L'esercito venne infatti schierato nella missione ONU in Namibia (UNTAG, 1989-1990), in Albania e Kurdistan nel 1991, e in Somalia con l'operazione IBIS dal 1992 al 1994, operando nell'ambito dell'UNITAF, una delle operazioni più complesse in teatro estero dalla fine della seconda guerra mondiale. Il contingente italiano, nello svolgere il suo lavoro sul campo somalo, subì un'imboscata che causò la morte di alcuni soldati (battaglia del pastificio). Seguirono la missione ONU in Mozambico (1993-1995, ONUMOZ) e quelle in Bosnia ed Erzegovina (1995-2002, UNMIBH), Timor Est (1999-2000, UNAMET) e Kosovo (1999, UNMIK)[12].

Le riforme degli anni 2000[modifica | modifica wikitesto]

Un reparto di alpini in addestramento nel 2007.

A partire dagli anni 1990 l'esercito italiano cominciò ad attraversare una serie di trasformazioni come l'istituzione del ruolo dei volontari in ferma breve (VFB) prima[13] e dei volontari in ferma annuale (VFA) poi[14]. Dall'anno 2000 poi la partecipazione ai concorsi per l'accesso a tutte le FF.AA fu aperta anche alle donne senza alcuna limitazione di impiego, anche in incarichi di combattimento. In quello stesso anno si ebbe poi la separazione funzionale[sembra più una modifica burocratica / classificatoria che di funzione] dell'Arma dei Carabinieri dall'esercito, elevata al rango di forza armata[15], cessando di essere una specialità dell'esercito, e perdendo la tradizionale provenienza del suo Comandante generale dalle file dell'Esercito.

Con la legge Martino del 2004 e la sospensione delle chiamate al servizio militare in Italia[16], venne avviata un notevole fase di ristrutturazione e ottimizzazione delle risorse soprattutto umane (la forza operativa passò negli anni da oltre 230.000 a circa 102.000) ne è discesa una concezione delle forze armate e una razionalizzazione del loro impiego completamente nuove e molto più agili[17].

Nel 2013 l'ultima profonda riorganizzazione, razionalizzando in particolare la componente operativa, e con la nascita del Comando delle forze speciali dell'Esercito.

Armi, Corpi e Specialità dell'Esercito[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Organica dell'Esercito Italiano.

Armi e specialità[modifica | modifica wikitesto]

Le Armi dell'Esercito Italiano sono sei, mentre tra le specialità attive la più antica è quella dei "granatieri", la più giovane quella dei "lagunari"[18]:

L'Arma dei Carabinieri fu, fino al 2000, la prima Arma dell'Esercito, e successivamente fu elevata a rango di quarta forza armata italiana.

Corpi[modifica | modifica wikitesto]

I Corpi dell'Esercito Italiano sono i seguenti:

Specialità di forza armata[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Aviazione dell'Esercito.
  • Aviazione dell'Esercito: è l'unica Specialità della Forza Armata che non appartiene a nessuna Arma o Corpo dell'Esercito ma è formata da personale altamente qualificato proveniente da qualsiasi Arma, Corpo o altra Specialità[19].

Personale[modifica | modifica wikitesto]

Arruolamento[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Centro di selezione VFP1.

L'arruolamento avviene d'ufficio in determinate ipotesi per il servizio militare di leva in Italia o a domanda, in tale ultimo caso la selezione del personale è affidata ai centri di selezione VFP1, mentre l'addestramento è effettuato presso il reggimento addestramento volontari.

Gradi e qualifiche[modifica | modifica wikitesto]

La gerarchia militare italiana è disciplinata dal d.lgs. 15 marzo 2010, in particolare sono previsti[20]: I gradi sono rappresentati apposti sulle controspalline della divisa ordinaria invernale.[21] Il colore della divisa è il cachi.[22]

categoria degli ufficiali
ufficiali generali e ammiragli
generale
(capo di stato maggiore della difesa)
stella superiore bordata di rosso
generale di corpo d'armata con incarichi speciali
(capo di stato maggiore dell'Esercito Italiano)
(segretario generale della difesa)
(comandante operativo di vertice interforze)
generale di corpo d'armata generale di divisione generale di brigata
ufficiali superiori
colonnello tenente colonnello maggiore
ufficiali inferiori
capitano tenente sottotenente
categoria dei sottufficiali
ruolo dei marescialli
primo luogotenente luogotenente primo maresciallo
maresciallo capo maresciallo ordinario maresciallo
ruolo dei sergenti
sergente maggiore aiutante sergente maggiore capo sergente maggiore
(aviotruppe)
sergente maggiore sergente
(aviotruppe)
sergente
categoria dei graduati
ruolo dei volontari in servizio permanente (VSP)
graduato aiutante primo graduato graduato capo graduato scelto graduato
categoria dei militari di truppa
ruolo dei volontari in ferma prefissata quadriennale (VFP4) e ruolo dei volontari in ferma prefissata triennale (VFT)
caporal maggiore
(aviotruppe)
caporal maggiore caporale
(aviotruppe)
caporale
ruolo dei volontari in ferma prefissata di un anno (VFP1), ruolo dei volontari in ferma iniziale (VFI) e militari di leva
soldato
Particolare del bottone a pressione
Tubolare con distintivo di sergente
Le mostreggiature dell'Esercito

Struttura e organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stato maggiore[modifica | modifica wikitesto]

Parte di un reggimento schierato durante il giuramento.

Lo stato maggiore dell'Esercito (SME), con sede a Roma, è l'organismo deputato alla definizione delle politiche di Forza Armata ed è la struttura al vertice del comando dell'Esercito Italiano[23].

Per l'attività di comando e controllo sulle unità dell'Esercito, il capo di stato maggiore dell'Esercito italiano[24], coadiuvato da un sottocapo di stato maggiore, si avvale di nove alti comandi[25] retti da altrettanti generali di corpo d'armata e da un Ispettorato diretto da un tenente generale. Si avvale inoltre del Sottufficiale di Corpo dell'Esercito per i rapporti con sottufficiali, graduati e volontari.

Le aree di vertice[modifica | modifica wikitesto]

Il capo di stato maggiore si avvale di due aree di vertice:[26]

Oltre allo SME, i seguenti comandi sono alle dipendenze del capo di stato maggiore:[29]

  • Comando delle forze operative terrestri[30], con sede in Roma è elemento di organizzazione dell’Esercito responsabile dell’indirizzo delle attività di approntamento e costituisce lo staff per il capo di stato maggiore dell'esercito per le problematiche connesse alla generazione delle forze per le operazioni, l’addestramento, l’approntamento.
  • Comando delle forze operative terrestri di supporto[31], acquartierato a Verona. È deputato alla gestione di tutti i Comandi delle Armi di supporto al combattimento della forza armata.
  • Comando Forze Operative Nord[32] con sede a Padova, svolge le funzioni di comando e controllo nei concorsi operativi e no, su tutto il territorio dell'Italia centro-settentrionale (dieci Regioni Amministrative), impiegando i reparti della Forza armata in caso di bonifica del territorio da ordigni bellici, di concorso alle forze di polizia o di calamità naturali.
  • Comando Forze Operative Sud[33], con sede a Napoli, svolge funzioni analoghe a quelle del Comando Forze Operative Nord, per quanto riguarda le regioni meridionali.
  • Comando truppe alpine[34], dislocato in Bolzano, raccoglie in sé la maggioranza dei reparti da montagna dell'Esercito Italiano e ne è responsabile per l'addestramento e la preparazione.
  • NATO Rapid Deployable Corps - Italy[35], è un Comando multinazionale, della consistenza di una brigata, con sede in Solbiate Olona, Varese. L'Italia fornisce il 90% del personale, il rimanente 10% è costituito da militari provenienti da altre nazioni.
Aree di vertice
Reparto Sede Unità dipendenti
Stato maggiore dell'Esercito Roma
Comando Operativo delle Forze Terrestri Roma
Comando delle forze operative terrestri di supporto Verona
Comando logistico dell'Esercito Roma
Comando per la formazione, specializzazione e dottrina dell'Esercito Roma
Comando Forze Operative Nord Padova
Stemma Comando Truppe Alpine Comando truppe alpine Bolzano
Comando Forze Operative Sud Napoli
NATO Rapid Deployable Corps - Italy Solbiate Olona

Comando truppe alpine[modifica | modifica wikitesto]

Il "Comando truppe alpine" o COMTA (o anche T.A.) è dislocato nella città di Bolzano e inquadra le Brigate alpine, e il Centro addestramento alpini. Erede del 4º Corpo d'armata alpino, oggi è costituito dai seguenti reparti[37]:

Stemma Comando Truppe Alpine Comando truppe alpine (Bolzano)
Reparto Sede Unità dipendenti
Stemma Divisione Tridentina Divisione "Tridentina" Bolzano Comando senza unità assegnate
Stemma Brigata Taurinense Brigata alpina "Taurinense" Torino
Brigata alpina "Julia" Udine
Stemma Centro di Addestramento Alpino Centro addestramento alpino Aosta

Dipendono inoltre dal COMTA i seguenti comandi militari:

  • Comando Militare Esercito "Liguria" (Genova)
  • Comando Militare Esercito "Lombardia" (Milano)
  • Comando Militare Esercito "Piemonte" (Torino)

Comando Forze Operative Nord[modifica | modifica wikitesto]

Organigramma dei reparti Operativi del Comando Forze Operative Nord (COMFOP Nord):

Comando Forze Operative Nord (Padova)
Reparto Sede Unità dipendenti
Comando Forze Operative Nord Padova
Brigata paracadutisti "Folgore" Livorno
Stemma Brigata di Cavalleria "Pozzuolo del Friuli" Brigata di cavalleria "Pozzuolo del Friuli"


Gorizia
Coat of Arms of the Ariete Brigade 132ª Brigata corazzata "Ariete" Pordenone

Dipendono inoltre dal COMFOP NORD i seguenti comandi militari:

  • Comando Militare Esercito "Abruzzo Molise" (L'Aquila)
  • Comando Militare Esercito "Emilia-Romagna" (Bologna)
  • Comando Militare Esercito "Friuli Venezia Giulia" (Trieste)
  • Comando Militare Esercito "Marche" (Ancona)
  • Comando Militare Esercito "Umbria" (Perugia)

Comando Forze Operative Sud[modifica | modifica wikitesto]

Organigramma dei reparti Operativi del Comando Forze Operative Sud (COMFOP Sud):

Comando Forze Operative Sud (Napoli)
Reparto Sede Unità dipendenti
Comando Forze Operative Sud Napoli
Stemma Brigata Granatieri di Sardegna Brigata meccanizzata "Granatieri di Sardegna" Roma
Stemma Brigata Aosta Brigata meccanizzata "Aosta" Messina
Stemma Brigata Pinerolo Brigata meccanizzata "Pinerolo" Bari
Stemma Brigata Sassari Brigata meccanizzata "Sassari" Sassari
Stemma Brigata Garibaldi Brigata bersaglieri "Garibaldi" Caserta

Dipendono inoltre dal COMFOP SUD i seguenti comandi regioni militari:

NRDC-ITA[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Corpo di Reazione Rapida.

Il Corpo d'armata di reazione rapida/NATO Rapid Deployable Corps - Italy (NRDC-ITA) si trova nella città di Solbiate Olona (provincia di Varese). È costituito da un comando alimentato con personale multinazionale e da una Brigata di Supporto che inquadra solamente soldati italiani. Inoltre altri reparti sono a disposizione per un rapido intervento. È al comando di un generale di corpo d'armata.

Stemma NRDC-ITA NATO Rapid Deployable Corps - Italy (Solbiate Olona)
Reparto Sede Unità dipendenti
Brigata di Supporto al NRDC - ITA Solbiate Olona

COMFORDOT[modifica | modifica wikitesto]

Il Comando per la formazione, specializzazione e dottrina dell'Esercito si trova alla città militare della Cecchignola a Roma. Il nuovo comando è così configurato[42]:

Comando per la formazione, specializzazione e dottrina dell'Esercito (Roma)
Reparto Sede Unità dipendenti
Comando per la formazione e Scuola di applicazione Torino
Comandante per la specializzazione

COMFOTER[modifica | modifica wikitesto]

Il Comando Operativo delle Forze Terrestri, a Roma è elemento di organizzazione dell’Esercito responsabile dell’indirizzo delle attività di approntamento e costituisce lo staff per il Capo di Stato Maggiore Esercito per le problematiche connesse alla generazione delle forze per le operazioni, l’addestramento, l’approntamento. Ha sede a Roma.

Questi i reparti dipendenti:

Comando aviazione dell'Esercito
Reparto Sede Unità dipendenti
Stemma Brigata Sassari Brigata aeromobile "Friuli" Bologna
Brigara sostegno AVES Viterbo
Centro addestrativo aviazione dell'Esercito Viterbo

COMFOTER Supporto[modifica | modifica wikitesto]

Il Comando delle forze operative terrestri di supporto è deputato alla gestione di tutti i Comandi delle Armi di supporto al combattimento della forza armata. Ha sede a Verona.

Reparti dipendenti:

Comando logistico dell'Esercito[modifica | modifica wikitesto]

  • Comando dei supporti logistici (Roma)
    • Reggimento gestione aree di transito (Bellinzago Novarese)
    • 6º Reggimento logistico di supporto generale (Budrio)
    • 1º Reparto di sanità “Torino” (Torino)
    • 3º Reparto di sanità “Milano” (Bellinzago Novarese)
    • 4º Reparto di sanità “Bolzano” (Roma)
    • 10º Reparto di sanità “Napoli” (Persano)

Corpi ausiliari, speciali e volontari[modifica | modifica wikitesto]

Uniformi[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Militaria dell'Esercito.

Armamento[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è elencato l'armamento in dotazione ai Reparti dell'Esercito[44]

Tipo Arma Calibro
Pistola 9 × 19 mm Parabellum

5.7 x 28 mm

Personal Defense Weapon / mitra 9 × 19 mm Parabellum, HK 4.6×30mm

5.7 x 28 mm

Fucile d'assalto 5,56 × 45 mm NATO
Fucile da battaglia 7,62 × 51 mm NATO
Fucile a canna liscia Calibro 12
Mitragliatrice leggera 5,56 × 45 mm NATO
Mitragliatrice media 7,62 × 51 mm NATO
Mitragliatrice pesante 12,7 × 99 mm NATO
Fucile di precisione .338 Lapua Magnum, 7,62 × 51 mm NATO
Fucile di precisione antimateriale 12,7 × 99 mm NATO.338 Lapua Magnum
Lanciafiamme
Lanciagranate per fucili AR 70/90, SC 70/90, SCP 70/90 e ARX-160 40 × 46 mm
Bomba a mano MF 2000 nuova granata prodotta in 110000 esemplari all'anno
Mortaio leggero e medio 60 mm,81 mm
Mortaio pesante 120 mm
Obice a traino 155 mm/105 mm
Cannone senza rinculo 80mm
Lanciarazzi controcarro 110mm circa 13000 panzerfaust 3
Missile controcarro a medio raggio 90mm
Missile controcarro medio-lungo raggio 130mm
Missile controcarro a lungo raggio 127mm
SAM portatile per bassa quota 70mm
SAM per bassa e media quota
SAM per bassa, media e alta quota

Equipaggiamento individuale[modifica | modifica wikitesto]

Tipo Modello
Elmetto
Giubbotto antiproiettile
Equipaggiamento CBRN individuale
Visori notturni
Ottica di puntamento a punto rosso
Mirino telescopico di squadra
Baionetta

Mezzi terrestri[modifica | modifica wikitesto]

Cingolati[modifica | modifica wikitesto]

Carri da battaglia
Il carro armato da combattimento Ariete.
  • C-1 Ariete - 200 esemplari di cui 90 saranno aggiornati alla versione C2 ariete.
  • Leopard 1 -120 esemplari (addestrativi e versioni speciali)
Veicoli da trasporto e combattimento
L'AAV-7A1.
Il veicolo da combattimento fanteria Dardo.
  • VCC Dardo - IFV 198 esemplari
  • VCC-1/2 - APC
  • M106 - variante dell'M113 con mortaio da 120mm
  • M113 - variante con sistema d'arma TOW
  • AAV-7A1 - Veicolo d'assalto anfibio
Semoventi
Veicoli speciali
Leopard pioniere.

Ruotati[modifica | modifica wikitesto]

Tattici
Iveco VM Torpedo.
Protetti
  • VM 90P - Veicolo multiruolo versione "Protetto"
Blindati
La blindo pesante Centauro.
10 veicoli acquisiti con il contratto firmato nel luglio 2018, 96 blindo (86 +10 in opzione, con l’opzione già esercitata) acquistate con il contratto siglato a dicembre 2020, 16 ordinate a luglio 2022, per un totale di 122 esemplari ordinati.[57][58]
  • B-1 Centauro - Autoblindo/cacciacarri (versione precedente del B-2 presente in 320 esemplari)
  • Puma 4×4 e 6×6 - APC ruotato 330 esemplari versione 4x4 e 250 esemplari versione 6x6
  • VBM Freccia - IFV 630 esemplari
  • Iveco superAV - veicolo d'assalto anfibi
  • Renault VAB NBC (VBR NBC nella versione italiana) - Veicolo blindato da ricognizione
  • Orso 4x4 - Veicolo blindato da trasporto truppe, ambulanza, trattore d'artiglieria e posto comando.
  • Buffalo 6x6 MRAP - Veicolo blindato sviluppato per resistere alle mine terrestri e agli ordigni esplosivi improvvisati.
Veicoli speciali

Genio[modifica | modifica wikitesto]

Ponti
  • Ponte su appoggi fissi "Bailey"
  • Ponte galleggiante motorizzato "PGM"
  • Ponte tattico "MGB"
Macchine movimento terra
Supporto generale
Veicoli speciali

Sanità[modifica | modifica wikitesto]

  • Unità sanitaria elitrasportabile MOD. 90
  • Nucleo chirurgico campale

Commissariato[modifica | modifica wikitesto]

Aeromobili[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Aeromobili dell'Esercito Italiano.
Un elicottero CH-47 Chinook dell'EI.
L'A129 Mangusta.
Un Agusta-Bell 205A-1 a Viterbo nel 1987.
Un Agusta-Bell 206A a Vergiate nel 1982.
Un NH90 in volo.

Aerei da collegamento e trasporto[modifica | modifica wikitesto]

Elicotteri[modifica | modifica wikitesto]

Esplorazione e scorta
Supporto al combattimento
Trasporto

APR[modifica | modifica wikitesto]

Simbologia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma dell'Esercito Italiano.

Nella prima versione il rosso del campo dello scudo indicava «l'audacia, il coraggio ed il sacrificio cruento» espressi dall'Esercito Italiano in tutte le guerre da lui combattute; il trofeo indicava l'insieme delle armi che compongono l'Esercito: «i fucili la Fanteria, le lance la Cavalleria, i cannoni l'Artiglieria, le asce il Genio, le saette le Trasmissioni», mentre le due sciabole ricordavano la partecipazione alle battaglie risorgimentali; in ultimo la «granata d'oro, infiammata al naturale» è il simbolo che accomuna tutte le truppe terrestri; nella nuova versione la granata, spostata nella lista riportante il motto salvs rei pvblicae svprema lex esto, è stata sostituita da una lorica d'oro, cimata dall'asta di legno al naturale, sostenente l'elmo[59].

Festa dell'Esercito Italiano[modifica | modifica wikitesto]

La festa dell'Esercito Italiano ricorre il 4 maggio e celebra l'istituzione del Regio Esercito, nel 1861, nel 1946 il Regio Esercito ha assunto il nome di Esercito Italiano.

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Missioni e operazioni nazionali[modifica | modifica wikitesto]

A partire soprattutto dagli anni novanta del XX secolo, l'Esercito ha operato in concorso alle altre forze di polizia italiane in occasione di varie attività, come l'Operazione Vespri siciliani nel 1992, in Campania nell'Operazione Alto Impatto del 2002, nell'Operazione Partenope e nell'Operazione Strade Pulite nel 2008 per fronteggiare la crisi dei rifiuti in Campania, oltre a varie attività di polizia in diverse località.

L'arma è stata impegnata anche in diverse operazioni contro il crimine, come ad esempio nell'operazione "Partenope" - nella quale vennero impiegati 500 soldati - che ebbe inizio il 18 febbraio 1994 e fu interrotta il 15 dicembre 1995. Ripresa il 14 luglio 1997 cessò definitivamente il 30 giugno 1998. L'operazione ebbe risvolti positivi ma non riuscì a debellare il fenomeno camorristico, avendo comunque dei risultati nel ridurre la microcriminalità nella città partenopea.

Altre operazioni importanti sono l'operazione Vespri siciliani", l'"operazione Forza Paris", l'"operazione Riace", l'"operazione Salento", l'"operazione Old Bridge", l'"operazione Perseo" e l'"Operazione Strade sicure".

Missioni e operazioni internazionali[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Missioni militari italiane all'estero.

Ha preso parte inoltre a varie missioni a livello internazionale, come ad esempio nella Missione Italcon nell'ambito della guerra in Libano del 1982 (la prima missione internazionale cui l'esercito italiano repubblicano abbia mai partecipato) e alla Missione Ibis I, nell'ambito dell'Operazione Restore Hope in Somalia tra il 1992 e il 1993.

L'impegno in ambito internazionale è continuato con le missioni in Congo (2001), Afghanistan (missione ISAF, dal 2002), Sudan (2003), Iraq (operazione Antica Babilonia, 2003-2006), Libano (operazione Leonte, dal 2006) e Libia (operazione Cyrene)[12].

Le funzioni C4IEW[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Riforma dell'intelligence italiana del 2007.

Le funzioni di intelligence generali vengono ora svolte dall'AISI/AISE quella tecnico militare è svolta dal II Reparto Informazioni e Sicurezza - RIS dello SMD. In ambito forza armata la funzione C4I (comando, controllo, comunicazione, computer, informazione) è assolta dalla Brigata Informazioni Tattiche (fino al 2018 "Brigata RISTA-EW"), che raggruppa le unità di guerra elettronica appartenenti all'Esercito Italiano, alle dipendenze del Comando trasmissioni ed informazioni dell'Esercito (CoTIE)[60].

La sigla RISTA-EW sta per Reconnaissance, Intelligence, Surveillance, Target Acquisition - Electronic Warfare, sempre precisando che la funzione intelligence (a livello strategico e operativo) in Italia, dopo la riforma dell'intelligence italiana del 2007 viene assolta dalle agenzie alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri, che delega allo stato maggiore della difesa le funzioni tattiche, a sua volta supportato da organi delle singole forze armate (come appunto la Brigata RISTA-EW).

Funzioni di protezione civile[modifica | modifica wikitesto]

Talvolta l'Esercito Italiano è intervenuto con funzioni di soccorso alla popolazione in caso di disastri e calamità naturali prima della costituzione del Dipartimento della Protezione Civile avvenuto nel 1992. Dal terremoto di Messina del 1908, al terremoto del Friuli[61][62], al terremoto dell'Irpinia[63], fino alla partecipazione annuale alle operazioni antincendio sia con uomini e mezzi terrestri sia con propri mezzi aerei (come gli elicotteri Chinook dotati di apposito cesto-secchio per il lancio di acqua)[64], l'esercito ha partecipato alle operazioni di soccorso in caso di calamità naturali, schierando ospedali da campo e mezzi per movimento terra, nel controllo delle coste in occasioni degli sbarchi (operazione Salento nel 1995, e a Lampedusa nel 2010), e in occasione di disastri e calamità naturali come l'alluvione di Sarno e Quindici del 1998, il terremoto di Umbria e Marche del 1997, il terremoto del Molise del 2002, il terremoto dell'Aquila del 2009 e il terremoto dell'Emilia del 2012 e alle numerose inondazioni/disastri geologici (varie esondazioni del fiume Po), e nel 2010-2012 (in Calabria, in Sicilia e in Toscana e alle Cinque Terre) e ogni volta in cui la Protezione Civile non sia riuscita a soddisfare con i propri uomini e mezzi le necessità di soccorso alla popolazione[12].

L'esercito ha anche partecipato nel 2010 all'operazione Strade Pulite, ovvero allo sgombero delle strade di Napoli ingombre di spazzatura durante l'emergenza rifiuti in Campania[65] e ai lavori con organi del Genio per ripristinare e mettere in sicurezza numerosi siti in cui riporre l'enorme quantità di rifiuti che gli organi cittadini/provinciali e regionali preposti non erano in grado di soddisfare. Attualmente è impegnato in concorso alla Polizia e ai Carabinieri nell'operazione Strade Sicure, mediante la sorveglianza di punti sensibili di grande transito (metropolitane, grandi stazioni ferroviarie) e presidio di posti fissi (ambasciate, consolati, ecc.)[12].

Dati statistici[modifica | modifica wikitesto]

Personale dell'Esercito Italiano per il 2021[2][66]
Categorie Ruoli % Totale
Ufficiali Ufficiali Generali: 227

Ufficiali Superiori: 7.550

Ufficiali Inferiori: 2937

11.5 10.714
Sottufficiali Ruolo Marescialli: 13.276
Ruolo Sergenti: 8.623
23.5 22.035
Graduati e Truppa Servizio Permanente: 42.519

Ferma Prefissata: 16.946

64 59.465
Allievi Allievi Ufficiali: 296
Allievi Sottufficiali: 261
Scuole militari: 351
1 908
Totale Uomini: 85.394 (91,8%)

Donne: 7.592 (8,2%)

100 92.986

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Armoriali dell'Esercito Italiano[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze alla bandiera di guerra[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Decorazioni alla bandiera dell'Esercito Italiano.

La bandiera di guerra dell'Esercito Italiano è decorata delle seguenti onorificenze (aggiornamento al febbraio 2023):

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dal 4 maggio 1861 come Regio Esercito.
  2. ^ a b Rapporto dell'Esercito Italiano 2020 (PDF), su esercito.difesa.it, p. 45. URL consultato il 27 febbraio 2021.
  3. ^ http://www.ecodibergamo.it/stories/cultura-e-spettacoli/papa-giovanni-xxiii-nominatopatrono-dellesercito-italiano_1253672_11/
  4. ^ Il Generale Carmine Masiello è il nuovo Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, su rid.it. URL consultato il 27 febbraio 2024.
  5. ^ Ministero della Difesa, su difesa.it. URL consultato il 18 agosto 2013.
  6. ^ Nota del ministro Fanti dal sito ufficiale dell'esercito italiano (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2013).
  7. ^ a b c d e f g La Storia > 1946 - 1947 - sul portale dell'EI, su esercito.difesa.it. URL consultato il 16 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2010).
  8. ^ a b La Storia > 1948 - 1954 - sul portale dell'EI, su esercito.difesa.it. URL consultato il 18 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2011).
  9. ^ Bernasconi & Muran 2009, p. 9.
  10. ^ Honest John di Giacomo Stacconeddu. HONEST JOHN - su Ferreamole.it consultato il 17 febbraio 2011
  11. ^ Il marò Filippo Montesi - da referenziare
  12. ^ a b c d La Storia > dal 1955 - ad oggi, su esercito.difesa.it. URL consultato il 17 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2013).
  13. ^ Art. 7 d.lgs 12 maggio 1995, n. 196.
  14. ^ decreto legge 21 aprile 1999 n. 110 convertito in la legge 18 giugno 1999 n. 186.
  15. ^ Art. 1 comma 2 lett. a) legge 31 marzo 2000 n. 78.
  16. ^ Art. 1 comma 1 legge 23 agosto 2004 n. 226.
  17. ^ (PDF) Ministero della Difesa Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa per il triennio 2013 - 2015 - aprile 2013 (PDF) (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2013).
  18. ^ Le specialità.
  19. ^ esercito.difesa.it, http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/armi-e-corpi/Aviazione-Esercito.
  20. ^ d.lgs. 15 marzo 2010, libro IV titolo I capo II (artt. Art. 626 a 632)
  21. ^ Gradi sul sito web ufficiale dell'Esercito Italiano Archiviato il 17 agosto 2011 in Internet Archive.
  22. ^ Qui si è usato il colore Pantone Khaki 16-0726 TC, reso come RGB 161 143 94.
  23. ^ www.esercito.difesa.it.
  24. ^ Subordinato a sua volta al capo di stato maggiore della difesa
  25. ^ Livello Corpo d'armata
  26. ^ esercito.difesa.it, http://www.esercito.difesa.it/organizzazione.
  27. ^ esercito.difesa.it, http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/comando-per-la-formazione-specializzazione-e-dottrina-dell-esercito.
  28. ^ esercito.difesa.it, http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/comando-logistico-esercito.
  29. ^ Il capo di stato maggiore dell'Esercito - Esercito Italiano.
  30. ^ esercito.difesa.it, http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/COMFOTER-COE.
  31. ^ esercito.difesa.it, http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/comfoter-supporto.
  32. ^ esercito.difesa.it, http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/Comando-Forze-Operative-Nord.
  33. ^ esercito.difesa.it, http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/Comando-Forze-Operative-Sud.
  34. ^ esercito.difesa.it, http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/Comando-Truppe-Alpine.
  35. ^ esercito.difesa.it, http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/NRDC-ITA.
  36. ^ Copia archiviata, su esercito.difesa.it. URL consultato il 23 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2017).
  37. ^ www.esercito.difesa.it (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2008).
  38. ^ Esercito Italiano- IL 131° CAMBIA DENOMINAZIONE (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2013).
  39. ^ Esercito Italiano- LO STENDARDO DEL 131° CARRI AL SACRARIO DI ROMA (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2013).
  40. ^ Copia archiviata, su esercito.difesa.it. URL consultato l'8 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2008).
  41. ^ Copia archiviata, su esercito.difesa.it. URL consultato il 1º gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2010).
  42. ^ www.esercito.difesa.it (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2010).
  43. ^ www.esercito.difesa.it (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2009).
  44. ^ www.esercito.difesa.it (archiviato dall'url originale il 14 febbraio 2014).
  45. ^ 105.000 unità ad inventario
  46. ^ 15.000 unità ad inventario
  47. ^ 2.000 unità ad inventario
  48. ^ più di 3000 ad inventario
  49. ^ circa 30.000 ad inventario
  50. ^ Programma trinazionale con Germania e Regno Unito FH-70 90 pezzi ad inventario + 72 di riserva
  51. ^ Circa 1000 ad inventario
  52. ^ Circa 75 ad inventario nel 2021 si aggiungeranno 127 spike con 800 missili
  53. ^ 432 pezzi ad inventario
  54. ^ 145 ad inventario
  55. ^ 24 ad inventario
  56. ^ 6 batterie in acquisizione
  57. ^ "IL CONSORZIO IVECO - OTO MELARA RICEVE UN ORDINE PER ALTRE 16 CENTAURO II". URL consultato il 27 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2023)., su rid.it, 28 giugno 2022, URL consultato il 27 gennaio 2023.
  58. ^ "Centauro II: firmato il contratto per le prime 10 blindo" - "Rivista italiana difesa" N. 9 - 09/2018 pag. 9
  59. ^ Lo Stemma Araldico dell'Esercito, su esercito.difesa.it.
  60. ^ Copia archiviata, su esercito.difesa.it. URL consultato il 17 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2013). Link alla pagina della brigata sul sito dell'Esercito Italiano
  61. ^ Copia archiviata, su esercito.difesa.it. URL consultato il 18 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 14 gennaio 2011). Arma del Genio
  62. ^ A 30 anni dal terremoto, il Friuli non dimentica l'Esercito. A 30 anni dal terremoto, il Friuli non dimentica l'Esercito
  63. ^ Speciali Ispro onLine Storie di Protezione Civile - 23/11/1980: il Terremoto 2008, su scribd.com. URL consultato il 31 agosto 2011. Il Terremoto - Storie di Protezione Civile - IsproonLine - Il sisma in Campania e Basilicata, su ispro.it, 23 novembre 1980. URL consultato il 18 febbraio 2011.
  64. ^ PagineDiDifesa.it - Pagine di difesa (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2012). L'Aviazione dell'Esercito nella campagna antincendio
  65. ^ Intervento dell'esercito a Napoli.
  66. ^ Rapporto Esercito 2021 (PDF), su esercito.difesa.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]