Ettore Scola

Ettore Scola

Ettore Scola (Trevico, 10 maggio 1931Roma, 19 gennaio 2016[1]) è stato un regista cinematografico e sceneggiatore italiano. Fra i maggiori registi italiani, è noto soprattutto per aver diretto film come C'eravamo tanto amati (1974), Brutti, sporchi e cattivi (1976), Una giornata particolare (1977), La terrazza (1980), La famiglia (1987) e Che ora è (1989).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Trevico (Avellino) il 10 maggio del 1931, poco dopo la nascita si trasferisce con la famiglia a Roma, nel rione Esquilino, dove cresce e frequenta il Liceo classico Pilo Albertelli. Appena quindicenne disegnava vignette che portava alle riviste umoristiche Marc'Aurelio e Il Travaso delle Idee.[2] Ancor prima di laurearsi presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma, è un giovane collaboratore dello stesso Marc'Aurelio. Dall'inizio degli anni cinquanta comincia a scrivere sceneggiature di commedie all'italiana, spesso in coppia con Ruggero Maccari. Dalla fine degli anni quaranta collabora scrivendo i testi per diverse trasmissioni di varietà sia radiofonici che televisivi della Rai, tra l'altro è coautore delle scenette settimanali interpretate da Alberto Sordi, tra cui il Conte Claro e Mario Pio.[3]

Fotogramma tratto dal film Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968)

Esordisce alla regia nel 1964, ma il suo primo grande successo lo conseguirà quattro anni dopo dirigendo Alberto Sordi, Nino Manfredi e Bernard Blier in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968): con Sordi lavorerà solo altre tre volte, in un paio di episodi del collettivo I nuovi mostri (1977) e nei film La più bella serata della mia vita (1972) e Romanzo di un giovane povero (1995). Il commissario Pepe (1969) e Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) (1970) traghettano Scola nel decennio più importante della sua carriera. Nel 1974 dirige infatti il suo capolavoro, C'eravamo tanto amati, che ripercorre un trentennio di storia italiana attraverso le vicende di tre amici: l'avvocato Gianni Perego (Vittorio Gassman), il portantino Antonio (Nino Manfredi) e l'intellettuale Nicola (Stefano Satta Flores), i primi due innamorati di Luciana (Stefania Sandrelli). Nel film, dedicato a Vittorio De Sica, compaiono anche Marcello Mastroianni, Federico Fellini e Mike Bongiorno nella parte di loro stessi, oltre ad Aldo e Lella Fabrizi e Giovanna Ralli.[4]

Ettore Scola e Massimo Troisi sul set del film Il viaggio di Capitan Fracassa (1990).

Ormai Scola è un maestro del cinema italiano e un regista di fama internazionale che realizza film come Brutti, sporchi e cattivi (1976), grottesca commedia delle borgate romane con Nino Manfredi. La storia semplice e poetica di Una giornata particolare (1977), con Marcello Mastroianni e Sophia Loren. Nel 1980 il regista tira le somme della commedia all'italiana ne La terrazza, amaro bilancio di un gruppo di intellettuali di sinistra in crisi, con Ugo Tognazzi, Jean-Louis Trintignant, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni. Nel 1981, lontano dal cinema sociale, il regista confeziona una rigorosa versione cinematografica di un capolavoro della letteratura ottocentesca con Passione d'amore, tratto dal romanzo di Tarchetti Fosca, con Valeria D'Obici nella parte della protagonista. Nel 1982 affronta la Rivoluzione francese in Il mondo nuovo (1982), in cui Mastroianni interpreta Giacomo Casanova.[5]

Scola con Massimo Troisi e Marcello Mastroianni sul set del film Che ora è (1989)
C'eravamo tanto amati (1974), di Ettore Scola

Scola riceve un'ottima accoglienza di critica e pubblico quando dirige La famiglia (1987), commedia che ripercorre 80 anni di storia (1906-1986) attraverso la saga di una famiglia con l'interpretazione di Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli e Fanny Ardant. Altri due titoli di un certo rilievo sono Splendor (1988) e Che ora è (1989), entrambi con Mastroianni e Massimo Troisi. Nel 1998 gira La cena, sempre con Gassman, la Ardant e la Sandrelli; nel 2001 Concorrenza sleale, con Diego Abatantuono, Sergio Castellitto e Gérard Depardieu; e nel 2003 il semidocumentaristico Gente di Roma. Dieci anni dopo torna inaspettatamente per l'ultima volta dietro la macchina da presa per dirigere il documentario Che strano chiamarsi Federico, dedicato a Federico Fellini nel ventennale della scomparsa, con il quale partecipa fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Dopo aver ricevuto nel 2009 il premio "Federico Fellini 8½" per l'eccellenza artistica al Bif&st di Bari, ne è stato nominato presidente su proposta del direttore artistico Felice Laudadio;[6] nel maggio dello stesso anno riceve il David di Donatello alla carriera in occasione dei suoi 80 anni.

Non ha mai nascosto le sue simpatie politiche orientate verso sinistra e ha fatto parte del governo ombra del Partito Comunista Italiano nel 1989 con delega ai Beni Culturali.[7]

Nel corso della sua carriera ha vinto otto David di Donatello[8] e ha ricevuto quattro candidature al Premio Oscar per il miglior film straniero: nel 1977 per Una giornata particolare; nel 1978 per I nuovi mostri; nel 1983 per Ballando ballando e nel 1987 per La famiglia. Ha fatto parte del comitato scientifico della Scuola d'arte cinematografica "Gian Maria Volonté": una scuola pubblica e gratuita, istituita dalla Provincia di Roma nel 2011, che rappresenta oggi un polo formativo di riconosciuta eccellenza per le professioni del cinema.[9]

Muore nella serata del 19 gennaio 2016 a Roma, nel reparto di cardiochirurgia del Policlinico[10]. La camera ardente e il funerale laico presso la Casa del cinema a Villa Borghese.

Era sposato con la sceneggiatrice e regista Gigliola Fantoni (1930-2022) da cui ha avuto due figlie, Paola e Silvia Scola, le quali hanno entrambe collaborato professionalmente con il padre rispettivamente come aiuto regista e sceneggiatrice, dedicandogli alfine il documentario Ridendo e scherzando e il libro di memorie Chiamiamo il babbo. Ettore Scola, una storia di famiglia.[11]

Al Marc'Aurelio[modifica | modifica wikitesto]

L'itinerario creativo di Ettore Scola ha inizio alla fine degli anni '40 con le prime collaborazioni al settimanale umoristico Marc'Aurelio; un'esperienza di grande importanza per l'acquisizione di specifiche capacità espressive, attraverso la vignetta e la caricatura e per l'affinamento di un metodo di scrittura basato sulla sintesi del bozzetto, sulla caratterizzazione "a tipage" dei personaggi.

Ettore Scola ha, fin dall'infanzia, una particolare predisposizione verso il disegno caricaturale e la vignetta. Abbozza caricature un po' dovunque, con l'unica finalità del divertimento e i suoi interessi verso la storia e/o gli autori della letteratura si traducono immancabilmente in immagini umoristiche, come testimoniano le tante figurine ritratte in atteggiamenti e tic fra i più disparati, schizzate nelle parti bianche dei superstiti libri di scuola.

Queste prime cellule grafiche contengono, in nuce, l'humour di Scola che caratterizzerà tanta parte della sua produzione.

Proprio nel suo ultimo film, Che strano chiamarsi Federico, Scola ricostruirà la redazione del Marc'Aurelio, mettendo in scena i suoi stessi ricordi, mostrando al lavoro assieme a lui personalità come Age & Scarpelli, Steno, Ruggero Maccari, Giovanni Mosca, Vittorio Metz, nonché Federico Fellini[12].

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica»
— Roma, 28 maggio 2003[18]
Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte - nastrino per uniforme ordinaria
«Per la particolarità del suo cinema che è quella di lasciare degli spazi al pubblico, spazi di riflessione autonoma nei quali ognuno può trovare se stesso, i propri sogni, impulsi, desideri, delusioni. È considerato uno dei massimi registi italiani, per molti un maestro»
— Roma, 21 febbraio 2001[19]

Cittadinanza Onoraria conferita dal Comune di Viareggio il 21 novembre 2013[20].

Laurea ad honorem in Storia della civiltà contemporanea, conferita dall'Università di Udine il 10 maggio 2011:

«Per il contributo che ha dato alla storia italiana del Novecento e per il suo modo di raccontare le vicende, per cui riesce ad appassionare e a spiegare la storia a tutti, partendo dalle vicende private per arrivare a quelle pubbliche per un intreccio accattivante e accurato».»

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Regista[modifica | modifica wikitesto]

Lungometraggi[modifica | modifica wikitesto]

Cortometraggi e documentari[modifica | modifica wikitesto]

  • Festival dell'Unità 1972 (1972) - cortometraggio
  • Festival Unità (1973) - documentario
  • Carosello per la campagna referendaria sul divorzio (1975) - cortometraggio
  • Vorrei che volo (1982) - documentario
  • L'addio a Enrico Berlinguer (1984) - documentario collettivo
  • Roma 12 novembre 1994 (1995) - cortometraggio a firma collettiva
  • I corti italiani (1997) - episodio 1943-1997
  • Un altro mondo è possibile (2001) - documentario collettivo
  • La primavera del 2002 - L'Italia protesta, l'Italia si ferma (2002) - documentario collettivo
  • Lettere dalla Palestina (2003) - documentario collettivo

Sceneggiatore[modifica | modifica wikitesto]

Varietà televisivi[modifica | modifica wikitesto]

Varietà radiofonici[modifica | modifica wikitesto]

  • Vi parla Alberto Sordi (1949 - 1951), coautore testi
  • Sesta pagina, Divagazioni umoristiche di Scola, Grimaldi e Veo, compagnia del teatro comico della radio italiana, regia di Nino Meloni 1951.
  • Affari d'oro, varietà di Costa ed Ettore Scola, orchestra di Armando Fragna (1952)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lancio Agenzia ANSA
  2. ^ Antonio Gnoli, Ettore Scola. Il decano del cinema italiano, i suoi ricordi e la vita fuori dal set, La Repubblica, 13 gennaio 2013, pag. 52,53
  3. ^ Morto il regista Ettore Scola. URL consultato il 7 aprile 2017 (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2017).
  4. ^ Ettore Scola: ritratto italiano, in Artspecialday, 19 gennaio 2017. URL consultato il 7 aprile 2017.
  5. ^ (EN) Un ritratto di Ettore Scola | FLUID PRODUZIONI, su www.fluidproduzioni.com. URL consultato il 7 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2017).
  6. ^ Ettore Scola Presidente del Bif&st
  7. ^ Ettore Scola, una vita nel cinema: arriva in sala "Ridendo e scherzando", in Spettacoli - La Repubblica, 31 gennaio 2016. URL consultato il 7 aprile 2017.
  8. ^ Paola e Silvia Scola, Chiamiamo il babbo. Ettore Scola. Una storia di famiglia, Rizzoli 2019.
  9. ^ home_bis, in Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté. URL consultato il 5 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2022).
  10. ^ http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-01-19/e-morto-ettore-scola-222834.shtml?uuid=ACqg5QDC&refresh_ce=1
  11. ^ Paola e Silvia Scola, Chiamiamo il babbo. Ettore Scola, una storia di famiglia, Rizzoli, Milano, 2019.
  12. ^ Fellini, Steno e Scola redattori del Marc'Aurelio, su news.cinecitta.com. URL consultato il 7 aprile 2017.
  13. ^ a b c Enrico Lancia, Ciak d'oro 1986, su books.google.it. URL consultato il 1986.
  14. ^ Scola restituisce il premio a Piero Fassino. “Vengo a riprenderlo tra un anno”, su lastampa.it. URL consultato il 18 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  15. ^ "Scola riapre il caso precari: «La questione non è risolta». Il suo premio resta a Torino", La Stampa, 6 novembre 2013, p. 55.
  16. ^ La Biennale di Venezia – A Ettore Scola il premio Jaeger-leCoultre Glory to the Filmmaker 2013 Archiviato il 22 agosto 2013 in Internet Archive.
  17. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  18. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  19. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  20. ^ Ad Ettore Scola la cittadinanza onoraria di Viareggio su firenzepost.it

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Radiocorriere
  • Dizionario Bolaffi dei registi italiani, Torino, Giulio Bolaffi Editore, 1979.
  • Pier Marco De Santi, Rossano Vittori, I film di Ettore Scola, Roma, Gremese Editore, 1987.
  • Paola e Silvia Scola, Chiamiamo il babbo. Ettore Scola, una storia di famiglia, Milano, Rizzoli, 2019. ISBN 9788817142717
  • Un drago a forma di nuvola, Ettore Scola e Ivo Milazzo, Milano, Bao Publishing, 2014 (Viterbo, NPE-Nicola Pesce Editore, 2020).
  • The Cinema of Ettore Scola, a cura di Remi Lanzoni ed Edward Bowen, Wayne State University Press, Detroit (MI), 2020.

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