Ettore Sottsass

Disambiguazione – Se stai cercando Ettore Sottsass "senior", vedi Ettore Sottsass (1892-1953).
Ettore Sottsass nel 1969
Compasso d'Oro Premio Compasso d'oro nel 1959
Compasso d'Oro Premio Compasso d'oro nel 1970
Compasso d'Oro Premio Compasso d'oro nel 1989

Ettore Sottsass Jr. (Innsbruck, 14 settembre 1917Milano, 31 dicembre 2007) è stato un architetto, designer e fotografo italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

«Mi arrabbio quando mi dicono che sono un artista; cioè, non mi arrabbio ma sono fondamentalmente un architetto.»

Figlio dell'architetto trentino-tirolese Ettore Sottsass senior[1] e di madre austriaca Antonia Peintner[1], studia a Torino prima presso il liceo scientifico Galileo Ferraris e dopo architettura al Politecnico, laureandosi nel 1939. Successivamente viene chiamato alle armi in Montenegro; resterà internato per 6 anni in un campo di prigionia[incoerente con l'essere arruolato nella Monterosa][2][3]. Dopo l'8 settembre 1943 Sottsass si arruola volontario nella Divisione Monterosa, costituita da Mussolini e dai dirigenti della Repubblica Sociale Italiana, per combattere in ambito montano a fianco dell'esercito di Hitler (Sottsass racconta le sue avventure da tenente della Divisione Monterosa nella sua autobiografia Scritto di Notte pubblicata da Adelphi).

Rientrato in Italia, comincia la sua attività a Milano nel 1947 dove collabora con il padre e poi apre il suo primo studio di design. Collabora in questo primo periodo con Giuseppe Pagano. Nel 1948 entra nel gruppo del MAC (Movimento di arte concreta) e partecipa alla prima collettiva di Milano. Nello stesso anno promuove a Roma la mostra dedicata all'arte astratta in Italia. Nel 1949 sposa la traduttrice e scrittrice Fernanda Pivano, sua coetanea. La rivista Vogue li definisce tra le dieci coppie più brillanti del mondo. Il matrimonio, da cui non nascono figli, entrerà in crisi negli anni settanta[4][5]. Nel 1957 diventa art director di Poltronova, l'azienda di Agliana, chiamato dall'imprenditore Sergio Cammilli.

Nel 1958 incomincia la sua collaborazione con l'Olivetti, nel settore del computer design, a fianco di Marcello Nizzoli, di cui prenderà il posto dopo il suo ritiro[6]. Questa attività durerà circa 30 anni e porterà all'affermazione di un nuovo stile per i prodotti da ufficio della ditta di Ivrea. Tra gli oggetti progettati da Sottsass si possono ricordare le calcolatrici Elea 9003, Summa-19, Divisumma 26 e Logos 27 (1963), le macchine da scrivere Praxis 48 (1964) e Valentine (con Perry King) e il sistema per ufficio Synthesis (1973). Il progetto più importante è stato il computer mainframe Elea 9003 (1959), grazie al quale vinse il Compasso d'oro nel 1959[7].

In anticipo sugli anni della contestazione, Sottsass propone il design come strumento di critica sociale aprendo alla grande stagione del Radical (1966-1972)[2]. Nel 1967 fonda, insieme alla moglie Fernanda Pivano e ad Allen Ginsberg, la rivista d'arte Pianeta fresco. Nel 1972 espone alla mostra curata da Emilio Ambasz, Italy: the new domestic landscape al MoMA di New York.[8] Nel mentre, tiene un giro di conferenze per l'Inghilterra e, nel 1976, riceve la laurea honoris causa al Royal College of Art di Londra[9]. Nel 1976, all'età di 59 anni, incontra il critico Barbara Radice (32 anni) che diverrà la sua "seconda moglie", con la quale vivrà più di trent'anni[10]. Nel 1979 partecipa con il gruppo Alchimia al Design Forum di Linz presentando Seggiolina da pranzo, la lampada da terra Svincolo e il tavolino Le strutture tremano. Nel 1980 insieme con Aldo Cibic, Matteo Thun, Marco Zanini e Marco Marabelli fonda lo studio Ettore Sottsass Associati[11]. Nel 1981 fonda il gruppo Memphis, assieme a Hans Hollein, Arata Isozaki, Andrea Branzi, Michele de Lucchi e altri architetti di livello internazionale.

XII Triennale di Milano, arredamento per interni su progetto di Sottsass. Foto di Paolo Monti, 1960.

Artista di molteplici interessi, figlio d'arte, contamina la sua formazione accademica di architetto con esperienze dirette nel campo delle arti visive conoscendo vari artisti e stringendo amicizie come per esempio con Luigi Spazzapan. Si è avvalso, nel corso degli anni della sua importante carriera, della preziosa collaborazione di amici professionisti spesso divenuti, loro stessi, nomi internazionalmente noti nel mondo del design e dell'architettura, come James Irvine. Nel 1985 realizza l'Edificio condominiale di viale Roma a Marina di Massa, progetto che si contraddistingue per la qualità delle soluzioni architettoniche. Nel 1988 nasce Terrazzo[12], rivista da lui ideata e realizzata insieme con Barbara Radice, Christoph Radl, Anna Wagner e Santi Caleca. Terrazzo si occupa di design e architettura fino al 1996, anno del tredicesimo e ultimo numero.

Gli sono state dedicate numerose mostre personali: si ricordano le grandi mostre, nel 1976, al Cooper Hewitt di New York e all'International Design Zentrum di Berlino, al Centre Georges Pompidou di Parigi nel 1994 e nel 2003, di Design Gallery Milano nel 1988, 1993 e 1995, del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato del 1999, del Suntory Museum di Ōsaka del 2000, del Museo d'Arte Decorativa di Colonia nel 2004 e del MART di Rovereto nel 2005 curate da Milco Carboni. Inoltre sue opere sono conservate nelle collezioni di prestigiose istituzioni museali come il Centro Georges Pompidou e il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, il Victoria and Albert Museum di Londra, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, il Museum of Modern Art e il Metropolitan Museum di New York, il Musée des Arts Décoratifs di Montréal, l'Israel Museum di Gerusalemme e il Museo Nazionale di Stoccolma. Dal 2005 al 2007, anno della sua morte, si dedica all'attività critica[2].

Nel 2003 collabora con Pedretti Graniti, un'azienda trentina estrattrice unica della Tonalite Dell'Adamello. Con essa disegna una fontana di questo materiale che sarà poi esposta in vari musei in tutto il mondo. Sottsass disse "L'idea di una fontana lunga e stretta si rifà più o meno alle antiche fontane di montagna dove gli animali andavano a bere e che erano lunghi tronchi d'albero scavati. L'idea di non abbandonare questa memoria mi è stata suggerita dal fatto di poter avere a disposizione una bellissima pietra che si chiama Tonalite dell'Adamello, avevo cioè a disposizione una pietra che proviene dalle alte montagne del Trentino. Naturalmente, dato che i tempi delle fontane in legno sono passati, ho pensato che una fontana in Tonalite dell'Adamello potesse anche diventare una specie di piccola scultura e così è venuta fuori una fontana che si vedrà. Molte altre spiegazioni non le posso dare perché anche io non le conosco". – Ettore Sottsass Jr.

Oggi il Centro studi e archivio della comunicazione di Parma conserva un fondo dedicato a Sottsass, composto da 13.858 materiali progettuali (9.918 schizzi e disegni, 3.940 disegni esecutivi, di cui 2917 lucidi e 1023 copie eliografiche), 5 scatole di disegni esecutivi, 24 sculture. Questo fondo è pubblico e liberamente consultabile. Il primo nucleo di opere che costituiscono il fondo Ettore Sottsass Jr è stato donato alle collezioni dello CSAC con atto pubblico nel 1979, una seconda donazione è pervenuta in archivio nel 2005 ed è ancora oggi[non chiaro] in fase di definizione[2].

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Muore il 31 dicembre 2007 nella sua abitazione milanese per uno scompenso cardiaco, sopraggiunto durante uno stato influenzale, all'età di 90 anni.

Il Controdesign[modifica | modifica wikitesto]

«Il Controdesign è un modo di essere consapevoli che il meccanismo così come funziona non è quello ideale.»

Sottsass è, in Italia, l’artista che prima di tutti riesce ad esprimere, attraverso la sua produzione di oggetti di design, le idee emergenti di Controdesign o Radical Design, ossia critica sociale espressa attraverso oggetti connotati da un forte sperimentalismo di materiali, tecniche e forme, in diretta opposizione allo stile Razionalista e al gusto comune dell’epoca.

Il movimento nasce nella seconda metà degli anni ‘60 e prosegue, nelle sue connotazioni originali, fino ai primi anni ‘70. Successivamente, il movimento si evolve attraverso diverse declinazioni portate avanti da designer ed architetti come quelli del gruppo Memphis.

Le ragioni dietro all’adesione di Sottsass al movimento sono innanzitutto riconducibili alla natura di Sottsass stesso. La sua seconda moglie, Barbara Radice (nata nel 1943, sposata con Sottsass nel 1976), lo descrive come un uomo profondamente insoddisfatto, solitario ed infelice, avverso a qualsiasi forma di istituzione e per cui il denaro non ha nessun valore. La principale componente del suo carattere è indubbiamente quella provocatoria, che lo porta continuamente a fronteggiare problemi che lui stesso ha creato[13].

Sottsass è fortemente sensibile ai cambiamenti sociali che avvengono in quegli anni in Italia e nel resto del mondo e reagisce ad essi attraverso la realizzazione di disegni e artefatti caratterizzati da forte ironia e critica sociale. In questo periodo Sottsass è ancora sposato con Fernanda Pivano, sua prima moglie.

L'Influenza dei viaggi[modifica | modifica wikitesto]

La sua concezione di prodotto è largamente influenzata dai viaggi compiuti negli anni ‘50 e ‘60 ai quali, come in tutti i suoi viaggi, Sottsass non partecipa unicamente come turista ma con l’intenzione di vivere nuovi luoghi e culture e di ricercare una nuova forma di linguaggio.

Uno dei primi viaggi a segnarlo profondamente è il soggiorno a New York del 1956, durato alcuni mesi, durante i quali lavora nell’ufficio di George Nelson, celebre designer ed architetto modernista. A New York ha modo di conoscere la società americana e le sue abitudini consumiste. Del prodotto di massa comprende e apprezza la durezza e semplicità totali, mentre si rifiuta di concepire il disegno come fenomeno solamente pratico finalizzato alla produzione: i suoi artefatti saranno oggetto di evasione, finalizzati ad arginare la solitudine.

«Il cosiddetto movimento del Contro Design sostiene l’idea che il design non finisce con l’oggetto messo in produzione dall’industria, ma inizia quando entra nelle nostre case, nelle nostre strade, città, cieli, corpi, anime. Il design inizia quando diventa rappresentazione visiva, fisica, sensoriale della metafora esistenziale sulla quale fondiamo le nostre vite.»

Il secondo viaggio cruciale nella sua formazione è quello del 1961 in India, intrapreso con Fernanda Pivano. In questo viaggio Sottsass scopre come la cultura indiana sia fortemente basata sulle sensazioni, sui colori, sulla fisicità e carnalità dei corpi; l’India comunica con un linguaggio che va oltre il parlato. Questa esperienza influenzerà radicalmente le sue produzioni successive, nelle quali prendono forma un’ideologia ben definita e una concezione di oggetto come esercizio di architettura e linguaggio, che si allontana dalle tendenze estetiche del tempo, scuotendone le fondamenta e mettendole in discussione. Fondamentale è il valore attribuito al mobile, non più come mero e freddo oggetto visto in senso astratto, ma come elemento carico di emotività, capace non solo di soddisfare un’esigenza ma anche di trasmettere sensazioni.

«Ho provato a disegnare oggetti, cose, mobili e farli costruire. Li ho fatti grandi e pesanti con zoccoli e basamenti per sottrarli al kitsch dell’arredamento borghese e piccolo borghese. Non stanno quasi da nessuna parte e comunque non legano, non possono neppure produrre coordinati. Stanno soltanto da soli, come i monumenti nelle piazze, e non riescono neanche a fare stile. Sono anche decorati perché così riesco a comunicare stati culturali (in senso antropologico) diversi, a seconda dei casi e a seconda di reali necessità funzionali.»

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Design industriale[modifica | modifica wikitesto]

La consolle di comando dell'Olivetti Elea 9003, secondo il progetto di Ettore Sottsass, premiato con il Compasso d'Oro nel 1959.
Macchina da scrivere Valentine (1969) per Olivetti.
Addizionatrice Summa-19 (1970) per Olivetti.
Specchio Ultrafragola per Poltronova, 1970
Fermata autobus in Königsworther Platz a Hannover.
Collezione (anni ottanta).
Posate Nuovo Milano (1987).
Libreria Casablanca (1981).
Sedia Knoll Mandarin (anni ottanta).
Fontana in Tonalite dell'Adamello
  • Fontana in Tonalite dell'Adamello, pezzo unico (2003)[1]
  • Tavole di peltro e vetro soffiato in serie limitata per Numa (2004)
  • Progetto La cucina sapiente e la tavola contenta per Serafino Zani (2004)
  • Posate Cinque Stelle per Serafino Zani (2004)
  • Lampada Abat-Jour per B&B Italia (2005)
  • Linea di pentole in acciaio Grand Hotel Cuisine per Serafino Zani (2005)
  • Collezione Offerta per Serafino Zani (2006)
  • Vasca da bagno Mega Duo Ovale per Kaldewei (2006)
  • Linea di pentole antiaderenti Bon Appetit per Serafino Zani (2007)

Per le Vetrerie Venini:

  • Scultura di luce Colonna di luce
  • Scultura di luce Pavillon
  • Plafoniera Firenze
  • Vetro soffiato e lavorato a mano Medusa (edizione limitata)
  • Vetro soffiato e lavorato a mano Goburam rosso (edizione limitata)
  • Composizione con base in marmo-portoro e vetro soffiato e lavorato a mano con particolari decori in vetro lattimo Marito e moglie(edizione limitata)
  • Vetro soffiato e lavorato a mano Yemen
  • Composizione coppa e base in vetro opalino soffiato e lavorato a mano Puzzle

Architetture[modifica | modifica wikitesto]

Edificio condominiale di viale Roma a Marina di Massa.

Scritti[modifica | modifica wikitesto]

  • Erotik design, 5 voll., Viterbo, Stampa alternativa, 1996. ISBN 88-7226-323-9.
  • Architetture indiane e dintorni, Napoli-Milano, Archivio Fotografico Parisio-Galleria Antonia Jannone, 1998.
  • Lo specchio di Saffo, Milano, Postdesign, 1998.
  • Epifanie Brevi, Como, Lythos, 1998.
  • Trattato di architettura, Como, Lythos, 1999.
  • Mobili Lunghi, Milano, Postdesign, 2000.
  • Foto dal finestrino, Milano, Adelphi, 2009. ISBN 978-88-459-2429-3.
  • Scritto di notte, Milano, Adelphi, 2010. ISBN 978-88-459-2504-7.
  • Sono vagabondi, Milano, Adelphi, 2016.
  • Per qualcuno può essere lo spazio, Milano, Adelphi, 2017. ISBN 978-88-459-3198-7.
  • Molto difficile da dire, Milano, Adelphi, 2019. ISBN 978-88-459-3341-7.
  • Di chi sono le case vuote?, Milano, Adelphi, 2021. ISBN 978-88-459-3585-5.

Premi e riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b e-ntRA - CMS per siti accessibili - http://www.e-ntra.it/ - Ra Computer S.p.A., ETTORE SOTTSASS sr, su to.archiworld.it. URL consultato il 22 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2016).
  2. ^ a b c d Collezione Musei, su samha207.unipr.it. URL consultato il 22 ottobre 2016.
  3. ^ In Quattro decenni di plays, Ottavio Rosati ipotizza che il trauma della prigionia spiegherebbe perché Sottsass scoppiò a piangere nel momento in cui entrò in casa portando la moglie Fernanda Pivano tra le braccia, come Sottsass racconta nel suo libro Scritto di notte, Adelphi, 2010. Cfr. Quattro decenni di Plays per il Tetro del Tempo Scritti Ipod
  4. ^ Fernanda Pivano di Cesare Cunacchia, Vogue 12 aprile 2011Vogue
  5. ^ Sottsass nel 1990 chiederà il divorzio (che non risulta essere mai stato fatto) alla Pivano. Cfr. Fernanda Pivano, Diari /2 [1974-2009], Bompiani, 2010, p.784
  6. ^ Localport Srl - www.localport.biz, Ettore Sottsass jr, su storiaolivetti.it. URL consultato il 22 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2017).
  7. ^ http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/spettacoli_e_cultura/morto-sottsass/morto-sottsass/morto-sottsass.html
  8. ^ Rai Arte, 1972: Italy, the new domestic landscape, al MOMA di New York, in Il portale di RAI Cultura dedicato all'arte e al design. URL consultato il 22 ottobre 2016.
  9. ^ Ettore Sottsass, su misiaarte.it. URL consultato il 22 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2017).
  10. ^ L'architettura di un amore: Barbara Radice racconta Ettore Sottsass, Panorama, 6 aprile 2018 int. di Carmelo Caruso
  11. ^ Sottsass Associati, su sottsass.it. URL consultato il 22 ottobre 2016.
  12. ^ Mondadori, Mondadori -- Electa, su electaweb.com, 1º settembre 2007. URL consultato il 22 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2008).
  13. ^ Nasce il Radical design, su Casa & Design. URL consultato il 4 dicembre 2019.
  14. ^ http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=49075

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti
Approfondimenti
  • A. Martorana, Ettore Sottsass: progetti di un designer italiano, Firenze 1983
  • Barbara Radice, Memphis, Electa, Milano 1984
  • G. Sambonet, Ettore Sottsass: mobili e arredamenti, Mondadori, Milano 1985
  • Hans Höger, Ettore Sottsass jr. - Designer, Artist, Architect, Wasmuth, Tübingen/Berlino 1993
  • Barbara Radice, Ettore Sottsass, Electa, Milano, 1993
  • F. Ferrari, Ettore Sottsass: tutta la ceramica, Allemandi, Torino, 1996
  • M. Carboni (a cura di), Ettore Sottsass e Associati, Rizzoli, Milano, 1999
  • S. Riva in Il Rosso e il Nero, Figure e ideologie in Italia 1945-1980 nelle raccolte dello CSAC, a cura di A.C.Quintavalle, G.Bianchino, catalogo della mostra, Parma, Milano 1999
  • M. Carboni (a cura di), Ettore Sottsass. Esercizi di Viaggio, Aragno, Torino, 2001
  • Salvatore Lacagnina, Roberto Giustini e Barbara Radice, Ettore Sottsass e Enzo Cucchi, Charta, 2001
  • M. Carboni e B. Radice (a cura di), Ettore Sottsass. Scritti, Neri Pozza Editore, Milano 2002
  • M. Carboni e B. Radice (a cura di), Metafore, Skirà Editore, Milano 2002
  • in collaborazione con Ettore Sottsass Jr. e Enzo Cucchi, Esercizi, Alberico Cetti Serbelloni Editore, Milano 2002
  • M. Carboni (a cura di), Sottsass: fotografie, Electa, Napoli 2004
  • M. Carboni (a cura di), "Sottsass 700 disegni", Skirà Editore, Milano, 2005
  • M. Carboni (a cura di), "Sottsass '60/'70", Editions HYX, Orléans, 2006
  • Arturo Carlo Quintavalle, G. Bianchino (a cura di), Nove100. Arte, fotografia, architettura, moda, design, catalogo della mostra, Parma, 16 gennaio-25 aprile 2010, Milano 2010
  • Barbara Radice, Ettore Sottsass, Electra, 1993;
  • Paola Proverbio, Vando Pagliardini (a cura di), Ettore Sottsass, Milano: Hachette, 2013 pp. 11-36
  • Milco Carboni, Ettore Sottsass jr. ‘60-’70, Collection Frac Centre, 2006, pag. 181
  • Paola Navone, Bruno Orlandoni, Architettura Radicale, Mondadori, 1974

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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