Federico I di Napoli

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Federico I di Napoli
Effigie di Federico I di Napoli su una medaglia di Francesco di Giorgio Martini
Re di Napoli
Stemma
Stemma
In carica7 settembre 1496 –
1º agosto 1501
PredecessoreFerdinando II
SuccessoreLuigi II
Altri titoliConte del Maine (1501-1504)
NascitaNapoli, 16 ottobre 1451
MorteTours, 9 novembre 1504 (53 anni)
Luogo di sepolturaChiesa dei Minimi[1]
Casa realeTrastámara-Napoli
PadreFerdinando I di Napoli
MadreIsabella di Chiaromonte
ConsortiAnna di Savoia
Isabella del Balzo
Figlidi primo letto:
Carlotta
di secondo letto:
Ferdinando
Giulia
Isabella
Alfonso
Cesare
ReligioneCattolicesimo

Federico d'Aragona, ramo di Napoli (Napoli, 16 ottobre 1451[2]Tours, 9 novembre 1504[2]), è stato un sovrano italiano, re di Napoli dal 1496 al 1501.

Era il figlio di Ferdinando I e di Isabella di Taranto; fratello di Alfonso II e zio di Ferdinando II, successe al nipote Ferdinando II, morto precocemente senza eredi nel 1496.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sestino di Federico

Giovanissimo, era già luogotenente generale della Capitanata, di terra di Bari e di terra d'Otranto.

Durante la congiura filo-francese del 1485, il giovane Principe Federico, inviato dal padre a Salerno quale Ambasciatore di concordia, venne catturato e trattenuto come ostaggio dai baroni ribelli. Una incursione della flotta napoletana, comandata dall'ammiraglio di Sorrento Mariotto Boccia, lo liberò nel 1485.

Anche al momento di succedere a Fernando, quindi con la salita al trono di Federico, non si erano ancora spente le rivendicazioni francesi alla corona di Napoli.
In seguito, dopo Carlo VIII, che nel 1495 aveva invaso il regno, salvo poi essere sconfitto a Fornovo e rientrato in Francia lasciando via libera al giovane sovrano aragonese, anche il suo successore sul trono di Parigi, Luigi XII, avanzò pretese al trono di Napoli.

Nelle sue aspirazioni il re francese trovò l'appoggio di Ferdinando II d'Aragona, cugino di Federico e noto con il nome di Ferdinando il Cattolico. In effetti, con un trattato segreto stipulato a Granada l'11 novembre 1500, i due sovrani concordarono la spartizione del regno, rendendo pubblico il loro accordo l'anno successivo: Campania ed Abruzzo, Napoli compresa, erano destinati a Luigi; Apulia e Calabria a Ferdinando.

Federico, nulla sapendo del trattato di Granada, aprì le fortezze calabresi agli spagnoli affinché lo soccorressero; una volta conosciuto il tradimento del congiunto prese accordi con i Francesi, per cui cedette il regno a Luigi XII di Francia ottenendo in compenso la contea del Maine, da tramandare ai propri eredi, con una pensione vitalizia. Ma l'accordo di Granada non fu mai realmente rispettato: nel 1504 Ferdinando il Cattolico prese il regno con le armi e ne assunse il comando. Nello stesso anno dichiarò l'annessione del regno alla corona di Spagna e lo costituì in vicereame.
Napoli e il meridione d'Italia persero l'indipendenza e restarono così un possedimento diretto di sovrani stranieri per più di due secoli, fino alla conquista dei regni delle Due Sicilie ad opera di Carlo di Borbone nel 1734.

Federico morì a Tours il 9 novembre 1504.

Aspetto e personalità[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di Federico d'Aragona tratta dal libro di Bastian Biancardi Le vite dei Re di Napoli, raccolte succintamente con ogni accuratezza

«Huomo di costumi placidissimo et emendatissimo, e nelle lettere molto versato, al pari di qualsivoglia de' suoi tempi, ma d'animo assai dismesso e timodo»

"Non fu esente dalle fiamme d'amore" e, dopo essere asceso al trono, prese per amante Beatrice, figlia di Vito Pisanello, finché a causa della gelosia della moglie Isabella – la quale meditava di far uccidere la giovane – non fu costretto a darla in sposa a Tiberio Caracciolo, gentiluomo del Seggio Capuano.[3] Fra i suoi favoriti si ricorda Ugo di Cardona, morto nel 1501.[4]

Per il suo carattere debole e remissivo, subiva spesso i soprusi del violento fratello maggiore Alfonso II: una volta, "per aver detto che il regno toccava a lui, fu preso da Alfonso presso Altamura per la zazzera" e, trascinato giù da cavallo, ne "ebbe boffettoni e schiaffi".[5] Ancora nel 1494, durante una cerimonia religiosa a Taranto, nella chiesa erano state predisposte due sedie: una per ciascun fratello; quando Alfonso seppe che la seconda sedia era per Federico, con un calcio la buttò giù dal palco, "mostrando sdegno che l'havesse vogiuo esser so equal", e per umiliarlo volle che fosse Federico stesso ad abbassarsi per togliergli gli speroni dagli stivali e che gli tenesse la staffa quando rimontò a cavallo.[6] Per queste ragioni si ebbe il sospetto che, per rivalsa e per desiderio d'essere incoronato re, avesse fatto morire il nipote Ferrandino.[5]

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Come suo padre, anche Federico fu sposato due volte. L'11 settembre 1478, a Milano, sposò Anna di Savoia (14551480), figlia del duca Amedeo IX di Savoia e di Iolanda di Valois, dalla quale ebbe una figlia:

Morta Anna nel 1480, il 28 novembre 1486 ad Andria Federico sposò in seconde nozze Isabella del Balzo, figlia di Pirro del Balzo duca d'Andria, morta a Ferrara il 22 maggio 1533. Dall'unione nacquero cinque figli:

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Ferdinando I di Aragona Giovanni I di Castiglia  
 
Eleonora d'Aragona  
Alfonso V d'Aragona  
Eleonora d'Alburquerque Sancho Alfonso d'Alburquerque  
 
Beatrice del Portogallo  
Ferdinando I di Napoli  
Enrico Carlino  
 
 
Gueraldona Carlino  
Isabella Carlino  
 
 
Federico d'Aragona  
Deodato II di Clermont-Lodève Bérenger VI de Clermont-Lodève  
 
 
Tristano di Chiaromonte  
Isabella di Roquefeuil Arnaud III de Roquefeuil  
 
Hélène de Gourdon de Castelnau  
Isabella di Chiaromonte  
Raimondo Orsini del Balzo Nicola Orsini  
 
Giovanna di Sabrano  
Caterina Orsini del Balzo  
Maria d'Enghien Giovanni d'Enghien  
 
Sancia del Balzo  
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Treccani
  2. ^ a b Gino Benzoni, FEDERICO d'Aragona, re di Napoli, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 45, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1995. Modifica su Wikidata
  3. ^ Domenico Confuorto, Nuov'aggiunta alli discorsi diversi tragici et amorosi occorsi in Napoli e altrove a' napolitani composta dal M.co M.J. uscita in luce quest'anno 1718, Stamperia del Valentino, pp. 112-116.
  4. ^ I diarii di Marino Sanuto, Volume 3, Marino Sanudo · 1880, pp. 35, 77, 969.
  5. ^ a b Silvio et Ascanio Corona, Successi tragici et Amorosi, a cura di Angelo Borzelli, Stamperia del Valentino, p. 73.
  6. ^ Malipiero, p. 330.
  7. ^ G. Mazzatinti, La biblioteca dei re d'Aragona, 1897, pag. CX, nota 1.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bastian Biancardi, Le vite de Re di Napoli, Raccolte succintamente con ogni accuratezza, Napoli, F. Pitteri, 1737.
  • Antonio Foresti, Mappamondo Istorico Cioè Ordinata Narrazione Dei Quattro Sommi Imperi Del Mondo Da ... toccante le vite de' primi Dominanti in Sicilia, e de' Re di Napoli ..., Parma, Oglio, 1711.
  • Bernardino Corio, L'Historia di Milano, Giorgio de' Cavalli, 1565.
  • Domenico Malipiero, Annali veneti dall'anno 1457 al 1500, a cura di Francesco Longo, Agostino Sagredo, 1843.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Re di Napoli Successore
Ferdinando II 1496 – 1501 Luigi XII
Controllo di autoritàVIAF (EN62615853 · ISNI (EN0000 0004 4479 5861 · BAV 495/24238 · CERL cnp00523907 · GND (DE129019941 · BNF (FRcb16630225j (data) · WorldCat Identities (ENviaf-62615853
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