Francesco Ceracchini

Francesco Ceracchini (Sinalunga, 1768[1]Siena, 24 luglio 1824[2]) è stato un compositore e organista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Abbiamo pochissime fonti biografiche su Ceracchini. Lo sappiamo prima (dal 1789) organista poi (dal 1796) maestro di cappella del duomo di Siena.[1] I contemporanei lo descrivono estremamente virtuoso sia con l'organo sia con il violino e il violoncello.[1] Si ha notizia di due suoi lavori per il teatro (un Antigono di Metastasio per la Pergola di Firenze nel 1794, Elisa ed Alceo per Siena, del 1797, e il Sacrificio di Isacco per il senese istituto dei sordomuti, datato 1824)[3][4], di sue cantate profane, anche celebrative (per Leopoldo II e per la Regina d'Etruria)[1][5], e, soprattutto, di molta sua musica sacra. Nel 1815 dette vita alla Banda Municipale di Siena, la prima banda civica della città (dopo i primi ensemble strumentali settecenteschi sorti nella corte lorenese).[6][7] Le fonti coeve parlano di una sua attività di insegnante di organo e contrappunto.[1][8]

Opere e fonti[modifica | modifica wikitesto]

La sua musica sacra sopravvive in numerosi autografi e in copie manoscritte coeve. Gran parte di questo repertorio è a Siena, all'Opera della Metropolitana di Siena[9][10][11] e nel Fondo Provenzano della Biblioteca degli Intronati.[9][12] Un numero minore ma cospicuo è conservato anche nel Fondo Torrefranca del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia[10][11] e in due istituzioni di Firenze (l'Archivio della Santissima Annunziata e il Conservatorio).[11] Alcuni pezzi sono alla Biblioteca Palatina di Parma (in esemplari anche digitalizzati).[13][14][15][16][17] Parma, Venezia e Siena (Fondo Provenzano) conservano anche molti suoi lavori profani.[10][11][12][18] Copie pressoché complete della partitura di Alceo ed Elisa sono, oltre che a Parma, anche al Conservatorio di Genova e all'Accademia di Santa Cecilia di Roma.[11] Stralci di Alceo ed Elisa sono gli unici pezzi di Ceracchini circolati fuori dall'Italia, come dimostra una miscellanea al Musikaliensammlung della Landesbibliothek Mecklenburg-Vorpommern Günther Uecker di Schwerin.[19] Nel Fondo della Famiglia Sergardi-Biringucci (uno degli esponenti, Fabio, era un musicista ottocentesco) c'è una cantata per la Regina d'Etruria compatibile con quella che sappiamo essere stata composta da Ceracchini, ma lo stato attuale degli studi non permette di accertarne l'attribuzione in modo definitivo.[5]

Edizioni moderne[modifica | modifica wikitesto]

Sue opere per organo (a cura di Cesare Mancini e Marco Rossi) sono state incluse in miscellanee edite a Bergamo da Carrara.[20][21]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Pezzi per organo di Ceracchini sono stati registrati (nello studio SMC di Ivrea) da Mario Duella nel 2010.[22]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Morrocchi, p. 124.
  2. ^ Bio, su Edizioni Carrara. URL consultato il 28 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2019).
  3. ^ Marcello De Angelis (a cura di), Melodramma, spettacolo e musica nella Firenze dei Lorena, Firenze, Giunta Regionale/Milano, Bibliografica, 1991, documento 738.
  4. ^ Robert Eitner, Biopgraphisch-Bibliographisches Quellen-Lexikon der Musiker und Musikgelehrten, vol. 2, Leipzig, Breitkopf & Härtel, 1900, p. 391. Disponibile online, su Internet Archive.
  5. ^ a b Scheda del materiale musicale dell'Archivio di Stato, su CeDoMus.
  6. ^ Cellesi.
  7. ^ Scheda dell'Unione Bandistica Senese, su CeDoMus.
  8. ^ François-Joseph Fétis, Biographie universelle des musiciens et bibliographie générale de la musique, vol. 3, Bruxelles, Leroux/Mainz, Schott, 1836, p. 90.
  9. ^ a b Sergio Balestracci, I fondi musicali senesi dell'Archivio dell'Opera del Duomo e della Biblioteca degli Intronati, in Giulia Giovani (a cura di), Fonti musicali senesi. Storie, prassi e prospettive di ricerca, Siena, Accademia senese degli Intronati, 2018, pp. 171-186.
  10. ^ a b c Cerca «Ceracchini, Francesco», su RISM.
  11. ^ a b c d e Cerca «Ceracchini», su URFM.
  12. ^ a b Scheda del Fondo Provenzano, su CeDoMus.
  13. ^ Scheda di un «Gloria» digitalizzato, su SBN/Internet Culturale.
  14. ^ Kyrie e Gloria digitalizzati, su SBN/Internet Culturale.
  15. ^ Kyrie digitalizzato, su SBN/Internet Culturale.
  16. ^ Gloria digitalizzato, su SBN/Internet Culturale.
  17. ^ Kyrie concertato digitalizzato, su SBN/Internet Culturale.
  18. ^ Digitalizzazione di 24 sonate per tastiera nel Fondo Torrefranca, su IMSLP.
  19. ^ Scheda della miscellanea con i pezzi di «Alceo ed Elisa» a Schwerin, su RISM.
  20. ^ Scheda della pubblicazione, su Presto Sheet Music.
  21. ^ Scheda della pubblicazione, su Bodensee Musikversand.
  22. ^ Scheda del disco, su AllMusic.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sergio Balestracci, I fondi musicali senesi dell'Archivio dell'Opera del Duomo e della Biblioteca degli Intronati, in Giulia Giovani (a cura di), Fonti musicali senesi. Storie, prassi e prospettive di ricerca, Siena, Accademia senese degli Intronati, 2018, pp. 171–186.
  • Antonio Mazzeo, Deifebo Romagnoli e Francesco Ceracchini: musicisti senesi del 1700-1800. I maestri di Deifebo e il Regolamento della Cappella musicale del Duomo di Siena, Siena, Centro studi per la storia della musica senese, 1991.
  • Luigia Cellesi, Storia della più antica banda musicale senese, Siena, Tipografia e litografia Sordomuti di Lazzeri, 1906. Ristampa anastatica con aggiornamento storico-bio-bibliografico a cura di Duccio Balestracci: Siena, Industria Grafica Pistolesi, 1998.
  • Robert Eitner, Biopgraphisch-Bibliographisches Quellen-Lexikon der Musiker und Musikgelehrten, vol. 2, Leipzig, Breitkopf & Härtel, 1900, p. 391. Disponibile online, su Internet Archive.
  • Rinaldo Morrocchi, La musica in Siena, Bologna, Forni, 1969. Ristampa anastatica dell'edizione a cura di Luciano Banchi con nota biografica dell’autore di Raffaello Lapi: Siena, Litografia Sordomuti di Lazzeri, 1886.
  • François-Joseph Fétis, Biographie universelle des musiciens et bibliographie générale de la musique, vol. 3, Bruxelles, Leroux/Mainz, Schott, 1836, p. 90.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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