Friedrich Ebert

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Friedrich Ebert

Presidente del Reich Tedesco
(Repubblica di Weimar)
Durata mandato11 febbraio 1919 –
28 febbraio 1925
Capo del governoPhilipp Scheidemann
Gustav Bauer
Hermann Müller
Constantin Fehrenbach
Joseph Wirth
Wilhelm Cuno
Gustav Stresemann
Wilhelm Marx
Hans Luther
Predecessorecarica istituita
SuccessorePaul von Hindenburg

Cancelliere del Reich
Durata mandato9 novembre 1918 –
13 febbraio 1919
Capo di StatoGuglielmo II di Germania
Se stesso
PredecessoreMassimiliano di Baden
SuccessorePhilipp Scheidemann

Ministro presidente della Prussia
Durata mandato9 novembre 1918 –
11 novembre 1918
PredecessoreMassimiliano di Baden
SuccessorePaul Hirsch

Dati generali
Partito politicoPartito Socialdemocratico di Germania
FirmaFirma di Friedrich Ebert

Friedrich Ebert (Heidelberg, 4 febbraio 1871Berlino, 28 febbraio 1925) è stato un politico tedesco, primo presidente della Repubblica di Weimar dall'11 febbraio 1919 al 28 febbraio 1925.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato ad Heidelberg, era figlio di un sarto. La casa in cui nacque e abitò al numero 18 della Pfaffengasse, nel pieno centro di Heidelberg, è stata convertita in museo. Artigiano sellaio, ancora giovane si dedicò al giornalismo politico, si impegnò come sindacalista e come appartenente al Partito Socialdemocratico, diventando leader della sua ala sinistra e segretario generale nel 1905[1]. Fu deputato al Reichstag fino al 1919.[2]

Nell'agosto del 1914 Ebert convinse il suo partito a votare a favore del conflitto, motivando la scelta come un gesto patriottico e una misura difensiva contro le minacce rivolte alla Germania. La sua posizione a favore dell'approvazione dei crediti di guerra, così come quella di un altro leader revisionista come Philipp Scheidemann, recarono gravi spaccature nel partito fino alla scissione di una sua parte, che diede vita al Partito Socialdemocratico Indipendente di Germania (USPD) agli inizi del 1917[3]. Nel corso della guerra si oppose sempre più alla politica imperiale, che, contrariamente alla sua iniziale convinzione, non gli sembrava più mossa da necessità di difesa; si mise in relazione con i socialisti stranieri e presiedette la delegazione tedesca al congresso socialista di Stoccolma.

Quando la sconfitta della Germania apparve inevitabile, venne costituito un nuovo governo formato dal principe Maximilian di Baden, che incaricò Ebert e altri membri del Partito Socialista Democratico di far parte del ministero nell'ottobre del 1918. Nominato cancelliere il 9 novembre dello stesso anno[4](ricevendo impropriamente l'incarico da von Baden, che essendo cancellerie non ne aveva potere, in quanto costituzionalmente del kaiser), proclamò la Repubblica assieme a Philipp Scheidemann[5] e chiamò quest’ultimo alla presidenza del consiglio. Contrastò nel gennaio del 1919 l'insurrezione dello spartachismo, che fu sconfitta grazie all'azione congiunta di Scheidemann e Gustav Noske[6], con il concorso dei Freikorps.

Il 13 febbraio successivo Ebert fu eletto dall'assemblea riunitasi a Weimar presidente del Reich[1]. Attaccato dall'estrema sinistra e dall'estrema destra, cercò di assicurare alla Repubblica di Weimar una direzione stabile di fronte alla crisi morale ed economica che la travagliava. In politica estera sostenne gli sforzi del ministro Stresemann di riappacificazione con la Francia. Il suo mandato quinquennale fu prorogato di due anni, ma morì prima di poterlo terminare il 28 febbraio 1925 a Berlino.

A causa del suo appoggio allo sciopero del 1918 fu duramente attaccato da giornalisti e politici dell'estrema destra. Gli attacchi, spesso violenti, lo indussero, nel 1924, a far causa al giornalista Rothard, che lo accusava di essere un traditore[6].

A causa del suo appoggio all'ingresso della Germania nella grande guerra e di altre posizioni giudicate reazionarie, soprattutto il suo ruolo nella repressione della rivolta spartachista con l'aiuto dei Freikorps, la sua morte fu annunciata da l'Unità, organo di stampa del Partito Comunista d'Italia, con un articolo dal titolo La morte del social-traditore Ebert, che si conclude con queste parole: «gli operai e i contadini d'Italia, di fronte al passaggio di questo feretro social-democratico, passano oltre. Senza scoprirsi. Perché il morto fu un boia del proletariato»[7].

L'omonimo figlio Friedrich Ebert fu un politico di spicco della Germania Est.

Fondazione[modifica | modifica wikitesto]

Alla sua morte nel 1925 fu creata la fondazione che porta il suo nome (Friedrich-Ebert-Stiftung o FES),[8] che è la più antica fondazione politica della Germania.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) M. Freund, Friedrich Ebert, su britannica.com. URL consultato il 15 luglio 2021.
  2. ^ (DE) Stiftung Deutsches Historisches Museum, Gerade auf LeMO gesehen: LeMO Biografie, su dhm.de. URL consultato il 5 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2019).
  3. ^ (EN) B. Braun, Ebert, Friedrich, su encyclopedia.1914-1918-online.net, 8 ottobre 2014. URL consultato il 15 luglio 2021.
  4. ^ M. Gilbert, La grande storia della prima guerra mondiale, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1998, p. 1458, ISBN 9788852050435.
  5. ^ Guido Formigoni, Storia della politica internazionale nell'età contemporanea (1815-1992), Bologna, Il Mulino, 2000, p. 274, ISBN 88-15-07617-4.
  6. ^ a b Ebert, Friedrich, su treccani.it. URL consultato il 15 luglio 2021.
  7. ^ La morte del social-traditore Ebert (PDF), in l'Unità, 1º marzo 1925.
  8. ^ Auslandsbüro der Friedrich-Ebert-Stiftung in Italien - La FES in breve, su fes-italia.org. URL consultato il 5 novembre 2018.
  9. ^ (DE) Über die FES, su fes.de. URL consultato il 5 novembre 2018.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Presidente del Reich Successore
- 1919 - 1925 Paul von Hindenburg
Predecessore Cancelliere del Reich Successore
Massimiliano di Baden 9 novembre 1918 - 13 febbraio 1919 Philipp Scheidemann
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