Gianduiotto

Gianduiotto
Due gianduiotti
Origini
Altri nomiGiandujotto
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
Diffusionemondiale[1]
Zona di produzioneTorino e Novi Ligure (AL)
Dettagli
Categoriadolce
RiconoscimentoP.A.T.
Settorepaste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria
Ingredienti principalicacao, zucchero e nocciole[2]

Il gianduiotto o giandujotto (giandojòt in piemontese, IPA [ʤandʊ'jɔt]), è un cioccolatino a forma di prisma a base rettangolare composto con cioccolata denominata gianduia che si produce a Torino. Solitamente è avvolto in carta dorata o argentata.

Viene ottenuto impastando il cacao amaro e lo zucchero con la famosa nocciola Tonda Gentile del Piemonte, rinomata per la sua qualità. È incluso tra i prodotti agroalimentari tradizionali piemontesi (cod. 292)[3] e, con la denominazione di Giandujotto di Torino, è candidato al riconoscimento dell'indicazione geografica protetta[4].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il gianduiotto fu prodotto per la prima volta dalla nota azienda dolciaria torinese Caffarel nello storico stabilimento di Borgo San Donato[5] e presentato al pubblico nel carnevale del 1865 dalla maschera torinese Gianduja, da cui prende il nome, che distribuiva per le strade della città la nuova bontà.

Le sue origini, secondo tale versione, si riconducono a motivazioni storico-politiche ben precise: con il blocco napoleonico (Blocco continentale), le quantità di cacao che giungevano in Europa erano ridotte e con prezzi esorbitanti ma ormai la richiesta di cioccolato continuava ad aumentare. Michele Prochet decise allora di sostituire in parte il cacao con un prodotto molto presente nel territorio: la nocciola tonda gentile, una nocciola con gusto deciso e delicato. L'impasto è dunque composto da nocciole tostate e macinate (con la raffinatrice la nocciola diventa una crema perché contiene olio), cacao amaro, burro di cacao e zucchero.

Tale ricostruzione storica, secondo alcuni, non è priva di criticità[6]. Relativamente al blocco continentale, anche il costo dello zucchero, ingrediente importante del gianduia, aumentò significativamente. Inoltre, nel 1905, comparve nell’Almanacco Italiano un lungo articolo di autore anonimo. A un certo punto, relativamente alla Fabbrica di via Balbis della Talmone, leggiamo che “[…] da essa escono quotidianamente, per l’Italia e per l’esportazione che è vastissima, ingenti quantità del famoso Cioccolato delle Piramidi, dei gustosi e corroboranti Giandujotti (antica creazione di questa Casa), […]"[7].

La produzione[modifica | modifica wikitesto]

La maschera Gianduja, che dette il nome al cioccolatino

Poiché l'alta quantità di nocciole nell'impasto non permetteva che il cioccolatino fosse prodotto in forme, per lungo tempo il gianduiotto veniva tagliato a mano.[8]

Oggi esistono due metodi contrapposti per la produzione del gianduiotto: l'estrusione e il colaggio.

Il gianduiotto prodotto per estrusione è colato direttamente su piastre senza uso di stampi, con macchine progettate e realizzate ad hoc. Tale tecnica permette di produrre Gianduiotti dalla consistenza particolare: né troppo fluida né troppo solida.

Il gianduiotto stampato è molto più industriale, con una percentuale minore di cioccolato ed è, per necessità, più duro, dovendosi staccare dallo stampo.

Il gianduiotto fu il primo cioccolatino confezionato singolarmente.

Produttori[modifica | modifica wikitesto]

La Caffarel depositò il marchio Gianduia ed è tuttora l'unica azienda a poter stampare il volto della maschera sull'incarto.[8] Pure altre ditte di cioccolato producono gianduiotti: Pernigotti, Streglio, Peyrano, Ziccat, Feletti, Novi, Venchi, La Suissa, Borgodoro e tutte le piccole cioccolaterie torinesi quali sono Calcagno 1946, la Ballesio Cioccolato di Leini, che produce ancora i gianduiotti tagliati a mano.

Record[modifica | modifica wikitesto]

Il gianduiotto più grande del mondo fu realizzato dalla Novi per essere esposto a Torino nel corso della manifestazione Eurochocolate del 2001: misurava 2 metri di altezza per 4 metri di lunghezza per 1 metro di larghezza con un peso di quaranta quintali, frutto di 150 ore di lavoro[9].

Cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Lo scrittore Bruno Gambarotta ha fatto di un gianduiotto "ierogamico" il protagonista inanimato del suo libro Il Codice Gianduiotto, divertente parodia del celebre romanzo Il codice da Vinci.

Inoltre il famoso divulgatore scientifico Piero Angela ha affermato in più occasioni di essere un grande amante del classico cioccolatino Torinese.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Rovagnati, IL PRIMO CIOCCOLATINO INCARTATO SINGOLARMENTE, su mangiarebuono.it, 20 febbraio 2014.
  2. ^ GIANDUJOTTO, su Piemonte Agri Qualità. URL consultato il 4 luglio 2017.
  3. ^ Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Decreto 7 giugno 2012. Dodicesima revisione dell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali - Allegato, in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n.142, 20 giugno 2012, p. 53.
  4. ^ Torino vuole il riconoscimento IGP per il Giandujotto, su qualivita.it.
  5. ^ Ugo Sartorio, Borgo Vecchio e dintorni, Graphot Editrice, pag. 53
  6. ^ (EN) scott, Focus on Gianduia, Part 13: Michele Prochet and the 1865 Birth of Gianduia | DallasFood, su dallasfood.org, 4 aprile 2011. URL consultato il 7 aprile 2021.
  7. ^ STORIA DEL GIANDUIOTTO: Gustorotondo - Buono, sano, artigiano, su Gustorotondo, 16 ottobre 2017. URL consultato il 7 aprile 2021.
  8. ^ a b Gianduiotti tagliati a mano, su ballesiocioccolato.it. URL consultato il 30 ottobre 2020.
  9. ^ Il Gianduiotto compie 150 anni, su torinotoday.it. URL consultato il 4 luglio 2017.

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