Giardini Colonna

I giardini Colonna sono stati un parco di proprietà della famiglia Colonna a Marino, sui Colli Albani. Erano annessi al Casino Colonna, costruito nella prima metà del Cinquecento.

I giardini, abbandonati nel corso del Settecento, furono adattati ad uso produttivo all'inizio del XIX secolo, e divennero noti come Orti Colonna o Giardinaccio. A cavallo tra Ottocento e Novecento l'area, a ridosso del centro di Marino, è stata ampiamente urbanizzata, ed oggi è inclusa nel quartiere Borgo Garibaldi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Marino.
Uno dei due archi cosiddetti "del Paradiso", accessi ai Giardini.
La volta affrescata del soffitto del Casino.

La creazione e l'ampliamento[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Marino nell'età contemporanea.

Il primo nucleo dei Giardini, il più grande, chiamato "Giardino Vecchio", fu voluto dal principe Ascanio I Colonna nel XVI secolo, in abbinamento alla costruzione di Palazzo Colonna iniziata nel 1532 ed all'apertura della Strada Nuova, oggi via Roma, risalente probabilmente al 1536.[1]

Nel 1584 il figlio terzogenito di Marcantonio II Colonna, Ascanio Colonna, decide di ampliare il parco verso sud, creando il Giardino Nuovo, una terrazza sul Bosco Ferentano al cui centro c'è il Casino Colonna.[2] L'opera venne progettata dall'architetto Girolamo Rainaldi.[2]

Nel Casino vennero realizzati alcuni affreschi raffiguranti la gloria della famiglia Colonna e di Marcantonio, vincitore nel 1571 della battaglia di Lepanto.

Tra il Giardino Vecchio ed il Giardino Nuovo passava il viadotto della via Castrimeniense, che scavalcava il parco congiungendo Porta Romana a piazza del Marcato, oggi borgo Garibaldi.

I celebri architetti francesi Charles Percier e Pierre-François-Léonard Fontaine descrissero il Casino nella loro pubblicazione del 1809 Choix des plus célèbres maisons de plaisance de Rome et de ses environs,[3] ammirandone l'architettura e le decorazioni e definendolo "uno di quegli edifici che una modesta apparenza ha sottratto alla celebrità".[4]

La decadenza ottocentesca[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Marino nel XIX secolo.

Il complesso verde venne in seguito ridotto ad area seminativa, con la creazione dei Granai Colonna sull'attuale via della Stazione, come risulta nel Catasto gregoriano del 1816: fu anche amministrata per un certo periodo dal cardinal Agostino Rivarola.

Nel Catasto gregoriano, realizzato tra il 1816 ed il 1835 e rimasto in vigore dal 1835 al 1870, l'intera proprietà risultava come "Eredità del fu principe Filippo Colonna amministrata da S. E. il Cardinal Rivarola Agostino": la particella 2010 era occupata da una "fontana", quella 2011 da "muri diroccati", la particella 775 era una "casa ad uso di magazzino con corte", i Granai Colonna appunto, la particella 778, l'antico Casino, risultava "casa di proprio uso", mentre le particella 776, 777 e 779, l'antico Giardino Nuovo, erano terreni seminativi.

Nel 1877 l'allora sindaco di Marino Sigismondo Zelinotti pensò di porre le basi per la futura espansione urbanistica dell'abitato facendo acquistare al Comune l'area degli Orti Colonna ed altri terreni in località San Rocco: a tale scopo il Comune si espose per un fido bancario negoziato di 200.000 lire circa con la Cassa Depositi e Prestiti.[5] Il sindaco inviò anche una lettera al principe Giovanni Andrea Colonna chiedendogli di acconsentire alla vendita dell'area di sua proprietà ad un prezzo equo,[6] ma evidentemente fu inutile, perché il 20 febbraio 1879 il prefetto di Roma autorizzò l'esproprio dell'area, fatto eseguire dal sindaco il 1º marzo di quello stesso anno. In cambio al principe venne riconosciuto il prezzo di 11.660 lire.[7]

L'urbanizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Marino nel XX secolo.

Il Comune di Marino, divenuto proprietario dell'area degli Orti già Giardini Colonna, predispose subito un piano di urbanizzazione, redatto dall'ingegner Luigi Pellini. Innanzitutto fu predisposta la realizzazione di uno stradone d'accesso al paese (oggi viale Massimo d'Azeglio) alternativo alla ripida via Romana (oggi via Costa Batocchi). La nuova strada era lunga circa 700 metri e larga 20 (esclusi i marciapiedi, previsti in seguito) e faceva tre curve, la prima (all'incrocio con via Roma) di angolo 51°, la seconda (attuale incrocio con via Paolo Mercuri) di 44°, la terza di 11°.[8]

Per il completamento della strada nel 1888 venne deliberato anche l'abbattimento del tratto settentrionale delle antiche mura di Marino e della trecentesca porta Giordana.[9]

La parte centrale dei Giardini, ora circondata da quattro strade, fu destinata dal Comune nel 1898 alla costruzione di un edificio scolastico.[10]

Nel 1904 l'ingegner Achille Grandi chiese di edificare due villini, oltre al proprio, nel relitto dell'area ex-Orti Colonna a destra della nuova strada.[11] Il Consiglio comunale concesse gratuitamente il permesso a costruire, uno per anno, quelli che ben presto divennero i tre "Villini Grandi". In uno dei villini fu residente per qualche tempo Giuseppe Ungaretti.

Qualche anno dopo, nel 1910, l'avvocato Edoardo Pompei ottenne la concessione a costruire un villino accanto ai tre preesistenti, pagando 2 lire al metro2.[12]

Negli anni del fascismo nell'area centrale destinata ad uso scolastico fu realizzata la palestra della Gioventù Italiana del Littorio, oggi di pertinenza dell'istituto comprensivo statale "Giacomo Carissimi", il cui plesso (asilo, scuole elementari e medie) risale al secondo dopoguerra.

Negli anni Cinquanta l'area è stata completamente urbanizzata, ad eccezione del Casino Colonna, il quale dopo un periodo di abbandono fu acquistato dallo scrittore Alberto Moravia intorno al 1960.[13] Moravia vendette in seguito la struttura allo scultore Umberto Mastroianni, che ebbe a dichiarare:

«[...] Comperai da lui [Moravia] il prestigioso Casino di caccia, già dei principi Colonna. I loro stemmi decorano ancora i soffitti. Il possesso non mi montò la testa. Salvando i resti del suo cinquecentesco splendore, trasformai la casa in uno studio d'arte, di cultura e di politica, tanto che oggi questo è diventato una specie di porto franco internazionale.»

Mastroianni visse nel Casino Colonna fino alla sua morte, avvenuta nel 1998. Oggi l'immobile è stato acquistato da cittadini stranieri.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Quartiere Borgo Garibaldi.

«Il Casino Colonna situato all'ingresso di Marino, a dodici miglia da Roma, è uno di quegli edifici che una modesta apparenza ha sottratto alla celebrità: non si conosce il nome dell'autore e si potrebbe paragonare questa costruzione ad un bambino abbandonato di cui il più rinomato architetto vorrebbe essere il padre. [...] Nella semplicità del suo impianto e nella bellezza degli elementi decorativi impiegati, si riconosce il genio dei tanti uomini celebri che l'Italia ci ha fornito a modello.»

Il Casino Colonna ed il Giardino Vecchio[modifica | modifica wikitesto]

I restauri condotti negli anni Sessanta hanno portato alla luce gli stupendi affreschi del piano nobile: quelli del salone sono quasi interamente conservati, mentre nella galleria ed in una stanza adiacente ad essa restano conservate parti di affreschi, che fanno supporre che tutti gli ambienti del piano nobile fossero affrescati.[14]

Umberto Mastroianni ha raccontato[15] di aver acquistato il Casino direttamente da Alberto Moravia. Lo scultore fontanese fece risistemare la proprietà ribattezzandola "Casal Paradiso" ed aprendola alle frequenti visite di importanti personaggi internazionali e locali, tra cui egli stesso amava ricordare Sandro Pertini.[15] Egli collocò nel giardino del Casino anche alcune sue sculture, come una fontana ornamentale in peperino, "Uomo" (1942), l'"Omaggio a Copernico" (1971) e "Macchina sacrale" (1988).[15]

Il Giardino Nuovo[modifica | modifica wikitesto]

L'accesso ai Giardini fu realizzato nel Cinquecento attraverso due portali gemelli posti ai due lati della via Romana (o Castrimeniense), la principale strada d'accesso a Marino da Roma. Questi portali ancora esistono in via Costa Batocchi, assediati dalla moderna urbanizzazione, accecati e posti molto al di sotto dell'attuale piano di caplestìo. Sono realizzati in peperino, e la parte inferiore è a bugnato, secondo il gusto manierista dell'epoca.

Non sappiamo molto altro riguardo alla sistemazione del Giardino Nuovo, salvo che doveva esserci una grande fontana rotonda ancora segnata sulla pianta del Catasto Gregoriano.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Carlo Armati, Interventi urbanistici a Marino in occasione della visita di Carlo V, in "Il Tesoro delle città. Strenna dell'Associazione Storia della Città", Anno II, Edizioni Kappa, Roma 2004, pp. 38-44.
  2. ^ a b Rufo, p. 110.
  3. ^ (FR) Percier et Fontaine, Choix des plus célèbres maisons de plaisance de Rome et de ses environs, Paris 1809, su gallica.bnf.fr. URL consultato il 1º novembre 2011.
  4. ^ Rufo, p. 30.
  5. ^ Rufo-Fanasca-Rufo, p. 31.
  6. ^ Rufo-Fanasca-Rufo, p. 32.
  7. ^ Rufo-Fanasca-Rufo, p. 35.
  8. ^ Rufo-Fanasca-Rufo, p. 34.
  9. ^ Rufo-Fanasca-Rufo, p. 61.
  10. ^ Rufo-Fanasca-Rufo, p. 102.
  11. ^ Rufo-Fanasca-Rufo, pp. 131-132.
  12. ^ Rufo-Fanasca-Rufo, p. 164.
  13. ^ Rufo, p. 111.
  14. ^ Descrizione del Casino Colonna su Hurricane.it, su hurricane.it. URL consultato il 1º novembre 2011.
  15. ^ a b c Umberto Mastroianni, Un artista a Marino, in Rufo, pp. 114-118

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Vittorio Rufo, Marino. Immagini di una città, Ciampino, Banca di Roma, 1991. ISBN non esistente
  • Vittorio Rufo, Dania Fanasca; Valerio Rufo, Una storia in Comune (1870-1926), Marino, Comune di Marino, 2011. ISBN non esistente

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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