Giovanni Battista Ciotti

Giovanni Battista Ciotti, o Ciotto (Siena, 1560 (dopo il) – Palermo, 1625 (dopo il)), è stato un editore e tipografo italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Marca tipografica di Ciotti
Marca tipografica di Ciotti

Nato a Siena, Ciotti si trasferì giovanissimo a Venezia dove frequentò l'ambiente dei tipografi e dei librai. Cominciò a stampare in proprio nel 1583. La produzione editoriale di Ciotti, dapprima sporadica, aumentò progressivamente a partire dal 1591, anno in cui divenne proprietario di una sua bottega editoriale e utilizzò come marchio tipografico un medaglione raffigurante una Minerva armata di lancia e scudo. Sono stati registrati circa sessanta libri editi dal Ciotti prima del 1600, con una media superiore a cinque pubblicazioni l'anno, numero che aumentò nel nuovo secolo. Tutte le edizioni vennero stampate a Venezia, tranne un'opera di Antonio Piccioli pubblicata a Bergamo nel 1587 [1].

Nell'ultimo decennio del XVI secolo divenne titolare delle stampe dell'Accademia Veneziana; pertanto dal 1594 sul frontespizio di alcune opere pubblicate dal Ciotti il suo nome è definito "libraro e stampatore dell'Accademia venetiana", mentre dal 1606 comparirà l'appellativo di "Academico venetiano"[2]. Nel 1597 adottò come emblema della sua bottega "al segno dell'Aurora", rappresentata da una donna celeste tra le nubi con una stella sul capo, che precede il sole diradando le tenebre notturne e dispensando la luce. Dal 1607 al 1615 Ciotti si unì con Bernardo Giunta dando luogo a un'impresa che pubblicò almeno 87 edizioni in nove anni; i due usarono una sontuosa marca tipografica rappresentante la Toscana con sul capo la corona ducale e il giglio dei Giunti nella mano sinistra[3] .

Ciotti spesso non si limitava all'attività di tipografo, ma assumeva anche le funzioni di editore o curatore dei libri, premettendovi dediche e prefazioni da lui firmate alle opere che uscivano dalla sua bottega. Ebbe pertanto notevoli rapporti con gli autori. Accanto a libri giuridici e ad opere di classici, Ciotti pubblicò numerose edizioni di testi scientifici e, soprattutto, di opere letterarie e di scritti religiosi e teologici. Nel 1590, a Francoforte, conobbe Giordano Bruno, al quale trasmise l'invito del nobile Mocenigo a trasferirsi a Venezia. Talora i rapporti con gli autori portarono a incidenti e malintesi; per esempio, il Ciotti fungeva da vero e proprio agente di Giambattista Marino a Venezia, mantenendo per lui rapporti personali ed epistolari, fornendogli libri o opere d'arte, spesso rifiutando di farsi pagare; nel 1614 tuttavia Marino denunciò il Ciotti per cui l'editore fu incarcerato dalla magistratura veneziana e condannato a pagare 25 ducati; i rapporti tra i due tuttavia non si interruppero e Marino finì con il riconoscere la buona fede del libraio nell'accaduto. Rapporti burrascosi il Ciotti ebbe pure anche con Alessandro Tassoni e Tommaso Stigliani. Tommaso Stigliani narra che a partire dal 1616 il Ciotti, rotto il sodalizio con Giunti, "trasportò la bottega in Sicilia"; nell'isola tuttavia l'editore ebbe un tracollo "là, nello stretto spazio di sei mesi fallì, impazzì, accecò e morì"[4][5]. Non si conosce tuttavia né la data né il luogo della sua morte, avvenuta probabilmente a Palermo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Antonii Piccioli seu Rapiti Renouati ... De manus inspectione libri tres, Bergomi: expensis Ioannis Baptistae Ciotti Senensis, 1587, Marca editoriale: Minerva con lo scudo in cornice sul frontespizio
  2. ^ Per esempio: Giambattista Ciotti, «A' lettori». In: Giambattista Marino, Rime, 1604, p. VI, (Google libri)
  3. ^ Massimo Ceresa, «GIUNTI (Giunta), Bernardo». In: Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 57, Roma: Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002
  4. ^ Tommaso Stigliani, Lettere del caualiere fra Tomaso Stigliani dedicate al sig. prencipe di Gallicano, In Roma: per Domenico Manelfi, 1651, pp. 163-174.
  5. ^ Giambattista Marino, Epistolario; a cura di Angelo Borzelli e Fausto Nicolini segg., Bari: G. Laterza e figli, 1912, vol. II, pp. 327

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovan Battista Marino, Lettere, a cura di Marziano Guglielminetti, Torino 1966, ad Indicem;
  • Tommaso Stigliani, Lettere, Roma 1651, pp. 163–174 (vedi Giovan Battista Marino, Epistolario, a cura di A. Borzelli, F. Nicolini, II, Bari 1912. pp. 327 s.);
  • Alessandro Tassoni, Lettere, a cura di G. Rossi, I, Bologna 1901, pp. 18, 20, 24, 25, 28 ss., 34, 40, 50, 53 s., 56 s., 77, 79, 80 s., 84-87, 102, 137, 140, 248; II, ibid. 1910, pp. 3–10, 21, 23, 25-28, 35 s., 61, 64, 67;
  • Paolo Sarpi, Lettere ai protestanti, a cura di M. D. Busnelli, II, Bari 1931, pp. 46, 54, 58, 60, 62, 70 s., 74, 76, 81, 86, 99, 115 (vedi Paolo Sarpi, Lettere ai gallicani, a cura di Boris Ulianich, Wiesbaden 1961, pp. CII-CIII);
  • Emmanuele Antonio Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, V, Venezia 1842, p. 611;
  • Franz Heinrich Reusch, Der Index der verbotenen Bücher, II, Bonn 1885, p. 323;
  • Luigi Amabile, Fra Tommaso Campanella ne' castelli di Napoli, in Roma ed in Parigi, Napoli 1887, I, pp. 66–68, 84, 100, 107, 112-114; II, Documenti, pp. 27 s., 31, 33, 39, 42, 45 (vedi Giovanni Gentile, Studi sul Rinascimento, Firenze 1923, pp. 183–86);
  • Domenico Berti, Giordano Bruno da Nola. Sua vita e sua dottrina, Torino 1889, pp. 245 s., 470;
  • Horatio Brown, The Venetian Printing Press 1469-1800, London 1891, pp. 131, 161;
  • Giuseppe Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Florence 1905, pp. 501, 504;
  • Vincenzo Spampanato, Vita di Giordano Bruno, II, Messina 1921, ad Indicem;
  • Ester Pastorello, Tipografi, editori, librai a Venezia nel secolo XVI, Firenze 1924, pp. 21 s.;
  • Michele Maylender, Storia delle Accademie d'Italia, V, Bologna 1930, pp. 436 ss.;
  • Vincenzo Spampanato, Documenti della vita di Giordano Bruno, Firenze 1933, pp. 61, 69-73;
  • Arthur Lotz, Bibliographie der Modelbücher, Leipzig 1933, pp. 216 s.;
  • Niccolò Domenico Evola, Ricerche storiche sulla tipografia siciliana, Firenze 1940, p. 56;
  • Angelo Mercati, Il sommario del Processo di Giordano Bruno, Città del Vaticano 1942, ad Indicem;
  • Luigi Firpo, Il processo di Giordano Bruno, in Rivista storica italiana, LX (1948), pp. 555 s.;
  • Luigi Firpo, Sulla data di una lettera politica del Tasso, in Giornale storico della letteratura italiana, CXXV (1948), p. 103 (vedi Torquato Tasso, Lettere, V, Pisa 1827, pp. 273 s.);
  • K. T. Butler, Giacomo Castelvetro 1546-1616, in Italian Studies, V (1950), pp. 18 ss.;
  • Giuliano Pesenti, Libri censurati a Venezia nei secoli XVI-XVII, in La Bibliofilia, LXVIII (1956), p. 28;
  • Gaetano Cozzi, Il doge Nicolò Contarini. Ricerché sul patriziato veneziano agli inizi del Seicento, Venezia-Roma 1958, p. 49;
  • Short-Title Catalogue of Books printed... from 1465 to 1600, now in the British Museum, London 1958, p. 808;
  • Paolo Camerini, Annali dei Giunti, I, Venezia, parte II, Firenze 1963, pp. 487 ss.;
  • Frances Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Bari 1969, pp. 367–69, 376 ss.;
  • Paul F. Grendler, The Roman Inquisition and the Venetian Press, 1540-1605, Princeton 1977, pp. 17, 228, 280.
  • Ian Maclean, Ciotti and Plantin, in La Bibliofilía, vol. 115, n. 1, 2013, pp. 135-146, JSTOR 26198991.

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