Giovanni Scaramuzza

Giovanni Domenico Scaramuzza (Rivolta d'Adda, 1818Roma, 16 aprile 1844) è stato un pittore italiano ottocentesco.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Originario di una famiglia del paese cremonese di Rivolta d'Adda, nel 1831 si iscrive all'Accademia Carrara di Bergamo, che frequenta fino al 1843 insieme a Giacomo Trecourt e Giovanni Carnovali sotto la guida del maestro Giuseppe Diotti[1] e dove nel 1836 ottiene un premio per il ritratto Il Gladiatore ferito.

Nel 1838 cinque suoi ritratti vengono presentati alla mostra dell'Accademia Carrara, dove nel 1839 espone il ritratto del padre Girolamo, uno studio dal vero e una Prima comunione di San Luigi Gonzaga commissionata da don Francesco Taschini, rettore del Ginnasio Celana[2], nel 1840 con i colleghi dell'Accademia Enrico Scuri, Giuseppe Rillosi e Francesco Bergametti realizza San Lorenzo e Sant'Eugenia in adorazione del Santissimo, attualmente irreperibile, per la chiesa parrocchiale di San Lorenzo a Lodi[3] e nel 1841 due ritratti, tra cui il Ritratto del sarto Giuseppe Pallavicini, per anni identificato come un autoritratto dello stesso Scaramuzza.

Nel 1842 l'amico Giacomo Trecourt esegue un Ritratto del pittore Giovanni Scaramuzza, oggi esposto presso l'Accademia Carrara[4]. Nello stesso anno, Scaramuzza partecipa all'Esposizione di Brera con San Giovanni Battista che predica alle turbe, commissionato da Vincenzo Bettoni per la chiesa parrocchiale di Palazzago[5][6].

Muore improvvisamente nel 1844 a Roma, dove era giunto per studi di perfezionamento, all'età di ventisei anni. Nel 1847 l'amico Francesco Corbari gli dedica un ritratto postumo.

«Giovanni Scaramuzza giovane di singolari talenti, che avrebbe tocco un alto grado nell'arte, se immatura morte non avesse troncate sì belle speranze»

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Scaramuzza dedica la sua breve produzione artistica principalmente alla produzione di ritratti, con digressioni nella pittura sacra.

Il Ritratto del sarto Giuseppe Pallavicini è considerato dalla critica contemporanea come l'opera di maggior successo dell'artista cremonese[7], dove propone uno stile intermedio tra il rigoroso classicismo del maestro Giuseppe Diotti e il morbido verismo di Piccio Carnovali, artista di punta dell'Accademia Carrara.

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tra Restaurazione e Romanticismo (PDF), su fondazionecreberg.it. URL consultato il 6 maggio 2020.
  2. ^ a b Vari, Esposizione dei concorsi ai premj e delle opere degli artisti allievi dell'Accademia Carrara, 1839.
  3. ^ Renzo Mangili, Enrico Scuri: la fine del classico nella pittura italiana dell'Ottocento, Milano, Federico Motta editore, 2002, p. 193.
  4. ^ Ritratto del pittore Giovanni Scaramuzza, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 settembre 2021.
  5. ^ AA. VV., Bazar di novità artistiche, letterarie e teatrali, II, numero 81, anno = 1842, p. 321.
  6. ^ Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista – Palazzago, su itinerari.bergamo.it. URL consultato il 7 maggio 2020.
  7. ^ Lo specchio della Città Fondazione Creberg, Bergamo, 2019, pp. 20-21
  8. ^ Autoritratto, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 6 maggio 2020.
  9. ^ Giovanni Scaramuzza, su lacarrara.it. URL consultato il 7 maggio 2020.
  10. ^ Luigi Pagnoni, Chiese parrocchiali bergamasche: appunti di storia e arte, Monumenta Bergomensia, 1979.
  11. ^ Pale Altare Maggiore, su oratoriopalazzago.it. URL consultato l'11 maggio 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fernando Mazzocca e Giovanni Valagussa, Piccio, l'ultimo romantico, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2007, p. pp.93.
  • Accademia Carrara, Accademia Carrara di Bergamo: i dipinti dell'Ottocento, Milano, Skira, 2005, p. pp.86.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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