Giulio Palma di Cesnola

Giulio Palma di Cesnola
NascitaTorino, 13 agosto 1883
Morte1975
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaCavalleria
Unità5ª Squadriglia da ricognizione e combattimento
3ª Squadriglia
1ª Sezione SVA
GradoGenerale di brigata aerea
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia di Caporetto
Battaglia del solstizio
Battaglia di Vittorio Veneto
Comandante diXVI Gruppo
XXIV Gruppo
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Grande Enciclopedia Aeronautica[1]
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Giulio Palma di Cesnola (Torino, 13 agosto 18831975) è stato un generale e aviatore italiano, veterano della guerra italo-turca e della prima guerra mondiale, decorato con due Medaglie d'argento e tre di Medaglie di bronzo al valor militare, con la Croce al merito di guerra, e con la Croix de guerre 1914-1918 con stella d'argento e smalti francese. Transitato in forza alla neocostituita Regia Aeronautica, in seguito a disaccordi con Italo Balbo lasciò la carriera militare verso la fine degli anni venti del XX secolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Un esemplare di Ansaldo SVA 5 esposto presso il Museo dell'Aeronautica di Vigna di Valle.

Nacque a Torino il 13 agosto 1883.[1] Arruolatosi nel Regio Esercito frequentò la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, al termine della quale fu assegnato all'arma di cavalleria, entrando in servizio nel Reggimento "Piemonte Cavalleria" (2º).[1] Promosso tenente, nel 1911 chiese, ed ottenne, di transitare in servizio nel Battaglione aviatori, conseguendo il brevetto di pilota il 5 novembre dello stesso anno. Subito dopo partì per combattere nella guerra italo-turca in Libia, distinguendosi in numerose missioni di ricognizione tra le quali spicca quella Tripoli-Mercatez (155 km).[1] Rientrato in Italia, nel gennaio 1912 conseguì il brevetto di pilota militare sull'aeroporto della Malpensa.[1] Nel 1914 risultava pilota in forza alla 5ª Squadriglia di stanza sul campo d'aviazione di Busto Arsizio, posta al comando di Pier Ruggero Piccio e formata da lui, Guido Tacchini, Filippo Valdimiro e Francesco Baracca.[2]

Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia prese parte alle prima operazioni belliche, distinguendosi subito. Il solo 5 giugno 1915 fa ben quattro missioni di guerra. Dopo aver ricevuto una Medaglia di bronzo al valor militare l'8 ottobre successivo passa con Piccio alla nuova 3ª Squadriglia Caproni con il grado di capitano. Il 18 febbraio 1916, in risposta alle incursioni aeree avversarie sulle città, il Ca. di Palma e del Cap. Luigi Carnevale partecipa all'incursione strategica lanciando le bombe da 162 sulla stazione di Lubiana ma al ritorno viene attaccato da un biposto austriaco che viene costretto a desistere dai colpi difensivi del Caproni. Rientra con numerosi fori di colpi sul Caproni. Tra il 4 gennaio e l'inizio dell'aprile 1918 fu comandante interinale del XVI Gruppo assegnato al Comando aeronautica della 1ª Armata. Dal 18 gennaio vola nella 1ª Sezione SVA. Il 20 febbraio, volando su uno dei 4 Ansaldo SVA della 1ª Sezione SVA, al comando del capitano Natale Palli,[N 1] partecipa al raid su Innsbruck ricevendo una Medaglia di bronzo al valor militare. Tra il 10 agosto e il 25 settembre fu comandante del XXIV Gruppo. Decorato con due Medaglie d'argento e tre di Medaglie di bronzo al valor militare,[1] Gabriele D'Annunzio lo definì "Valoroso Alato".[2] Dopo la fine della guerra raggiunse il grado di tenente colonnello, transitando in servizio nella neocostituita Regia Aeronautica.[1] Ricoprì l'incarico di comandante di Stormo e di Scuola, e fu addetto presso la Direzione tecnica aviazione, il Comando aeronautica aviatori, e di Zona Aerea territoriale.[1]

Nel 1919 sposò Anita Raffaella Cavalieri, figlia di Giuseppe e Clara Archivolti, membri di una ricca e colta famiglia ebraica ferrarese.

Entrato in disaccordo con Italo Balbo lasciò la carriera militare, ritirandosi a vita privata.[2] Rientrò brevemente in servizio, con il grado di generale di brigata aerea, dopo la fine della seconda guerra mondiale, ricoprendo incarichi riorganizzativi.[2] Si spense nel 1975.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Fu il primo a compiere il viaggio in aeroplano da Tripoli a Bu Chemez e durante tutto il tempo del suo servizio in Libia dette continue prove di arditezza notevole e di noncuranza del pericolo, eseguendo numerose ricognizioni sul nemico, malgrado gravi difficoltà di ogni genere, che seppe vincere, provvedendo a tutto con ripieghi arditi e con ferma ed energica volontà. Tripoli, Bu Kemez, 17 marzo-10 giugno 1912
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota d'aeroplano da bombardamento, dando nobile esempio di slancio, di sentimento del dovere e di singolare audacia, ha compiuto difficili, ardui bombardamenti, navigando spesso a basse quote per meglio precisare e colpire l'obiettivo, nonostante l'intensa difesa antiaerea opposta dal nemico, e ritornando spesso con il velivolo colpito in parti di vitale importanza da proietti avversari. Trentino-Carsia Giulia, ottobre – agosto 1916
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Aviatore, compì numerose e molto efficaci ricognizioni ed azioni offensive sul nemico, dando prova di grande ardire e noncuranza del pericolo. Fu quasi sempre fatto segno al fuoco nemico, che colpiva varie volte il suo velivolo. Friuli e regione Carsica, maggio-agosto 1915
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Dimostrava valore e perizia aviatoria nell'eseguire un'importante azione aerea offensiva fra difficoltà notevoli per condizioni atmosferiche e per l'attiva ed efficace difesa antiaerea opposta dal nemico. Lubiana, 18 febbraio 1916
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota d'aeroplano partecipava spontaneamente ad un'azione di bombardamento a bassa quota sugl'impianti ferroviari di Innsbruck, superando notevoli difficoltà dovute alla distanza dell'obiettivo ed alla natura montuosa della zona da percorrere. Cielo di Innsbruck, 20 febbraio 1918
Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 12 gennaio 1933[3]

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gli altri velivoli erano pilotati da lui, Bartolomeo Arrigoni e dal tenente Giorgio Orsini.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Mancini 1936, p. 478.
  2. ^ a b c d e Maurizio Lanza, Rosellina Piano, Al Galoppo nel Cielo. Giulio Palma di Cesnola: tra Caprilli, Baracca e D'Annunzio nei cieli della storia, Soletti Editore, Baldissero d'Alba, 2010.
  3. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.143 del 21 giugno 1933, pag. 2581.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessandro Fraschetti, La prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia 1884-1925, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1986.
  • Maurizio Lanza e Rosellina Piano, Al Galoppo nel Cielo. Giulio Palma di Cesnola: tra Caprilli, Baracca e D'Annunzio nei cieli della storia, Baldissero d'Alba, Soletti Editore, 2010, ISBN 978-88-956280-8-0.
  • Roberto Gentilli e Paolo Varriale, I reparti dell'Aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1999.
  • Domenico Ludovico, Gli aviatori italiani del bombardamento nella guerra 1915-1918, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1980.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
  • Manlio Molfese, L'aviazione da ricognizione italiana durante la grande guerra europea (maggio 1915-novembre-1918), Roma, Provveditorato generale dello Stato, 1925.