Giuseppe Girgenti (politico)

Giuseppe Girgenti
Giuseppe Girgenti nel 1923 a Misurata, in Libia

Consigliere nazionale del Regno d'Italia
LegislaturaXXX
Gruppo
parlamentare
Membri del Gran Consiglio del Fascismo

Dati generali
Titolo di studioLaurea in Giurisprudenza
ProfessionePrefetto, Avvocato

Giuseppe Girgenti (Palermo, 15 gennaio 1905Palermo, 2 settembre 1968) è stato un politico, prefetto e avvocato italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Militante nazionalista, Giuseppe Girgenti abbracciò il fascismo sin dalle origini, iscrivendosi ai fasci di combattimento all'età di 14 anni, il 10 ottobre 1919, e diventando poi ufficiale delle Camicie Nere. Rivestì tutte le cariche fasciste nella Provincia di Palermo: fu squadrista, membro del direttorio federale, ispettore federale e segretario del Gruppo universitario fascista di Palermo, ispettore del Partito Nazionale Fascista in Albania, segretario federale di Trapani e consigliere nazionale, diventando consigliere nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni durante la XXX legislatura del Regno d'Italia[1].

Il 1943 fu particolarmente drammatico: il 24 luglio, il giorno prima della caduta del fascismo, perì il fratello maggiore Giovanni, nell'affondamento del Santa Lucia da parte dell'aviazione britannica; il 9 settembre, il giorno dopo l'armistizio di Cassibile, perì il fratello minore Alfredo[2], nell'affondamento della corazzata Roma da parte della Luftwaffe tedesca. Dopo aver aderito alla Repubblica Sociale Italiana, divenne prefetto della Provincia di Chieti il 25 ottobre 1943 e l'8 giugno 1944 e, dopo essere fuggito[3] da quella che era diventata una città aperta, fu nominato prefetto della Provincia di Modena. Ricoprì questa carica, succedendo a Davide Fossa, dai primi giorni del mese di agosto 1944[4] sino alla Liberazione, avvenuta nell'aprile del 1945[5]. In quel mese, da Modena scappò a Milano, dove ebbe modo di vedere il cadavere di Benito Mussolini esposto appeso a Piazzale Loreto. Nel capoluogo lombardo trovò rifugio presso una famiglia ebraica, quella dei Piscopo, che aveva salvato dall'esercito tedesco.

Processato a Vasto nel 1950, fu assolto con formula piena. Morì a Palermo nel 1968, esattamente l'anno dopo la nascita dell'omonimo nipote, professore universitario di filosofia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ GIUSEPPE GIRGENTI, Legislatura XXX del Regno, su dati.camera.it. URL consultato il 16 maggio 2016.
  2. ^ corazzata roma archivio storico giovan battista conti, su corazzataroma.info. URL consultato il 27 luglio 2016.
  3. ^ Fu la Nembo a liberare Chieti?, su abruzzopopolare.it. URL consultato il 16 maggio 2016 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2016).
  4. ^ Pietro Alberghi, Giacomo Ulivi e la Resistenza a Modena e Parma, Teic, 1976, p. 119.
  5. ^ Claudio Silingardi, Una provincia partigiana. Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945, Milano, FrancoAngeli, 1998.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Pietro Alberghi, Giacomo Ulivi e la Resistenza a Modena e Parma, Modena, Teic, 1976.
  • Luciano Casali e Dianella Gagliani, La politica del terrore. Stragi e violenze naziste e fasciste in Emilia Romagna, Napoli, L'ancora del mediterraneo, 2008.
  • Renzo De Felice, Mussolini l'alleato. Vol. II. La guerra civile 1943-1945, Torino, Einaudi, 1997, ISBN 978-88-06-11806-8.
  • Costantino Felice, Guerra resistenza dopoguerra in Abruzzo: uomini, economie, istituzioni, Milano, FrancoAngeli, 1993, p. 123.
  • Luigi Ganapini, La repubblica delle camicie nere, Milano, Garzanti, 1999.
  • Angelo Meloni, Chieti città aperta, Pescara, Donato e Nicola De Arcangelis, 1947.
  • Marco Patricelli, La Stalingrado d'Italia. Ortona 1943: una battaglia dimenticata, Torino, UTET, 2002.
  • Francesco Renda, Storia della Sicilia dal 1860 al 1970, Vol.2, Palermo, Sellerio, 1985.
  • Claudio Silingardi, Una provincia partigiana. Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945, Milano, FrancoAngeli, 1998, pp. 340, 453 e 587-593.

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