Graham Hill

Graham Hill
Nazionalità Bandiera del Regno Unito Regno Unito
Automobilismo
Categoria Formula 1
Carriera
Carriera in Formula 1
Esordio 1958
Stagioni 1958-1975
Scuderie Lotus 1958-1959
BRM 1960-1966
Lotus 1967-1970
Brabham 1971-1972
Shadow 1973
Lola 1974-1975
Hill 1975
Mondiali vinti 2 (1962, 1968)
GP disputati 179 (176 partenze)
GP vinti 14
Podi 36
Pole position 13
Giri veloci 10
 

Norman Graham Hill (Hampstead, 15 febbraio 1929Arkley, 29 novembre 1975) è stato un pilota automobilistico britannico primo e finora unico pilota ad aver vinto la Tripla Corona.

Gareggiò nella Formula 1 tra il 1958 ed il 1975, divenendo campione nel mondo in due occasioni (nel 1962 e nel 1968) prima della tragica morte avvenuta a causa di un incidente aereo. Era particolarmente conosciuto anche per l'intelligenza e la regolarità della sua condotta di gara.[1]

Suo figlio, Damon, è stato anch'egli pilota automobilistico nonché campione del mondo di Formula 1 nel 1996.

Carriera motoristica[modifica | modifica wikitesto]

«Sono un artista, la pista è la mia tela, la macchina il mio pennello»

Graham Hill era stato interessato inizialmente al motociclismo, ma nel 1954 notò una pubblicità dell'Universal Motor Racing Club a Brands Hatch, che offriva la possibilità di girare in circuito per cinque scellini. Fece così il suo debutto in una Cooper 500 di Formula 3, e da quel momento in poi si dedicò alle corse automobilistiche. Hill entrò nella Lotus come meccanico, ma arrivò rapidamente al posto di guida. La Lotus correva in Formula 1 e questo permise a Graham di debuttare al Gran Premio di Monaco 1958, dove si ritirò per la rottura di un semiasse. Nel 1960 passò alla BRM, con cui vinse il titolo mondiale nel 1962. Hill fece anche parte della cosiddetta "invasione inglese" di piloti e vetture alla 500 Miglia di Indianapolis a metà degli anni Sessanta, vincendo nel 1966 con una Lola-Ford.

Nel 1967, tornato alla Lotus, Hill contribuì allo sviluppo della Lotus 49, spinta dal nuovo motore Cosworth V8. Dopo la morte dei suoi compagni di squadra, Clark e Spence, all'inizio del 1968, Graham prese le redini della squadra, vincendo il suo secondo titolo. In quel periodo, la Lotus aveva fama di vettura fragile e pericolosa, specialmente con i nuovi dispositivi aerodinamici, che causarono incidenti molto simili a Hill e Jochen Rindt nel corso del Gran Premio di Spagna 1969. Un incidente al GP statunitense di quello stesso anno gli provocò fratture alle gambe, interrompendo la sua carriera. Dopo essersi ristabilito, Hill continuò a correre in Formula 1 per alcuni anni, senza però ottenere gli stessi successi. Colin Chapman riteneva che Hill fosse ormai a fine carriera e lo sistemò per il 1970 nella squadra di Rob Walker, fornendo anche, come parte dell'accordo, una delle nuove vetture modello 72.

Al primo Gran Premio in Sudafrica, Hill arrivò sorprendentemente sesto, un ottimo piazzamento dato che ancora aveva bisogno di una stampella per camminare. Ottenne poi un ottimo quarto posto in Spagna e un quinto a Monaco. Dopo questo discreto inizio, la Lotus 49 cominciò a essere inadeguata ed anche la Lotus 72 promessa da Chapman non venne consegnata al team di Walker fino a Monza, dove però nessuna Lotus gareggiò dopo la scomparsa di Rindt. Hill passò quindi alla Brabham per il 1971-1972: la sua ultima vittoria in Formula 1 arrivò all'International Trophy di Silverstone, nel 1971, gara non valida per il campionato, con la Brabham BT34. La squadra era comunque in crisi, dopo il ritiro di Jack Brabham e la vendita a Bernie Ecclestone da parte di Ron Tauranac; Hill non riuscì a sistemarsi.

Pur concentrandosi sulla Formula 1, mantenne una presenza anche nelle corse per vetture Sport, comprese due partecipazioni a Le Mans, con una Rover-BRM a turbina. Con il declino della sua carriera in Formula 1, entrò a far parte della squadra Matra di vetture Sport, vincendo la 24 Ore di Le Mans nel 1972, insieme a Henri Pescarolo. Questa vittoria completò la cosiddetta "Tripla Corona" dell'automobilismo, in entrambe le definizioni che ne vengono date (vittoria alla 500 miglia di Indianapolis, alla 24 Ore di Le Mans e al Gran Premio di Monaco, oppure alla 500 Miglia di Indianapolis, alla 24 Ore di Le Mans e nel Campionato mondiale di Formula 1). In entrambi i casi, Hill è ancora l'unica persona ad aver ottenuto queste vittorie.

Attività di costruttore[modifica | modifica wikitesto]

In Formula 1 i posti nelle squadre ufficiali cominciavano a scarseggiare, per cui Hill decise di costituire una propria squadra nel 1973: con la sponsorizzazione della Imperial Tobacco, costituì la Embassy Hill. Inizialmente la squadra utilizzò telai Shadow e Lola, prima di sviluppare quest'ultimo in un proprio progetto originale, nel 1975. Dopo aver fallito la qualificazione al Gran Premio di Monaco di quell'anno, che aveva vinto cinque volte, Hill decise di ritirarsi dall'attività di pilota, per concentrarsi sulla gestione della squadra, aiutando il proprio pupillo Tony Brise. Il record di 176 Gran Premi iniziati è rimasto valido oltre 10 anni, fino a quando non venne eguagliato da Jacques Laffite.

Altre attività[modifica | modifica wikitesto]

Nella parte finale della sua carriera, Hill era noto per il suo spirito e divenne un personaggio popolare: era regolarmente ospite di trasmissioni televisive e scrisse un'autobiografia particolarmente schietta ed arguta, durante la riabilitazione dopo l'incidente del 1969, intitolata Una vita al limite ("Life at the Limit"). Fu coinvolto nella realizzazione di quattro film, tra il 1966 ed il 1974, comprese le apparizioni in Grand Prix e Il giorno del toro ("Caravan to Vaccarès"), in cui impersonò un pilota di elicottero.

L'incidente aereo[modifica | modifica wikitesto]

Nel novembre del 1975, di ritorno dal circuito francese del Paul Ricard, l'aereo pilotato da Hill si schiantò in un campo da golf a nord di Londra. Hill stava tentando di portare a terra il proprio Piper Aztec in condizioni particolarmente difficili, di scarsa visibilità: insieme a Hill morirono nell'incidente il team manager Ray Brimble, i meccanici Tony Alcock e Terry Richards, il pilota Tony Brise e il progettista Andy Smallman, tutti parte della squadra Embassy Hill. La successiva inchiesta pose in luce la decisione del pilota di non cambiare destinazione verso un aeroporto con condizioni migliori. Gli vennero dedicate, tra le altre, una strada nella città di Silverstone, sede dell'omonimo tracciato, una curva della pista di Brands Hatch e una scuola materna a Lusevera, in Friuli.[3]

Hill è stato sepolto presso il cimitero parrocchiale di Saint Bololph a Shenley, nell'Hertfordshire.

Famiglia[modifica | modifica wikitesto]

Hill sposò la moglie Bette nel 1955. Ebbero due figlie femmine, Brigitte e Samantha, e un maschio, Damon, che nel 1996 è diventato campione del mondo di Formula 1; Graham e Damon sono stati la prima coppia padre-figlio ad aver vinto entrambi almeno un mondiale di Formula 1, e sono stati gli unici per 20 anni, fino a quando, nel 2016, Nico Rosberg ha vinto il Campionato del Mondo come suo padre Keke fece nel 1982.

Risultati[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Risultati sportivi di Graham Hill.

È l'unico pilota ad avere vinto la 500 Miglia di Indianapolis, la 24 Ore di Le Mans e il campionato del mondo di Formula 1. Detenne altri tre record: maggior numero di vittorie al Gran Premio di Monaco (5, superato nel 1993 da Ayrton Senna), maggior numero di presenze (176, superato nel 1986 da Jacques Laffite) e maggior numero di stagioni disputate in Formula 1 (18, superato nel 2011 da Rubens Barrichello).

Formula 1[modifica | modifica wikitesto]

1958 Scuderia Vettura Punti Pos.
Lotus 12 e 16 Rit Rit Rit Rit Rit Rit Rit 6 16 0
1959 Scuderia Vettura Punti Pos.
Lotus 16 Rit 7 Rit 9 Rit Rit Rit 0
1960 Scuderia Vettura Punti Pos.
BRM P25 e P48 Rit 7 3 Rit Rit Rit Rit Rit 4 15º
1961 Scuderia Vettura Punti Pos.
BRM P48 e P57 Rit 8 Rit 6 Rit Rit Rit 5 3 16º
1962 Scuderia Vettura Punti Pos.
BRM P57 1 6 2 9 4 1 1 2 1 42 (52)
1963 Scuderia Vettura Punti Pos.
BRM P57 e P61 1 Rit Rit 3 3 Rit 16 1 4 3 29
1964 Scuderia Vettura Punti Pos.
BRM P261 1 4 5 2 2 2 Rit Rit 1 11 39 (41)
1965 Scuderia Vettura Punti Pos.
BRM P261 3 1 5 5 2 4 2 2 1 Rit 40 (47)
1966 Scuderia Vettura Punti Pos.
BRM P261 e P83 3 Rit Rit 3 2 4 Rit Rit Rit 17
1967 Scuderia Vettura Punti Pos.
Lotus 43, 33 e 49 Rit 2 Rit Rit Rit Rit Rit 4 Rit 2 Rit 15
1968 Scuderia Vettura Punti Pos.
Lotus 49 2 1 1 Rit 9 Rit Rit 2 Rit 4 2 1 48
1969 Scuderia Vettura Punti Pos.
Lotus 49B 2 Rit 1 7 6 7 4 9 Rit Rit 19
1970 Scuderia Vettura Punti Pos.
Rob Walker 49C e 72C 6 4 5 Rit NC 10 6 Rit NP NC Rit Rit 7 13º
1971 Scuderia Vettura Punti Pos.
Brabham BT33 e BT34 9 Rit Rit 10 Rit Rit 9 5 Rit Rit 7 2 21º
1972 Scuderia Vettura Punti Pos.
Brabham BT37 e BT42 Rit 6 10 12 Rit 10 Rit 6 Rit 5 8 11 4 15º
1973 Scuderia Vettura Punti Pos.
Embassy Hill DN1 Rit 9 Rit Rit 10 Rit NC 13 Rit 14 16 13 0
1974 Scuderia Vettura Punti Pos.
Embassy Hill Lola T370 Rit 11 12 Rit 8 7 6 Rit 13 13 9 12 8 14 8 1 18º
1975 Scuderia Vettura Punti Pos.
Embassy Hill T370
GH1 [4]
10 12 NQ NQ 0
Legenda 1º posto 2º posto 3º posto A punti Senza punti/Non class. Grassetto – Pole position
Corsivo – Giro più veloce
Squalificato Ritirato Non partito Non qualificato Solo prove/Terzo pilota

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lino Manocchia, Graham Hill, il re della triple crown, su giulianovailbelvedere.it, 13 giugno 2012.
  2. ^ Alessandro Mastroluca, Cinque cose da sapere su Graham e Damon Hill, una famiglia nella storia della F1, su motori.fanpage.it, 23 gennaio 2017.
  3. ^ Autosprint, 2011, n. 11 Extra, p. 65.
  4. ^ Telaio utilizzato nel GP di Monaco.
  5. ^ (EN) The London Gazette (PDF), n. 44600, 8 giugno 1968, p. 6310.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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