Hellas Planitia

Hellas Planitia
TipoPlanitia, planitiae
PianetaMarte
Composizione di immagini dell'Hellas Planitia, scattate dal Viking 1 Orbiter
Dati topografici
Coordinate42°42′S 70°00′E / 42.7°S 70°E-42.7; 70
MagliaMC-28 Hellas
Lunghezza2 299 km
Profondità7 km circa
Localizzazione
Hellas Planitia
Mappa topografica di Marte. Proiezione equirettangolare. Area rappresentata: 90°N-90°S; 180°W-180°E.

L'Hellas Planitia, o Bacino Hellas, è il secondo maggiore cratere d'impatto di Marte. Fino al 25 giugno 2008 era ritenuto il più grande cratere meteoritico di Marte: il nuovo primato spetta al Bacino Boreale.[1][2]

La scoperta[modifica | modifica wikitesto]

Il bacino Hellas Planitia è particolarmente visibile dalla Terra come una regione di colore uniforme a causa dell'elevata albedo prodotta dal sollevamento costante di polveri causato dai venti della regione. È stata una delle prime formazioni individuate sulla superficie del pianeta rosso, chiamata nel 1867 "Terra di Lockyer" dall'astronomo inglese Richard Anthony Proctor, in onore di Norman Lockyer, un astronomo inglese che (secondo E. M. Antoniadi) produsse la "prima vera rappresentazione del pianeta"[3]. In seguito alle osservazioni astronomiche compiute durante l'opposizione del 1877, Giovanni Schiaparelli individuò il bacino e lo battezzò "Terra della Grecia", da cui il nome attuale "Hellas" dal greco antico Ἑλλάς.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Mappa topografica del Bacino

Il bacino è profondo circa 7,152 km, più profondo del Bacino polare lunare di oltre 3 km, e si estende per circa 2300 km da Est a Ovest. Situato nell'emisfero australe, presenta una superficie di notevoli dimensioni che fecero inizialmente pensare ad una pianura depressa, da cui deriva la classificazione "Planitia", o un bacino simile ai mari lunari. Si tratta invece di un cratere risalente al periodo dell'intenso bombardamento tardivo, tra 4,1 e 3,8 miliardi di anni fa e quindi alle fasi iniziali dell'esistenza di Marte. Lo scorrere del tempo ha degradato l'intera struttura segnata da numerosi crateri minori, riempita da colate laviche e modellata dagli agenti atmosferici. Tuttavia è ancora visibile il bordo settentrionale della catena montuosa formatasi con l'impatto, mentre mancano intere zone dei bordi nordorientale e sudoccidentale.

Mappa topografica che mostra l'elevazione dell'anello di materiale espulso circostante.

Presenza di ghiaccio[modifica | modifica wikitesto]

La differenza di altezza tra la cima dei rilievi e il fondo del bacino è di circa 9.000 m. La grande profondità del bacino (7.152 m) spiega la differenza di pressione che si viene a creare nel bacino: sul fondo c'è una pressione di 1155 Pa (0,01 atm), un valore più alto dell'89% rispetto alla pressione del sistema geodetico di riferimento di Marte (610 Pa). Una tale pressione si trova al di sopra del punto triplo dell'acqua: in determinate condizioni di temperatura, pressione e salinità potrebbe esserci dell'acqua allo stato liquido.[4]

Lo strumento SHARAD (Shallow Radar Sounder) del Mars Reconnaissance Orbiter ha identificato nel 2008 tre crateri nella regione orientale del bacino che mostrano l'eco radar caratteristico del ghiaccio, corrispondenti ai depositi sotterranei di 250, 300 e 450 m.[5]. Si pensa che questo ghiaccio si sia accumulato lì a causa dell'altezza dei rilievi e che rimanga protetto dalla sublimazione dallo strato di detriti rocciosi e polveri in cui è sepolto.

I dati raccolti dalla sonda spaziale europea Mars Express indicano che l'acqua sia colata nella regione del cratere Terby, al bordo settentrionale del bacino, in cui si rileva la presenza di spessi strati di sedimenti lacustri attraversati da gole, ben visibili per effetto di un impatto secondario successivo.[6].

L'Hellas Planitia con numerosi crateri minori.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Solar system's biggest impact scar discovered, su web.mit.edu. URL consultato il 3 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2009).
  2. ^ Nature: The Borealis basin and the origin of the martian crustal dichotomy
  3. ^ William Sheehan, The Planet Mars: A History of Observation and Discovery, su uapress.arizona.edu. URL consultato il 20 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2017).
  4. ^ Making a Splash on Mars Archiviato il 2 gennaio 2013 in Internet Archive., NASA, 29 June 2000
  5. ^ (EN) NASA Jet Propulsion Laboratory – 20 novembre 2008 Tre crateri: l'osservazione di possibili ghiacciai in fondo all'Hellas Planitia
  6. ^ (EN) ESA Space Science News – 25 gennaio 2008 Tracce del passato nel cratere marziano Terby

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