Homage to Wilkie Collins

Homage to Wilkie Collins
Titolo originaleHomage to Wilkie Collins
AutoreThomas Stearns Eliot
1ª ed. originale1927
GenereSaggio
Lingua originaleinglese
(EN)

«A detective story cannot be analysed like other fiction: the reviewer must not reveal the plot, or the reader will be robbed of his pleasure. I have therefore arranged the fiction here ‘reviewed’ – a small, but I dare say representative selection from the season’s product – as nearly as possible in what I think the order of merit.»

(IT)

«Una storia poliziesca non può essere analizzata come altri tipi di narrativa: il recensore non deve rivelare la trama, o il lettore sarà derubato del suo piacere. Ho quindi riordinato le narrazioni qui "recensite" - una piccola ma oso dire rappresentativa selezione dei prodotti di questo periodo - il più possibile vicino a quello che ritengo essere l'ordine di merito.»

Homage to Wilkie Collins è un breve saggio scritto da Thomas Stearns Eliot nel quale l'autore si propone di analizzare rapidamente alcuni romanzi di genere giallo per rintracciare cinque regole generali, ricavate dal modello de La pietra di Luna di Wilkie Collins, utili a scrivere un buon racconto poliziesco.[1].

Nel saggio, Elliot prende atto del fatto che nel periodo a lui contemporaneo il numero di romanzi gialli è in costante aumento. Lo scopo del testo è di suggerire come la crescente domanda e offerta di polizieschi abbia creato un nuovo stile “superiore” e una serie di regole generali che tendono a tornare e ad approssimarsi allo stile di Wilkie Collins. Eliot sostiene che qualunque storia poliziesca si basi sulle regole tracciate da questo autore in La pietra di luna, riconosciuto dall'autore come all'origine del genere, oltre che il miglior romanzo giallo mai scritto. Per Eliot, di conseguenza, la tipica detective story inglese è libera dall’influenza di Poe, che la maggior parte dei critici individuano come inventore di questo genere con I delitti della Rue Morgue [2]. L’uso dell'espressione "tipica detective story inglese" non è casuale, poiché Eliot sostiene che l’identità della detective story sia profondamente legata a quella del Paese in cui nasce, cambiando perciò identità a seconda dei diversi contesti nazionali. Secondo il poeta, ad esempio, mentre la detective story inglese trova il suo capostipite in The Moonstone, quella francese deriverebbe invece da Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas.

Le cinque regole della detective fiction secondo Eliot[modifica | modifica wikitesto]

La storia non deve basarsi su travestimenti elaborati e incredibili[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Eliot, il ricorso a travestimenti da parte dei personaggi deve essere occasionale e accidentale, proprio come nel lavoro di Collins. L'autore sottolinea come il lettore possa accettare questi espedienti nel caso di personaggi come Sherlock Holmes o Arsène Lupin, ma sostiene che si tratti di eccezioni.

Il carattere e il movente del criminale dovrebbero essere normali[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Eliot, il criminale deve agire sempre spinto da un movente, poiché l'autore di una detective story deve dare al lettore la possibilità di capire perché egli agisca in un determinato modo. Eliot fornisce un esempio di questa regola sostenendo che il criminale non debba rubare perché affetto da cleptomania, in quanto questo implicherebbe che le sue azioni non dipendono dalla sua volontà.

La storia non deve fare affidamento né su fenomeni occulti, né su scoperte misteriose e assurde fatte da scienziati solitari[modifica | modifica wikitesto]

Fantasmi e strane influenze con poteri terrificanti fanno parte di questa categoria. Eliot suggerisce che gli scrittori di gialli possano essere tentati dall’usare questo genere di espedienti seguendo il successo dei romanzi di Herbert George Wells, ma precisa che Wells si mantiene nei limiti di un genere diverso dal poliziesco.

Macchinari elaborati e bizzarri sono irrilevanti[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Eliot, gli autori di detective stories di "tendenza classica e austera" aborriscono questo tipo di espedienti: "gli scrittori che si dilettano con tesori nascosti in strani luoghi, messaggi in codice, rune e rituali, non dovrebbero essere incoraggiati". [3]. Anche in questo caso, Eliot ritiene di dover fare una precisazione, ritenendo che i casi de Lo scarabeo d'oro di Poe e de La pietra di Luna di Collins rappresentino un'eccezione alla regola: nonostante alcuni di questi espedienti siano presenti in questi racconti, infatti, i loro autori forniscono ragioni sufficienti per il loro utilizzo.

Il detective dovrebbe essere altamente intelligente ma non sovrumano[modifica | modifica wikitesto]

Eliot conclude la sua lista sostenendo che il detective deve dare modo al lettore di seguire i suoi percorsi logici e garantirgli la possibilità di arrivare alla conclusione insieme a lui. Il detective non deve quindi avere tratti sovrumani e arrivare alla conclusione in modo repentino, senza far capire al lettore come abbia fatto. Il poeta prende ancora una volta in considerazione The Moonstone, sostenendo come il sergente Cuff non abbia poteri di deduzione soprannaturali ma semplicemente una mente e dei sensi allenati.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il saggio, originariamente apparso senza titolo nel gennaio del 1927 in The Criterion, è ora raccolto con il titolo "Homage to Wilkie Collins: An omnibus review of nine mystery novels" in Complete Prose of T.S. Eliot. Volume 3, Literature, Politics, Belief, 1927-1929, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 2015, pp. 13-17.
  2. ^ Kenneth Silverman,Edgar A. Poe: Mournful and Never-Ending Remembrance, New York, Harper Perennial, p.171.
  3. ^ T.S. Eliot, "Homage to Wilkie Collins", p. 16.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • R. Austin Freeman, L'affare D’Arblay, Londra, 1926.
  • A. Fielding, The Footsteps that Stopped, Londra, Londra, 1926.
  • Allen Upward, The House of Sin, by London, Londra, 1926.
  • Traill Stevenson, The Diamond in the Hoof, Londra, 1926.
  • J. J. Connington,The Dangerfield Talisman, Londra, 1926.
  • G. McLeod Winsor, The Mysterious Disappearances, Londra, 1926.
  • C. Fraser-Simson, Footsteps in the Night, Londra, 1926.
  • Donald Dike London, The Bishops Park Mystery, Londra, 1926.
  • J. S. Fletcher, The Massingham Butterfly, Londra, 1926.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]