Impatto zero

Per impatto zero si intende un'azione o un'impresa che non altera il bilancio naturale di anidride carbonica (CO2), metano o altri gas inquinanti del sistema-ambiente.

Si indica anche lo stile di vita atto a ridurre significativamente le emissioni di gas inquinanti e ad effetto serra in vari modi:

  • comperando crediti di carbonio
  • acquistando macchine poco inquinanti ed efficienti ed elettrodomestici a basso consumo
  • piantando alberi
  • producendo il meno impattante possibile, ma continuando lo stesso a mantenere alto il loro tenore di vita.[1]

Considerando che l'impatto umano sul clima, ed in generale sull'ambiente, non sarà mai pari a zero, resta un concetto ancora oggi generico.

Approcci[modifica | modifica wikitesto]

Esistono 2 scuole di pensiero principali.

Una afferma che solo le istituzioni possono contribuire in maniera significativa a rallentare l'effetto serra, costruendo per esempio centrali solari fotovoltaiche e producendo energia elettrica con metodi poco inquinanti.

L'altra linea di pensiero invita ad uno sforzo comune, per esempio installando pannelli fotovoltaici e microgeneratori nelle abitazioni o utilizzando meno le automobili, affermando che ognuno, nel suo piccolo, può contribuire per diminuire al massimo l'impatto ambientale.

Molte sono le persone che credono nella prima scuola di pensiero e continuano a condurre la loro solita vita, altre però sono le persone che credono nella seconda scuola di pensiero e che si mobilitano per rimediare all'errore di credere di poter sfruttare tutte le risorse della Terra senza che vi sia un feedback negativo sull'ambiente e su noi stessi.

Ridurre l'impatto o acquistare serbatoi di carbonio?[modifica | modifica wikitesto]

Di fronte alla difficoltà tecnologiche e ai costi di una drastica riduzione delle emissioni, alcuni sostengono l'ipotesi di acquistare crediti dai serbatoi di carbonio (boschi e piantagioni) nei paesi del Sud del mondo. Questa ipotesi è contrastata dalle associazioni ambientaliste[2], che vi vedono una "scorciatoia" che permette ai paesi più sviluppati di continuare a emettere CO2, limitandosi ad acquistare crediti di carbonio sul mercato delle emissioni. Inoltre molti dei progetti relativi ai serbatoi di carbonio sono indicati come controproducenti, per esempio, quando legati alla creazione di piantagioni[3]. Per ragioni similari, diverse associazioni ambientaliste e rappresentanze indigene[4], hanno criticato la proposta di acquisto di crediti di carbonio a fronte di un impegno a conservare le foreste, che porterebbe alla vendita di foreste, sottraendole ai popoli indigeni e provocando in definitiva effetti opposti a quelli sperati[5]. Secondo tale approccio, ognuno dovrebbe considerarsi responsabile delle proprie emissioni e impegnarsi a ridurle[6], invece di acquistare crediti di carbonio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Copia archiviata, su corriereromagna.it. URL consultato il 21 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2017).
  2. ^ Wwf: i crediti di emissione non risolvono il problema clima
  3. ^ World Rainforest Movement, The carbon shop: planting new problems, su salvaleforeste.it. URL consultato il 18 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2009).
  4. ^ World Rainforest Movement, Carbon Neutral Magicians, su salvaleforeste.it. URL consultato il 18 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2009).
  5. ^ Friends of the Earth, REDD myths A critical review of proposed mechanisms to reduce emissions from deforestation and degradation in developing countries, su salvaleforeste.it. URL consultato il 18 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2009).
  6. ^ World Resources Institute Working 9 to 5 on Climate Change: An Office Guide

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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