Inverno nucleare

Con inverno nucleare si intende un periodo di prolungato raffreddamento del clima che si ipotizza potrebbe venire causato da un'eventuale guerra termonucleare su larga scala.[1][2][3][4] L'ipotesi è basata sulla previsione che le larghe tempeste di fuoco causate da un simile conflitto porterebbero grandi quantità di fuliggine nella stratosfera, bloccando per un certo periodo di tempo il passaggio di parte della luce solare.[5]

Descrizione e possibili effetti[modifica | modifica wikitesto]

Basandosi sugli effetti riscontrati durante le esplosioni atomiche avvenute ad Hiroshima e Nagasaki sul finire della seconda guerra mondiale, sui vari esperimenti nucleari portati a termine da molti stati nel periodo post-bellico e sugli effetti del disastro di Černobyl', gli scienziati hanno elaborato diverse teorie riguardanti questo periodo. Per via dei venti che trasporterebbero le polveri radioattive, si andrebbe a costituire uno scudo uniforme impermeabile ai raggi solari. Questo farebbe precipitare le temperature nell'atmosfera. La combinazione tra le basse temperature, la continua oscurità e le radiazioni dovute alle esplosioni atomiche produrrebbero sconvolgimenti climatici tali da compromettere irrimediabilmente la vita delle specie animali e vegetali. Si ipotizza che il raffreddamento risultante porterebbe al fallimento dei raccolti e alla carestia.[6]

Negli studi commissionati durante gli anni ottanta si tenne conto del fatto che al momento dell'esplosione un moto convettivo, cioè il fungo atomico, trasporta rapidamente tutte le polveri verso strati più alti. Questo dovrebbe creare una uniforme nube di polvere e cenere radioattiva sospesa nell'aria fra i 10.000 e i 20.000 metri da terra. La nube accumulerebbe l'energia solare e farebbe salire le temperature degli strati della tropopausa ed alta troposfera fino a 80 °C, mentre la superficie della Terra rimarrebbe protetta dai raggi solari e si raffredderebbe in media di 40 °C[7].

Esistono teorie contrapposte sulle porzioni di superficie terrestre che verrebbero coperte. Alcune teorie sostengono che le polveri di 100 atomiche non termonucleari da 15 kton, cioè di capacità distruttiva tattica come quella di Hiroshima, lanciate da Paesi di zone subtropicali non si stabilizzerebbero in zona, ma coprirebbero uniformemente la superficie terrestre[8][1]. La sopravvivenza sulla superficie sarebbe del tutto impossibile a causa delle temperature, delle frequenti piogge radioattive e della precipitazione di agenti cancerogeni.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Eckart Conze, Martin Klimke e Jeremy Varon, Nuclear Threats, Nuclear Fear and the Cold War of the 1980s, Cambridge University Press, 28 novembre 2016, ISBN 9781108679169. URL consultato il 7 ottobre 2018.
  2. ^ (EN) William R. Cotton e Roger A. Pielke, Human Impacts on Weather and Climate, Cambridge University Press, 1º febbraio 2007, ISBN 9781139461801. URL consultato il 7 ottobre 2018.
  3. ^ (EN) Environmental consequences of nuclear war (PDF), su climate.envsci.rutgers.edu, dicembre 2008.
  4. ^ (EN) Computer Models Show What Exactly Would Happen To Earth After A Nuclear War, in Popular Science. URL consultato il 7 ottobre 2018.
  5. ^ Wayback Machine (PDF), su web.archive.org, 12 marzo 2012. URL consultato il 5 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 12 marzo 2012).
  6. ^ (EN) Owen B. Toon, Charles G. Bardeen e Alan Robock, Rapidly expanding nuclear arsenals in Pakistan and India portend regional and global catastrophe, in Science Advances, vol. 5, n. 10, 2 ottobre 2019, pp. eaay5478, DOI:10.1126/sciadv.aay5478. URL consultato il 5 aprile 2022.
  7. ^ Il colonnello Giuliacci: “In caso di guerra nucleare più vittime da clima che da armi atomiche”, su fanpage.it. URL consultato il 24 marzo 2022.
  8. ^ Wayback Machine (PDF), su acd.ucar.edu, 8 marzo 2014. URL consultato il 7 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2014).

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