Italmodel Ferrovie

Italmodel Ferrovie
StatoBandiera dell'Italia Italia
Linguaitaliano
Periodicitàbimestrale, poi mensile
Genererivista di divulgazione sulle ferrovie e sul fermodellismo
FondatoreItalo Briano
Fondazione1951
Chiusura1979
SedeGenova, poi Rovigo, poi Verona
EditoreEdizioni Briano, poi Edizioni La Modeltecnica, poi Edizioni Emme
DirettoreItalo Briano, poi Erminio Mascherpa
 

Italmodel Ferrovie fu una rivista italiana di attualità e storia delle ferrovie e di modellismo ferroviario, pubblicata dal 1951 al 1979.

Fu fondata dal divulgatore Italo Briano, che era anche il titolare dalla casa editrice che da lui prese la ragione sociale (attiva dal 1944 al 1975). Nel 1975 subentrò la casa editrice Edizioni La Modeltecnica, poi Edizioni Emme, di proprietà di Enrico Milan, titolare di un'importante impresa commerciale del settore fermodellistico, scomparsa nel 1979 a seguito della morte per incidente stradale del suo titolare[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La rivista non fu la prima pubblicazione periodica italiana a occuparsi di divulgazione ferroviaria e di fermodellismo ma fu la prima a consolidarsi e a durare, grazie anche al suo ruolo di organo ufficiale, fino alla nascita del suo Bollettino, della Federazione italiana modellisti ferroviari e amici della ferrovia[1].

All'inisio si denominò "Italmodel" e si qualificò come "rivista di modellismo tecnico", dedicandosi contemporaneamente al modellismo navale, ferroviario, aeronautico e automobilistico. Tuttavia, fin dai primi numeri il fermodellismo prese il sopravvento e già dai primi anni Cinquanta l'aggiunta in copertina del sottotitolo "treni" segnalò le preferenze dei lettori e del suo fondatore, rimaste costanti nel tempo. Dal 1965 il nome divenne definitivamente "Italmodel ferrovie". La pubblicazione da bimestrale diventò mensile quando la proprietà passò alla casa editrice del Milan, e a partire dal 1978 sulla copertina e nella pagina iniziale la testata evidenziò la parola "ferrovie" per sottolineare la maggior attenzione alla divulgazione sui prototipi, anche nella sezione modellistica.

La rinnovata linea redazionale, frutto delle conoscenze tecniche del direttore Erminio Mascherpa[2], fece guadagnare autorevolezza al periodico[3] e condusse tra l'altro, nel 1979, a dure prese di posizione redazionali nei confronti della Rivarossi, all'epoca la più famosa industria italiana del settore, criticata per la scarsa cura della fedeltà nelle sue produzioni di modelli di prototipi italiani[4].

Tra il 1965 e il 1967 ebbe inserita, come supplemento interno, la rivista H0 Rivarossi di proprietà dell'omonima ditta produttrice di modelli[5].

Nel 1979 la stessa casa editrice pubblicò una rivista mensile dedicata esclusivamente al fermodellismo, intitolata Treni & plastici, di cui furono pubblicati soltanto dieci fascicoli essendo scomparsa anch'essa a seguito della morte del suo titolare.

Direttori[modifica | modifica wikitesto]

Collaboratori[modifica | modifica wikitesto]

Tra i suoi collaboratori si citano, oltre ai direttori Italo Briano ed Erminio Mascherpa, i dirigenti delle Ferrovie dello Stato Bruno Bonazzelli, Fabio Cherubini e Piero Muscolino. Inoltre anche i feramatori Dino Salomone, Giovanni Cornolò, Adriano Betti Carboncini, Angelo Nascimbene, Sergio Pautasso, Gian Guido Turchi e, tra i fermodellisti, Edmondo Tiozzo, Adalberto Schiassi, Luigi Canestrelli, Giorgio Di Modica e Giuseppe Mutolo.

Dopo la sua chiusura molti dei collaboratori dettero vita alla rivista I treni oggi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b In memoria di Italo Briano, p. 34.
  2. ^ Che esordì nel 1969 quale collaboratore della rivista pubblicano in essa, a puntate, la prima trattazione organica di ampio respiro sulla storia delle locomotive elettriche del gruppo E.626 delle Ferrovie dello Stato, come ricordato nella sua successiva monografia del 1981, Locomotive da battaglia, pubblicata dalla Editrice Trasporti su Rotaie.
  3. ^ Peraltro già negli anni di direzione di Italo Briano gli ambienti ferroviari, in particolare le Ferrovie dello Stato, e dell'industria e della ricerca universitaria guardavano con simpatia l'attività di divulgazione compiuta dal periodico. Emblematico il rapporto con Matteo Maternini, direttore dell'Istituto di Trasporti della Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Trieste, che fece costruire dai propri allievi un plastico dimostrativo dei sistemi della circolazione ferroviaria avvalendosi della consulenza della rivista
  4. ^ Cf gli articoli Cosa non abbiamo visto a Milano, in Italmodel ferrovie, 29 (1979), n. 224, pp. 59-61 e Enrico Milan, Corrado Muratore, Una lettera all'Editore: la verità che scotta, in Italmodel ferrovie, 29 (1979), n. 229, pp. 66-68; articolo digitalizzato con commento di Giorgio Giuliani.
  5. ^ HO Rivarossi

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • In memoria di Italo Briano, in I treni oggi, vol. 7, n. 57, 1986, p. 34, ISSN 0392-4602 (WC · ACNP).
  • Pietro Ferrari, Dieci anni di cooperativa ETR, in I Treni Oggi n. 100 (gennaio 1990), pp. 16-17, ISSN 0392-4602 (WC · ACNP).
  • Claudio Pedrazzini, Ricordo del dottor Briano, padre dell'editoria ferroviaria amatoriale italiana. Nel 30º anniversario della scomparsa, in Mondo ferroviario. Sui binari del mondo per cultura, hobby e turismo, (2015), n. 338, pp. 51-57.

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