Johan Rode

Johan Rode in un ritratto dell'epoca

Johan Rode, o Rhode, latinizzato come Johannes Rhodius e italianizzato come Giovanni Rodio (Copenaghen, 1587Padova, 24 febbraio 1659), è stato un medico e umanista danese che operò principalmente in Italia.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Johan Rode nacque nel 1587 a Copenaghen, figlio del mercante e armatore Helmer Rode; frequentò il liceo a Herlufsholm.

Nel 1607/1608 compì un viaggio in Inghilterra e Scozia; a Londra conobbe il poeta medico Raphael Thorius. Trascorse l'anno accademico 1610/1611 presso l'Università di Copenaghen; qui fece amicizia con Ole Worm, con cui rimase in costante corrispondenza.[2] Dal semestre invernale 1611/12 s'iscrisse all'Università di Wittenberg. Nel febbraio 1612 era il rispondente di una disputa di Sigismondo Evenio. Nel 1614 si recò all'Università di Marburgo, dove si laureò in medicina,[1] nel 1616 all'Università di Gießen, nel 1618 all'Università di Basilea e nel 1619 all'Università di Heidelberg. Dal 1620 al 1622 esercitò la professione di medico a Copenaghen.

Illustrazione dell'Orto botanico di Padova

Nel 1622 si trasferì all'Università di Padova[1] per il dottorato. Nel 1623 rivestì la carica di Consiliarius[1] della nazione germanica presso l'università, alla quale erano aggregati anche i membri scandinavi. Nel 1625 lavorò per breve tempo a Siena, dopodiché tornò stabilmente a Padova, che divenne la sua seconda patria.[1] Sopravvissuto alla peste che imperversò nel 1630 e tenne chiusa l'università per due anni, gli fu offerta una cattedra di botanica nel 1632, abbinata alla gestione dell'orto botanico patavino; Rode tuttavia rifiutò e rimase Practicus.

La casa di Rode a Padova divenne un centro di attrazione per studenti danesi e altri studenti stranieri.[3] Mantenne una rete europea di amici e corrispondenti. Solo di lui sono sopravvissute 28 lettere ad Athanasius Kircher.[4]

Consigliato da Gabriel Naudé e beneficiando della sua vicinanza alla metropoli della stampa e del commercio librario di Venezia, costituì un'importante biblioteca privata. Nel 1631 elaborò un progetto per la costruzione di una biblioteca pubblica a Padova e fu tra i fondatori della biblioteca universitaria.[1] Nel 1634 divenne membro dell'Accademia dei Ricovrati, nella quale ebbe più volte la carica di censore.[1] Nel 1640 rifiutò la cattedra di fisica a Copenhagen.[1]

Rode scrisse istruzioni per lo studio della medicina con ampi riferimenti bibliografici, che inizialmente furono riprodotti solo localmente e furono resi noti a un vasto pubblico solo dopo la sua morte da Thomas Bartholin ed Hermann Conring.[5] Nei suoi scritti medico-storici rese accessibili agli studenti del suo tempo il De medicina di Aulo Cornelio Celso e il ricettario di Scribonio Largo[1] con un commento esplicativo.

Rose rimase celibe e morì nel 1659 a Padova, venendo sepolto nella Chiesa di San Francesco Grande.[6]

Eredità[modifica | modifica wikitesto]

La biblioteca privata di Rode fu ereditata da suo nipote, il professore di Copenaghen Thomas Bang (1600–1661).[7] Fu messa all'asta nel 1662 insieme alla sua biblioteca postuma.

La maggior parte dei suoi manoscritti era pervenuta a Thomas Bartholin, che avrebbe dovuto pubblicarli; tuttavia gran parte, compresa l'edizione di Rode del De medicina di Celso, già pronta per la stampa, bruciò assieme alla biblioteca di Bartholin in un incendio nel 1670.[8]

Le antichità archeologiche da lui raccolte in Italia furono acquistate dal medico Thomas Fuiren (1616-1674) per la sua wunderkammer; attraverso la sua donazione testamentaria pervennero all'Università di Copenaghen, che le espose nella Domus anatomica.[6]

L'album amicorum di Rode è conservato nella Biblioteca Reale di Copenhagen,[9] così come bozze di lettere e due manoscritti.[10]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • De modestia et magnanimitate, Wittenberg, Henckel, 1612.
  • Libellus de natura medicinæ, Padova, 1625, in-4°.
  • Scribonii Largi compositiones medicae, Padova 1635.
  • De acia dissertatio ad Cornel. Celsi mentem, qua simul universæ fibulæ ratio explicatur, Padova, 1639, in-4°.
  • Observationum medicinalium centuriæ tres, Padova, 1657, in-8°; ristampato con la raccolta di Pierre Borel, Historiarum et observationum medico-physicarum centuriæ quatuor, Lipsia 1676 in-8°.
  • Mantissa anatomica, Copenaghen, 1661, in-8°, al seguito degli ultimi due Centuries anatomiques di Thomas Bartholin.
  • De artis medicæ exercitatione consilia tria, inserito da Thomas Bartholin in Cista medica, Copenaghen, 1662, in-8°, e ristampato con Introductio in universam artem medicam, da Hermann Conring, Helmstadt, 1687, in-4°.
  • Catalogus LX auctorum supposititiorum quo scriptores anonymi et pseudonymi complures manifestantur, in testa al Theatrum anonymor di Vincent Placcius, Amburgo 1674.
  • Observationes medicæ posteriores, in Acta medica Hafniensia, Copenaghen, 1677, in-4°.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Del Negro 2015,  p. 276.
  2. ^ Vedi la raccolta pubblicata da Worm: Olai Wormii et ad eum doctorum virorum epistolae, 2 volumi, Kopenhagen 1751.
  3. ^ Ole P. Grell, "Like the bees, who neither suck nor generate their honey from one flower": the significance of the peregrinatio academica for Danish medical students of the late sixteenth and early seventeenth centuries, in Ole Peter Grell, Andrew Cunningham e Jon Arrizabalaga (a cura di), Centres of Medical Excellence? Medical Travel and Education in Europe 1500–1789. (= History of Medicine in Context). Ashgate, Aldershot, pp. 171–189.
  4. ^ John Edward Fletcher, A Study of the Life and Works of Athanasius Kircher, ‘Germanus Incredibilis’: With a Selection of His Unpublished Correspondence and an Annotated Translation of His Autobiography, Leiden, Brill 2011 ISBN 978-90-04-20712-7, pp. 327-.
  5. ^ Snorasson (cit.), p. 107.
  6. ^ a b Snorasson (cit.), p. 115.
  7. ^ Thomas Bangius (1627 Mich.), su matrikel.uni-rostock.de. URL consultato il 29 dicembre 2021.
  8. ^ Snorasson (cit.), p. 111.
  9. ^ Stambog for Joh. Rhodius, Signatur Thott 573 octavo
  10. ^ (EN) Catalogo dei manoscritti, su soeg.kb.dk. URL consultato il 29 dicembre 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Controllo di autoritàVIAF (EN69043654 · ISNI (EN0000 0001 0912 493X · SBN VEAV545661 · BAV 495/132556 · CERL cnp00972848 · LCCN (ENn83007674 · GND (DE104270284 · BNE (ESXX1743957 (data) · BNF (FRcb12546694d (data) · J9U (ENHE987007273816205171 · CONOR.SI (SL159779171 · WorldCat Identities (ENlccn-n83007674