Kimi ga yo

Kimi ga yo
inno nazionale giapponese
Partitura con doppia fonetica
Dati generali
Nazione Bandiera del Giappone Giappone
Adozione 3 novembre 1880 de facto
13 agosto 1999 de iure
Lingue giapponese
Componimento poetico
Autore anonimo
Epoca periodo Heian
Composizione musicale
Autore Yoshiisa Oku
Akimori Hayashi
Epoca 1880
Audio
Esecuzione della banda dell'accademia militare Toyama (1930) (info file)

Kimi ga yo (君が代? lett. "Il regno dell'imperatore") è l'inno nazionale del Giappone. Con la durata di 11 battute per 32 caratteri, "Kimigayo" è anche uno degli inni nazionali più brevi attualmente in uso.[1][2][3] Il testo, leggermente modificato, riprende una poesia (waka) di autore anonimo inclusa nella raccolta Kokinshū risalente al periodo Heian (794-1185). Se il titolo "Kimigayo" è solitamente tradotto con Il regno dell'imperatore, non è stata stabilita per legge alcuna traduzione ufficiale né del titolo, né del testo.[4]

Dal 1868 al 1945 "Kimigayo" è stato l'inno nazionale dell'Impero giapponese. Al termine della seconda guerra mondiale, in seguito alla resa incondizionata dell'Impero, "Kimigayo" mantenne di fatto la funzione di inno nazionale fino al 1999, anno in cui venne legalmente riconosciuto con l'entrata in vigore della Legge sulla bandiera e inno nazionale.

Sin dagli inizi della monarchia parlamentare giapponese, vi furono però polemiche riguardanti la sua esecuzione durante le cerimonie pubbliche. Infatti, insieme con la bandiera Hinomaru, "Kimigayo" è stato spesso percepito come simbolo residuo del nazionalismo, dell'imperialismo e del militarismo giapponese[1] e la sua compatibilità con l'attuale democrazia parlamentare è stata al centro di numerosi dibattiti.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Sin dal periodo Heian (dal VIII al XII secolo), il termine "kimin" veniva usato sia come sostantivo per indicare l'imperatore o il proprio signore[5][6], sia come sostantivo onorifico o suffisso per indicare una persona, sia, più comunemente, come pronome personale informale "tu"[7]. Prima del periodo Nara però, l'imperatore veniva spesso chiamato "ōkimi" (grande signore), per questo motivo non è certo se originariamente il significato del termine "kimin" in "kimingayo" coincidesse o no con quello di imperatore.

Nel periodo Kamakura, "Kimigayo" veniva usato come canzone festosa tra i samurai e in seguito divenne popolare tra il popolo durante il periodo Edo. Nell'ultimo periodo Edo, "Kimigayo" veniva usato nell'Ōoku (l'harem del castello di Edo) e nel dominio di Satsuma (attuale prefettura di Kagoshima) come canzone celebrativa per il nuovo anno. Dopo la Restaurazione Meiji, i samurai del dominio di Satsuma presero il controllo del governo imperiale ed adottarono "Kimigayo" come inno. Da questo momento, fino alla sconfitta giapponese al termine della seconda guerra mondiale, il suo significato venne a coincidere con il lungo regno dell'imperatore. Nel 1947, con l'adozione della Costituzione, la figura dell'imperatore perse la natura divina del suo potere divenendo simbolo dello stato e dell'unità popolare.

Nel 1999, durante la delibera della Legge sulla bandiera e inno nazionale, furono effettuate ripetutamente delle interrogazioni, al fine di dare al termine Kimi-ga-yo una definizione ufficiale. La prima proposta venne data dall'allora Capo di gabinetto Hiromu Nonaka secondo il quale il termine kimi, dovesse assumere il significato di "imperatore come simbolo del Giappone" (secondo l'articolo 1 della Costituzione giapponese) e l'intero testo dell'inno dovesse essere inteso come augurio per la pace e la prosperità del Giappone.[8] In seguito, il primo ministro Keizō Obuchi confermò questo significato con la seguente dichiarazione datata 29 giugno 1999:

"Kimi" indica l'Imperatore, il quale è il simbolo dello Stato e dell'unità del popolo, la cui posizione deriva dal consenso basato sulla volontà dei cittadini giapponesi, che detengono il potere sovrano. La frase "Kimigayo" indica il nostro Stato, il Giappone ed è ragionevole ritenere il significato del testo di "Kimigayo" come un desiderio per una prosperità e pace duratura per il nostro paese.[8][9]

Partiti in opposizione al Partito Liberal Democratico, che allora aveva il controllo del governo, contestarono fortemente i significati di "kimi" e "Kimigayo" indicati da Obuchi. Dal Partito Democratico fu evidenziata la mancanza di eventuali legami storici con i significati dati dal governo. Il più duro tra i critici fu Kazuo Shii, presidente del Partito Comunista, che sostenne fermamente che al Giappone non potesse essere associato ad un termine che auspicasse semplicemente un lungo regno per l'imperatore. Shii contestò anche l'uso della canzone come inno nazionale poiché non riteneva appropriata, per una nazione democratica, un motivo riguardante l'imperatore.[8]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Impero giapponese (1868–1945)[modifica | modifica wikitesto]

Il testo apparve per la prima volta nell'antologia Kokinshū, come poema anonimo. La poesia venne inclusa in diverse antologie e usata in seguito come canzone propiziatoria per una lunga vita da persone di tutte le stature sociali. A differenza della versione utilizzata nell'attuale inno nazionale, la poesia iniziava originalmente con "Waga Kimi wa" ('tu, mio padrone') invece di "Kimiga Yo wa" ('il tuo regno').[10]

Nel 1869, John William Fenton, un capobanda militare irlandese in visita, si rese conto che il Giappone non possedeva un inno nazionale e suggerì a Ōyama Iwao, un ufficiale del Dominio di Satsuma e futuro capo supremo dell'esercito giapponese, di crearne uno. Ōyama convenne e influenzato da Fenton[11] scelse Kimiga Yo wa come testo[12] (basandosi forse sulla sua somiglianza con l'inno nazionale britannico) e chiese all'irlandese di comporre la melodia. Con solo due[13] o tre settimane per scrivere la musica e pochi giorni per le prove, Fenton debuttò con l'inno innanzi all'imperatore nel 1870. Questa fu la prima versione di "Kimigayo", che fu scartata a causa della "mancanza di solennità"[14] della melodia. Tuttavia, questa versione viene ancora eseguita annualmente al santuario Myōkōji a Yokoama.[12]

Nel 1880, il Ministero della famiglia imperiale adottò una nuova melodia composta da Yoshiisa Oku e Akimori Hayashi, un allievo di Fenton.[11] Il compositore è spesso indicato come Hiromori Hayashi che era il loro supervisore e il padre di Akimori. Anche se la melodia si basa sulla tradizionale musica di corte, è composta con uno stile misto, influenzato dagli inni occidentali e da alcuni elementi dell'arrangiamento di Fenton.[15] Il musicista tedesco Franz Eckert riarrangiò l'inno secondo modi gregoriani per strumenti occidentali creando la seconda e attuale versione di "Kimigayo". Il nuovo inno nazionale fu eseguito per la prima volta al palazzo imperiale in occasione del compleanno dell'Imperatore Meiji, il 3 novembre dello stesso anno. Il governo adottò formalmente "Kimigayo" come inno nazionale nel 1888 e furono inviate copie della musica e del testo oltreoceano per eventuali cerimonie diplomatiche.[16] Nel 1893, l'inno venne incluso nelle cerimonie delle scuole pubbliche grazie al Ministero dell'educazione.[8]

All'inizio del XX secolo, "Kimigayo" era ancora associato all'idea di onorare l'imperatore. In un documento proveniente da Osaka del 1904 "Kimigayo" veniva definito come una canzone per la famiglia reale e non per l'intero stato[17]. Inoltre Uchimura Kanzo, un leader cristiano in Giappone, dichiarò che l'inno non esprimeva i sentimenti di un popolo[18] e il suo fine era semplicemente quello di lodare l'imperatore. I giapponesi non ebbero familiarità con "Kimigayo" come inno fino a quando non vi fu un'ondata di celebrazioni dopo le vittorie nella prima guerra sino-giapponese e nella guerra russo-giapponese.

Dopoguerra (1945–presente)[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1945 al 1999[modifica | modifica wikitesto]

Durante l'occupazione americana del Giappone non vi furono direttive dal Comandante supremo delle forze alleate al fine di limitare l'uso dell'inno da parte del governo giapponese, come invece accadde per l'uso della bandiera Hinomaru.[19] L'utilizzo dell'inno fu invece incoraggiato nelle scuole, al fine di promuovere il patriottismo e l'emittente nazionale NHK iniziò ad usare la canzone per annunciare l'inizio e la fine della sua programmazione.[20]

Dal 1999[modifica | modifica wikitesto]

Legge sulla bandiera e inno nazionale giapponese, così come compariva sulla Gazzetta Ufficiale il 15 agosto 1999

La Legge sulla bandiera e inno nazionale fu approvata nel 1999 e scelse sia la Hinomaru che l'inno "Kimigayo" come simboli nazionali del Giappone. L'approvazione della legge fu sollecitata dal suicidio di un dirigente scolastico a Hiroshima che non riuscì a risolvere una controversia tra il consiglio scolastico e i suoi insegnanti riguardo all'utilizzo della Hinomaru e dell'inno.[21]

Protocollo[modifica | modifica wikitesto]

Esecuzione dell'inno "Kimigayo" durante un torneo di pallavolo a Osaka.

Il testo e la notazione musicale dell'inno furono regolamentate nella seconda appendice della Legge sulla bandiera e inno nazionale. Lo spartito musicale mostra un arrangiamento vocale in cui non viene menzionato il tempo e il testo scritto in hiragana. L'inno è composto in 4/4 nel modo dorico.[1] La legge non fornisce dettagli su come mostrare rispetto durante l'esecuzione dell'inno, ma alcuni enti locali e alcune organizzazioni private suggeriscono o richiedono alcuni protocolli da seguire. Per esempio, una direttiva del Governo Metropolitano di Tokyo dell'Ottobre del 2003, richiedeva che gli insegnanti stessero in piedi durante l'inno nazionale nelle cerimonie di laurea. Una volta in piedi gli insegnanti erano tenuti a cantare l'inno rivolti alla bandiera.[22] La Legge sulla bandiera e inno nazionale inoltre non stabilisce in che occasioni debba essere eseguito l'inno. Esso comunque viene generalmente suonato durante eventi sportivi tenuti in Giappone o durante manifestazioni sportive internazionali in cui il Giappone gareggia con una squadra in competizione. Nei tornei di sumo, "Kimigayo" viene suonato prima della cerimonia di premiazione.[14]

Scuole pubbliche[modifica | modifica wikitesto]

Dalla fine della seconda guerra mondiale, il Ministero dell'Educazione ha pubblicato rapporti e regolamenti per promuovere l'uso dell'Hinomaru e del "Kimigayo" presso le scuole sotto la loro competenza. Questa tendenza fu in seguito ampliata fino ad includere entrambi i simboli nelle feste nazionali e durante eventi e cerimonie.

Nel 1999 il Ministero dell'educazione sancì che "nelle cerimonie inaugurali e di diploma, le scuole devono alzare la bandiera del Giappone e dare istruzione agli studenti al fine di intonare l'inno nazionale "Kimigayo", data l'importanza della bandiera e dell'inno stessi."[23]

Percezione al giorno d'oggi[modifica | modifica wikitesto]

Secondo alcuni sondaggi condotti da alcuni media, la maggior parte del popolo giapponese percepiva "Kimigayo" come inno nazionale anche prima del passaggio della legge sulla bandiera e inno nazionale del 1999.[24] Nonostante questo, rimangono alcune controversie riguardanti l'uso dell'inno nelle scuole.[senza fonte]

Testo[modifica | modifica wikitesto]

Testo originale Traslitterazione in caratteri latini Traduzione italiana
(きみ)() kimi ga yo wa Che il Vostro regno
()()()()() chiyo ni yachiyo ni possa durare mille, ottomila generazioni,
(さざれ)(いし) sazare ishi no finché i ciottoli
(いわお)となりて iwao to narite divengano rocce
(こけ)()(まで) koke no musu made coperte di muschio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Jun Hongo, Hinomaru, 'Kimigayo' express conflicts both past and future, in The Japan Times Online, 17 luglio 2007. URL consultato il 3 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2021).
  2. ^ イギリス生活情報週刊誌-英国ニュースダイジェスト, su news-digest.co.uk. URL consultato il 16 ottobre 2008.
  3. ^ T. Naito, 「歌唱(ウタ)」を忘れた「君が代」論争, su ongen-music.com, Bungeishunjū (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2012).
  4. ^ Elementary schools face new mandate: Patriotism, 'Kimigayo', Kyodo News, 29 marzo 2008. URL consultato il 20 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2018).
  5. ^ 新村出記念財団(1998). A dictionary of Japanese 『広辞苑』 ("Kōjien"), 5ª edizione, Iwanami Shoten, Publishers, 1998.
  6. ^ (JA) 君が代の源流, su furutasigaku.jp. URL consultato il 3 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2013). (EN) Inside "Kimigayo", su furutasigaku.jp, Furuta's Historical Science Association. URL consultato il 10 maggio 2008.
  7. ^ Takie Sugiyama Lebra e William P. Lebra (a cura di), Japanese culture and behavior: Selected readings, 1986, ISBN 978-0-8248-1055-9.
  8. ^ a b c d Itoh Mayumi, Japan's Neo-Nationalism: The Role of the Hinomaru and Kimigayo Legislation, luglio 2001. URL consultato il 13 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2018).
  9. ^ The House of Representatives, Info of the minutes (in Japanese) of the plenary session No.41 of the House of Representatives in the 145th Diet term, su kokkai.ndl.go.jp, Database run by National Diet Library, 29 giugno 1999. URL consultato il 10 maggio 2008 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2008).
  10. ^ Goodman, Neary, 1996, pp. 78.
  11. ^ a b Colin Joyce, Briton who gave Japan its anthem (XML), su telegraph.co.uk, Telegraph Media Group Limited, 30 agosto 2005. URL consultato il 10 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2007).
  12. ^ a b Aura Sabadus, Japan searches for Scot who modernised nation, su thescotsman.scotsman.com, Johnston Press Digital Publishing, 14 marzo 2006. URL consultato il 10 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2012).
  13. ^ Richard Boyd, Tak-Wing Ngo, State Making in Asia, Routledge, 2006, p. 40, ISBN 978-0-415-34611-5.
  14. ^ a b National Flag and Anthem (PDF), su Web Japan, Japanese Ministry of Foreign Affairs, 2000. URL consultato l'11 dicembre 2009.
  15. ^ Hermann Gottschewski: "Hoiku shōka and the melody of the Japanese national anthem Kimi ga yo", in: Journal of the Society for Research in Asiatic Music (東洋音楽研究), No. 68 (2003), pp. (1)-(17). Published by The society for Research in Asiatic Music Archiviato l'11 febbraio 2009 in Internet Archive..
  16. ^ Richard Boyd e Tak-Wing Ngo, State Making in Asia, Routledge, 2006, p. 36, ISBN 978-0-415-34611-5. URL consultato il 14 ottobre 2010.
  17. ^ Goodman, Neary, 1996, pp. 79.
  18. ^ James J. Shields Jr., Japanese Schooling: Patterns of Socialization, Equality, and Political Control, Penn State University Press, 1989, p. 241, ISBN 978-0-271-02340-3. URL consultato il 14 ottobre 2010.
  19. ^ Goodman, Neary, 1996, pp. 81.
  20. ^ Goodman, Neary, 1996, pp. 82.
  21. ^ Aspinall, 2001, pp. 126.
  22. ^ Editorial staff, Coercion can't foster respect, su The Japan Times Online, The Japan Times, 7 aprile 2004. URL consultato il 19 dicembre 2007.
  23. ^ (JA) 学習指導要領における国旗及び国歌の取扱い, su pref.hiroshima.lg.jp, 11 settembre 2001. URL consultato l'8 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
  24. ^ (JA) 国旗・国歌法制化について, su tv-asahi.co.jp (archiviato dall'url originale il 23 maggio 2008).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Roger Goodman; Ian Neary, Case Studies on Human Rights in Japan, Routledge, 1996, ISBN 978-1-873410-35-6.
  • Robert W. Aspinall, Teachers' Unions and the Politics of Education in Japan, State University of New York Press, 2001, ISBN 0-7914-5050-3.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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