Le donne curiose (opera)

Le donne curiose
Lingua originaleitaliano
Generecommedia musicale
MusicaErmanno Wolf-Ferrari
LibrettoLuigi Sugana
Fonti letterarieLe donne curiose di Carlo Goldoni
Attitre
Prima rappr.27 novembre 1903
TeatroMonaco di Baviera, Teatro Cuvilliés
Prima rappr. italiana16 gennaio 1913
TeatroMilano, Teatro alla Scala
Personaggi
  • Arlecchino (basso)
  • Beatrice (mezzosoprano)
  • Colombina (soprano)
  • Florindo (tenore)
  • Leandro (tenore)
  • Lelio (baritono)
  • Ottavio (basso)
  • Pantalone (baritono)
  • Rosaura (soprano)
  • Lunardo (basso)
  • Menego (basso)
  • Momolo (basso)
  • Eleonora (soprano)
  • Asdrubale (tenore)
  • Almorò (tenore)
  • Alvise (tenore)
  • Primo gondoliere (tenore)
  • Secondo gondoliere (basso)

Le donne curiose, in tedesco Die neugierigen Frauen, è un'opera in tre atti di Ermanno Wolf-Ferrari, su libretto di Luigi Sugana tratto dalla commedia omonima di Carlo Goldoni.

La prima rappresentazione avvenne al Teatro Cuvilliés di Monaco di Baviera il 27 novembre 1903 nella versione in tedesco, opera di Hermann Teibler; mentre la prima rappresentazione in lingua italiana fu a New York il 3 gennaio 1912, con la direzione di Arturo Toscanini, con Antonio Scotti e Geraldine Farrar.

Interpreti delle prime rappresentazioni[modifica | modifica wikitesto]

Personaggio Interprete,
27 novembre 1903
(Direttore: Hugo Josef Rheinberger)[1]
Prima rappresentazione
in italiano,
3 gennaio 1912
(Direttore: Arturo Toscanini)[2]
Arlecchino Georg Sieglitz Antonio Scotti
Beatrice Charlotte Huhn Rita Fornia
Colombina Hermine Bosetti Geraldine Farrar
Florindo Hans Koppe Hermann Jadlowker
Leandro Hans Breuer Jeanne Maubourg
Lelio Andres de Segurola
Ottavio Paul Bender Adam Didur
Pantalone Friedrich Brodersen Antonio Pini-Corsi
Rosaura Ella Tordek Bella Alten
Lunardo Giulio Rossi

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Alcune donne sono insospettite dal fatto che i loro mariti vogliano stare tra di loro senza compagnia femminile e li spiano, scoprendo alla fine che la riunione sospetta era un'innocua cena tra uomini.

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Lo stile delle Donne curiose è chiaramente riconducibile a Mozart, anche se l'influenza sia dei Maestri cantori che di Falstaff è evidente. L'orchestra è relativamente piccola e per certi aspetti la sua gestione richiama un'epoca in cui i motivi conduttori erano poco noti. La musica si distingue per la semplicità lirica e la varietà ritmica. Il carattere prevalente è quello dell'improvvisazione, che ben si adatta all'esile racconto di innocui intrighi che accompagna. Ci sono diversi numeri facilmente riconoscibili: il trio nel primo atto, il quartetto nel secondo, il monologo d'amore di Rosaura e le pagine seguenti di semplicità quasi mozartiana, il preludio all'ultimo atto, il coro a barcarola e l'ensemble finale. Non c'è grande intensità emotiva, né profondità intellettuale.

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

  • 1968 - Renato Capecchi (Arlecchino), Rena Garazioti (Beatrice), Edda Vincenzi (Colombina), Pietro Bottazzo (Florindo), Guido Fabbris (Leonardo), Alberto Rinaldi (Lelio), Alfredo Mariotti (Ottavio), Renato Cesari (Pantaleone), Cecilia Fusco (Rosaura), Gianni Socci (Lunardo), Alessandro Maddalena (Momolo), Silvana Zanolli (Eleonora), Nereo Ceron (Asdrubale), Pino Castagnoli (Almoro), Augusto Veronese (Alvise) - Orchestra e Coro del Teatro la Fenice di Venezia - Direttore Oliviero De Fabritiis - Registrazione dal vivo. CD: Mondo Musica MFOH 10141 (1998)[3]

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gherardo Casaglia, Première de Le donne curiose, su amadeusonline.net, AmadeusOnline.net - Almanacco. URL consultato il 23 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2013).
  2. ^ Gherardo Casaglia, Prima de Le donne curiose in italiano, su amadeusonline.net, AmadeusOnline.net - Almanacco. URL consultato il 23 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2013).
  3. ^ Ermanno Wolf-Ferrari - Le Donne curiose - Oliviero de Fabritiis (1968), su operaclass.com. URL consultato il 23 novembre 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Raffaele Manica: L’Abandon d’Ariane, su myword.it. URL consultato il 23 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2012)., in Piero Gelli (curatore), Dizionario dell'opera, Milano, Baldini&Castoldi, 1996, ISBN 88-8089-177-4.

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